Libri > Twilight
Ricorda la storia  |       
Autore: barbyg90    17/08/2009    11 recensioni
La storia di Edward e Bella vista in maniera un po’ diversa... molto diversa! Incarnazioni e personificazioni sono il fulcro della storia... Bella non esiste ancora mentre Edward si ritrova a inseguire un'anima, l'anima che ha rapito il suo cuore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi con una nuova storia... vi avverto è stranissima!!! Ho deciso che la posterò una volta alla settimana (ogni lunedì) poi se va bene.. deciderò!!!

Buona lettura e grazie in anticipo a chi legge... non volevo postarla.. spero di aver fatto bene...

Barbara

 

 

Edward

La vita ti mette di fronte a scelte difficili. Quella che avevamo affrontato io e la mia famiglia era una delle scelte più complicate.

Il mio padre adottivo, Carlisle, ci aveva indirizzati verso una dieta diversa per la razza a cui appartenevamo.

Eravamo vampiri e ci definivamo “vegetariani” perché non ci nutrivamo di sangue umano bensì di quello animale.

<< Ciao mamma >> la salutai con un bacio dirigendomi verso l’uscita seguendo mio padre.

Esme era una donna dolcissima, migliore di qualsiasi altra umana.

Mio padre l’aveva salvata da morte certa trasformandola in vampira e da allora, da quando i loro occhi si erano incontrati, si erano innamorati. Avevano compreso che la loro esistenza non sarebbe mai stata completa senza la presenza dell’altro.

Come ogni giorno seguivo Carlisle in ospedale. Mi ero da poco laureato per la seconda volta in medicina e stavo facendo “pratica” seguendo i consigli di mio padre.

Essendo un vampiro, conoscevo la medicina meglio di qualsiasi specialista plurilaureato ma dimostrando perennemente diciassette anni, non lo davo a vedere.

<< Dottor Cullen, c’è un’emergenza! Una donna. Mi segua >> ci raggiunse ansante un’infermiera.

Dalla sua mente riuscii a scorgere l’immagine di una donna sui quarant’anni in fin di vita, il cui nome era Reneè.

Questo dono, il saper leggere nel pensiero, lo avevo ereditato dopo la mia trasformazione e Carlisle mi aveva spiegato che non tutti i vampiri avevano questa fortuna: era alquanto raro.

Corremmo a velocità umana verso il reparto maternità.

Avevo una strana sensazione ma non seppi spiegarmene il motivo.

*Edward tieniti pronto ad uscire dalla sala o a non respirare.* Mi avvertì mio padre col pensiero.

La donna poteva aver partorito da poco e avremmo potuto trovare del sangue.

Carlisle aveva un autocontrollo perfetto: aiutare le persone lo spingeva ad andare quasi contro la sua natura.

Fare il medico, per lui, era come sdebitarsi per la sua immortalità. Lo avevo letto dalla sua mente: pensava che aiutare gli umani fosse il suo scopo, non poteva a farne a meno.

Lo scenario che mi si parò davanti mi lasciò a bocca aperta.

Ero abituato a vedere cose che potevano fare impressione, ma questa volta fu diverso, mi trasmise una sensazione del tutto differente.

Una donna, la stessa donna che avevo visto dai pensieri dell’infermiera, urlava a squarciagola mentre due dottori cercavano di far nascere il suo bambino.

Dai pensieri dei medici capii immediatamente la situazione. La donna era in pericolo di vita e con lei anche suo figlio.

Subito mi arrivò alle narici l’inconfondibile odore del sangue. Avevo imparato a resistergli, ma questo era diverso, leggermente più attraente per il mio olfatto.

Come mi aveva suggerito mio padre, evitai di respirare e mi avvicinai alla donna seguendo Carlisle, che nel frattempo si era messo al lavoro.

Il mio compito era di assistere e di “imparare” nonostante non ne avessi realmente bisogno.

*Devo salvare almeno il suo bambino... che spreco, è così giovane..*

I pensieri di mio padre erano tutti concentrati sulla donna. Sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta, ma si stava concentrando al massimo.

