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Autore: heykurt    17/08/2020    2 recensioni
KURTBASTIAN : Mesi dopo essersi lasciati, Kurt decide di tornare a Lima per riconquistare Blaine, ma al suo ritorno scopre che l'ex fidanzato ha una relazione con Dave Karofsky. Kurt è sconvolto e non riesce a farsene una ragione, ma un casuale quanto inaspettato incontro con Sebastian Smythe stravolgerà completamente la sua vita.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Dave, Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una fanfiction Kurtbastian? Nel 2020? Ebbene sì. Dopo essermi decisa a fare il rewatch di Glee, sono ricaduta nel tunnel. A dire il vero questa era una fanfiction che avevo in mente già da un bel po' di anni, ma per un motivo o per un altro non ero mai riuscita a scriverla. Così ho deciso di approfittare della quarantena per rimettermi all'opera! 

N.B Se non avete visto la sesta stagione di Glee questa fanfiction è SPOILER! (anche se sono passati cinque anni dalla fine, e probabilmente lo hanno visto tutti lol). Gli eventi della fanfiction seguono gli episodi della sesta stagione, dialoghi compresi (non tutti, ma alcune scene era necessario che rimanessero uguali). La differenza? Sebastian sarà sempre presente! 

Spero vi piaccia! 




CAPITOLO 1


 

 

 

 

 

 

Kurt non riusciva a credere ai suoi occhi. Continuava a fissare i due ragazzi di fronte a lui quasi fossero due estranei, chiedendosi quando si sarebbe svegliato da quell’orribile incubo.

Sapeva perfettamente che, dopo la sua sfuriata a New York, non sarebbe stato facile riuscire a riconquistare Blaine, ma non credeva che al suo ritorno lo avrebbe ritrovato felicemente impegnato con David Karofsky. Tra tutte le persone con cui sarebbe potuto uscire, aveva scelto proprio Dave, quello stesso ragazzo che per così tanto tempo lo aveva tormentato rendendogli la vita un inferno.

Avrebbe trovato addirittura più sensato scoprire che Blaine avesse iniziato a frequentare Sebastian Smythe, visto che i due, nonostante tutto, sembravano essere diventati amici dopo che Sebastian lo aveva aiutato ad organizzare la proposta di matrimonio perfetta alla Dalton.

Ma… Karofsky! Era impensabile.

«Spero che potremmo essere amici ed uscire tutti insieme» propose all’improvviso Dave, destando Kurt dai suoi pensieri.

Come poteva chiedergli una cosa simile? Come poteva pensare che fosse una buona idea e non considerare il fatto che per lui non fosse semplice accettare la loro relazione? Aveva la nausea e sentiva di essere sul punto di vomitare.

«Sarebbe divertente!» esclamò camuffando un sorriso ironico, anche se i suoi occhi lasciavano trasparire il suo disagio. «Se volete scusarmi, dovrei andare in bagno».

Kurt si alzò velocemente dalla sedia del bancone dello Scandals, sentendo la testa girargli. Era sul punto di vomitare e temeva che non sarebbe riuscito a raggiungere il bagno senza rimettere in mezzo alla pista da ballo. Si fece strada tra la folla, inspirando profondamente dal naso, cercando di rimanere lucido. La musica gli rimbombava nelle orecchie e per un momento gli parve che il suo cuore battesse con altrettanta foga, provocandogli un fastidioso nodo alla gola.

Intercettò la porta del bagno e vi ci si fiondò dentro a passo spedito, entrando poi in uno dei gabinetti, chiudendo a chiave la porta. Gli mancava il respiro e le lacrime gli avevano offuscato la vista. Si appoggiò con la schiena alla parete e si lasciò scivolare lungo di essa, un nodo che gli si stringeva sempre di più alla gola.

Era soltanto colpa sua; aveva rovinato la cosa più importante della sua vita e tutto per delle stupide discussioni che sarebbero state risolvibili parlandosi a cuore aperto. Come erano arrivati a quel punto? C’era una piccola parte di sé che si rifiutava di credere che stesse succedendo davvero; doveva essere solo un brutto sogno e presto si sarebbe svegliato nel suo letto del loft di New York stretto tra le braccia di Blaine.

Rimase seduto sul freddo pavimento dello Scandals per quella che parve un’eternità, le ginocchia premute contro il petto e il volto immerso tra le braccia, incapace di smettere di singhiozzare. Fu come se il tempo si fosse fermato e tutto attorno a lui fosse diventato sfocato. Gli occhi gli bruciavano e la gola e il naso pizzicavano come non mai.

Fu solo quando sentì aprirsi la porta principale del bagno, che riuscì a trattenere i lamenti. Srotolò della carta igienica e se la tamponò sul viso, cercando di darsi un po’ di contegno.

«Bella serata, vero?» disse uno sconosciuto. «Hai visto come ci dava dentro il biondino?»

«Il miglior spettacolo di sempre» ridacchiò qualcun altro.

Kurt era sicuro di averlo già sentito prima, ma non riusciva a collegare la voce al volto…

«Certo che devono reinventarsi. Mettono sempre la stessa musica. Se sento un’altra volta ‘Don’t Leave Me This Way’ mi sparo. Fa riaffiorare ricordi poco piacevoli» continuò la voce familiare.

L’altro fece un verso d’assenso e Kurt, cercando di fare il meno rumore possibile, si rimise in piedi, tirando su col naso. Riusciva a contenere a stento i singhiozzi e, ogni volta che ci provava, percepiva una forte fitta al petto. Si morse con forza il labbro inferiore, ricacciando indietro la lacrime. Chiunque ci fosse dall’altra parte, non poteva vederlo in quello stato pietoso; per Kurt il solo pensiero era umiliante. Sarebbe stato impossibile nascondere gli occhi arrossati, ma voleva uscire dal quel bagno con un briciolo di dignità, senza piagnucolare disperatamente.

