Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Bellamy    30/08/2020    0 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’era caldo. Molto caldo. La temperatura era torrida, asfissiante e non permetteva ai polmoni di funzionare adeguatamente. Facevano male, li sentivo premere sulla gabbia toracica. Annaspavo aria fresca invano mentre volate di sabbia rovente schiaffeggiavano il mio viso. Granelli caldi e salati toccarono le mie labbra.
Arrivammo in Italia, a Roma, alle nove del mattino del giorno successivo. Come immaginavo, non ci dirigemmo verso Volterra. Non abbandonammo nemmeno l’aeroporto.
Andrew, incappucciato e con indosso dei guanti scuri, mi trascinò fuori dal jet e mi condusse in un altro pronto a partire. Anche lì, non c’era nessuna assistente di volo ad aspettarci, solo altri due piloti che ci informarono che l’aereo sarebbe partito fra mezz’ora.
Per tutta la durata del nuovo tragitto Andrew non proferì parola. Una espressione concentrata non l’abbandonò neanche un attimo, come se fosse stata incavata sulla pietra che era il suo volto.
Provai a parlargli, a domandargli dove fossimo diretti, ma non degnò di voltarsi e rispondermi. Fissò dritto davanti a sé per tutto il tempo.
Solo due volte dimostrò di essere ancora presente a sé stesso, quando si nutrì del mio sangue. Mi morse sul collo e sul polso, annullando ogni mia volontà con il suo potere. Sfiancata e spossata dall’eccessiva perdita di sangue, dormii per quasi tutto il viaggio.
Non sapevo dove mi trovavo. Quando l’aereo atterrò, ero ancora molto debole e non riuscii a capire quale fosse la nostra destinazione finale. Andrew non mi diede opportunità di capire: fu lui stesso ad aprire il portellone dell’aereo con una fretta che faceva bollire le vene, incurante delle proteste dei piloti.
Prima che potessi guardarmi intorno e capire dove mi trovassi, Andrew mi prese in braccio ed io mi agganciai alle sue spalle. Venni accecata dalla luce del sole che, prepotente, inondava tutta la mia visuale di lampi bianchi.
“Chiudi gli occhi.” Mi ordinò. Serrai le palpebre e dalla pista degli aerei partimmo. Andrew corse velocissimo. Avendo gli occhi chiusi, cercai di captare più suoni e conversazioni possibili per poter comprendere dove ci trovavamo e dove eravamo diretti.
Riuscii a sentire dei dialoghi tenuti in Indiano. Erano tante voci concitate che si coprivano a vicenda. Inoltre colsi pure delle conversazioni in Arabo, forse? Ma mi sembrava più una sorta di dialetto.
Comunque, non sentii nessuna conversazione in Inglese o in qualsiasi altra lingua di mia conoscenza. Ad un tratto del nostro cammino, le uniche cose che riuscivo a sentire erano i passi veloci di Andrew e il suono del vento in contrasto con il silenzio più puro.
Andrew non mi aveva permesso di guardare ma ancora potevo utilizzare il mio dono. Allungai una mano verso la guancia del vampiro.
“Dove stiamo andando?” Gli domandai. Mi rispose scuotendo il viso, cacciando via la mia mano.  
Dal suono dei passi di Andrew capii che non stava camminando su una superficie solida, il suono che proveniva dai suoi anfibi era troppo sordo. Continuai ad avere le palpebre chiuse, impossibilitata ad aprirle.
Non le sentivo incollate o altro, le sentivo semplicemente chiuse. Cercai di aguzzare meglio il mio udito e non riuscii a sentire nulla se non il silenzio più desolante e il frusciare del vento.
Andrew si fermò e mi fece scendere dalla sua schiena. Mi permise di aprire gli occhi dopo un tempo che mi parve infinito. Battei le palpebre più volte cercando di adattarmi alle luci forti che entravano prepotenti nel mio capo visivo: giallo, arancione, bianco e blu.
Mi guardai intorno: eravamo nel deserto. Sotto ai miei piedi c’era della sabbia, ovviamente. Sopra, il sole ci intrappolava in qualsiasi direzione. Attorno a noi non c’era nulla di utile all’uomo per poter sopravvivere.
