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Autore: The_Storyteller    14/08/2020    0 recensioni
Anni prima del Conclave, Aaron Trevelyan nasconde alla sua famiglia e a sé stesso il suo amore per gli uomini.
L'incontro e la conoscenza con il nuovo stalliere apre un nuovo capitolo nella sua vita, ma il futuro Inquisitore non è l'unico a celare qualcosa...
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ma come? Venticinque anni e ancora celibe?-
Aaron sentì per puro caso la conversazione tra sua madre, Lady Alexandra Trevelyan, e una sua amica. Tirò un lungo sospiro: stava per arrivare un’ennesima proposta di matrimonio.
- Ti ricordi mia nipote, Julianne? Si conoscono fin da piccoli, immagina che bella coppia sarebbero!- continuava entusiasta la loro ospite.
- In effetti sono grandi amici…- commentò sua madre.
“Per il Creatore, anche no!” pensò il giovane; proprio perché erano amici non avrebbe potuto farlo.
“Quando ti deciderai a dirglielo?” disse una voce nella sua testa.
 
Sospirando ancora, Aaron proseguì verso la scuderia: a lui piacevano gli uomini. Da anni ne aveva la certezza, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo alla sua famiglia; l’unica eccezione era suo fratello Horace, che a causa della sua lontananza dovuta agli impegni ecclesiastici riusciva a mantenere il segreto.
Insomma, in camera tua puoi fare quello che vuoi. Ma almeno prima fai il tuo dovere”, aveva udito una volta durante una conversazione tra il fratello maggiore Bertram e loro padre, il bann Thoren Trevelyan: il fatto che considerassero l’omosessualità come qualcosa da tenere per sé, privato e nascosto, da “permettersi” solo dopo aver figliato almeno cinque pargoli, provocava ad Aaron un senso di nausea e rabbia, ma anche profonda tristezza e frustrazione.
Aveva la sensazione di sentirsi sbagliato.
 
Entrando nella scuderia, Aaron venne salutato da Gilbert, lo stalliere: - Buongiorno, signorino! Ho un’ottima notizia!- esclamò il vecchio.
- Brezzalieve ha partorito?- tentò di indovinare il giovane.
- Oh no, è ancora presto- rispose – Volevo dirvi che finalmente ho un nuovo aiutante! Venite, ve lo presento- e così dicendo prese sotto braccio Aaron e lo accompagnò verso l’esterno.
In un grande recinto, un elfo dalla pelle scura stava sistemando la sella a uno stallone.
- Elnas, vieni qui!- lo chiamò allegramente Gilbert.
L’elfo alzò la testa, finì di tirare una cinghia e poi si diresse verso i due uomini.
- Signorino Aaron, lui è Elnas. Elnas, ti presento Lord Aaron Trevelyan, il figlio più giovane del bann- li presentò lo stalliere.
L’elfo fece un breve inchino, e Aaron ne approfittò per osservarlo meglio: la pelle color cioccolato faceva risaltare un fisico snello ma atletico, vestito con semplici abiti da lavoro. E quando terminò l’inchino, il giovane notò i suoi occhi: erano di un bel colore verde scuro, come il muschio che cresceva nei boschi appena fuori Ostwick.
- Piacere di conoscervi, mio signore- salutò l’elfo.
Gilbert stava spiegando come era riuscito a trovarlo nell’enclave elfica, ma Aaron non lo stava ascoltando: continuava ad osservare affascinato Elnas, passando dai lineamenti del viso alle mani dalle dita lunghe e affusolate.
L’elfo notò queste attenzioni e sorrise, provocandogli un moto di imbarazzo e facendogli distogliere lo sguardo.
- Devo tornare al lavoro, ma spesso di vedervi presto, milord- disse Elnas prima di ritornare dallo stallone.
Aaron ricambiò il saluto, poi si congedò anche dal vecchio stalliere. Tornando verso il palazzo dei Trevelyan, il giovane diede un ultimo sguardo al nuovo arrivato, e si sentì accelerare il battito del cuore.
 
