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Autore: mattmary15    23/08/2020    0 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

Fare e disfare


Fury è chiuso nella sua stanza fin dal primo mattino.

Il fascicolo sulla sua scrivania è la prima rogna vera dai tempi di Ultron. Al confronto, la battaglia con i giganti di ghiaccio può essere considerata una schermaglia.

Batte le dita sul tavolo. Sa che la sola persona che potrebbe dargli un consiglio spassionato sull’argomento è troppo lontana e altrimenti affaccendata per contattarla.  

Maria Hill entra dopo aver bussato una volta.

“Fuori c’è il generale Thaddeus Ross.” Fury sospira e annuisce. Maria Hill esce e al suo posto entra l’uomo in divisa.

“Benvenuto, generale.” Dice Fury indicando la sedia di fronte a sé.

“Risparmiamoci i convenevoli. Sappiamo bene che non sono il benvenuto.”

“Cosa vuole?”

“Quello che ho sempre voluto. Finora tutti hanno guardato alla sua squadra con condiscendenza ma diciamoci la verità, Fury, sono mine vaganti. La peggiore di tutte, tra l’altro, è una mia vecchia conoscenza.” Fury lo ascolta incrociando le dita delle mani sotto al mento. “Ora però le cose sono cambiate. Dietro allo Shield si nascondeva l’Hydra. E dietro gli Avengers una minaccia ancora più grande. Ha ricevuto il mio promemoria?” Chiede indicando il fascicolo sulla scrivania.

“Mi stavo appunto chiedendo cosa fosse questo volume.”

“Sono gli accordi di Sokovia. Stabiliscono che gli Avengers devono avere un organo supervisore.”

“C’è l’hanno già.” Risponde Fury appoggiandosi allo schienale della sua poltrona.

“Avanti, Nick! Lo sanno tutti che sei come un padre per loro. Non hai il polso per gestire quei ragazzacci, giusto?”

“Vuoi davvero scoprire che tra noi ha più polso?” Il generale sorride e si sporge in avanti.

“Ho l’incarico di fare firmare quel trattato ai tuoi ragazzi. Puoi darmi una mano oppure no. Non intralciarmi perché rappresento le nazioni unite. Potresti farti male.”

Fury si alza e Ross si tira indietro d’istinto. Nick però indica la porta.

“Accomodati. In genere fanno colazione nella sala comune al quinto piano.”

“Tutto qui?”

“Tutto qui.”

“Quindi non collaborerai.”

“Sto collaborando.” Ross ride.

“Sì, certo.”

“Quando vorrò ostacolarti, te ne accorgerai.”

Il generale lascia la stanza e Fury fa un cenno a Maria.

“Trovami Loki. Subito.” La donna annuisce e Fury chiude la porta. Dopo qualche istante la Hill rientra nell’ufficio del suo capo.

“E’ nella stanza della dottoressa Miller.” 

“Sta diventando anche prevedibile.” Dice uscendo. “Se il generale Ross ritorna, digli che sono andato a farmi un hamburger. Chiama la dottoressa Miller e dille di scendere nella sala comune.”

Maria Hill sorride e annuisce mentre il suo capo sparisce dietro le porte dell’ascensore.

 

Karen solleva le braccia fuori dalle coperte e sbadiglia.

Loki, al suo fianco, si muove e apre gli occhi.

“Dormito bene?”

“Benissimo.” Risponde lui. “Il risveglio sarebbe perfetto se venissi qui e mi baciassi.”

“Vieni tu, qui da me.” Fa lei tirandosi le coperte addosso. Loki si sporge e il lenzuolo gli ricade sul ventre mostrando il torace nudo. Si allunga su di lei e le bacia un angolo della bocca.

“Sei nudo?”

“Dormo sempre nudo su Jothuneim.”

“Non siamo su Jothuneim.” Risponde arrossendo.

“Mi hai visto più nudo di così.” Asserisce lui sorridendo maliziosamente e baciando l’altro angolo della sua bocca.

Il telefono della camera suona. Lei svincola l’ennesimo tentativo di Loki di tirarsela addosso e risponde.