Solo una grande distesa di sabbia, vaste dune e colline dove il cielo si confondeva con le miriadi di granelli color beige scuro.
Si sarebbe tenuta qui la battaglia? In mezzo al nulla? Di certo era il posto migliore.
Istintivamente cercai il mio cellulare nelle tasche posteriori dei miei jeans ma non lo trovai. La mia famiglia non mi avrebbe mai potuto trovare e io non avevo la più pallida idea di dove fossi, esattamente, nel mondo.
Andrew mi guardò e sbuffò: “Non ti servirà.” Disse arrogante. Una sua mano strinse il mio braccio e mi spintonò, spronandomi a camminare.
“Dove stiamo andando?” Gli domandai nuovamente. “Dove siamo?” Nella mia mente passarono tutti i deserti presenti sulla Terra. Potevamo essere ovunque.
“Stai zitta e cammina Ren.” Rispose Andrew a denti stretti. Era sempre molto concentrato. Guardava fissò davanti a sé, verso l’orizzonte. Davanti a noi non c’era nulla se non sabbia. Stavamo andando in una oasi?
Camminammo per vari minuti, forse una ventina. Mi domandai perché Andrew non si mise a correre, avremmo potuto raggiungere la meta prima, ma decisi che, infondo, non mi importava.
Non mi sentivo in me in quel momento. Mi sentivo risucchiata dagli ultimi eventi, come se avessi dormito per secoli e ora stavo rivivendo ogni singolo anno perso. Tutto in un solo minuto.
Mi guardavo attorno e avevo la sensazione di non guardare con i miei occhi ma con quelli di qualcun altro. Avevo, inoltre, una forte sensazione di déjà-vu.  
All’orizzonte cominciò ad apparire una macchia scura che esaltava dallo sfondo del deserto. Man mano che ci avvicinavamo, la macchia diventava un gruppo distinto di nove persone. Erano tutti incappucciati dalla testa ai piedi con un mantello nero pesante. Il cuore iniziò a battermi ancora più forte e trasalii.
Andrew sbuffò e scosse la testa. Non fece nessun ulteriore commento sulla mia reazione.  
Quando eravamo a due metri di distanza dal gruppo, Aro, Caius e Marcus, Alec e Jane, Felix, Demetri ed Edward si voltarono verso me ed Andrew.
Bella non c’era. Renata aveva preso il suo posto. Notai che Renata aveva il compito di proteggere Marcus e Caius. Bella era solo di Aro. Perché non c’era? Dov’era? La sua assenza era un brutto segno?
“Signori.” Salutò Andrew lasciandomi il braccio.
Aro avanzò verso di noi. Nonostante il suo viso fosse coperto più della metà dal cappuccio, il mento e la bocca irradiavano tanti diamanti al contatto col sole.
Guardò Andrew, i suoi occhi sprizzavano ammirazione, gratitudine e qualche forma perversa di amore.
“Te ne sono grato, mio diligente Andrew.” Disse guardandolo per qualche secondo. Infine si voltò verso di me e, vigoroso, mi abbracciò forte, prendendo alla sprovvista tutti.
Mi irrigidii e non ricambiai l’abbraccio. In quel momento avevo paura di Aro e di tutti gli altri Volturi presenti. I battiti del cuore aumentarono di una velocità mai raggiunta prima.
Sciolse l’abbraccio ma continuò a tenere le sue mani, strette come una morsa di ferro, sulle mie spalle.
Mi fece un sorriso, un sorriso rammaricato. “Renesmee…” iniziò contemplativo “sai, mi è dispiaciuto sapere che te ne volevi andare da Volterra. Potevi dirmelo. Avremmo risolto. Potevi chiedere direttamente a me, o ai miei fratelli, invece di rivolgerti a Bella.”
La sua voce era una minaccia caramellata di zucchero. Faceva venire i brividi.
Non gli risposi, continuai a sostenere il suo sguardo. I suoi occhi erano due pozzi profondi di cattiveria. All’apparenza sembrava gentile ma sapevo che, in realtà, non era così.