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Le ultime giornate estive stavano lasciando il posto ai primi freddi autunnali.
- Sei proprio sicuro? È successo solo una settimana fa- chiese preoccupata Ludmilla a suo fratello.
Aaron si massaggiò il sopracciglio destro, ancora bendato: - Sta tranquilla, Milla. Bertram è stato solo un po’ più veemente del solito- scherzò.
- Non so, Aaron. Secondo me ha esagerato, lo sa benissimo che nostro padre ha vietato i colpi al volto- replicò lei.
Il giovane non commentò, ma poteva immaginare il motivo per cui il fratello maggiore l’avesse ferito, durante i loro allenamenti: l’ennesima proposta di matrimonio rifiutata.
Salutò la sorella e si diresse verso le scuderie. La ferita al sopracciglio gli pulsava ancora, e voleva fare una passeggiata a cavallo per schiarirsi le idee. E anche per stare lontano da Bertram.
Appena lo vide, Elnas smise di sistemare il fieno e lo salutò con un piccolo inchino, com’era suo solito.
- Vi preparo il cavallo, mio signore?- chiese l’elfo.
- Grazie Elnas, ma posso cavarmela da solo. Ho bisogno di fare qualcosa- replicò cortesemente.
Per qualche minuto lavorò in silenzio, strigliò il suo cavallo e vi sistemò la sella, quando notò che lo stalliere si era avvicinato.
- Se permettete, milord, vorrei venire con voi- chiese l’elfo.
Aaron rimase sorpreso da quella richiesta, al che Elnas si giustificò: - Ho saputo del vostro “incidente”- e accennò con la testa al volto dell’umano - e Gilbert mi ha chiesto di stare con voi se mai aveste voluto cavalcare. Ovviamente decidete voi, ma...-
- D’accordo- rispose Aaron.
Stavolta fu il turno dell’elfo a rimanere sorpreso, ma presto i suoi occhi si riempirono di felicità.
- Preparo subito il cavallo e sono con voi.-
 
Circa mezz’ora dopo, i due cavalieri stavano passeggiando nei boschi appena fuori Ostwick.
- Vedi là in fondo? Quella è la torre del Circolo - disse Aaron indicando all’elfo una torre lontana.
- Ci sono andato un paio di volte, accompagnando mio padre. Mi è sembrato un bel posto, di sicuro meglio che a Kirkwall- commentò amaramente.
- Siete mai stato lì?- chiese Elnas.
- Soltanto una volta, quasi dieci anni fa. Prima del Flagello e di tutti i casini che ha portato con sé- sospirò Aaron - e negli anni successivi non mi è mai venuta voglia di tornarci, figuriamoci in questo periodo! Per fortuna il Campione ha sconfitto i qunari, anche se ho sentito che l’Alto-Comandante Meredith sta diventando sempre più intransigente coi maghi.-
Avvicinandosi a una radura, i due scesero da cavallo e proseguirono a piedi. Per un po’ rimasero in silenzio, godendosi la pace del posto interrotta soltanto dal canto di qualche uccello.
- Ho notato- interruppe ad un certo punto Elnas - che vi piace molto andare a cavallo.-
Aaron si lasciò scappare un sorriso amaro: - Più che altro, andare a cavallo mi permette di stare con me stesso, libero da etichette e regole. Non devo fingere o nascondere ciò che mi sento dentro...-
- E vi piacerebbe condividere tutto ciò con qualcuno?- chiese l’elfo.
L’uomo si bloccò di botto, interdetto. Cosa intendeva dire?
Non fece in tempo a rispondere che una goccia gli cadde sul volto, poi un’altra e un’altra ancora. In breve tempo si scatenò un acquazzone che costrinse i due cavallerizzi a cercare un rifugio.
Riparandosi sotto gli alberi, riuscirono a trovare una grotta e, dopo essersi assicurati che non fosse la tana di qualche animale, vi entrarono con i cavalli.
Elnas accese il fuoco con alcuni rami trovati all’interno della caverna, e invitò Aaron a seguire il suo esempio togliendosi gli abiti bagnati e stendendoli ad asciugare.
I due rimasero vestiti solo con una maglia e le braghe, seduti uno di fianco all’altro accanto al piccolo falò.
- Vi fa male?- chiese di punto in bianco Elnas, osservando la ferita dell’uomo.
- Non è niente di che, scommetto che tra due settimane sarà guarito del tutto- rispose Aaron, sorridendo per convincere lo stalliere.
Invece l’elfo continuò ad osservare la benda sopra il suo sopracciglio, provocando all’uomo un certo imbarazzo.
- Posso vedere?- domandò, guardandolo dritto negli occhi.
Rapito da quello sguardo color foresta, Aaron non riuscì a parlare, e si limitò ad annuire con la testa.
Le dita affusolate dell’elfo, callose ma delicate allo stesso tempo, sciolsero il cerotto e rivelarono un taglio rosso vivo, già cicatrizzato, che attraversava il sopracciglio dell’umano.
- Se sono fortunato, non rimarrà neanche il segno- disse l’uomo, ma poi si immobilizzò.
 
