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Autore: Ghostclimber    09/09/2020    2 recensioni
Gokudera ha qualcosa di molto importante da dire al Decimo.
Otanjoubi omedetou, Smoking Bomb!
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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-Decimo, posso parlarvi?- chiese Gokudera dopo un paio d'ore di tormento interiore.

-Certo, Gokudera kun!- rispose Tsuna, anche se non ne aveva la minima voglia. Ma Gokudera era sempre così gentile, così affezionato, che non poteva rifiutargli una piccola cortesia.

-Possiamo andare sulla terrazza?- propose Gokudera, poi arrossì, scatenando in Tsuna una serie di ripensamenti e una sorta di sacro terrore. Temeva che la giornata si sarebbe sciolta in lacrime, se non per entrambi almeno per uno dei due, e quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto: viveva per far stare bene i suoi amici, e l'idea di far soffrire uno dei più cari lo uccideva.

-Ah... certo!- rispose, tuttavia. Se davvero la conversazione avrebbe dovuto vertere su ciò che temeva, tanto meglio sarebbe stato farla fuori il prima possibile. Seguì Gokudera lungo le scale, reprimendo uno scatto di rabbia: egoisticamente, conoscendo se stesso sapeva che se avesse dovuto scaricarlo poi non avrebbe osato corteggiare qualcun altro per un bel po'. Soprattutto la persona di cui si era reso conto di essere innamorato. Gokudera ne sarebbe morto.

Finalmente giunsero alla terrazza, e Tsuna cercò di mettere su una specie di sorriso; Gokudera sembrava imbarazzato, si torceva le mani come se non sapesse esattamente cosa farsene di quelle due strane appendici, e finalmente si risolse ad estrarre una sigaretta e accendersela.

-Vi chiedo scusa, Decimo, non so da dove cominciare.

-Fai pure con calma, Gokudera kun...- rispose Tsuna, poi si guardò intorno: -Non dirlo a Reborn, ma se riesci a trattenermi qui per tutta la lezione di matematica mi fai un favore. Sento l'interrogazione che mi fiata sul collo.

-Vi suggerirò io, Decimo.- ribatté Gokudera, sbuffando una nuvoletta di fumo. Inalò un'altra boccata nervosa, poi sbottò: -Io vi amo, Decimo.

-Ah.- Tsuna si maledì per averlo seguito. Quello era esattamente ciò che temeva: voleva bene a Gokudera, un bene dell'anima, ma non in quel senso. -Ecco, vedi...- si interruppe. Gokudera aveva alzato una mano che tremava un po' per chiedergli di tacere.

-Ma la mancanza di possesso per me non preclude l'amore.- proseguì.

-Ah... cosa?- chiese Tsuna, un po' stordito.

-Sapete come dicono in Italia? Dicono “Ti voglio bene”. Significa che il benessere della persona amata è la cosa più importante, e per me è così.- Tsuna tacque, incerto su come proseguire. Gokudera si mosse e andò ad appoggiarsi alla ringhiera della terrazza; prese un'altra boccata dalla sigaretta e aggiunse: -Non ho intenzione di provarci con voi, Decimo. Non voglio che cambi nulla nel nostro rapporto. Io non voglio nulla più di quel che ho ora, e credo anche che non sarei il partner giusto per voi.

-Gokudera kun...- fu l'unica cosa che Tsuna riuscì ad articolare. Ecco, quella era decisamente una deviazione inaspettata; e non capiva se gli potesse far piacere senza alcun rimorso o se Gokudera si stesse per l'ennesima volta sacrificando a suo favore, cosa che gli sarebbe dispiaciuta, per usare un pallido eufemismo.

-Ve l'ho detto solo per un motivo, perché vedo che c'è... qualcuno... che vi piace, e voi piacete a lui, e so che se state esitando è solo perché avete paura di ferirmi.