“Allora?” Mi esortò. Continuai a non rispondergli. Sigillai le mie labbra. La sua era tutta una messa in scena e io non volevo farne ulteriormente parte. Dovevo combattere? Va bene! Ma ero stanca di quello spettacolo.
Aro sorrise e velocemente strinse una mia mano. Chiuse gli occhi mentre leggeva le ultime settimane della mia vita. Cercai di divincolarmi dalla sua stretta ma Demetri si materializzò dietro di me e mi tenne ferma al suo petto.
Cercai nuovamente Bella dietro le spalle di Aro ma non c’era. Non era lì. Andrew aveva detto che si era scontrata con Felix e Demetri. Stava bene?
Era viva?
Cercai gli occhi di Edward e i suoi mi trovarono in fretta.
Sembrava combattuto. La sua postura era ben diversa dagli altri.
Tutto il suo corpo era in tensione. La sua ansia era palpabile. Edward tentava di mascherare il nervosismo con scarso successo. Le sue mascelle erano contratte, i suoi occhi scuri saettavano tra me ed Aro, le sue mani erano strette in pugno e la bocca semi aperta come pronto ad urlare.
In quel momento non era più l’Edward sicuro di sé ed arrogante che mostrò essere per tutta la mia permanenza a Volterra. Era sofferente.  
Aro aprì gli occhi di colpo ma, comunque, tenne ancora la mia mano tra le sue. Fece un sorriso bonario.
“Sei così coraggiosa Renesmee.” Iniziò. “Molto coraggiosa. Affidarsi totalmente alle mani di uno sconosciuto... accettare qualsiasi destino.”
Lo guardai dritto negli occhi e serrai le mascelle. Avrei tanto voluto avventarmi contro di lui e staccargli il collo a morsi. Continuai a non sostenere quella conversazione.
Tenendo ancora le mie mani, Aro lesse i miei ultimi pensieri e le mie intenzioni. Mi sorrise e continuò a parlare: “Hai paura di morire, hai paura per Bella. Sta benone, ti assicuro.”
“Hai paura per Carlisle… per la tua famiglia. Hai chiesto loro di non seguirti. Che cara.” Terminò, c’era del sarcasmo nella sua voce.
Strinsi i denti e dal profondo dei miei polmoni crebbe un ringhio. Cercai di divincolarmi dalla stretta di Demetri per scattare contro Aro ma il vampiro capì le mie intenzioni e mi tenne ancora più stretta. Felix venne in suo aiuto.
“Non avvicinatevi a loro! Non vi hanno fatto nulla! Me ne sono andata io!” Urlai. Non fate del male a Bella. Non era solo una minaccia rivolta ad Aro ma a tutti. Dietro di lui, Caius stava pregustando la scena.
Aro avvicinò il mio viso al suo. Solo pochi centimetri ci dividevano. Continuai a fissarlo negli occhi e mi sentii sprofondare in un vortice infinito. Il cuore batteva così forte che lo sentivo salire su tutta la gola fino alla bocca.
Si mise a ridere e il suo alito freddo colpì tutto il mio volto. “No, non faremo del male alla tua famiglia Renesmee. D’altronde è sempre stato Carlisle a mettere in gioco la nostra pazienza.”
Cercai di muovermi in risposta e un altro ringhio uscì dalla mia bocca. Era difficile muoversi, riuscivo solo a strattonarmi tra le mani di marmo e acciaio di Felix e Demetri.
“Cosa intendi?!” Domandai. Carlisle non aveva fatto mai niente di male, tantomeno ai Volturi.
Il sorriso e l’ilarità sparirono dal volto di Aro. Il vampiro tornò serio, grigio, le labbra strette.
“Jane.” Chiamò.
Un pugno in viso, un calcio nello stomaco e negli stinchi, un colpo al collo e nelle orecchie.
Peggio ancora: pelle strappata, polmoni in fiamme, scariche elettriche nel cervello e negli occhi.
All’improvviso provai tutti quei dolori contemporaneamente ma nessuno mi aveva toccata. Non mi resi conto che mi trovavo ora a terra, a divincolarmi sulla sabbia e a urlare, e non più stretta tra Felix e Demetri. Perché riuscivo solo ad urlare, non riuscivo a dare un senso e a mettere a parole quello che stavo provando in quel momento.