Lentamente, sfiorandolo appena, Elnas gli baciò la ferita per tutta la sua lunghezza; continuò lungo la linea dello zigomo, arrivando a pochi centimetri dall’orecchio.
- Ho notato – sussurrò, come se avesse voluto riprendere il discorso di prima – che venite molto spesso nelle scuderie. E che mi guardate.-
Aaron si sentiva imbarazzato, confuso ed eccitato allo stesso tempo, e non sapeva cosa aspettarsi da quella strana situazione.
- Elnas, se la cosa ti dà fastidio… s-smetterò di farlo… e…- tentò di dire, prima che l’elfo lo zittisse baciandolo sulle labbra.
Quante volte aveva sognato quel momento! Quante volte si era immaginato il suo primo bacio! Quante volte aveva sperato di trovare qualcuno che lo accettasse per ciò che era!
Prendendo coraggio, Aaron approfondì il bacio, aprendo appena le labbra dell’elfo e tastando la sua lingua. Si lasciò scappare un gemito, sentendo le mani di Elnas che toccavano e accarezzavano il suo torace, solo una sottile barriera di tessuto che impediva il contatto diretto.
- Non ho mai detto che non mi piace- ansimò appena Elnas, interrompendo le loro effusioni. Solo un attimo per riprendere fiato, e l’elfo ricominciò a baciare l’uomo lungo il collo e la giugulare, provocando ad Aaron altri gemiti di piacere.
- E poi… anche voi sembrate apprezzare le mie attenzioni- aggiunse maliziosamente, guardando in basso.
Aaron seguì il suo sguardo e notò con grande imbarazzo la sua crescente erezione.
- Sangue del Creatore!- si lasciò scappare, portandosi una mano al volto ormai paonazzo.
Elnas rise divertito, baciandolo ancora sulla tempia e ritornando poi alla bocca.
- Vi desidero, mio signore…- sussurrò languidamente, mentre la sua mano scivolava pericolosamente verso il bassoventre dell’uomo.
- Se anche voi volete… ne sarei onorato- aggiunse, ormai a pochi centimetri dal suo obiettivo.
L’uomo lo afferrò per la nuca e lo baciò appassionatamente, dando la sua risposta alla richiesta dell’elfo.
Al calore del falò, mentre fuori dal loro rifugio il temporale imperversava, i due amanti si esplorarono e si scoprirono, con baci languidi in posti proibiti, unendosi in un atto d’amore segreto al mondo.
Ormai con gli abiti asciutti e la pioggia che era terminata, Aaron ed Elnas ritornarono al palazzo dei Trevelyan, giurando l’un l’altro di non rivelare a nessuno della loro relazione.
 
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Era giunto l’inverno, e le occasioni per Aaron ed Elnas di incontrarsi erano limitate alle scuderie e al deposito del fieno, sopra i box dei cavalli.
- Perché non lo facciamo sul tuo letto, una volta?- chiese l’elfo, appoggiato al petto nudo dell’uomo.
- Così che tutti lo scoprano?- rispose Aaron, accarezzandogli i capelli.
Entrambi rimasero in silenzio, godendosi quegli attimi di pace solo tra loro due.
- Potremmo scappare insieme- disse ad un certo punto Elnas.
Aaron si irrigidì e guardò l'elfo con un'espressione stranita.
- Come in quei romanzi sdolcinati che legge tua sorella, no? Immagina, noi due in viaggio per tutto il Thedas, a vedere posti nuovi e far l'amore nella natura. Che ne pensi?- domandò Elnas, guardandolo negli occhi.
Aaron sorrise e gli baciò la fronte: - Non ti facevo così romantico.-
Sospirò, mentre l'elfo aspettava con pazienza.
- Non mi dispiacerebbe una vita di avventura, ma... Non riuscirei a lasciare la mia famiglia per sempre. Avranno dei difetti, come tutti, ma nonostante tutto voglio loro un sacco di bene- rispose infine l'uomo.
- D’accordo, se preferisci così. Ma sappi che un giorno dovrai dirlo alla tua famiglia. Non puoi continuare a rifiutare proposte di matrimonio e sperare che nessuno faccia domande- replicò Elnas.
- Credimi, Aaron. Certi segreti prima o poi vengono a galla…- aggiunse con una punta di malinconia.
I due amanti si trattennero per qualche minuto ancora, poi si rivestirono e tornarono ognuno al proprio posto. Non potevano permettersi che qualcuno iniziasse a insospettirsi dei loro incontri.
 
