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Autore: _miichelaaa    27/08/2020    1 recensioni
-Dov’è che dobbiamo andare?- Emma lanciò un’occhiata fugace al navigatore del cellulare traballante per le buche dell’asfalto.
-Atlanta-
-E quanto ci vuole?- Altra occhiata.
-Circa venti ore se non ci fermiamo-
-Il tempo necessario per iniziare a soffrire di claustrofobia in questo aggeggio infernale color canarino-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma aprì gli occhi ma la luce del sole fu così accecante che li richiuse subito e si girò dall’altra parte. Si prese qualche minuto per provare a riaddormentarsi, le faceva male la testa e aveva bisogno di dormire un altro po’, poi si ricordò degli avvenimenti della sera prima e aprì di nuovo gli occhi. Vide Regina, o meglio, la sua schiena nuda e i suoi capelli scuri. Era sdraiata a pancia in giù con il viso rivolto verso la porta della stanza e con le braccia teneva stretto il cuscino sotto la testa. Sorrise. Se non fosse stata nuda e se non ci fosse stata la figura del sindaco al suo fianco, anch’essa nuda, avrebbe stentato a credere a ciò che era successo. Eppure tutto era vero. L’aveva baciata, l’aveva accarezzata e toccata, aveva potuto sentire il suo corpo contro il proprio, l’aveva sentita sospirare e gemere ed era stato tutto mille volte meglio di come se l’era sempre immaginato. Perché sì, era capitato che qualche volta Emma se lo immaginasse, come durante le riunioni municipali quando si annoiava, si accorgeva di quanto fosse sexy Regina e allora la sua mente iniziava a vagare; ma nulla sarebbe mai stato paragonabile alla scorsa notte. Quando anche il sindaco iniziò a muoversi, giusto un minuto più tardi, un lieve accenno di panico l’avvolse. Si chiese se sarebbe stato come le altre mattine, se Regina si sarebbe svegliata incazzata, o se si sarebbe pentita di aver fatto sesso con lei. In fondo erano ubriache, l’aveva ammesso lei stessa prima che andassero a letto, e sarebbe stato del tutto prevedibile che ora si fosse svegliata rendendosi conto di aver fatto una gran cazzata. La testa della bruna si mosse ed Emma chiuse gli occhi di scatto fingendo di dormire. Attese qualche secondo, aspettandosi di sentire il materasso affossarsi e tornare normale, segno che Regina si fosse seduta e poi alzata, o comunque di sentire la sua voce; ciò che sentì, invece, fu la sua stretta attorno al braccio e il profumo dei suoi capelli sotto il proprio naso. Forse non se n’era pentita. Aprì piano gli occhi e si accorse che, nonostante la notte passata, sentirla tanto vicina le faceva ancora mancare il respiro.

-Buongiorno sindaco- Regina tenne gli occhi chiusi e avvicinò il volto all’incavo del collo della bionda

-Buongiorno sceriffo- La mano di Emma scese fino alla sua schiena nuda e iniziò a farle i grattini. Rimasero in quella posizione per qualche minuto quando Regina si volse e, tenendosi il lenzuolo all’altezza del petto, cercò le proprie pantofole. Emma storse il naso

-Che fai?-

-Mi alzo, cosa che dovresti fare anche tu se vuoi tornare a Storybrooke- la bionda si alzò, tenendosi con il gomito piantato sul cuscino

-Se ti dicessi che non ci voglio tornare a Storybrooke?- Regina continuò a darle la schiena ma volse la testa per guardarla negli occhi. Neanche lei voleva tornarci a Storybrooke. Se fosse stato per lei sarebbe rimasta lì, in quel letto, con Emma Swan, per chissà ancora quanto tempo, senza dover affrontare le ripercussioni che quella notte avrebbe scatenato; ma non era da lei scappare dai problemi. 

-Insomma, cinque giorni per una vacanza sono un po’ pochi, non trovi?- continuò Emma.

-Vuoi rifarlo? Come dici tu… senza Storybrooke da salvare ecc? Solo noi due- C’era una scintilla negli occhi di Regina, qualcosa che la bionda trovò estremamente sexy. Scese con gli occhi fino a trovare il lenzuolo a privarla di quella meravigliosa vista. Allungò la mano e ne afferrò un’estremità.

-Perché ti copri?- Regina afferrò l’altra estremità e sfilò il lenzuolo dalla presa di Emma alzando un sopracciglio

-Perché so bene che sarebbe una distrazione per te- Detto ciò, finì di avvolgersi il lenzuolo attorno al corpo e si alzò dal letto. Emma si morse il labbro e la osservò chinarsi sulla propria valigia per afferrare dei vestiti.

