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Autore: striscia_04    13/09/2020    1 recensioni
Cosa succede se Bakugo trova nel corridoio del dormitorio una foto ritraente un ragazzino con cui aveva litigato molti anni prima? Parte così la sua ricerca per scoprire finalmente dopo anni l'identità del misterioso bambino.
Autore: Salve a tutti questa è la mia prima fiction, nata così su due piedi a pochi giorni dal rientro a scuola. Spero possa piace.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA AMICI E DOPO RIVALI
Katsuki Bakugo stava camminando lentamente lungo il corridoio del dormitorio maschile, distrutto da un'altra sessione di allenamento intensivo. Infatti da quando aveva avuto quello scontro con Deku a seguito dell'esame per licenza provvisoria ed aver ottenuto anch'egli da poco tale licenza, si era messo ad allenarsi ancora più intensamente di quanto non facesse già. Non poteva più rimanere indietro rispetto a quel dannato Midoriya, in più non poteva farsi superare dal quell'altro tizio mezzo ghiaccio e mezzo fuoco (Shoto Todoroki). Lui era colui che un giorno, non molto lontano, sarebbe divenuto l'eroe numero uno e sarebbe stato superiore persino al grande All Might, perciò non poteva permettersi di rimanere in dietro. Ciò nonostante una piccola pausa dopo il suo intenso allenamento non gli avrebbe fatto che bene ed inoltre Katsuki sentiva su di sé crescere piano piano una grande stanchezza, ma non si sarebbe mai permesso di farlo notare, sarebbe stato come ammettere che non riusciva a gestire quelle poche ore in più di allenamento, mostrando così agli altri un lato più debole di sé. Per questo nonostante la fatica proseguiva lungo quel corridoi isolato a testa alta, come se avesse compiuto una delle più grandi imprese della sua vita.
Stava pensando di dirigersi verso la sua stanza per farsi una doccia e poi mettersi a letto, quando qualcosa attirò la sua attenzione: si trattava di un piccolo foglio di carta riverso sul lato destro del pavimento nascosto sotto un piccolo strato di polvere, di cui quella parte di corridoi era piena, che gli dava un aspetto più trasandato e vecchio di quello che in realtà aveva. Il biondo inizialmente si chiese come mai nessuno lo aveva raccolto, per poi ricordarsi che erano le sei di mattina e che era domenica, quindi lui era l'unico dei suoi compagni sveglio a quell'ora. Sfottè i propri coinquilini per la propria pigrizia e nonostante il suo cervello gli ordinasse di dirigersi immediatamente verso la sua stanza, fu la sua curiosità ad avere la meglio e portare il suo corpo verso quel pezzetto di carta. Giunto a circa un metro di distanza dell'oggetto si rese conto che non si trattava di un semplice foglio di carta bensì di una fotografia rivolta con la parte bianca verso l'alto.
Bakugo afferrò la foto, pulì la parte raffigurante l'immagine dallo strato di polvere che la ricopriva e rendeva impossibile distinguere l'immagine. Dopo che l'ebbe pulita però si rese conto che non era solo la polvere a dare alla foto un aspetto così e trasandato, bensì era lo stesso oggetto ad essere vecchio e, come ipotizzo il ragazzo, ad essere stata conservata male. 
L'immagine che vi era raffigurata in quel piccolo rettangolo di carta plastificata raffigurava un bambino di all'incirca sei-sette anni che sorrideva felice, con le palpebre chiuse, mentre mostrava nella bocca aperta un piccolo buco, segno che probabilmente aveva perso un dentino da latte. Non era però stato questo insignificante particolare ad attirare l'attenzione di Bakugo, bensì il livido nero che il piccolo aveva all’occhio destro, gli strappi della maglietta all'altezza del torace, che presentava una bruciatura nera che andava a rovinare il bel color celeste che aveva l'indumento  . Il bimbo inoltre aveva sconsigliati  i corti capelli neri, come se avesse appena litigato con qualcuno e avessero fatto a botte, infatti la capigliatura era tutta in disordine e incasinata come se fosse stata strattonata e una ciocca di capelli andava a coprire la parte alta dell'occhio tumefatto dando al piccolo un aspetto più trasandato , ciò nonostante il piccolo sorrideva felice tenendo in mano proprio il suo dentino da latte. 
Per chiunque quella semplice immagine sarebbe stata insignificante poiché la persona che si fosse ritrovata in mano quella foto si sarebbe chiesto di chi fosse prima di chiedersi chi fosse il bimbetto raffigurato, lo stesso Bakugo se ne sarebbe fregato di conoscere l'identità del piccoletto, ma nel momento in cui aveva visto la minuta figura raffigurata in quella fotografia il suo cervello era stato inondato da un milione di pensieri e tutti questi pensieri dicevano una sola cosa: “Ho già visto questo bambino da qualche parte, ma dove?”
Poi tutto d'un tratto come un fulmine a celo sereno la risposta gli si materializzò nel cervello e si ricordo che un tempo aveva fatto a pugni con quel ragazzino e che molto probabilmente la foto che aveva davanti raffigurata un momento dopo il loro scontro.
Bakugo si diede ragione poiché guardando meglio le bruciature sulla maglietta poteva tranquillamente dedurre che quelle bruciature nerastre potevano essere state prodotte dal suo Quirck.
Purtroppo però di quel giorno lontano ricordava solo poche cose, inoltre dopo quella volta non aveva più visto quel moccioso da nessuna parte, se non in quel momento rappresentato in quell'immagine.
