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Autore: SilverDoesNotKnow    02/09/2020    0 recensioni
A Salogern tutto è perfetto e niente funziona. La corruzione ai piani alti è all’ordine del giorno. Una persona complicata vive in un presente in cui si tende a semplificare tutto, dove l’arte si sta estinguendo e l’amore è in fin di vita. Per riuscire a tirare avanti ha solo se stessa e qualche spicciolo e lasciarsi cadere nell’abisso sembra ogni giorno l’alternativa più allettante.
Spero che gli insignificanti esseri viventi incazzati con il mondo (o meglio con il genere umano) trovino un po’ di rifugio e conforto, come ho fatto io, tra le righe di questa mia prima avventura.
Buon viaggio
El
Tematiche delicate: omo e transfobia, violenza di genere, accenni di depressione (EFP non ha tag specifici per questi argomenti)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il latte freddo si mescola al caffè quasi bollente in vortici agitati, prima che io interrompa lo spettacolo girandolo con il cucchiaino.
«Non importa Acca, ti ho già detto che non stavo bene.»
«Si certo, dicono tutti così», mi risponde Arryah sorseggiando il suo cappuccino mentre posa disinvoltamente lo sguardo sul culo del cameriere. I suoi capelli viola pettinati all’indietro mi distraggono: si vede la ricrescita nera ma non è altro che il colore precedente. Nessuno ha mai visto la sua chioma al naturale, solo ombre della vecchia tinta e di quella prima, e di quella prima ancora.
Alzo il bavero della giacca quando una folata di vento freddo mi spettina i capelli; forse non è stata una buona idea sedersi ai tavolini fuori dal bar.
«Il grande capo vuole licenziarti Silver, anche se tecnicamente non ti ha ancora assunto», dice Arryah cercando di mantenere un tono disinteressato; in fondo so che si preoccupa per me.
«Faccia pure, lo sai che era una questione di giorni. Ha deciso di sbarazzarsi di me nell’istante in cui mi ha visto e lo ha dato fin troppo a vedere.»
Arryah aveva deciso di trovarmi un impiego nel luogo in cui lavora, un negozio di indumenti di alta moda in cui un paio di guanti costava tanto quanto il mio appartamento e gestito da un piccolo uomo grasso con idee molto... conservatrici. Il primo giorno ero entrato dall’ingresso principale e, fatti tre passi, la security mi aveva buttato fuori a calci su ordine del grande capo, pensando fossi un artista di strada. Io per contraccambiare il favore non mi ero presentato al lavoro il giorno successivo.
«Acca senti mi dispiace, sai che non riesco a stare in situazioni del genere. So che ti sei impegnato e apprezzo il tuo sforzo ma quel posto non fa assolutamente per me.»
“Sono sincero, lo giuro”, penso sperando che il mio amico mi creda.
«Come vuoi tu, Loki», mugola lui mentre un ghigno distorce la sua strana bocca asimmetrica.
«Ancora? Devi proprio esserti innamorato del Dio dell’Inganno.»
Con un mezzo sorriso gli faccio l’occhiolino. Mi aveva affibbiato quel soprannome dopo una maratona di tutti i film Marvel di Thor e degli Avengers senza interruzioni, dicendo in giro che fossi il sosia di Loki. Non aveva completamente torto: i miei capelli neri e ondulati, lunghezza spalle, erano uguali a quelli dello Jothun tranne che per i riflessi argentei dovuti ai miei primi capelli bianchi. A ventuno anni, una sfortuna. Aveva poi continuato a sostenere la sua tesi elogiando i miei lineamenti affilati e la pelle chiara, ma in realtà era solo un modo per vendicarsi del bruttissimo nomignolo che io gli avevo dato, Acca. «Scommetto che te lo porteresti volentieri a letto, Arryahhh.»
“Acca” mi era venuto in mente la prima volta che ci incontrammo a causa di quella buffa lettera aspirata alla fine del suo nome che gli conferiva un tocco snob.
«Perché no», dice Acca sfoggiando la sua espressione arrogante, «una notte con lui e una con la Vedova Nera!»
Ridiamo insieme mentre la gente per bene seduta intorno a noi ci scocca occhiate di rimprovero per la nostra irriverenza. È piacevole passare del tempo con Arryah, troviamo sempre il modo di tirarci su il morale a vicenda quando il pessimismo in noi si fa sentire e la nostra anima si incupisce.
   
 
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