«Io torno in pista, non voglio perdermi lo show» riprese lo sconosciuto con euforia.

«Arrivo subito, River» disse l’amico, aprendo uno dei rubinetti.

Kurt si appoggiò delicatamente alla porta, cercando di sbirciare attraverso la piccola fenditura che la separava dallo stipite, ma tutto ciò che vide fu la nuca di un ragazzo con i capelli castani. Pregò con tutto sé stesso che se ne andasse presto, ma il ragazzo non sembrava intenzionato a tornare subito in pista come aveva detto: pareva troppo occupato ad ammirarsi allo specchio.

Kurt sbuffò, rassegnato. Finse di tirare l’acqua e si decise a sbloccare il chiavistello. Fece giusto in tempo ad aprire la porta, prima di riconoscere il ragazzo che si stava lavando le mani. Tra tutte le persone che poteva incrociare quella sera, Sebastian Smythe era di certo la meno gradita.

«Ah…» fu tutto quello che gli uscì dalla bocca.

Tenne la testa bassa, per evitare che Sebastian notasse i suoi occhi da pianto, e si piazzò sul lavandino accanto per lavarsi le mani a sua volta.

Per svariati secondi ci fu un imbarazzante silenzio, rotto solo dallo scrosciare dell’acqua. Kurt non aveva di certo intenzione di rompere il ghiaccio, anche perché non avrebbe saputo che cosa dirgli. L’ultima volta che si erano visti era stato quasi due anni prima, quando Blaine gli aveva fatto la proposta, e anche in quella occasione non avevano avuto granché modo di parlare. Sebastian si era limitato a fargli le congratulazioni e le loro strade si erano separate tanto velocemente come si erano incrociate.

Pensò di accelerare le cose per potersene andare, ma una parte di lui non voleva mostrarsi tanto scontroso da non poterlo nemmeno salutare. Avevano avuto un passato burrascoso, ma negargli il saluto forse era un tantino eccessivo. Andarsene per primo ai suoi occhi sembrava come un segno di resa e di codardia, e non poteva di certo permettere a Sebastian di dargli un qualsiasi motivo per attaccarlo. Decise quindi che avrebbe aspettato che l’altro facesse la prima mossa e raggiungesse il suo amico River.

Kurt chiuse l’acqua, prendendo della carta per asciugarsi le mani. Fece ogni gesto con estrema calma per permettere all’altro di finire, ma Sebastian continuava ad inumidirsi le dita per potersi sistemare ogni ciuffo all’insù e rendere la sua pettinatura più alla moda. Kurt avrebbe voluto fargli notare quanta acqua stesse sprecando, ma non era in vena di fare polemica; non aveva più voglia di niente.

«Guarda chi c’è» disse finalmente Sebastian, quando Kurt gettò la carta nel cestino sotto il lavandino. Continuò a perfezionare la sua acconciatura, lanciandogli un paio di occhiate di sottecchi, quasi stesse calcolando la sua prossima mossa. «Li hai visti, vero?» domandò svariati secondi dopo, senza smettere di bagnarsi i capelli.

Kurt fu colto alla sprovvista e si decise finalmente ad alzare gli occhi verso di lui. Bruciavano ancora molto. «Visto chi?» chiese con indifferenza.

«Oh, andiamo» alzò gli occhi al cielo Sebastian. «Yoghi e Bubu».

A Kurt non erano mancati per niente tutti quei soprannomi. Sebastian non avrebbe potuto sceglierne di peggiori, visto che Karofsky gli aveva confessato che nell’intimità si chiamavano proprio in quel modo. Il solo pensiero gli fece venire un conato di vomito.

«Onestamente hanno sorpreso pure me» continuò Sebastian.  «Credevo che tra voi sarebbe durata. Se avessi saputo che era così disperato, dopo la vostra rottura mi sarei fatto avanti perché, diciamocelo, sono decisamente meglio di Karofsky» disse tutto d’un fiato.

Non c’era malizia nelle sue parole o quel tono sarcastico e fastidioso che Kurt conosceva fin troppo bene. Era sinceramente sorpreso e non sembrava godere della sua sofferenza. Kurt si chiese quanto ci sarebbe voluto prima che sferrasse la coltellata finale e lo annientasse con uno dei suoi commenti pungenti, perché non era da Sebastian non approfittare di una situazione del genere per umiliarlo e farlo sentire una completa nullità.

Kurt non sapeva cosa rispondere. Sentiva che le lacrime gli stavano di nuovo inondando gli occhi e percepì un forte e preoccupante dolore al petto che gli fece emettere involontariamente un gemito.

Sebastian chiuse il rubinetto e si asciugò le mani, accorgendosi finalmente della reale situazione in cui si trovava Kurt. «Ehi, tutto okay?» domandò incerto, non schiodandosi dalla sua postazione.

Kurt aveva ufficialmente raggiunto la soglia di sopportazione e, senza averlo previsto, esplose. «È stata colpa mia! Ci siamo lasciati solo per colpa mia!» sbraitò fuori di sé.

Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui aveva avuto una sfuriata simile. La sua voce era così acuta e carica di rabbia che Sebastian lo fissò incredulo, sbarrando gli occhi. Di certo non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da uno come Kurt.

«Io non- non riesco a respirare!» singhiozzò Kurt isterico. «Io- ho rovinato tutto! Credevo di poter sistemare le cose una volta tornato a Lima, e invece- Ah, sono così stupido!»