“Pronto? Sì, ok. Scendo subito.” Riattacca e si alza.

“Dove vai?” Chiede Loki lamentandosi di essere lasciato solo nel letto.

“C’è una riunione nella sala comune. Devo scendere.”

“Immagino che la mia presenza non sia richiesta.” Lei infila un paio di jeans e una maglietta bianca con la scritta ‘Stark Industries’. Loki la guarda e arriccia il naso. “Cosa avevamo detto riguardo allo stile?” Fa muovendo un dito. La stampa cambia in ‘Dark Industries’.

“Come vuoi tu.” Fa lei chinandosi su di lui e lasciandogli un bacio a fior di labbra prima di prendere la via per la porta.

Rimasto solo, Loki si guarda intorno chiedendosi cosa fare. Prima che possa decidere qualsiasi cosa, qualcuno bussa alla porta. Ignora chiunque ci sia dall’altro lato e si alza infilando il paio di pantaloni neri della sera prima e la camicia bianca. Bussano ancora.

Apre la porta e si ritrova Fury sull’uscio. Piega appena la testa di lato e si sposta per lasciarlo entrare.

“Notte movimentata?” Chiede Fury dando uno sguardo al letto disfatto.

“Non come avrei voluto.” Ribatte Loki abbottonandosi la camicia. “Cosa vuole da me?”

“Parlare.” Loki indica con una mano le poltrone vicine alla finestra. Fury si siede e riprende. “Dato che la nostra prima collaborazione é andata piuttosto bene, mi sono convinto del fatto che forse puoi aiutarmi con un’altra faccenda.” Loki sorride.

“E la mia pessima reputazione?”

“Si tratta di un incarico che richiede una pessima reputazione.” 

“Perché dovrei fare il lavoro sporco per lei? Perché é di questo che si tratta.” Fury tira fuori un plico da sotto la giacca di pelle e glielo porge.

“Cos’é?” Chiede lui afferrandolo.

“Gli accordi di Sokovia. Un documento in cui sono dettate una serie di regole per contenere il margine di manovra degli Avengers, definiti come un gruppo di giustizieri da ricondurre sotto il controllo delle Nazioni Unite. Se vai a pagina centotrentotto troverai l’elenco delle persone che rientrano nella definizione di ‘inumani’ o ‘metaumani’. Da pagina centosessantadue trovi quello delle opzioni coercitive per chi non rispetta gli accordi.”

“Scommetto che tra pagina centotrentotto e pagina centosessantadue c’é una definizione di metaumano che corrisponde a gemma dell’infinito.” Dice Loki senza aprire il volume. Le labbra di Fury si allungano in un ghigno.

“Cosa sai di Hulk?” Chiede Fury appoggiandosi allo schienale della poltrona un cui é seduto.

“Che gli piace spaccare cose e sbattere, con violenza, persone per terra.”

“Sai com’é diventato così?”

“Un incidente di laboratorio.” Risponde Loki.

“Avvenuto mente lavorava ad un progetto militare supervisionato dal generale Thaddeus Ross, il padre di Betty, il primo amore del nostro dottore.”

“In che modo é rilevante?”

“É un uomo senza scrupoli. É incaricato di far firmare il trattato agli Avengers. Credi che Thor lo firmerà?” Loki alza gli occhi al cielo.

“Sia serio. Thor non é capace di contenere niente. Figuriamoci il suo potere. A malapena segue la guida di nostro padre. Non si piegherà mai ad un uomo comune.”

“E Banner?” Chiede Fury sporgendosi in avanti. “Credi che lui firmerebbe?” Loki lo imita.

“Il buon dottore é prigioniero dei suoi sensi di colpa, in effetti,” ammette il dio degli inganni, “potrebbe cedere di fronte alla ragion di stato.”

“Cosa credi ne farebbero, un istante dopo la firma?”

“Lo rinchiuderebbero. E dopo di lui, tutti coloro che fossero definiti fuori controllo.”