Chiunque altro avrebbe chiesto aiuto. Pure io ma sembrava una azione troppo difficile da fare in quel momento. Impensabile quasi.
Un dolore lancinante, straziante, indescrivibile. Assurdo. Sembrava impossibile provare una sofferenza tale.
Cercai di alzarmi ma quello che ottenevo era sprofondare nella sabbia mentre tante bocche mordevano inarrestabili la mia carne.
Sentivo Aro parlarmi ma le mie urla coprivano la sua voce.
“Carlisle non li avrà mai indietro!” Sentii ma non sapevo se avevo capito bene.
Riuscivo solo ad ascoltare le mie grida. Ero troppo concentrata ad urlare, unico modo per mandare via il dolore che tornava più forte di prima.
 “Non sarà mai più potente di me!” Continuò. Avrei voluto ribattere ma non potevo. Tante domande inondarono la mia mente mentre centinaia di frecce si conficcavano nel mio corpo. 
“Aro!” Sentii ammonire qualcuno ma non riuscii a capire chi. Ero sfinita. Il dolore non terminava. Era incessante. Avevo davvero paura di morire, morire prosciugata da me stessa e dalla mia sofferenza.  
Il male che stavo provando coinvolgeva ogni singola particella del mio corpo.
In fin dei conti, poteva un cuore umano reggere tutto ciò? Per quanto?
“Non sarai tu a portare via Edward e Bella da me. Loro sono miei!” Continuai a sentir dire da Aro ma il mio cervello si rifiutava di capire, di comprendere cosa intendesse. Volevo solo che la tortura terminasse in fretta. Urlai.
“Aro!” La seconda voce ripeté.
Le scariche elettriche e i morsi cessarono, così come i pugni nella stomaco e sul volto.
Le orecchie mi fischiavano. La bocca era così spalancata in cerca d’aria che mi facevano male le mandibole. I denti dolevano perché li avevo stretti troppo. Tutto il mio corpo pulsava in risposta a tutte le percosse ricevute. La testa girava fortissimo, vorticava, impedendomi di aprire gli occhi.
Sentii qualcuno avvicinarsi e, in seguito, la voce di Aro direttamente nel mio orecchio sinistro: “Se avessi avuto un dono davvero interessante, ti avrei preso con me Renesmee. Ma sei solo d’intralcio. Che peccato.”
“Ch-che” iniziai gemendo “che senso ha avuto, allora?”
Farmi fuori.
Lo sentii sorridere “Oh, il senso ce l’ha. Te lo garantisco Renesmee.” Fece una pausa. “Ma il significato di tutto questo deve essere compreso da qualcun altro, non da te.” Terminò.
“Basta” Iniziai a dire ansimando. “Basta con questi enigmi, Aro.”
Girai la testa verso di lui e il dolore fu lancinante. Cercai di aprire gli occhi ma le palpebre sembravano essere pesanti una tonnellata.
Sentii la mano di Aro accarezzarmi i capelli e un senso di nausea mi colpì. Volevo allontanarmi da quel gesto ma non ci riuscii: il mio corpo era incatenato alla sabbia.
“Enigmi, Renesmee? Hai ragione.” Disse con tono conciliante ma, allo stesso tempo, contemplativo. “Però io sto rispettando l’ordine che mi hanno dato.”
Non capii, ovviamente, quello che intendeva e lasciai perdere. Ero stanca ed esausta. Dopotutto, forse era meglio non sapere i dettagli. Volevo che tutto finisse.
Aro sembrò aver ascoltato i miei pensieri, si mise in posizione dritta e ordinò: “Andrew, portala al più presto dagli altri.”
“Sì, signore.”
Otto corpi vibrarono in aria e si allontanarono, confondendosi con l’orizzonte. Chiusi di nuovo gli occhi e grosse gocce sgorgarono da questi. Perché piangevo? Non c’era nessun ragionevole motivo per piangere, in quel momento. Il dolore era stato sostituito da un indolenzimento generale e non meritava, di certo, le mie lacrime.