Non avevo fatto molto caso alla donna per evitare di concentrarmi troppo sul suo sangue, che scorreva rapido nelle sue vene. Il suo cuore batteva più veloce del normale a causa dello sforzo fisico che stava affrontando.

 

 

 

Improvvisamente mi sentii osservato e puntai il mio sguardo sul suo volto.

Due occhi di colore blu intenso, tanto somiglianti a quelli di un cerbiatto, mi fissavano incuriositi. Si era dimenticata per un secondo delle proprie sofferenze.

Provai a leggere nella sua mente, ma mi risultò difficile. Dopo vari tentativi scovai il modo...

Stava soffrendo, come mai aveva sofferto nella sua vita. Sapeva che stava per morire, ma la sua attenzione era concentrata tutta sul bambino che doveva far nascere.

Aveva una forte tenacia, voleva che suo figlio sopravvivesse, anche se lei non ce l’avrebbe fatta.

I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dai miei nonostante stesse provando molto dolore. Una parte del suo cervello stava osservando la mia perfezione rimanendone estasiata. Non era un sentimento simile agli altri umani che osservavano la mia bellezza, ma era diverso, più profondo.

Provai una strana sensazione verso quella donna. Di solito non me ne importava molto, ma questa volta non volevo che soffrisse, mi faceva male sentirla urlare e dover percepire il suo dolore.

Un pianto ci distrasse facendo spostare la nostra attenzione sulla bambina che era appena nata.

Mio padre la adagiò dolcemente sul corpo esanime della madre con un sorriso.

Gli occhi della donna non lo notarono, troppo intenti ad osservare minuziosamente la creatura che aveva tra le braccia.

<< Marie >> sussurrò senza forze, << Marie Kate >>.

Mi venne quasi un colpo quando intuii che il suo cuore non batteva più come prima. Stava rallentando.

I suoi pensieri erano colmi di soddisfazione per aver portato a termine la sua missione.

*Piccola Marie... cresci sana e forte, anche senza di me...* pensò chiudendo gli occhi.

Stava per morire e io non potevo fare nulla per salvarla. Un moto di rabbia e frustrazione mi invase. Mi sentivo così impotente. Tutto attorno a me si muoveva veloce senza che ne capissi realmente la ragione.

Il suo cuore cessò di battere... era morta, il suo corpo era ormai senz’anima.

Mi sentivo svuotato, mancante di un pezzo a me fondamentale, come se il sole avesse smesso di brillare davvero, come se si fosse spento.

Sentii una mano della mia stessa temperatura poggiarsi sulla mia spalla e un pensiero raggiungermi.

*Edward,ma che ti succede? Forza andiamo, non possiamo fare più nulla...*

<< Cosa succederà alla bambina? Ce l’ha un padre? >> Chiesi.

Mi osservò con uno sguardo strano, come a voler valutare le mie intenzioni. Non si spiegava il mio comportamento di poco fa. Aveva avuto un barlume che lo aveva riportato indietro nel tempo, a quando lui aveva incontrato per la prima volta gli occhi della sua dolce Esme, ma non riusciva a spiegarsi bene perché proprio quel ricordo fosse rifiorito in quell’istante.

Dopo un minuto di riflessione pensò: *verrà affidata agli zii... si prenderanno loro cura di lei. Ora andiamo!*

Nonostante volesse adottarla si rese conto che non era la soluzione migliore: presto ci saremmo dovuti trasferire perché eravamo rimasti troppo tempo a Forks e non potevamo permetterci di essere scoperti, di far capire alla popolazione che noi non invecchiavamo mai.

Mio padre aveva distratto la mia attenzione, ma dopo poco il mio pensiero ritornò alla donna che si era appena sacrificata pur di dare alla luce sua figlia.

Non era solo il suo odore che mi attirava, i suoi occhi, i suoi pensieri rivolti alla creatura che aveva dato alla luce...

Improvvisamente il mio corpo si bloccò.