“Vediamo le cose allo stesso modo. Questo mi preoccupa.” Ammette Fury.

“Come potrei mettere i bastoni tra le ruote a questo generale, nella sua visione delle cose, sig. Fury?”

“Dà asilo a Hulk sul tuo pianeta per un po’.”

“Potrei, ma come arrivo sul mio pianeta?”

“Ti lascerò usare il Tesseract come l’ultima volta.”

“Ovviamente nessuno dovrà saperlo o non sarebbe venuto a chiederlo a me.”

“Il dottore é stato dalla tua parte l’ultima volta.”

“Dovrebbe importarmene?”

“No. Ma sono certo che importa alla dottoressa.”

“Alla dottoressa importa di me.” Risponde Loki, regalando a Fury il sorriso più perfido che sa fare.

“Vero. Ma è innegabile anche il contrario o saresti già partito alla volta di nuove mirabolanti conquiste, no?”

“Mi diverto anche qui.”

“Ne sono certo. Per questo non mi aspetto che lavori gratis. Sono stato di parola la prima volta.”

“Non penserà che avrebbe potuto impedirmi di riprendermi Jotunheim.”

“Dico solo che potrei smettere di ostacolare la tua relazione con la dottoressa. Di qualunque natura sia.”

“Lei non è di ostacolo, glielo assicuro.”

“Non hai detto di no. Quindi qualcosa che vuoi c’è. Parla.” Fa Fury spazientito.

“Se metto in salvo il bestione dal cuore d’oro, lei mette il mio nome sulla lista.” Fury lo guarda perplesso.

“Quale lista?”

“Quella degli Avengers.” Fury scoppia in una risata nervosa.

“Tu vuoi essere un Avenger?” Loki annuisce.

“Non sono così stupido da pensare che qualcuno possa accettare quello che è successo a New York e io non sarò mai un avenger ma voglio un’alternativa per Karen il giorno in cui vorrà stare con la sua famiglia.” 

“Hai la mia parola.”

“Tanto basta.” Dice alzandosi, poi tentenna. “Un’altra cosa. Tieni l’unico occhio che ti resta addosso a Karen mentre non ci sono o lo perderai.” Fury annuisce e Loki infila la giacca.

“Troverai il dottore nel suo laboratorio. Ti servirà questo.” Dice allungandogli un foderino di pelle nero. Il dio degli inganni lo prende, fa cenno di aver capito e lascia la stanza.

 

In sala mensa ci sono Steve e Nat. Sorseggiano un caffè leggendo il giornale.

Ad un altro tavolo, Wanda e Jarvis si dividono una fetta di torta.

Clint è al telefono con la sua famiglia mentre Thor e Jane amoreggiano sul divano.

Tony disegna qualcosa sul suo iPad e solleva la testa proprio mentre la porta si apre e Ross entra a passo spedito.

“Buongiorno a tutti. Mi avevano detto che vi avrei trovati qui. Manca qualcuno all’appello!” Esclama mentre Karen entra nella stanza e incrocia lo sguardo di Tony con fare interrogativo. Stark si alza, incerto sul da farsi.

“Generale Ross! Che sorpresa! Cosa la porta qui?”

“Se mi concedete la vostra attenzione per cinque minuti, ve lo spiego.”

“Prego,” fa Tony indicandogli una sedia, “pancake?”

“No, grazie,” risponde Ross, “sono qui per lavoro, diciamo. Lasciate che mi presenti per quelli tra voi che non mi conoscono. Il mio nome è Thaddeus Ross, generale dell’esercito degli Stati Uniti e, da due mesi, a capo di una task force delle nazioni unite.” Dice l’uomo prendendo un voluminoso fascicolo dalla borsa che ha portato con sé e poggiandolo sul tavolo. “Ho ricevuto l’incarico di sottoporvi questo volume. E’ una raccolta di richieste che le Nazioni Unite hanno per gli Avengers. Vorrei che gli deste un’occhiata.” Tutti i presenti raggiungono il tavolo.

Tony prende il libro e lo sfoglia. Sorride e alza lo sguardo.