Andrew si sedette di fianco a me, fissandomi. Non riuscii a leggere nessuna espressione nel suo volto. Mi guardava e basta, come se stesse valutando la situazione.
Perché era con me? Non lo volevo. La sua presenza mi disturbava adesso. Una piccola, illusa parte di me aveva sperato che Andrew prendesse le mie difese. Pura illusione.
“Riesci a camminare?” Mi domandò.
Lo guardai, scontrosa, per un attimo e mi alzai di scatto, non curandomi della protesta silenziosa della mia schiena.
Andrew mi imitò e si voltò verso la parte opposta di quella che aveva preso Aro e i suoi seguaci.
Si chinò di qualche centimetro e mi prese tra sue braccia.
“No!” Protestai dibattendomi contro il suo petto. Non fece resistenza e mi lasciò andare, senza dire nulla. Iniziammo a camminare. Arrivò il tramonto, presto sarebbe calata la notte.
“Probabilmente metterò in gioco la mia vita per un guerra della quale io non c’entro nulla.” Gli dissi. “Penso di poter camminare da sola, grazie.” Conclusi acida.
Andrew si avvicinò a me. Il suo braccio toccava il mio. “E’ il mio modo per dirti che mi dispiace.” Disse burbero, sottovoce.
Mi voltai verso di lui ma non si girò per guardarmi. Teneva gli occhi fissi sulla sabbia.
“Non ti deve dispiacere. Stai dalla sua parte.”
Non sarei mai riuscita a prendere per autentico il suo dispiacere. C’era qualcosa, in me, che mi diceva di essere diffidente nei confronti di Andrew. Dovevo ascoltarla?
Annuì. “Hai ragione. Io sto dalla sua parte.” La nostra conversazione si concluse.
Camminammo fino a quando il sole sparì del tutto e tante stelle luminose, insieme alla notte, presero il suo posto. Andrew strinse di nuovo un mio braccio per condurmi verso l’altra, ignota, destinazione.
In lontananza scorgevo del fuoco, un falò, nascosto da tanti corpi che lo circondavano da seduti. Un altro falò era acceso a pochi metri di distanza con altrettante persone.
Andrew si fermò frenando il mio passo.
“Mi dispiace veramente, Renesmee.”
Mi guardava negli occhi, sembrava sincero. Ricambiai il suo sguardo ma non gli risposi. Mi limitai ad annuire.
Lasciò andare la sua presa dal mio braccio e fece un passo indietro. “Vai.” Mi ordinò, facendo un cenno verso il gruppo di persone più vicino a noi. Notai che avevamo una serie di occhi puntati su di noi, curiosi.
Sfiorai una sua guancia fredda: “Ciao Andrew.” Mi appariva tanto un addio.
Lo era? Lo avrei rivisto? Quando sarebbe arrivato il fatidico giorno?
“Ren” Disse e sparì nella notte.
Feci un respiro profondo e mi voltai verso la piccola colonia. Più mi avvicinavo e più il mio udito scorgeva tanti cuori che battevano frenetici. Come il mio.
Mi arrestai. Tutto ora era più chiaro e nitido.
Mezzi vampiri, deserto, guerra.
Aro avevo creato un battaglione personale.
Come in trance, sgomenta più che altro, incapace di reagire alla mia ultima epifania, feci gli ultimi passi che mi allontanavano dal gruppo.
I battiti di trenta cuori rimbombavano nelle mie orecchie e trenta paia di occhi erano fissi su di me. Notai che c’erano le figlie di Liev, Anastasia e Tatiana.
In piedi, come qualcosa fuori luogo, dissi: “Buonasera ragazzi.”
Mi stesi sulla sabbia e misi le mie mani dietro la testa a mo’ di cuscino. Chiusi gli occhi mentre il freddo della sera mi abbracciava. Ero stanca, volevo dormire.
“Sei nuova. Come ti chiami?” Disse una voce maschile ma non aprii gli occhi per indagare il suo volto. “Non eri all’allenamento oggi né gli altri giorni.”
Sospirai: “Il mio nome è Renesmee.” Mi presentai. “Sono arrivata poco fa.” Gli risposi.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Bellamy