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Autore: Sophie Ondine    22/08/2020    4 recensioni
Pagarsi gli studi per coltivare il proprio sogno può essere dura: lo sa bene Rin, che si divide tra la scuola di Belle Arti e lavoretti part-time. Rimasta senza lavoro, decide di mettersi alla ricerca di uno nuovo, trovandolo presso un ricco uomo d'affari, che però lei non incontra quasi mai. Ma se un giorno dovessero incrociarsi sul posto di lavoro, cosa potrebbe accadere tra lei, aspirante magaka, e quel demone così enigmatico e freddo? Possono avere qualcosa in comune? E se lui le proponesse un altro contratto di lavoro, lei lo accetterebbe?
Equivoci, risate e sogni si intreccieranno nella vita di Rin, supportata dalle sue amiche di sempre e dallo youkai dai lunghi capelli argentati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4- Gocce ambrate

Quella sera Rin non riuscì a trovare pace nel letto. Nonostante continuasse a girarsi e rigirarsi, il sonno non prese il sopravvento su di lei. Mentre fissava il soffitto avvolto dall’oscurità, Rin si portò le mani sul volto per coprirsi dalla vergogna e dalla disperazione: farsi beccare dal datore di lavoro mentre curiosava tra le sue cose, che errore da principiante!
Quasi sicuramente l’indomani mattina avrebbe ricevuto una telefonata dalla signora Natsuki che le annunciava la fine della loro collaborazione lavorativa.

Che stupida!

Pensare che aveva già stilato una lista delle cose da comprare per Natale alla famiglia e alle sue amiche.
Incapace di sostenere a lungo il pensiero della perdita del lavoro, Rin allungò una mano sul comodino e accese la luce. Si tirò a sedere e pescò dalla sua borsa il blocco da disegno.

Tanto non sarebbe riuscita a dormire, quindi tanto valeva disegnare.

Impugnò la matita e cominciò a tratteggiare delle linee. Nonostante la mente viaggiasse veloce con i pensieri, Rin si sforzò di non dargli peso.
Mentre disegnava, si rese conto che i contorni della figura che prendeva vita sul foglio di carta bianco, assomigliavano al demone che aveva incrociato quel pomeriggio, il temibile signor Sesshomaru, nonché suo ex datore di lavoro.
Se le avessero chiesto poco prima se fosse in grado di descriverlo fisicamente, probabilmente Rin avrebbe dato una risposta negativa, invece ora, intenta a disegnare compulsivamente, si rese conto che, nonostante la brevità dell’incontro, molti dettagli le tornavano alla memoria senza alcuno sforzo.
Si fermò un attimo per osservare quello che stava realizzando: un volto lungo, magro, i capelli lunghi, che stando alla memoria di Rin non avrebbero avuto bisogno di alcun colore dal momento che erano di un bianco immacolato. Si rese conto di averlo disegnato a mezzo busto, dotandolo di spalle large, avvolte in una camicia leggermente stropicciata, forse a causa della lunga giornata lavorativa. Mentre osservava il foglio, Rin si ricordò che effettivamente l’uomo si era presentato davanti a lei in camicia, con la giacca tenuta nel braccio sinistro, quasi come se si sentisse al sicuro solo tra le mura di casa sua, dove nessuno poteva osservarlo. Forse era per questo che non desiderava avere persone in giro per casa, pensò la ragazza.
Aveva abbozzato con la punta della matita le labbra sottili e il naso affilato, ma gli occhi non era riuscita ad imprimerli su quel pezzo di carta. Non aveva avuto modo di soffermarcisi, tanto era timorosa e spaventata.

Sollevò il viso, meditabonda.

Poi prese l’astuccio dove teneva gli acquarelli e prese il pennello. Con la bottiglietta d’acqua che aveva ancora dentro la borsa, bagnò il pennello e mischiò di versi colori per ricreare un color ambra intenso. Una volta raggiunta la gradazione desiderata, Rin sollevò il pennello e attese fino a quando una minuscola goccia di colore non si posò, con un rumore sordo, sulla pagina.
La goccia era caduta lì, dove sarebbero dovuti esserci gli occhi.
Rin mise giù il pennello e contemplò il disegno, poi lo poggiò per terra. Spense la luce e decise che era arrivata l’ora del sonno.
Poteva ritenersi soddisfatta.
***

La giornata di giovedì era trascorsa come sempre, anche se la scintilla di agitazione si muoveva senza una meta all’interno del corpo di Rin, facendola sembrare tesa come una corda di violino.
Dell’incidente non ne aveva fatto il minimo accenno nemmeno con le amiche, preferiva prima aspettare di ricevere la notizia ufficiale del licenziamento.
Quando arrivò la sera si sorprese di non aver avuto notizie, ma nella sua mente i giochi era fatti e si considerava già bella che licenziata, tanto che passò il tempo che le rimaneva a cercare nuovi annunci su internet.

Arrivò anche il venerdì e Rin si dedicò alle faccende domestiche, dando una mano a sua madre e inventando una scusa per quel pomeriggio libero.
Ironia della sorte, si era ritrovata intenta a stirare il bucato di tutta la famiglia quando il suo cellulare squillò.