“Ci vorrà più di un’occhiata, temo, per leggerlo tutto e capire di che si tratta.” 

“Posso farvi il riassunto.” Gli fa eco Ross. “Le nazioni unite hanno approvato una mozione che disconosce il vostro operato. Ritengono che gli ultimi avvenimenti che avete causato, abbiano provocato troppe vittime per poter essere tollerate. New York, Washington, Sokovia. Siete responsabili di innumerevoli danni.”

“Così ci ringraziate per aver salvato il vostro pianeta?” Chiede Thor sconcertato da quelle parole. Ross si volta verso il dio del tuono.

“Salvato? Thor, giusto? Lei ha trascinato una nave aliena nello spazio aereo americano e ha fatto in modo che si schiantasse al suolo provocando centinaia di feriti e decide di morti. Suo fratello ha condotto un’armata aliena a New York. Le vittime non si contano tra i civili.”

Nell’udire quelle parole, Karen mastica amaro ma rimane ferma con le spalle contro il muro.

Thor, invece, fa un passo indietro e stringe un pugno mentre Jane gli prende la mano. Steve decide che è il momento di intervenire.

“Thor non è responsabile per le azioni di suo fratello. Ha contribuito ad assicurarlo alla giustizia.”

“E’ un onore conoscerla capitano Rogers. Occorre una precisazione. La creatura chiamata Loki non è mai stata sottoposta a giudizio né condannata da alcun tribunale.”

“Nessun tribunale terrestre può processare un dio!” Esclama Thor guardando Karen. Ross si alza e allarga le braccia in modo plateale.

“Eccolo il punto! Voi pensate di essere superiori alla giustizia. Non è così. Necessitate di supervisione. Qualcuno che vi dica cosa è giusto o sbagliato.” Rogers conosce molto bene l’argomento e non gli piace.

“Loki non poteva essere fermato da prigioni come le nostre. Thor lo ha riportato su Asgard perché il nostro mondo fosse al sicuro. Inoltre abbiamo già provato a far parte di un’agenzia governativa e non ha funzionato. L’Hydra si era infiltrata fino negli uffici del Presidente. Quindi grazie, ma no grazie.” Ross mette le mani sui fianchi e scuote la testa.

“Non sono stato abbastanza chiaro. Tra una settimana, quel testo verrà firmato da tutti i paesi che fanno parte delle nazioni unite. Se non lo ratificherete, ci saranno delle conseguenze.” Nat è abituata a simili atteggiamenti e ci tiene a dire la sua.

“Non neghiamo che qualcosa sia andato storto durante le nostre missioni ma le abbiamo portate tutte a termine.”

“La Vedova Nera, immagino. Per lei sarà una novità giurare fedeltà ad una sola bandiera.” Clint lancia un coltello che si conficca sul tavolo a pochi centimetri da una delle mani di Ross. Se c’è una cosa che Clint non tollera è che che qualcuno metta in dubbio l’onestà di Natasha. Prima che Ross offenda anche Clint, Tony si alza.

“Generale Ross, io la capisco. Davvero. Ma arriva qui all’improvviso e sgancia una bomba e non una di quelle piccole. Un’atomica. Ci dia il tempo di parlarne fra di noi,” dice in modo compiacente, “e troveremo di certo una soluzione.”

Ross chiude la sua valigetta e fa per uscire. Si ferma sulla porta e si volta.

“Sbaglio o manca qualcuno? Dov’è Banner?” Tony fa spallucce e gli altri rimangono in silenzio. “Lo saluterò la prossima volta.” Conclude lasciando la stanza.

Il primo a sbottare è Burton.

“Non posso credere che Fury abbia lasciato entrare quello stronzo.”

“Sta calmo, Clint, se lo ha fatto ci sarà una ragione. Lo conosci, no?” Gli risponde Nat.

“Fury o no, questa è una novità.” Interviene Cap. “Qualcuno ne sapeva niente?” Chiede guardando Tony.

“Perché guardi me? Ti ho dato l’impressione di saperne qualcosa?”