Sebastian si rese conto che la situazione stava degenerando e non era intenzionato a rimanere lì ad assistere alla sceneggiata di Kurt.

«Ehm, io devo-» tentò di smarcarsi facendo qualche passo all’indietro verso la porta principale del bagno. «Ci- ci vediamo» balbettò impotente, mentre Kurt continuava a piangere come un forsennato.

«Mi manca il respiro-» mugugnò Kurt premendosi una mano sul petto. «Non respiro. Io- mi sento morire. Non ci riesco» parlò quasi meccanicamente, la voce che si affievoliva sempre di più.

A Kurt sembrò che qualcuno premesse con forza una mano attorno al suo collo, ostruendogli le vie respiratorie. Il pianto incessante era ormai fuori controllo e più aumentava, più fatica faceva a recuperare il respiro.

Fu solo quando si accasciò in avanti, che Sebastian fece marcia indietro e corse verso di lui, aiutandolo a sollevarsi da terra.

«Woah, Kurt. Ehi!» lo scosse poco carinamente, spaventato. «Respira! Ehi, guardami! Respira!» ripetè più volte con decisione mostrandogli come fare. «Inspira ed espira, coraggio» lo spronò tenendolo stretto per le spalle.

«Io- non ce la faccio» gemette Kurt.

Era spaventato a morte; non aveva mai provato una sensazione del genere e si stava facendo prendere dal panico. Come se non bastasse si sentiva tremendamente in imbarazzo a piangere in quel modo davanti a Sebastian, ma non era più in grado di controllare le sue azioni.

«Mi sento svenire. Non respiro!» continuò a lamentarsi, massaggiandosi il collo. Infilò due dita sotto il colletto della camicia per poterlo allentare, ma neanche quello sembrò sufficiente.

Davanti a quel gesto, Sebastian parve avere un’illuminazione. «Aprila un po’» disse sbottonandogli qualche bottone, «ecco, così». Posò quindi delicatamente le sue mani sulle guance umide di Kurt, cercando di farlo rasserenare. «Guardami. Inspira ed espira. Così, bravissimo» lo incoraggiò quando Kurt iniziò di nuovo a respirare, anche se a fatica.

Si sentiva così umiliato… Sebastian avrebbe sicuramente sfruttato quell’episodio contro di lui un giorno, ne era certo. Nel giro di una settimana tutta Lima sarebbe venuta a sapere del suo crollo e allora sì che non avrebbe mai più messo piede fuori casa.

Kurt stava sudando copiosamente e sentiva che ogni centimetro della sua pelle scottava. «Mi- mi brucia…» piagnucolò. «Non respiro».

«Inspira ed espira. Continua così. Ancora… » disse con voce calma e rassicurante Sebastian, aprendo di nuovo il rubinetto. Si bagnò la mano destra e la posò sul viso di Kurt per poterlo rinfrescare, per poi passare al suo collo e al suo petto. «Ecco, un po’ d’acqua fresca ti fa bene».

Un gesto del genere agli occhi di Kurt -soprattutto se fatto da Sebastian- appariva tutt’altro che innocente. Eppure, il ragazzo che ora aveva di fronte gli sembrava sinceramente preoccupato per lui, ed intenzionato a farlo stare meglio. La mano fredda di Sebastian contro il suo petto rovente lo faceva tremare da capo a piedi, ma fu solo allora che si rese conto che il suo respiro stava tornando a poco a poco normale. Di una sola cosa era certo: in quel momento non pensava con lucidità.

Sebastian stava continuando a passare la mano dal suo petto al suo collo, guardandolo dritto negli occhi con una tale intensità che avrebbe potuto farlo sciogliere da un momento all’altro. Erano troppo vicini, vicini come non lo erano mai stati e, anche se Sebastian non pareva avere strane intenzioni, Kurt sentì crescere in lui un impulso che non avrebbe potuto essere più inappropriato che in quel momento.

Non si rese nemmeno conto di quello che il suo corpo fece nell’istante successivo. Fu tutto talmente istintivo, da lasciare disorientato persino lui stesso. Con un rapido gesto, portò la mano destra dietro la nuca di Sebastian, afferrandogli il colletto della camicia con la sinistra  e, alzandosi in punta dei piedi, premette le labbra contro le sue.

Sebastian chiuse gli occhi e fece svettare le sopracciglia nel punto più alto della fronte, spiazzato da quel bacio improvviso. Kurt si staccò solo dopo un paio di secondi, rimanendo a pochi millimetri dalla faccia di Sebastian per poterlo guardare negli occhi, ma quel breve scambio di sguardi fu così imbarazzante da portarlo a fiondarsi di nuovo sulla sua bocca, spingendolo non troppo delicatamente contro il muro, iniziando a baciarlo con più foga.

Sebastian parve ricambiare il bacio ma, dopo appena dieci secondi, fu proprio lui ad interporre una mano tra loro per poterlo allontanare. Lo guardò interrogativo, aspettandosi una spiegazione, ma Kurt rimase imbambolato, le labbra appena socchiuse in un’espressione di puro stupore -come se non fosse stato lui ad iniziare la cosa.

Kurt sapeva nel profondo di averlo baciato solo per ripicca e poter far vedere a Blaine che anche lui poteva rifarsi una vita e che non si sarebbe pianto addosso per sempre. E anche Sebastian sembrava saperlo…

«Ma che diavolo..?» boccheggiò incredulo.

«Oddio» realizzò Kurt, ancora stretto alla camicia di Sebastian. «Io- oddio. Mi dispiace» farfugliò esagitato, ricominciando a piangere.