-Preparati Emma, voglio fare colazione prima di ripartire- disse la bruna ad alta voce e, chiusasi la porta del bagno alle spalle, Emma si ributtò a capofitto sul letto. 

 

***

 

Dopo aver fatto un’ abbondante colazione si rimisero in viaggio. Partirono che era ormai quasi ora di pranzo ma non si fermarono di nuovo per mangiare. L’aria che si respirava in quel maggiolino era completamente diversa da qualche giorno prima, quando avevano iniziato quel viaggio. Ora Regina teneva il finestrino semi aperto e guardava il paesaggio più rilassata mentre Emma teneva la radio ad alto volume e ogni tanto canticchiava qualche verso. C’erano tante cose di cui avrebbero dovuto parlare, ne erano entrambe consapevoli, ma preferirono rimanere in silenzio. Quella sensazione era troppo piacevole, e tutte e due erano troppo spaventate dalle conseguenze che un chiarimento avrebbe potuto trascinare, per rompere quell’armonia. Emma, semplicemente, ignorava del tutto la questione; Regina, invece, continuava a ripetersi che fosse meglio rimandare. Ciò, quindi, permise che in quel maggiolino continuasse ad alleggiare un clima sereno e di questo se ne accorsero anche Snow, David ed Henry, quando le chiamarono per degli aggiornamenti. 

Emma disse loro che tutto era filato liscio e che stavano già tornando a casa e Mary Margaret insistette affinché restassero ad Atlanta qualche giorno in più. La situazione non è delle più piacevoli, disse, ma possiamo resistere, in fondo sono morte solo due persone. David la interruppe ed Emma, seppur non capendo il perché di quelle parole, rise guardando Regina. La bruna le sorrise di rimando e allora Snow si calmò e ammise che comunque gli mancavano; poi Henry chiese loro

-Com’è Atlanta?- ed Emma gli rispose

-Molto carina, anche se in realtà non l’abbiamo visitata tanto. Eravamo più concentrate sul cercare lo stregone- e il ragazzo allora sospirò

-Uffa, anch’io voglio uscire da Storybrooke per una volta. Perché non facciamo una vacanza di famiglia?- La bionda esitò, lanciò uno sguardo a Regina come per valutare cosa dire ma la vide rossa dall’imbarazzo così rispose

-Magari un giorno ragazzino- e, nel dirlo, la sua mano si mosse fino a posarsi sulla coscia della bruna e accarezzarla piano; si sforzò di trattenere un sorriso quando la bruna, tesa, scacciò la sua mano accavallando le gambe. Continuarono a parlare per un’altra decina di minuti poi si salutarono e lo sceriffo ricominciò a concentrarsi sulla strada. Qualche minuto più tardi, quando vide che Regina aveva abbassato la gamba, riposò la mano sulla sua coscia. Il sindaco la guardò

-Non riesci a proprio a tenere le mani a posto, eh?- La bionda accennò un ghigno e strinse leggermente di più la sua presa, pur continuando a tenere gli occhi sull’autostrada

-Perché, ti dà fastidio?- Regina roteò gli occhi e riprese a osservare i campi verdi fuori dal finestrino. No, non le dava per niente fastidio; anzi, una parte di lei voleva addirittura che quella mano salisse ed Emma evidentemente interpretò quel silenzio nel modo giusto quando fece salire la propria mano di qualche centimetro. Ma, nonostante il battito accelerato, Regina l’ammonì

-Swan- e la bionda si sbrigò a tornare indietro senza, però, azzardarsi ad allontanare del tutto la mano. Invece, le chiese

-Ti è piaciuto ieri?- Regina alzò un sopracciglio 

-Non è stato male- Emma corrucciò lo sguardo mentre un mix di ansia e agitazione iniziava a farsi strada dentro di lei balbettando

-Era la prima volta che lo facevo con… una donna-  e la bruna accennò un piccolo sorriso

-Lo so, scherzavo. È stato fantastico. Spero che anche per te sia stato lo stesso- così Emma annuì con forza, più rilassata 

-Sì, è stato fantastico e tu sei perfetta- Regina prese un gran respiro

-Lo so- 

 

***

 

Emma si fermò davanti allo stesso motel di alcuni giorni prima, l’unico che riuscì a trovare nel raggio di chilometri. Dopo aver aiutato la bruna a sfilare via la valigia dal bagagliaio, prese la propria e seguì il sindaco verso l’entrata. Dietro al bancone si trovava la stessa donna della prima sera che, con lo stesso sorriso, diede loro le spalle e, valutando quali chiavi prendere, mormorò

-Due stanze, se non ricordo male- ma quando la sua mano era già alzata, pronta ad afferrarne una, la voce di Regina s’intromise

-Va bene anche una sola- L’anziana signora esitò poi ne prese un’altra e si voltò verso le due donne.