“Tu lo conosci.”

“Lo conosco perché prima di te,” dice indicando Rogers, “di te,” indicando Thor, “e di te,” indicando Jarvis, “reclutavamo Avengers. Io e Fury. Così conosco Ross. E’ sempre stato uno stronzo ma non così stronzo.”

“Voi pensate che sia tutto vero?” Chiede Wanda all’improvviso con una voce terrorizzata al punto che Jarvis le prende una mano e la stringe.

“E’ tutto vero.” Risponde Clint. “Mia moglie ha sentito al telegiornale di questi accordi di pace di Sokovia. Ovviamente non aveva idea che riguardassero noi. Me ne ha parlato come di una cosa positiva.”

“Che intendete fare? Firmerete?” Chiede Nat.

“Ovvio che no!” Esclama Steve.

“Non essere categorico.” Gli risponde Tony.

“Che significa?”

“Significa, Cap, che anche se Ross è uno stronzo non significa che gli accordi siano sbagliati.”

“Non dici sul serio.”

“Invece sì, Cap.”

“Proprio tu!”

“Sì, proprio io. Non credi che la colpa di quello che è accaduto a Sokovia sia anche nostra?”

“Nostra? Nostra! Ho provato in tutti i modi a dirti che Ultron era un errore,” poi guarda Visione e aggiunge, “con tutto il rispetto. Ora vorresti dirmi che staresti agli ordini di un tipo simile?”

“Tu non capisci.” Insiste Tony.

“Forse quello che il signor Stark intende dire,” sottolinea Visione, “è che abbiamo perso il punto di vista delle persone comuni.” Tony indica Jarvis.

“Vedi? Lui si che mi capisce.”

“Un momento!” Esclama Thor. “Dimenticate che senza di noi, nessuno avrebbe potuto fermare Ultron a Sokovia, né Malekith a Washington o Loki a New York.” Tony prende una mela dal cesto della frutta, la lancia in aria e l’afferra al volo.

“Dimmi, Thor, se non avessi bisticciato con tuo fratello per il trono di Asgard, lui avrebbe attaccato la Terra? Se non ti fossi innamorato di Jane, saresti tornato sul nostro pianeta portandoti dietro Malekith?”

“Cosa stai insinuando?” Ringhia il dio del tuono.

“Che forse noi non siamo lo scudo,” afferma Tony guardando Steve, “ma il parafulmine. Prendete la nostra Karen. Era una dottoressa brillante e affermata prima di incrociare la nostra strada. Ora é una metaumana che attrae inevitabilmente guai. Di chi é la colpa? Forse ci meritiamo un supervisore.”

“C’è lo abbiamo già!” Esclama Clint.

“No. Fury non é oggettivo. E soprattutto non risponde a nessuno.” Replica Stark e Steve si sente costretto a mettere un punto alla discussione.

“Credo di aver detto chiaramente come la penso. Ognuno é libero di valutare l’offerta come ritiene opportuno, tanto tra una settimana saremo tutti chiamati a decidere.”

“Non aspettatevi che io vi segua in questo.” Chiarisce subito a Thor. “Karen, dov’é mio fratello? A questo punto dobbiamo decidere cosa fare.” Karen annuisce.

“Nella mia stanza. Andiamoci subito.”

Non fanno in tempo a raggiungere la porta che il rumore di un’esplosione li blocca tutti sul posto.

 

Quando Loki entra nel laboratorio di Banner, l’uomo é chino su alcune provette.

“A cosa lavori?” Chiede il dio più per annunciare la sua presenza che per vera e propria curiosità.

“Loki!”

“Ti ho spaventato?”

“No. Che ci fai nel mio laboratorio?”

“Volevo scusarmi per ieri sera,”dice avanzando lentamente e curiosando tra le scartoffie di Bruce, “e parlarti di una cosa.” Banner lo oltrepassa di corsa.

“Vado di fretta. C’é una riunione al quinto piano. Ne parleremo un’altra volta. Per quanto riguarda ieri sera, ammetto che le teorie sulla distorsione spazio temporale non sono esattamente l’argomento su cui fare due chiacchiere ad una festa.” Loki lo prende per un braccio e lo trattiene.