-Signorina Sakamoto, ha intenzione di non presentarsi?- urlò una voce anziana dall’altro capo del telefono.

Rin strabuzzò gli occhi.
La signora Natsuki?

-Mi scusi?- domandò la ragazza, con il panico che iniziava a prendere il sopravvento. Sentiva le gocce di sudore freddo scorrerle lungo la schiena. Per un attimo pensò che si fosse immaginata tutto… eppure il capo l’aveva beccata mentre lei era dentro, nel senso fisico del termine, al suo armadio.

E lui odiava l’odore degli esseri umani.

-La sto aspettando da più di un’ora! Ha intenzione di presentarsi al lavoro oggi? Se non arriva qui entro venti minuti, può considerarsi licenziata!- e attaccò malamente.
Rin rimase con il cellulare a mezz’aria ancora per un po’, con lo sguardo stralunato. Allora davvero aveva viaggiato con la fantasia…
Eppure…
Poi si voltò di scatto verso l’orologio appeso in cucina e vide che erano le quattro del pomeriggio passate.
Non avrebbe di certo perso quel lavoro.

Si infilò qualcosa di decente, acchiappò la borsa, salutò la madre con un bacio frettoloso farfugliando una scusa assurda e uscì di casa.
Quando fu fuori, si rese conto che non ce l’avrebbe fatta ad essere all’appartamento entro venti minuti se fosse andata con i mezzi pubblici. Lo sguardo si posò subito sulla bicicletta di sua sorella. Decise che avrebbe usato quella.
Nemmeno lei seppe come, fatto sta che arrivò lì in sedici minuti esatti.
Certo, aveva pedalato come una pazza, rischiando di causare qualche incidente, ma almeno era là. Sudata fradicia, e probabilmente puzzolente, ma era là.

La signora Natsuki non l’accolse in maniera benevola, nonostante Rin avesse il sorriso stampato in volto.

-Che non succeda mai più. Non posso stare appresso a te- la rimproverò acida.

Rin bisbigliò delle scuse, intervallate dal continuo affanno. Mentre si recava nella lavanderia, salutò silenziosamente con la mano l’amico Jinenji, che ricambiò dolcemente.
Poco prima di andarsene l’anziana signora le disse:- Non so cosa sia successo e credo che il tuo ritardo di oggi sia in qualche modo collegato, ma il signor Sesshomaru ha detto di fermarti oltre il tuo orario e aspettarlo qui. Dice che vuole parlarti-

Rin per poco non bruciò il colletto della camicia per la sorpresa.
Di nuovo sentì il panico montarle addosso.
E se invece fosse stato solo rimandato il licenziamento? Se le avesse comunicato che l’avrebbe tenuta fino a quando non si fosse presentata una candidata migliore e meno impicciona?
Non sapeva se ridere o piangere. Di sicuro stava sudando, e tanto. Colpa del ferro da stiro.

Quando la sua furia ansiosa sconfisse anche l’ultima piega, Rin cercò di prepararsi mentalmente a quell’incontro.
Erano appena le sei del pomeriggio.
Andò nel bagno, quello che le era permesso usare, quello della servitù, come lo chiamava lei. In realtà la signora Natsuki, quando glielo aveva mostrato, le disse che era il “bagno di servizio”… in poche parole il padrone di casa non si degnava di entrare in quella stanza perché era ad uso esclusivo dei suoi servi, che si riducevano ad un mezzo demone e a due umane.
Era un semplice stanzino, ovviamente dai toni neutri e impersonali, ma meglio di niente. La cosa positiva è che gli asciugamani erano di buona qualità, il che era logico dal momento che quello bagnetto lo usava lei più di tutti, mentre la signora Natsuki probabilmente non ci aveva mai messo piede.

Si guardò allo specchio.
Si chiese se ci fosse stato un momento della sua vita in cui era apparsa così sciatta: il viso sudato, le guance rosse, i capelli in disordine e non certo nel suo abito migliore.
Abbassò lo sguardo sul maglione che aveva afferrato poco prima di fiondarsi fuori da casa e ringraziò il cielo di averne preso almeno uno pulito. Era il maglione che aveva comprato con Kagome, Sango e Ayame durante il loro viaggio in Australia, nella loro ultima estate da liceali. Ognuna aveva preso un maglione, rigorosamente con un canguro stampato sopra, di un colore diverso: Kagome lo prese verde, Sango nero, Ayame rosa nonostante tutti le dicessero che quel colore faceva a cazzotti con i suoi capelli fulvi, e Rin optò per l’arancione. Le piaceva come le stava addosso quel colore, anche se forse in quel momento non era l'indumento migliore in vista di un colloquio con il capo.

Si pettinò i capelli con le dita, ravvivandoli leggermente cercando di dare loro una forma decente, che non la facesse apparire come una appena scappata di casa, infine si spruzzò un po’ di acqua sul viso per rinfrescare le guance.
Si maledisse per non essere una di quelle ragazze che vanno in giro con una pochette di trucchi nella borsa, avrebbe volentieri approfittato di un po’ di cipria e un velo di mascara… non che il suo intento fosse quello di sedurre il suo capo. Di certo con quel maglione sarebbe solo apparsa ridicola.
Si guardò ancora una volta e poi sospirò.
Avvolta dal silenzio della casa, le sue orecchie captarono subito il rumore delle chiavi nella toppa. Rin sperava di poter avere più tempo, ma forse meglio sapere subito di che morte morire.
Uscì dal bagno e si diresse verso il salotto. Cercò di mascherare l’emozione.