Posò la fronte sul petto di Sebastian, tornando a singhiozzare, le mani che si spostavano lentamente dietro il suo collo per poterlo abbracciare. Se qualcuno qualche mese prima gli avesse detto che si sarebbe ritrovato in un freddo bagno dello Scandals ad implorare indirettamente Sebastian Smythe di stringerlo tra le sue braccia, non ci avrebbe mai creduto.

Sebastian, suo malgrado, lo avvolse in un abbraccio, posando delicatamente la mano dietro la sua testa, dandogli dei colpetti lievi  per poterlo consolare.

«È tutto okay. Sfogati» sospirò facendo roteare gli occhi, stirando le labbra in un’espressione rassegnata.

 

Nella mezz’ora successiva, Sebastian cacciò dal bagno almeno una decina di ragazzi, dicendo loro che non era il momento e che avevano bisogno di privacy, quando in realtà Kurt non faceva altro che piangere dicendo di aver rovinato tutto.

«Che ore sono?» domandò Kurt ad un certo punto, tirando su col naso. «Dio! Non era così che avevo programmato questo serata».

«Non dirlo a me» commentò Sebastian a bassa voce. «Sono quasi le due».

«Perfetto. Ho perso anche l’ultimo autobus che poteva riportarmi a casa» frignò Kurt accasciandosi sul lavandino. «Vagherò nella notte senza una meta, tanto la mia vita non ha più senso».

Sebastian emise un grugnito. «Smettila di piangerti addosso, per cortesia!» lo rimproverò severamente. «Sei un disco rotto! Senti, io sono in macchina. Se vuoi ti do un passaggio».

Kurt si asciugò gli occhi col dorso del polso. «Cosa vuoi in cambio?»

«Non incominciare, Hummel. Ti do un passaggio e basta. Sono stanco, voglio solo andare a casa mia» borbottò esausto, sbadigliando vistosamente. «Ce la fai da solo fino alla macchina o hai bisogno dell’accompagno?»

Kurt lo fulminò con lo sguardo. «Vai prima tu, però. Dimmi se Blaine e Dave sono ancora qui».

«E anche se fosse? Cosa te ne importa? Tanto meglio se ci vedono! Non era proprio questo che volevi fare prima quando hai tentato di mangiarmi la faccia?» lo bacchettò, dirigendosi verso l’uscita. «Sono stanco di stare chiuso in questo bagno con te».

«Non ti ho baciato per quello» mentì Kurt, arrossendo appena. «Stavo dando di matto, non so che mi è preso».

«Si, come ti pare» bofonchiò Sebastian, annoiato. «Allora, vieni o no?» lo invitò ancora una volta aprendo la porta.

La musica inondò la stanza e Sebastian si sporse appena per guardare verso la pista da ballo, prima di rientrare completamente nel bagno.

«Nessuna coppia di orsetti del cuore in giro» lo tranquillizzò. «Muoviti, la mia pazienza si sta esaurendo».

 

Quando uscirono dallo Scandals, Kurt lasciò che l’aria fredda della notte gli riempisse le narici e i polmoni; ne aveva un disperato bisogno.

«Andiamo?!» lo esortò per l’ennesima volta Sebastian, indicandogli la macchina.

Sebastian possedeva una Jaguar grigio metallico che oscurava tutte le altre macchine parcheggiate lì accanto. Kurt aveva quasi paura a toccarla, tanto era perfetta ed immacolata, e si chiese con quale coraggio lasciasse un tale gioiellino in un parcheggio malfamato come quello dello Scandals.

Sebastian salì al posto di guida e, dall’interno della macchina, aprì lo sportello passeggeri.

«Dai, salta su. Ultimo avvertimento, Hummel. Se non sali nei prossimi tre secondi ti mollo qui» lo minacciò, anche se a giudicare dal suo tono di voce non era intenzionato a farlo veramente.

Kurt salì di malavoglia, richiudendo lo sportello con estrema delicatezza per non rischiare di strisciarlo, o peggio. Era stordito e continuava a chiedersi come fosse finito in macchina con Sebastian Smythe. Neanche nei suoi sogni più assurdi avrebbe potuto immaginare una cosa del genere.

«Dove abiti? Il paparino è a casa?» gli domandò Sebastian, accendendo il navigatore satellitare.

Kurt scrollò le spalle. «Non vivo più con mio padre e Carole. Da quando sono tornato mi sono trovato un piccolo loft in centro. Sai, mi ero abituato alla vita frenetica di New York e tornare nella casa dove sono cresciuto mi sembrava deprimente».

«Ho abbandonato questa conversazione già cinque minuti fa» replicò esasperato Sebastian. «Scrivi l’indirizzo sul navigatore, muoviti».

Kurt non se lo fece ripetere due volte e digitò la via. Era difficile doverlo ammettere, ma Sebastian aveva ragione: meno stavano assieme, meglio era.

«Cavolo» commentò Sebastian mettendo in moto, «stai a più di mezz’ora da qui» constatò con disappunto, lasciandosi sfuggire un lamento.

Kurt incrociò le braccia al petto, offeso. «Posso farmela a piedi. Non ti ho chiesto io di accompagnarmi!»

«Si, certo. Secondo te io potrei lasciarti qui? Se ti dovesse succedere qualcosa? Sapresti fare leva sui miei sensi di colpa! No, non ci tengo, ti ringrazio» replicò freddo Sebastian.

