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Questa storia partecipa alla challenge "Thing you said" indetta da Juriaka sul formu di EFP

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Parole sussurate al tramonto

Kōtarō si cruccia leggermente mentre dorme. Keiji potrebbe tratteggiare a occhi chiusi quella delicata increspatura sulla fronte spaziosa dell'ace e la morbida linea delle folte sopracciglia lievemente contratta. Vorrebbe ripercorrerla col dito, saggiare la cedevolezza della sua pelle chiara che sa di salsedine e agrumi, imprimersela fin nelle ossa e trattenerla dentro di sé.

Osserva – come un instancabile navigatore alla ricerca di Orione¹ – ogni sfumatura del bel volto di Bokuto. Le labbra dischiuse, le ciglia scure e fitte, le palpebre pallide e tremule come velina dietro cui riposano un paio d'occhi dal colore ipnotico, bruciante e vivo e per cui Keiji sa che potrebbe fare qualsiasi cosa pur di non vederli adombrati, privi di quell'amorevole lucentezza.

«Bokuto-san?». Il suo è un sussurro fragile, spaventato da quella consapevolezza che quasi brucia l'alzatore e si irradia fino alla punta delle eleganti dita, che pizzicano mentre sfiorano colme di dolcezza la chioma sale e pepe, illuminata fiocamente dalla luce del tramonto che filtra maliziosa dai balconi.

L'ace non risponde, il suo fiato caldo accarezza Keiji e lui sorride di riflesso, un sorriso delicato come la luna, limpido come una fonte d'acqua, una dolce piega che le sue labbra assumono solo quando lo sguardo di Bokuto si incastona al suo.

«Mi prenderò cura di te–»

Mormora, la sicurezza che prende forma fra le pieghe tremanti della sua voce.

«Lo farai per sempre, Akaashi?»

L'iride dorata di Kōtarō lo fissa improvvisamente vigile, mentre la sua mano afferra dolcemente le sue dita – ancora immerse nella morbidezza della sua chioma – portandosele alle labbra sottili e smaliziate.

Akaashi avvampa e ritira la mano, ma il pallavolista lo sovrasta con agilità, puntellandosi con le braccia ai lati del suo capo. Lo guarda, e nel suo sguardo il minore scorge quella genuinità – a tratti quasi infantile –, quella voracità e quella scheggia di pura apprensione che a volte lo divora all'improvviso, ma così sua.

Bokuto è travolgente – Keiji non trova vocabolo più adatto –, va oltre il fisico, è qualcosa che gli entra dentro fino a farlo sentire creta fra le sue dita agili, forti e callose.

«Io lo farò Akaashi. E tu? Tu lo farai?», inclina il capo, come un bambino curioso, e le sue labbra si aprono in un sorriso vistoso, enorme e tinto di un'amorevole luminosità dedicata solo a lui.

Keiji socchiude gli occhi di giada per l'imbarazzo e l'emozione che si cristallizza in lucide lacrime impigliate fra le lunghe ciglia corvine, la voce – questa volta – trema troppo per uscire, perciò si limita ad annuire sicuro e... felice.