-Io gli piaccio?! Tu dici?!- sbottò Tsuna, poi si sentì arrossire: -Voglio dire... cioè... scusa!- Gokudera ridacchiò e spense la sigaretta contro la ringhiera. Tsuna si cavò un fazzoletto di carta dalla tasca e glielo porse: -Mettila qui. Se Hibari scopre che gli butti i mozziconi in giro ti...

-Mi sodomizza coi tonfa, già. Grazie, Decimo.- Gokudera strinse l'estremità della sigaretta con le dita per controllare che non ci fossero braci residue, poi l'appoggiò nel fazzoletto, lo appallottolò e se lo mise in tasca.

-Non lo dici solo per far piacere a me, vero?- chiese a bruciapelo Tsuna.

-No.- rispose Gokudera, e la sincerità nella sua voce era evidente, -Ci ho pensato, lo ammetto. A voi e me insieme... ma per qualche motivo, non mi sembrava del tutto...

-Giusto...- concluse per lui Tsuna, pensieroso. Aveva fatto lo stesso identico ragionamento, mescolato ad una serie infinita di pare mentali sul suo orientamento sessuale, su come ciò avrebbe potuto influire su tutta quella storia della mafia che gli si era appiccicata addosso come i residui dell'impasto dei gyoza di Nana si incollavano al piano della cucina, sulle eventuali reazioni dei suoi amici, degli alleati, dei nemici, di Reborn, dei genitori... insomma, le ultime settimane erano state un vero inferno.

-Voi siete sempre così nervoso, Decimo. Con me diventerebbe un unico loop di nervosismo, voi avete bisogno di qualcuno che vi calmi... e io ho bisogno di qualcuno da insultare e a cui tener testa.- Tsuna rise, e Gokudera con lui.

-Grazie per il vostro tempo, Decimo. Mi sento molto meglio, ora.

-Mi sento meglio anch'io.- Tsuna sorrise, poi fece una cosa che non aveva mai osato fare per timore di essere frainteso: in un passo fu di fronte a Gokudera, tese le mani e lo abbracciò. La solidità del suo corpo era confortevole, e il battito del suo cuore che aveva accelerato solo per un istante per poi stabilizzarsi di nuovo ancora di più: era la riprova che Gokudera era sincero. Se avesse mentito solo per non essere d'impiccio, il suo cuore avrebbe continuato a correre impazzito, e forse il tocco delle sue mani sulla schiena mentre rispondeva all'abbraccio avrebbe avuto un retrogusto malizioso.

-Yo, Tsuna! Gokudera!- chiamò la voce di Yamamoto dalla porta d'ingresso alla terrazza, e i due si scostarono rapidamente l'uno dall'altro. Ma non abbastanza in fretta, perché Yamamoto disse: -Oh.

-Ah...- maledizione, pensò Tsuna, mai una volta che le cose vanno dritte fino in fondo, -Yamamoto, non è come...

-Fammi indovinare, maniaco del baseball,- lo interruppe Gokudera, -Il prof ti ha mandato in missione di ricerca per recuperarci.- Yamamoto rise, ma il suono non sembrò tintinnare come al solito. Si grattò la nuca, rosso in viso e con le sopracciglia un po' aggrottate nonostante si fosse stampato sul viso un sorriso allegro: -Ah, sì! La campanella è già suonata da qualche minuto.

-Non l'abbiamo sentita...- mormorò Tsuna.

-Ha detto che vi interroga tutti e due, spiacente.- aggiunse Yamamoto; al contrario del sorriso, l'espressione contrita gli riuscì alla stragrande.

-Non puoi dirgli che non ci hai trovati?- chiese Tsuna, impallidito.

-Decimo, vi sentite bene?

-No, mi viene da vomitare. Non ho capito niente delle equazioni, e se prendo un altro quattro non riuscirò a recuperare neanche in mille anni.

-Bene, problema risolto allora!- disse Gokudera, sbattendo le mani tra loro: -Il Decimo non si è sentito bene, io ero con lui per vedere come stava. Yamamoto ci ha trovati e ci ha detto dell'interrogazione, e io sono rientrato. Maniaco del baseball, porta il Decimo in infermeria!