Tra loro calò il silenzio e per un attimo Kurt sperò di continuare così per l’intero tragitto. Era grato a Sebastian per avergli offerto un passaggio, ma non poteva fare a meno che sentirsi a disagio in sua presenza. Forse per il fatto che nella sua testa continuava a rivivere il momento in cui le loro labbra si erano scontrate…

«Allora… come mai sei tornato a Lima?» parlò di nuovo Sebastian. Evidentemente non la pensava come lui sul fatto che fosse meglio starsene zitti ed aspettare che quella tortura finisse. «Sei tornato qui solo per Anderson?»

Kurt scosse la testa. «Sono tornato principalmente per lui, questo è vero, però io e Rachel stavamo pensando di rimettere in piedi il Glee Club al McKinley. Avevo programmato di restare qui un mese, ma visto che ho trovato un posto stabile, ed ora forse anche un lavoro… Credo che rimarrò a Lima per un bel po’».

«Non credi che sarà difficile per te, rischiando di incrociare Blaine con Karofsky? Senza contare che alle varie competizioni sareste in club rivali. Tu e la gnometta a capo delle Nuove Direzioni, Blaine a capo degli Usignoli e quel vostro professore con la fossetta sul mento a capo dei Vocal Adrenaline… Tutti contro tutti. In effetti, non è così male come idea; sembra divertente. Prenotami un posto in platea, devo assistere a quel bagno di sangue» ridacchiò divertito.

Kurt gli scoccò un’occhiataccia, sbuffando. «Non voglio dargli soddisfazione. Se venisse a sapere che me ne sono tornato a New York da solo con la coda tra le gambe sarebbe come dargliela vinta. No, deve vedere che sto bene e che non mi importa delle persone con cui esce. Può fare quello che vuole adesso, la cosa non mi tange minimamente».

«Ho notato» azzardò sarcastico Sebastian. «Alla fine Blaine non ha fatto nulla di male. Lo avevi lasciato ed aveva tutto il diritto di rifarsi una vita. Il fatto che avrebbe potuto avere di meglio» disse indicando sé stesso, «è un altro discorso. Ma di base non ha fatto niente di così sconvolgente da avercela con lui».

Kurt aveva gli occhi iniettati di sangue e se non avesse rischiato  anche lui la vita facendolo uscire fuori strada, gli sarebbe saltato alla giugulare.

«Credevo che fossi qui per tirarmi su di morale, non per rigirare il coltello nella piaga» protestò offeso. «Guarda che lo so da me di aver rovinato tutto con Blaine, non c’è bisogno che me lo dica tu».

«Siamo stizzosetti» sghignazzò Sebastian. «Ti preferisco così, comunque. Prima non sapevo come comportarmi con te che mi piangevi addosso».

Kurt si coprì il volto con le mani, trattenendo a stento le lacrime. «È stato così mortificante! Chissà che grasse risate ti farai con i tuoi amichetti quando gli racconterai cos’è successo».

«Perché dovrei dirglielo?»

«Oh, andiamo Sebastian. Ti conosco».

Sebastian gli lanciò una rapida occhiata prima di tornare a concentrarci sulla strada. «Tu non mi conosci. Non sai niente di me» rispose secco. «Dai, sentiamo. Cosa sai?»

Kurt fu colto alla sprovvista e rimase in silenzio fissando un punto impreciso nella notte, cercando di formulare una risposta che potesse metterlo a tacere ed avvalorasse il suo pensiero.

«Quando sono nato?» gli chiese ancora Sebastian.

«Questo che c’entra?» brontolò Kurt. «Ricordo a stento i compleanni delle persone che conosco! Non vale come domanda!»

«Beh, se ti interessa, sono nato il 9 Gennaio» lo informò.

«Capricorno, dovevo immaginarlo. Gli uomini del Capricorno sono egocentrici a livelli smisurati. Come ho fatto a non arrivarci da solo?» ribatté Kurt. «Io invece sono nato il 27 Maggio, Gemelli».

«Avrei detto Vergine» lo prese in giro Sebastian.

Kurt lo guardò con sufficienza, ma non poté fare a meno che abbozzare un sorriso. «Non sei divertente».

«Però hai sorriso» constatò Sebastian, compiaciuto. «Dopo un’ora di pianto direi che ci voleva, non credi?»

Kurt tornò serio e non rispose. Si appoggiò con la fronte al finestrino della Jaguar ed osservò le luci dei lampioni e dei locali sfrecciare davanti ai suoi occhi. Nonostante tutto, si sentiva più sereno, e quel peso che percepiva in mezzo al petto si era fatto più leggero, almeno quanto bastava da farlo respirare di nuovo normalmente. Blaine e Karofsky… Era così assurdo. Dave non era il tipo di Blaine, di questo ne era certo, ma soprattutto era sconvolto dall’idea che Blaine potesse trovare attraente una persona che lo aveva fatto star male a tal punto da fargli cambiare scuola. Ci aveva mai tenuto realmente a lui?

Cercando di non farsi notare, girò appena la testa verso Sebastian per poterlo spiare, e si sentì un ipocrita per aver pensato quelle cose di Blaine. In fondo anche lui per un istante aveva provato una strana attrazione per Sebastian quando lo aveva baciato, e le sue azioni in passato non erano state più carine di quelle di Karofsky.

«A che pensi?» interruppe il silenzio Sebastian. «Perché mi fissi?»

Kurt si sentì avvampare e tornò a guardare fuori, impacciato. «Penso a quanto faccia schifo la vita» mugugnò con un tono da funerale. «Non riesco a togliermi l’immagine di Blaine e Karofsky abbracciati. Mi viene la nausea».

«E tu non li hai visti baciarsi…» commentò altrettanto disgustato Sebastian.

«No, ti prego» lo interruppe Kurt, decidendosi a voltarsi di nuovo verso di lui. «Non voglio i dettagli. È già traumatizzante pensare che possano fare altro. Non voglio parlarne».