-Perfetto- 

Quando tutte e due entrarono nella stanza con il letto matrimoniale Regina seguì con lo sguardo tutto il perimetro della camera

-Leggermente meglio di quello schifo dell’ultima volta- 

-Sei contenta?- le chiese Emma dall’altra parte della stanza, mentre apriva la propria valigia e cercava qualcosa al suo interno. La bruna incrociò le braccia al petto

-Ora non esageriamo- Lo sceriffo si alzò, scuotendo la testa e sorridendo a Regina per poi raggiungerla.

-Tanto restiamo solo una notte. Domani torniamo a casa- Regina però non ricambiò quel sorriso.

-Sì- si strinse più forte le braccia al petto e si ripetè nella mente le parole della bionda. Sarebbero tornate a Storybrooke, sì, ma in due case diverse. Lei a casa con suo figlio ed Emma con Killian. Si chiese se le parole della scorsa sera fossero sincere o solo dettate dall’alcol. In quel momento, quando la bionda le aveva detto che avrebbe lasciato il pirata, lei ci aveva creduto, senza alcun dubbio, o comunque una grande parte di lei aveva voluto crederci. Ora non ne era più tanto sicura. Era possibile che non lo pensasse sul serio o che giunte a Storybrooke si rendesse conto di non volere che le cose andassero in quel modo. Stare a così tanti chilometri di distanza, da sole per giorni, aveva fatto in modo che si creasse una realtà che non avrebbe mai rispecchiato quella di Storybrooke. E Regina ne era consapevole, che in quel momento era tutto troppo perfetto e che tornate a casa si sarebbe interrotto tutto. Così rimandò ancora.

-Sì, hai ragione- e forzò un sorriso. 

 

***

 

A cena furono più fortunate dell’altra volta. Prima di arrivare al motel si erano prese la briga di fermarsi a comprare due panini che ebbero la sorpresa di rivelarsi molto più buoni dei precedenti. Così, dopo essersi fatte tutte e due una doccia ed essersi messe un pigiama, Emma una vecchia maglia larga con dei pantaloncini da ginnastica e Regina una vestaglia da notte in seta, mangiarono i panini sul letto, attente a non far cadere briciole. Il sindaco parlò un po’ di tutto il lavoro arretrato degli ultimi giorni che avrebbe dovuto recuperare e ammonì lo sceriffo sul fatto che avrebbe dovuto fare la stessa cosa anche lei. Era tutto diverso, non era come tornare a Storybrooke da una vacanza, come piaceva pensare ad Emma, ma tornavano per sistemare una situazione di crisi e Regina non avrebbe permesso che passasse il tempo a giocare freccette e dormire. La bionda annuì tutto il tempo ma non parlò molto, aveva altri pensieri per la testa e di questo se ne accorse anche Regina che, quando arrivò il momento di andare a dormire, si chiese se la scelta di un solo letto fosse stata la migliore. Avevano già dormito insieme, certo, ma accidentalmente; ed Emma quella sera sembrava molto sulle sue, forse avrebbe preferito stare da sola. Alzò il lenzuolo e si infilò sotto le coperte, dal lato opposto a quello della bionda. Guardò Emma fare lo stesso. Una parte di lei avrebbe voluto avvicinarsi, lasciarle un bacio a stampo e addormentarsi tra le sue braccia; un’altra, però, continuava a trattenerla, sarebbe stata Emma ad avvicinarsi se avesse voluto. Ma la bionda non lo fece. Infilatasi anche lei sotto le coperte mormorò

-Buonanotte Regina- e spense la luce. E forse fu un bene che non si degnò neanche di guardarla in faccia perché, nonostante gli sforzi, la bruna questa volta non riuscì a nascondere la delusione nei suoi occhi. Quella mattina andava tutto bene. Ora, invece, Emma sembrava comportarsi come se si conoscessero a malapena, come se si fosse pentita di tutto e cercasse di mettere le distanze. 

-Notte- Anche Regina si sdraiò, dandole le spalle, e strinse forte il cuscino sotto la testa. Sentiva il cuore batterle forte e non riuscì a dormire. Il battito si calmò solo quando, dopo una decina di minuti o qualcosa di più, due braccia familiari l’avvolsero da dietro ed Emma le lasciò un bacio alla base del collo. Allora Regina afferrò un braccio della bionda, l’avvicinò ancora di più a sé e si addormentò.

   
 
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