-Forse è meglio se lo porti tu...- disse Yamamoto con voce mesta, -Riferisco io al prof...

-Per dargli l'occasione di venire a rompere per vedere se è vero o se hai detto una balla per coprirci?- Gokudera sbuffò, -Per il tuo compleanno faccio una colletta e ti regalo un cervello.- la risata di Yamamoto, stavolta, sembrò un po' più sincera. Le spiritosaggini un po' offensive di Gokudera gli sembravano sempre uno spasso.

-Sceglilo di un bel colore, mi raccomando!- ribatté. Gokudera spinse Tsuna, mettendogli una mano tra le scapole, verso Yamamoto, e insieme scesero le scale. Dopo una rampa, Gokudera svoltò nel corridoio agitando una mano in segno di saluto, mentre gli altri due scendevano ancora, verso il pianoterra dove il dottor Shamal probabilmente intesseva piani complessi per rimorchiare.

-Spiacente, non curo i maschi.- disse il medico, girando una pagina di una rivista senza neanche alzare lo sguardo.

-Non importa, Shamal, dacci solo un letto.- disse Yamamoto, poi arrossì.

-Spiacente, non voglio assistere.- ribatté Shamal, -Certo, se voi foste due ragazze...

-Shamal, ho la nausea e Yamamoto è qui per tenermi compagnia!- sbottò Tsuna.

-Oh, beh, in questo caso...- Shamal si alzò dalla poltroncina con un movimento languido e aprì una porta scorrevole; rivelò un letto, da sotto il quale trasse un secchio. -Prego, tutto vostro. Sawada, se devi vomitare fallo qui dentro, ma cerca di non fare troppo rumore. Mi fa un po' senso.- detto ciò, spinse in avanti i due ragazzi e richiuse la porta alle loro spalle.

-Un medico che si schifa con i conati...- commentò Tsuna con voce lugubre, e Yamamoto ridacchiò: -Scommetto che se fossi una ragazza sarebbe già qui a tenerti i capelli.

-Scommetto che se fossi una ragazza sarei andato a vomitare in un cassonetto, piuttosto.- ribatté Tsuna, poi si sedette sul letto e Yamamoto si accomodò su una sedia di fronte a lui. Ecco, adesso sì che aveva la nausea. Come poteva fare a spiegare a Yamamoto che la scena a cui aveva assistito non era altro che un fraintendimento, senza tuttavia esporsi? E di certo non voleva lasciargli credere che tra lui e Gokudera ci fosse qualcosa: se l'avesse fatto si sarebbe bruciato ogni minima possibilità.

-Sono felice per te e Gokudera.- disse Yamamoto, lo sguardo fisso su un ginocchio di Tsuna, che di colpo ebbe un'idea geniale. Assecondò il discorso: -Già, anch'io. Finalmente ci siamo chiariti, pensavo che fosse innamorato di me e invece no. Sono sollevato!

-Oh?- chiese Yamamoto, stupito.

-Sì, in effetti io temevo che fosse innamorato di me... e ha detto che lo è, in un certo senso, ma che non vuole avere una storia, che non gli sembra una buona idea.

-Che discorso intricato...- commentò Yamamoto.

-Beh, sì, ma... insomma, è Gokudera, che ci vuoi fare?- Tsuna si portò una mano alla nuca e rise.

-Un intellettuale.- confermò Yamamoto, poi rise e finalmente la sua risata suonò sincera.

Calò un silenzio che a rigor di logica avrebbe dovuto essere imbarazzato, ma la quieta calma che il Guardiano della Pioggia emanava in ogni istante lo rese solo confortevole; Tsuna si distese sul letto e sospirò: -Ahhh... che pace, niente interrogazione, Gokudera non vuole mettersi con me, tu sei qui...- si rese conto con un istante di ritardo di come aveva concluso la frase e gelò.

Yamamoto si sporse in avanti e appoggiò le braccia incrociate sul bordo del letto di Tsuna, vi posò sopra la testa e lo guardò. Era splendido.