«Sei stato tu a parlarne per primo!» gli fece presente Sebastian. «Di cosa vuoi parlare allora?»

«Il silenzio sarebbe gradito» rispose scontroso Kurt, pentendosene un istante dopo che le parole abbandonarono le sue labbra. «Scusa, non ce l’ho con te-»

«Ci mancherebbe» lo interruppe brusco Sebastian. «Per colpa tua ho rinunciato ad una serata interessante con River ed un suo amico, che tra l’altro assomiglia molto a Blaine. Quindi immagina quanto ho sacrificato per poterti aiutare».

Kurt abbassò la testa, sentendosi in colpa. «Hai ragione. Mi dispiace averti scombussolato i piani, non era mia intenzione. Non credevo nemmeno che ti avrei incontrato se è per questo. Voglio dire, quante possibilità c’erano di beccarci proprio la stessa sera?»

«Il destino è proprio infame a volte, vero?» scherzò Sebastian accennando un sorriso.

«Non era quello che intendevo dire» tentò di giustificarsi Kurt, ma più tentava di fare conversazione con lui, più finiva per fare una gaffe dietro l’altra. «Se non fosse stato per te non so come avrei fatto a gestire la situazione prima. Ero completamente in preda al panico e credevo che sarei morto».

Sebastian inspirò profondamente, espirando con altrettanta enfasi. «Dio mio. Può un ragazzo ridurti così? Capisco il rimanerci male, ma addirittura piangere fino a rischiare lo svenimento mi sembra un tantino eccessivo».

Kurt si sentì profondamente offeso da quella considerazione e si portò una mano al petto, squadrandolo con sdegno a bocca aperta. «Eccessivo? Sebastian, lo so che tu non hai mai avuto una relazione che sia durata più di… cinque minuti… ma io e Blaine stavamo costruendo la nostra vita assieme! Ci siamo quasi sposati! Abbiamo convissuto e ci siamo amati come nessun altro al mondo! Tu non puoi capire».

Sebastian corrucciò le labbra, facendo un breve cenno di assenso. «È vero, sai. Non ho mai avuto una relazione stabile con nessuno, ma non credere che io non sia mai stato male per un ragazzo. Però mi sembra assurdo che arrivi ad annullarti completamente come persona per lui. Potrai amarlo quanto vuoi, ma non puoi essere succube a tal punto da vedere Blaine come l’unica possibilità per essere felice. Capisco che sia stata una doccia fredda per te, quindi in un certo senso posso comprendere la tua reazione sul momento, ma ormai le cose stanno così. Devi fartene una ragione. Penserai che io sia brutale, ma fidati, prima te la fai passare meglio è. Ci sono un sacco di altre cose belle al mondo! Non vale la pena struggersi tanto per un tizio con cui probabilmente ti saresti lasciato dopo appena un mese di matrimonio. Guarda in faccia la realtà, siete troppo giovani. È stato meglio così. Pensa se vi foste sposati… avreste avuto un sacco di rogne per il divorzio».

Nonostante Kurt riuscisse a comprendere in parte il discorso di Sebastian, era sconcertato dalla sua totale mancanza di empatia e tatto.

«Sei davvero di conforto, grazie Sebastian» rispose ironico Kurt scuotendo la testa. «Chi te lo dice che avremmo divorziato? Le nostre erano solo stupide discussioni che hanno tutte le coppie. Sono io che mi sono spaventato per nulla ed ho rovinato ciò che avevamo così duramente costruito».

«E stare qui a piangerti addosso cosa risolverà..?» domandò decelerando per fermarsi ad un semaforo.

Kurt evitò di guardarlo quando si accorse che lo stava fissando. «Niente, lo so. È solo che ho bisogno di sfogarmi e prendere a pugni qualcosa».

«Spero che non sia sottinteso che tu voglia prendere me a cazzotti perché ti assicuro che una rissa con me non porterebbe a nulla di buono. Non ne dovrei parlare, ma facevo parte del Fight Club della Dalton».

«Me ne ha già parlato a sufficienza Blaine» disse Kurt con un sospiro. «Saresti un’ottima valvola di sfogo in effetti, ma credo che mi limiterò a prendere a pugni il cuscino, una volta arrivato a casa».

Kurt si rabbuiò di colpo, corrugando le sopracciglia e contraendo forte le labbra, quasi fosse sul punto di dare in escandescenza.

«Che hai adesso?»

«È solo che… Karofsky! Non me ne capacito!» gracchiò.

«Avevi detto di non volerne parlare più!» sbottò Sebastian sfinito. «Anche io sto cercando disperatamente di non immaginarli mentre fanno sesso perché rischio che mi risalga la cena, ma ora stanno insieme e noi non possiamo farci niente».

«Potrei provare a riconquistarlo in qualche modo…» azzardò Kurt speranzoso.

Sebastian rimise in moto, buttando una rapida occhiata sul navigatore per vedere quanto mancava al loro arrivo. «Sei così ingenuo, Hummel. Credi ancora alle favolette col lieto fine. Se Blaine ti avesse amato veramente non avrebbe incominciato un’altra storia in così breve tempo. La prima volta che li ho visti parlare assieme allo Scandals, un mese fa, credevo che fosse per raccontargli del vostro matrimonio. Invece poi sono venuto a sapere che vi eravate mollati tre mesi prima e che loro si frequentavano. Blaine poi si è trasferito a casa di Karofsky e-»

«Cosa?» lo interruppe bruscamente Kurt, strabuzzando gli occhi. «Si è trasferito a casa sua?!»