“Non mi piace essere ignorato,” insiste il dio, “soprattutto quando ho cose importanti da dire.” Bruce si rabbuia.

“Il contatto fisico non necessario mi innervosisce. Preferisci essere ignorato o avere le attenzioni di Hulk?” Loki lo lascia andare e solleva le mani in segno di resa.

“Non salire al quinto piano. Ci troverai una vecchia conoscenza che troverai più irritante di me.” Bruce si ferma e lo guarda con un’espressione interrogativa.

“Non capisco.”

“Il generale Ross é di sopra.” A quella rivelazione, Bruce reagisce muovendo un passo indietro. “Appunto. Non vuoi vederlo davvero, ma lui vuole vedere te. Per la precisione vuole che firmi un trattato in cui riconosci di rappresentare una minaccia per gli esseri umani e rimetti l’uso delle tue capacità alla discrezione delle nazioni unite. Anche questo non lo vuoi davvero.” Bruce si sfila gli occhiali e si lascia ricadere sullo sgabello.

“E tu perché sei qui?” Loki allarga le braccia come se si aspettasse un abbraccio.

“Perché sei mio amico e giungo in tuo aiuto come tu hai fatto con me. Sono re di Jotunheim e so come onorare i miei debiti.”

“Non sei in debito con me.” Loki abbassa le braccia.

“Ho capito. Non mi seguirai come si segue un faro nella nebbia.”

“Seguirti? Come?”

“Non come. Dove.”

“Vuoi dirmi che sei qui per portarmi via dalla base?”

“Dalla base, dalla città, dallo stato, dal pianeta. Non si é mai troppo prudenti.”

“Mi porteresti via per non farmi firmare il trattato?”

“Firmeresti il trattato?” Chiede Loki facendosi serio.

“Io sono pericoloso.”

“Concordo.”

“Quindi rimettere l’uso delle mie capacità alla discrezionalità di qualcun altro potrebbe non essere un errore.”

“Rimettilo alla mia discrezionalità allora!”

“Loki.”

“Quella del generale Ross non é migliore della mia.”

“Semmai é peggiore.”

“Allora?”

“Allora cosa? Vuoi portarmi su Asgard?”

“Mi confondi con mio fratello.” Bruce sgrana gli occhi.

“Vuoi portarmi su Jotunheim?” Loki gli punta un dito contro.

“Non dovresti giudicare dall’aspetto. Non tu.” Bruce indossa un sorriso stanco e si strofina gli occhi.

“Non posso lasciare il pianeta perché le nazioni unite considerano Hulk pericoloso. O accetto di subire il controllo dell’ONU oppure dimostro di non essere un pericolo.”

“Non puoi dimostrarlo. Tu sei pericoloso. Non puoi neppure firmare, temo.” Dice il dio avvicinandosi a lui. “Se lo fai, anche gli altri dovranno farlo.”

“Anche Karen dovrà farlo.”

“Karen non potrà mai. Pochi esseri nell’universo possono controllare le gemme, non Ross, di certo.”

“Quindi sono sempre io che aiuto te e non viceversa.” Loki scuote le spalle.

“Vedila come vuoi ma senza il mio aiuto, verrai rinchiuso. Faranno esperimenti su di te e magari creeranno un nuovo Ultron. Verde, brutto e arrabbiato.” Bruce lascia andare un sospiro lunghissimo e si alza.

“Come faremo a raggiungere Jotunheim?”

“Con la mia magia e il Tesseract.”

“Scherzi?” Esclama Banner. “Fury ci ucciderà!” Loki si avvicina al volto dell’altro e gli sussurra in un orecchio.

“Non giurarci.” Dice mostrandogli un distintivo che dice ‘Agents of Shield’.” Bruce lo guarda pieno di dubbi. “Al momento non esiste un tesserino per gli Avengers. Ci sta lavorando. Ora andiamo.” Conclude facendogli l’occhiolino. Gli abiti di Bruce e quelli di Loki cambiano aspetto. “Stammi dietro agente Banner.” Bruce lo segue sospirando e scuotendo la testa.