-Tsuna, non vorrei turbare la tua pace, ma...- cominciò a dire Yamamoto, e le sue sopracciglia si aggrottarono appena. Tsuna ricordava quell'espressione tormentata dalla loro spiacevole esperienza nel futuro e si sentì allarmato. Ma Yamamoto proseguì: -Non so, sento che è il momento giusto. Io... tu mi piaci, e tanto anche. Dalla prima volta che ti ho visto. Probabilmente Reborn direbbe qualche cosa sulle Fiamme e sull'armonizzarsi, ma è diverso.- Tsuna aprì la bocca per interromperlo, perché leggeva nei suoi occhi molto disagio, ma Yamamoto alzò una mano: -No, Tsuna, per favore fammi finire. Se non lo dico adesso scoppio.- Tsuna annuì.

Yamamoto prese un bel respiro e disse: -Ti amo, Tsuna.

-Oh, ma ti amo anch'io, Takeshi.- ribatté l'altro, senza quasi fargli finire la frase. Yamamoto raddrizzò la schiena e lo fissò stupito: -Davvero?

-Sì, davvero, è il motivo per cui avevo tanta paura che Gokudera fosse innamorato di me, perché non avrei mai e poi mai potuto metter... cioè.

-Tsuna, ti vuoi mettere con me?- chiese Yamamoto, cogliendo l'assist.

-Sì! Decisamente sì!- rispose Tsuna, poi si alzò seduto e si sporse verso l'altro. Lo baciò di slancio, senza sapere come si fa ma con la netta sensazione che avrebbero avuto molto, molto tempo per diventare esperti insieme.

Yamamoto rispose al bacio con ardore, spingendolo di nuovo a sdraiarsi sul lettino e coprendolo con il proprio corpo. Il panico che per un istante aveva preso Tsuna, che dopotutto era al suo primo bacio e per tutto il resto non sapeva nemmeno da dove cominciare, si placò all'istante grazie al potere calmante delle Fiamme della Pioggia. Solo dal tocco gentile delle sue mani, Tsuna intuiva che Yamamoto avrebbe atteso con pazienza che lui fosse pronto prima di fare qualsiasi altra mossa; e se aveva capito che quello era il momento giusto per confessare il proprio amore nonostante Tsuna avesse già dovuto ascoltare la dichiarazione di Gokudera, quando la scelta più facile e ovvia sarebbe stata cambiare discorso, gli suggeriva che avrebbe saputo lui stesso come muoversi.

Si lasciò baciare, tranquillo tra le braccia di Yamamoto, e non udì la porta che si apriva, né il dottor Shamal che tirava giù uno o due santi dal paradiso, né tantomeno Gokudera che gli urlava di lasciarli in pace, razza di medico pervertito da strapazzo.

 

Reborn saltellò sul davanzale della finestra a cui Gokudera era affacciato.

Rimase in silenzio per un po', a guardarlo fumare con la fronte aggrottata e la mano che tremava appena intorno alla sigaretta, poi chiese: -Tsuna ti ha creduto?

-Sì.- rispose Gokudera con voce sorda, -Sì, mi ha creduto.- fregandosene di Hibari e dei suoi stupidi tonfa, del senso civico e della buona educazione, Gokudera schiccherò la sigaretta nel cortile della scuola, dissipò il fumo residuo e infine rivolse lo sguardo verso il campo da baseball vuoto. Pensò tra sé e sé: “Vedi di farlo felice, Yamamoto.”





Ehm... sì, insomma, presumo che avrei potuto fare di meglio e regalare una gioia al nostro Hayato, ma... beh, ecco, a sto giro pare che la mia depressione faccia un po' fatica a levare le tende, il finale si è scritto da solo e non riesco a cambiarlo.
Credo comunque che renda l'idea dell'amore infinito e inarrestabile di Gokudera Hayato verso Sawada Tsunsayoshi.
Spero che nonostante l'angst vi piaccia, battete un colpo se avete gradito!
XOXO

 

   
 
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