«Oh, credevo te l’avesse detto» borbottò colpevole Sebastian. «Ti prego non ricominciare a piangere, non potrei sopportarlo. Che vivano o meno insieme non cambia il fatto che ora siano una coppia a tutti gli effetti e l’unica cosa che puoi fare è accettarlo».

«Scusa se non ho fatto i salti di gioia due minuti dopo averlo scoperto» replicò acido Kurt dando un calcio al cruscotto, dimenticandosi di trovarsi all’interno di una sfavillante Jaguar. Realizzò la cosa solo quando notò gli occhi fuori dalle orbite di Sebastian.

«Vacci piano! È nuova! Se me la rompi ti conviene correre perché non avrò pietà» lo minacciò. «Roba da matti» bofonchiò poi tra sé e sé. «Ci manca solo che questo mi sfasci l’auto».

Calò nuovamente il silenzio e rimasero così per svariati minuti fino a quanto la situazione non divenne quasi comica. Kurt e Sebastian non si resero nemmeno conto di come e perché avessero iniziato a ridere. Tutto quel contesto era così assurdo da risultare dannatamente divertente.

Kurt, ancora con gli occhi velati di lacrime, non riusciva a contenere le risate. Per un momento pensò che l’alcol stesse agendo a scoppio ritardato, ma uno Shirley Temple non sarebbe stato in grado di farlo ubriacare; gli ci voleva ben altro.

Sebastian rallentò ed accostò la macchina al marciapiede di fronte al condominio in cui stava Kurt. La via era deserta a quell’ora e le luci dei lampioni erano fioche e funzionavano ad intermittenza.

«Sei convinto di voler abitare qui?» domandò perplesso Sebastian, spegnendo il motore. «È un po’ tetro. Sembra il set di un film horror».

«È tranquillo, invece. Non succede mai niente di interessante da queste parti e i vicini sono praticamente inesistenti. Li avrò incrociati giusto un paio di volte e sono quasi tutti anziani e, di conseguenza, silenziosi» gli spiegò Kurt. «All’ultimo piano c’è solo il mio appartamento, quindi non rischio neanche di beccarli quando esco sul pianerottolo».

«Non mi interessava sapere vita, morte e miracoli di tutti i tuoi vicini ma…»

«Beh, io vado allora» lo salutò Kurt scendendo dalla macchina.

«No, aspetta» lo fermò Sebastian, scendendo a sua volta. Chiuse a chiave la macchina e lo raggiunse dall’altro lato della vettura. «Ti accompagno. Non vorrei che ti sentissi male nel lungo tragitto dall’ingresso al tuo appartamento».

«Molto spiritoso» borbottò Kurt. «Sto bene, Sebastian. Ho avuto soltanto un brutto momento, ma ora è tutto okay. Mi butterò a letto e mi farò un altro bel pianto liberatorio. Poi ci dormirò sopra e domani cercherò di ricominciare tutto d’accapo».

«È lo spirito giusto» lo appoggiò Sebastian. «Ma ti accompagno comunque» insistette avanzando assieme a lui verso l’ingresso.

«Va bene, ma fai piano o rischiamo di svegliare tutti» lo ammonì Kurt entrando di soppiatto e svoltando a sinistra verso la rampa di scale che dava ai piani superiori.

«Non possiamo usare l’ascensore?» bisbigliò Sebastian.

«Teoricamente si, ma non funziona da un paio di giorni».

«Oh, perfetto» sbuffò Sebastian, guardando con preoccupazione le scale ripide. «Poi vienimi ancora a dire che sono una persona pessima» aggiunse salendole di malavoglia.

«Io non ho mai detto questo!»

Sebastian ignorò quel commento e lo afferrò per il braccio per invitarlo a salire le scale più velocemente. Quando raggiunsero l’ultimo piano erano entrambi stanchi e non desideravano altro che potersi riposare e cancellare quella stressante serata dalla mente.

Kurt in particolare si sentiva spossato, quasi fosse reduce da una maratona. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che si era sentito così.

«Eccoci» mormorò Kurt aprendo la porta del loft. «Beh…» aggiunse con un filo di voce fermandosi all’ingresso, occupando tutto lo spazio tra lo stipite e la porta.

«Stai bene?» gli chiese ancora una volta Sebastian.

«È tutto okay, davvero. Non ti devi preoccupare per me».

Ed ecco di nuovo quel silenzio imbarazzante. Durante il tragitto in macchina non avevano avuto modo di approfondire l’argomento ‘bacio’, ma Kurt sentiva che in quel momento stavano entrambi pensando alla stessa cosa. Sebastian se ne stava in piedi di fronte a lui, guardandolo con apprensione ed aspettativa. Cos’altro dovevano dirsi? Come ci si saluta quando il rapporto non è mai stato dei migliori? Ci si limita ad un banale ‘ciao’ o si può azzardare con un ‘ci vediamo’?

«Allora…» tentò di nuovo Kurt, ma le parole gli si smorzarono in gola.

«Allora…» ripeté Sebastian con un sorriso malizioso.

Kurt conosceva quel sorriso fin troppo bene. Non avrebbe mai potuto dimenticare la prima volta in cui si erano incontrati al Lima Bean e Sebastian gli aveva sorriso proprio in quel modo col puro gusto di provocarlo. A dire il vero, ripensandoci, gli sembrava addirittura divertente in quel momento .

«Ti ricordi quella volta al Lima Bean?» disse inaspettatamente.

Sebastian inarcò le sopracciglia, stupito. «Quando ci siamo conosciuti? Come mai ti è venuto in mente?»

«Non so…» mentì Kurt. «Sembra passata una vita».