- Ma dov’è? Non lo trovo da nessuna parte!- si lamentava Ludmilla, mentre teneva in braccio il suo ultimo figlio.
- Cosa cerchi, Milla?- chiese Aaron, appena arrivato dalle scuderie.
- Se fossi più presente in casa, invece di badare ai cavalli, forse lo sapresti- commentò sarcastico Bertram, intento a leggere un libro.
Ludmilla alzò gli occhi al cielo e lo ignorò.
- Un medaglione antico che aveva preso nostro nonno tanti anni fa, con delle strane incisioni tutto attorno. Volevo tanto indossarlo al ballo di stasera, avrei fatto morire d’invidia tutte le altre dame!- spiegò ad Aaron, leggermente imbronciata.
L’uomo scosse la testa, divertito dall’espressione della sorella, quando un movimento lontano attirò la sua attenzione: da una finestra vide Elnas che si allontanava con una sacca sotto braccio, dirigendosi verso i boschi.
All’uomo vennero i sudori freddi: poteva essere un’assurda coincidenza? Oppure…
- Con permesso- si congedò dai fratelli, per poi uscire dal palazzo e correre dietro all’elfo.
 
L’uomo corse più velocemente che poteva, il suo cuore batteva così forte che aveva paura potesse uscirgli dal petto.
Un furto e l’improvvisa uscita di Elnas: per quanto il pensiero lo facesse soffrire, non poteva permettergli di andarsene. Non senza una spiegazione.
- Elnas!- lo chiamò, appena lo vide.
L’elfo si fermò e lo guardò, un’espressione indecifrabile sul suo volto: colpevolezza, dispiacere, ma anche determinazione.
- Speravo di fare in tempo a sparire- confessò, senza neppure tentare di giustificarsi.
- Perché, Elnas? Perché hai rubato quel medaglione?- chiese Aaron, sconvolto.
L’elfo tirò fuori il medaglione, un enorme rubino impreziosito da un guscio d’oro cesellato finemente.
- Questo non è un semplice medaglione- spiegò l’elfo – ma il Cuore di Asala. E l’Arigena ha richiesto la sua restituzione al legittimo proprietario.-
Aaron sentì un lungo brivido corrergli lungo la schiena; scosse la testa, incredulo, ma si costrinse a dire la triste verità.
- Tu… sei un qunari.-
Tra i due calò il silenzio: uno troppo scioccato dalla verità, l’altro dispiaciuto che fosse stata scoperta.
- Ci hai mentito… Mi hai mentito…- lo accusò Aaron.
- Ho solo fatto il mio lavoro. Il Qun mi ha salvato, anni fa. Grazie a loro, ho trovato uno scopo nella mia vita, uno scopo che vogliono condividere con tutti- rispose l’elfo.
- Come? Mettendo a ferro e fuoco le città, uccidendo chi non vuole convertirsi, come è successo a Kirkwall?- esclamò Aaron, pieno di rabbia.
- Le azioni dell’Arishock sono state condannate dal resto del Triumvirato. Non avrebbe dovuto usare la forza- replicò Elnas in tono piatto.
Aaron scosse la testa. Si sentiva tradito, preso in giro.
Una domanda gli bruciava in gola, e aveva paura di sentire la risposta.
- E io? E noi due? Era anche quello parte del tuo piano?-
L’elfo emise un sospiro. Si avvicinò all’uomo e lo accarezzò.
Aaron lo lasciò fare, e con le lacrime agli occhi lo abbracciò.
- Ciò che è successo tra noi non era previsto, ma è stata la parte più bella della mia missione. Mi dispiace- mormorò l’elfo, sincero.
Un ultimo sguardo disperato, un ultimo bacio sulle labbra, ed Elnas se ne andò.
- Panahedan, Aaron. Spero che tu possa trovare qualcuno migliore di me- lo salutò per l’ultima volta, prima di sparire tra i boschi.
 
 
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Cinque anni dopo, Aaron ricevette una lettera da suo fratello Horace. Lo pregava di andarlo a trovare presso la chiesa di Ostwick, poiché doveva parlargli urgentemente.
Nel raggiungere le scuderie, incrociò suo fratello Bertram, che gli scagliò un’occhiata torva: dopo tutti quegli anni, non aveva ancora digerito la confessione di Aaron sulle sue “preferenze”.
Lo ignorò, prese il suo cavallo e cavalcò verso la chiesa.
 