*Addio mio tenero angelo. Farai grandi cose te l’assicuro!* Sussurrò una voce nella mia mente. Era riferita alla bambina, ne percepivo la presenza.

*Ti raggiungerò presto o tardi... ora devo andare... * Sentii bisbigliare sulle mie labbra: una forza mi attraversò, per poi svanire all’istante.

Nell’attimo in cui mi trapassò sentii che aveva portato via un piccolo pezzo di me, lasciandomi una sensazione di vuoto

 

 

 

“........”

Libera. Il dolore era lontano ormai. Non percepivo più nulla, era una strana ma piacevole sensazione.

Provavo un tepore che avvolgeva il mio corpo... no, forse non si poteva parlare di corpo.

Ero diventata poco più di uno spirito, stavo viaggiando leggiadra in uno spazio inconsistente.

Mi concentrai sulla vita a cui avevo appena detto addio. Non era stata facile ma avevo vissuto, avevo provato emozioni forti. Ero morta compiendo il gesto più importante della vita: ero morta dando alla luce la creatura che avevo tenuto in grembo per quasi nove mesi. Ero morta consentendo ad una nuova anima di godere della vita che io avevo già vissuto.

Vivere negli anni della prima guerra mondiale non era stata un’esperienza facile, ma per fortuna ero riuscita a scamparla e avevo potuto mettere al mondo mia figlia a guerra conclusa.

Nella dimensione in cui mi trovavo ero onnisciente, ero in grado di capire il passato e di scorgere il futuro. Adesso sapevo per certo che ci sarebbe stata un’altra guerra, ma la mia bambina sarebbe sopravvissuta, avrebbe avuto una famiglia, dei figli e una nipote.

Stranamente non riuscii a comprendere altro sulla famiglia che si sarebbe creata, ma sorvolai e andai avanti.

Dovevo attraversare altre fasi della vita prima di raggiungere quella finale. Non mi era dato conoscere in cosa consistevano queste fasi, ma sapevo per certo che durante questo tragitto avrei dovuto imparare delle lezioni fondamentali che avrebbero concesso alla mia anima di essere completa.

In questa fase avevo scoperto che il mio obbiettivo finale era un vampiro... Edward Anthony Masen Cullen.

Avevo appreso che l’importanza della vita è fondamentale, che l’amore è universale, è in grado di unire le persone e le razze. Lo avevo visto nel vampiro che mi aveva aiutato a partorire e negli occhi di Edward.

Questa era la lezione che dovevo imparare prima di morire, quella per cui avevo vissuto.

Ritornai nella stanza del mio decesso e mi guardai intorno.

Non era trascorso neanche un istante, tutto si era fermato.

Ero fuori dal tempo, dallo spazio, in una dimensione tutta mia che ero in grado di controllare e smuovere a mio piacimento.

Guardai la bambina e mi emozionai. Assomigliava molto a suo padre, ma aveva dei tratti che mi appartenevano nella vita precedente. In un secondo mi passò davanti agli occhi tutta la vita che avrebbe affrontato.

Mi avvicinai a lei e la osservai più da vicino.

*Addio mio tenero angelo. Farai grandi cose te l’assicuro!* Sussurrai avvicinandomi alla sua fronte e posandovi un sospiro.

Poi guardai l’altro angelo a pochi passi dalla bambina. Fissai ancora una volta i suoi occhi color dell’oro che mi avevano fatto dimenticare per pochi attimi il mio dolore.

*Ti raggiungerò presto o tardi... ora devo andare...* riuscii a mormorare prima di essere risucchiata da un vortice invisibile che mi stava trasportando verso la mia nuova vita.

Avrei perduto tutti i ricordi, tutte le sensazioni e le emozioni, ma sapevo che una volta imparata la prossima lezione sarei morta e avrei riacquistato la memoria: avrei ricordato, anche se per poco tempo, quegli occhi e quello sguardo che mi avevano rapita.

 

 

Che ve ne pare? Siete rimasti così O.O o vi ho fatti svenire? Non mi uccideteeee!!! *me trema di paura* okok notte a tuttiii!!!!

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: barbyg90