«Ho ancora impressa nella mente la tua faccia quando mi hai visto» rise Sebastian. «Sembravi sul punto di incenerirmi con lo sguardo. Blaine era terrorizzato. Mi ricordo che ha iniziato a balbettare e a ripetermi che eri il suo ragazzo e a dirmi quanto fossi eccezionale. Una scena davvero patetica».

«Mi secca doverti dar ragione, ma concordo» ridacchiò a sua volta Kurt, coprendosi la faccia. «Che imbarazzo… Tu continuavi a provocarmi e a fare gli occhi dolci a Blaine. Davvero insopportabile» disse con un sorriso appena accennato.

«Dovevo pur provarci, no?» rispose Sebastian facendo un passo verso di lui.

Kurt sentì la gola seccarsi e il battito accelerare.

«Alla fine temo di aver fatto colpo sul ragazzo sbagliato» proseguì Sebastian con un ghigno. «Il bacio di prima ne è la conferma».

Kurt gli puntò contro un indice inquisitore. «Ti proibisco di parlare ancora di quel bacio. Hai visto anche tu in che stato stavo, potevi essere chiunque! Ho perso il lume della ragione! Non lo avrei mai fatto a mente lucida!» si giustificò.

Sebastian non sembrò molto convinto di quella risposta, e dovette sforzarsi di non scoppiare a ridergli in faccia. «Certo, come no. Mi hai letteralmente sbattuto al muro!»

Kurt arrossì prepotentemente. «Mi- mi dispiace, okay? Ti assicuro che non succederà mai più».

«Voglio sperare!» replicò giocosamente Sebastian, facendogli l’occhiolino. «Per fortuna il bacio sapeva del delizioso gusto di Shirley Temple che avevi bevuto. Quindi non è stato un completo disastro… Forse avevo sottovaluto le tua abilità».

«Hai intenzione di usare questa storia contro di me?»

«Si vedrà» sussurrò lanciandogli uno sguardo così intenso da fargli scordare il suo nome. «Allora… vado» continuò Sebastian. «Si. Okay. Vado» aggiunse impacciato continuando a sorridere. Il suo sorriso furbo e malizioso si era trasformato in un sorriso che cercava invano di camuffare disagio e imbarazzo.

«Va bene…» rispose semplicemente Kurt.

«Okay… Allora vado» ripeté Sebastian, indietreggiando lentamente.

«Lo hai già detto» ridacchiò Kurt, arricciando le labbra.

«Stammi bene, Kurt» lo salutò Sebastian decidendosi finalmente a tornare indietro.

Sebastian aveva quasi raggiunto la tromba delle scale e Kurt era scombussolato, come se sentisse di aver dimenticato qualcosa. Chiuse gli occhi e cercò di raccogliere quel briciolo di coraggio che gli era rimasto, anche se la sua parte razionale lo implorava di non aggiungere altro e chiudere la bocca.

«Sebastian!» lo richiamò a gran voce, dimenticandosi dei vicini di casa.

Il ragazzo si girò di scatto, avanzando di nuovo nella sua direzione. «Si?» chiese con finta innocenza.

«Ehm… io-» farfugliò agitato Kurt. «Niente. Volevo solo dirti grazie. Grazie per questa sera».

«Oh. Beh, è stata una serata divertente».

Kurt lo guardò con sufficienza. «Divertentissima».

«La seconda parte non è stata così male, dai» cercò di trovare il lato positivo Sebastian. «È tutto..?» chiese poi con aspettativa.

«Si…»

«Allora vado» ripeté per l’ennesima volta Sebastian, il sorriso che si affievoliva a poco a poco fino a trasformarsi in un’espressione confusa di fronte allo sguardo attento di Kurt. «Ci vediamo».

«Si… ci vediamo» ripeté a pappagallo Kurt, aprendosi in un sorriso.

Kurt non sapeva se si sentiva strano per via di Blaine e Karofsky o per Sebastian che in quel momento gli sembrava inspiegabilmente attraente. Forse era la rabbia e la delusione a fargli pensare una cosa tanto folle, eppure si sentì pervadere dalla stessa sensazione che lo aveva travolto quando erano nel bagno dello Scandals.

Si protese verso Sebastian e gli scoccò un bacio sulle labbra, così rapidamente da essere quasi impercettibile. «Grazie ancora» disse con un filo di voce.

Sebastian non replicò. Si limitò a guardarlo a bocca semi dischiusa, con sguardo interrogativo. Kurt gli aveva appena giurato che non lo avrebbe baciato di nuovo ed aveva infranto la promessa in meno di un minuto.

Erano entrambi scossi, increduli che ci fosse stato un altro contatto di quel tipo tra loro. La cosa migliore per Kurt sarebbe stata richiudere la porta alle sue spalle e porre fine a quella patetica scenetta senza senso, e per Sebastian andarsene e non guardarsi più indietro; ma non andò così.

Stavolta la cosa non partì solo da Kurt. Entrambi si gettarono l’uno sull’altro nello stesso momento e le loro labbra si scontrarono poco carinamente. Si baciarono per svariati secondi con passione, le mani che si muovevano in maniera sconnessa dai rispettivi visi alle spalle, come se non avessero mai baciato prima e fossero inesperti.

Fu Kurt ad interrompere il bacio, le mani strette attorno al colletto della camicia di Sebastian. «Cosa stiamo facendo?» domandò col respiro mozzato.

«Non ne ho idea» biascicò Sebastian.

Le loro labbra si scontrarono di nuovo e, senza smettere di baciarsi, Sebastian lo spinse dentro casa, richiudendosi la porta alle spalle.

 

   
 
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