“Si mette male.”

I due percorrono il corridoio dei laboratori fino all’ascensore senza incontrare nessuno. Scendono al primo piano interrato dove è custodita la gemma dello spazio. Quando l’ascensore si apre, la situazione è completamente diversa. Molti agenti vanno avanti ed indietro affaccendati nelle loro mansioni. Loki indossa un paio di occhiali scuri che sfila non appena arrivano alla porta del deposito armamenti. Mostra il distintivo alla porta e si rivolge alla guardia con sicurezza.

“Dobbiamo accedere ai documenti del file su New York.” Si muove con tanta disinvoltura che la guardia gli apre la porta senza eccepire nulla né tantomeno riconoscere in lui il responsabile della creazione di quel file.

Una volta dentro, Loki spinge Bruce a cercare la ventiquattr’ore che contiene il Tesseract.

“Non penserai che lo tengano qui!” Protesta Bruce.

“Lo so per certo. Avanti, cerca!”

Banner controlla ogni valigetta più o meno nascosta sugli scaffali fino a quando non indica quella che sembra una cassaforte.

“Solo Fury conosce la combinazione.”

“Con l’aether potrei aprirla in pochi secondi.” Commenta Loki. Bruce lo guarda meravigliato.

“Puoi usare il potere di Karen anche se lei non c’è?”

“E’ una lunga storia.”

“Avrai tempo per raccontarmela su Jotunheim.”

“Preoccupiamoci di arrivarci prima.”

“Come apriamo la cassaforte?” Loki guarda Banner con un’espressione disgustata.

“Credi anche tu che sia un ciarlatano?” Il dio assume le sembianze di Fury e le usa per sbloccare il dispositivo attivato dal controllo delle impronte e della retina.

“Non ci sarei mai arrivato.”

“Per questo tu sei un mortale e io un dio.” Fa Loki tornando al suo aspetto. 

La valigetta contenente il Tesseract fa bella mostra di sé sul primo ripiano della cassaforte. Non appena però Banner la tira fuori, una voce fin troppo familiare li raggiunge.

“Non penserete davvero di farla franca!”

Loki e Banner si voltano e si ritrovano di fronte Stephen Strange.

“A proposito di ciarlatani!” Esclama Loki.

“Lo sapevo che sarebbe bastato tenerti d’occhio per vederti miseramente tradire tutta la fiducia che Karen e il resto di noi hanno riposto in te.” Loki sorride.

“Per fortuna ci sei tu a proteggere tutta questa fiducia.”

“Banner, metti a posto la valigetta.” Ordina Strange.

“Banner, portala via.” Ordina Loki. Bruce alza gli occhi al cielo.

“Loki, sta zitto. Strange, per favore, per quanto possa sembrare strano, devi fidarti di me.”

“Non sono diventato quello che sono perché mi fido. Esattamente il contrario.”

“E’ inutile che parli con lui. Prendi la valigetta.” Ripete Loki. Strange solleva una mano e la muove in modo circolare. Un fascio di luce si espande prima piano, poi velocemente.

“Se ti ha condizionato, come ha fatto con Karen, c’è rimedio ma devi ascoltare me,” fa Strange, “lascia andare la valigetta.” 

“Mi dispiace, Strange, non è nostra intenzione portare via il Tesseract ma dobbiamo usarlo un’ultima volta.” Banner afferra il manico della ventiquattro ore e la tira verso di sé.

Stephen lancia un cerchio di luce contro Bruce ma Loki lo blocca con un’enorme lastra di ghiaccio che separa lui e Banner dal suo avversario.

“Usciamo da qui.” Dice Loki ma una fortissima esplosione distrugge la parete gelata. Loki non fa in tempo a guardarsi intorno che l’ambiente in cui si trovano è cambiato.

Invece di essere nel seminterrato, lui, Strange e Banner sono sul tetto dell’edificio.

  
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