Sesshomaru, con i suoi sensi sviluppati di demone, aveva capito subito dove fosse lei e che si stava avvicinando, infatti l’aspettò in piedi al centro della stanza, la valigetta ancora in mano.
Rin, quando lo vide, si rese conto che la prima volta era stata travolta troppo dallo spavento per non accorgersi che il suo capo era un gran bel pezzo d’uomo: alto, atletico, dall’aria di chi è consapevole della propria superiorità.
Subito si sentì in imbarazzo e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire. Sperò che lui interrompesse quello stillicidio.

-E così tu sei la nuova umana appena assunta- disse lui, mentre poggiava la valigetta nera. Non aspettò nemmeno la risposta di Rin.

-Penso che la signora Natsuki ti abbia detto quali siano le regole da seguire in questa casa-

Rin chiuse gli occhi, se voleva farla morire dall’ansia, ci stava riuscendo alla grande.

-A proposito di quello che è successo l’altro giorno…- provò a dire lei.
Sesshomaru si era seduto sul divano e la guardava con aria quasi incuriosita, o almeno quella che sembrava una faccia curiosa. Però quella che si sorprese di più fu proprio Rin: era convinta che lui non l’avrebbe fatta parlare e stava perdendo tutto lo slancio di poco prima, non sapendo nemmeno esattamente cosa dire.
Lui rimase in silenzio, in attesa mentre la guardava attentamente.

-Ecco, io… non volevo di certo curiosare. Quello che volevo fare era portare le camicie stirate nell’armadio, così la signora Natsuki non avrebbe dovuto farlo il giorno dopo… se mi sono permessa è perché sapevo che lei era fuori città- finì lei.
Ci fu un momento di silenzio. Rin sentiva che le gambe iniziavano a cederle, già si vedeva licenziata e senza lavoro.
Poi, inaspettatamente, Sesshomaru disse qualcosa che la stupì.

-Le mie camicie hanno un odore diverso da quando ci sei tu-

Rin alzò la testa di scatto, guardandolo interrogativo. Cosa c’entrava? Che voleva dire?

-Jinenji mi ha detto che lei non sopporta l’odore degli umani e ho pensato che probabilmente il mio sarebbe rimasto sui suoi indumenti, allora ho aggiunto un po’ di essenza di lavanda nell’acqua del ferro da stiro, in modo da coprire l’odore umano- si giustificò lei.
Era vero. Aveva avuto l’idea qualche giorno dopo che Jinenji le aveva detto che il padrone di casa trovava davvero fastidioso l’olezzo umano.

-Nonostante il tuo piccolo trucco, il mio naso riesce comunque a sentire il tuo odore-

-Mi dispiace- disse lei sinceramente.

Rin era pronta ad andarsene con la coda tra le gambe, sentendosi come l’ultima delle stupide, quando la voce del demone la fermò.

-Dalla prossima settimana non avrai più bisogno della supervisione della signora Natsuki-

La ragazza si fermò di scatto.

-E questo che vuol dire?-

-Che, se sei interessata, ti occuperai di qualcosa in più della lavanderia e sarai sola. Avrai un aumento del compenso, ovviamente, anche se dovrai venire qui un po’ più spesso. Per tua fortuna sono quasi sempre in viaggio, il lavoro non sarà pesante- la informò lui.

Rin non credeva di aver ascoltato bene.
Cioe, davvero lui le stava proponendo un aumento?

Rimase a fissarlo per un po’, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Sesshomaru, sentendosi fissare, si girò piuttosto seccato. La incatenò con lo sguardo, uno sguardo ambrato ma freddo, molto freddo.
Rin sentì un brivido correrle lungo la schiena, ma tanto bastò a ridestarla.

-A-accetto! Certamente che accetto!- urlò poi con voce stridula a causa dell’emozione.

Lui distolse lo sguardo e la congedò con un semplice “domani saprai i dettagli”.

Rin uscì dall’appartamento come stralunata, non riusciva a crederci.

Prese la bicicletta della sorella e vi montò sopra.

Mentre il vento gelido dell’inverno le sferzava il viso e lei dolcemente scivolava in mezzo al traffico cittadino, pensò a come avesse fatto la notte prima a far sgocciolare sul suo disegno proprio una goccia color ambra.

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Buonasera, lettori!
Della serie "chi non muore si rivede". Chiedo umilmente scusa per questo periodo di stop che ho avuto, ma davvero non riuscivo ad avere la mente sgombra, purtroppo sono stata presa da tante cose e ho messo da parte le mie storie. Vi dico la verità, non volevo vivere anche questo mio passatempo come un obbligo.
Non ho giustificazioni, però spero continuerete a seguirmi.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo.
Un saluto!
  
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