L’uomo raggiunse l’ampio edificio bianco e chiese di Horace Trevelyan.
Una giovane consorella lo guidò fino alla sua camera, dove il fratello giaceva nel letto.
Aaron rimase sorpreso dalle sue condizioni e si avvicinò al suo fianco.
- Perché non mi hai detto che stavi male?- chiese preoccupato.
Horace sorrise appena e gli prese la mano per rassicurarlo: - È solo un po’ di febbre, non è niente di grave.-
Aaron osservò il fratello: era sempre stato il più gracile tra i figli maschi, e i suoi genitori lo avevano introdotto alla carriera ecclesiastica anche per via della sua fisicità debole.
Per niente adatta al combattimento”, si era giustificato il padre, quando Horace era dovuto partire.
- Allora, come stanno gli altri?- chiese Horace, interrompendo i suoi pensieri.
- Bene. Mamma e Milla spettegolano con le altre dame, papà continua a combattere con i suoi amici, e Bertram non mi vorrebbe più vedere per sempre- commentò con tono amaro.
Il giovane ecclesiastico si lasciò scappare un sospiro: - Quando mi avevi scritto, anni fa, che finalmente lo avevi detto agli altri, sapevo che Bertram non te lo avrebbe mai perdonato.-
Aaron fece spallucce, ma il suo volto tradiva la sua tristezza: - Almeno mamma e papà hanno smesso di cercarmi moglie. Si sono rassegnati a considerare noi due gli unici che non avranno mai eredi.-
Horace gli picchiettò la mano, per confortarlo: - Vedrai, un giorno troverai qualcuno da amare, e anche loro finiranno per accettare il tuo amore.-
Tossicchiò, poi riprese il discorso: - Ma ora dobbiamo parlare di una cosa importante. Devo spiegarti perché sei qui.-
 
Su richiesta del fratello, Aaron si alzò e prese una lettera, rimanendo sorpreso nel vedere il sigillo della Divina.
Come se potesse leggergli nella mente, Horace gli spiegò cos’era: - Una comunicazione urgente della Santissima in persona, mandata a tutto il Thedas: è stato convocato un Conclave a Haven, nel Ferelden, per porre fine una volta per tutte alla sanguinosa guerra tra maghi e templari. Io dovrei partire tra una settimana ma, come puoi vedere, sono impossibilitato- terminò sospirando per lo sforzo.
Aaron spalancò gli occhi.
- Vuoi che io vada al tuo posto?- chiese incredulo.
Horace annuì debolmente: - Bertram è troppo rissoso, mentre Milla, nonostante la sua intelligenza, presta più attenzione all’ultima moda dell’Orlais che non alle questioni religiose- ridacchiò il giovane prelato.
Prese le mani del fratello e lo guardò negli occhi: - Tu sei sempre stato il diplomatico di famiglia, fratellino. Segui il nostro Creatore, ma sai quando bisogna ascoltare la gente comune. Non ti sto obbligando, ma sei la persona migliore che possa sostituirmi.-
Aaron era titubante: presenziare a un evento di tali dimensioni non era cosa da poco, e tentare una mediazione per terminare una guerra sembrava un’impresa impossibile.
- Io… ci devo pensare- disse.
Horace annuì, e con un sorriso lo congedò: - Qualunque sarà la tua scelta, io sarò al tuo fianco. Che il Creatore guidi il tuo cammino, Aaron.-
 
Sette giorni dopo, Aaron si trovava al porto di Ostwick. Ludmilla, commossa, aveva gli occhi gonfi per le lacrime, mentre sua madre gli dava gli ultimi consigli: - Mi raccomando, non litigare con qualche orlesiano presuntuoso o fereldiano bellicoso. Mostrati sempre disponibile verso le sorelle della Chiesa e…-
- Madre, ho capito. Devo andare- la interruppe Aaron, che non vedeva l’ora di salpare.
- E stai lontano da quelli del Tevinter!-
- Perché mai dovrebbero venire a qualcosa che ritengono blasfemo?- chiese esasperato l’uomo.
- Non credere che non manderanno delle spie! Forse addirittura dei maghi del sangue! Non puoi fidarti di loro- replicò sua madre.
Aaron diede un ultimo abbraccio alle due donne, poi salì il pontile che portava alla nave insieme al resto della delegazione. Arrivato sul ponte, guardò la folla che li salutava e, per un attimo, gli parve di vedere un elfo dalla pelle color cioccolato. Il tempo di un battito di ciglia ed era sparito.
La nave salpò per il Mare del Risveglio, in direzione del Ferelden.
E Aaron pregava che tutto andasse per il meglio.
   
 
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