Stanco di arrovellarsi inutilmente il cervello in quel disperato tentativo di ricordare meglio il misterioso bambino, decise di dirigersi in camera propria e di dimenticare, sicuro che prima o poi il proprietario della foto sarebbe tornato a cercarla e finalmente lui avrebbe potuto sapere di chi fosse l'oggetto è forse qualche informazione su chi fosse il ragazzino.
Entrato nella sua stanza si richiuse la porta alle spalle, poggiò la foto sulla sua scrivania e andò a farsi una doccia per cancellare sia il sudore sia la stanchezza. Una volta finito di lavarsi si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi desideroso di dormire.
Purtroppo però il suo cervello non voleva saperne di farlo riposare e in un modo o nell’altro lo riportava sempre a pensare al bimbo della foto, il biondo  si stava però innervosendo sia perché aveva sonno sia perché ripensare al quel ragazzino gli metteva a dosso una grande rabbia e un senso di frustrazione.
Finalmente la sua mente ebbe pietà di lui e i ricordi di quel lontano giorno si fecero vividi, almeno in parte, nella sua testa, come una specie di film e in quel momento ricordò come aveva incontrato il bambino.

Era il primo giorno d'estate ed un piccolo Katsuki Bakugo se ne andava a zonzo per le strade seguito da i soliti due marmocchi che lo idolatravano come un dio sceso in terra, cosa che il suddetto bambino apprezzava, egli infatti adorava come tutti lo guardavano con rispetto e un pizzico di paura quando arrivava, lo rendeva fiero poiché comprendevano che il più forte era lui e che nessuno poteva mettergli i piedi in testa pena l'essere preso a pugni o colpito dal suo INVINCIBILE Quirck che gli permetteva di produrre delle, per ora, piccole esplosioni dalle mani.
Quel giorno inoltre Katsuki era molto più contento del solito, poiché quella spina nel fianco chiamata Deku era a casa un forte raffreddore che gli aveva impedito di uscire a giocare. Il biondo rise al pensiero di quanto il suo “amico" fosse debole e insignificante da farsi rendere inoffensivo da un semplice raffreddore, poi ripensò al fatto che quell'insulso di un Deku era un senza Quirck e attribuì tutta la sua debolezza di salute a ciò, cominciando poi a ridere felice al pensiero che finalmente quel giorno era arrivato.
Adorava le vacanze estive poiché in quel periodo poteva divertirsi come più gli piaceva giocando al parco o in montagna alla ricerca di insetti, divertendosi inoltre a schiavizzare tutti gli altri bambini e a sentire le loro parole di lode mentre elogiavano le sue straordinarie capacità.
Felice per questa prospettiva giunse al parco si guardò in torni e vide che c'erano molti bambini vicino alle altalene o nella vaschetta della sabbia, ma nessuno allo scivolo, Bakugo adorava lo scivolo e aveva imposto a tutti i ragazzini del quartiere la ferrea regola che sullo scivolo doveva salire prima lui e una volta che lui si era divertito a scivolare su quel lungo tubo di plastica rosso mezzo aperto, allora e solo allora anche gli altri bambini ci sarebbero potuti salire. Inutile dire che chiunque non rispettasse tale regola veniva punito dallo stesso Bakugo che si sarebbe divertito a prenderlo a pugni finché il malcapitato non avesse imparato la lezione.
Bakugo rimase particolarmente felice che tutti rispettavano la regola da lui imposta, soffermandosi poi a pensare che solo un idiota senza cervello si sarebbe messo contro di lui.
Si stava dirigendo verso il suo agognato scivolo quando un bambino poco più alto di lui dai capelli marroni chiaro, con indosso una maglietta a maniche corte nere un paio di pantaloni beige lo superò correndo e andò a posizionarsi vicino alle scalette dello scivolo per poi cominciare ad arrampicarsi con un sorriso stampato sulla faccia.
Con quel piccolo gesto che si poteva definire la cosa più innocente del mondo il ragazzino non aveva considerato i tre bambini che lo guardavano con astio alle sue spalle, specialmente quello dai capelli biondi appuntiti.
Dal canto suo quando Bakugo lo aveva visto cominciare a salire sullo scivolo tutta la sua gioia si era tramutata in pura rabbia e senza perdere tempo era corso contro lo sconosciuto urlando: “EHI, TU COSA PENSI DI FARE ?”
Il poveretto sentendo quell'urlo minaccioso si voltò rimanendo attaccato ai pioli di plastica dello scivolo e il suo sguardo si posò sul bambino a dieci metri di distanza che lo fissava con gli occhi iniettati di sangue e dietro di lui altri due bambini che lo guardavano e sdegno e rabbia. Vedendo i tre avvicinarsi il bimbo si chiese cosa avesse fatto per farli arrabbiare e istintivamente si allontanò portandosi un po' più in alto sullo scivolo.
In meno di mezzo secondo Bakugo arrivo a pochi metri di distanza da lui e gli urlò furente: “SCENDI IMMEDIATAMENTE SULLO SCIVOLO SALGO PRIMA IO E NON HO ALCUNA INTENZIONE DI CEDERE IL MIO POSTO AD UN FALLITO COME TE!”  Il bimbo appena lo aveva sentito gridare si era spaventato ma una volta sentita l'ultima frase, lo spavento improvviso aveva lasciato spazio alla rabbia e così si era voltato e aveva risposto a quell'odioso ragazzino: “Senti in po', ma ti credi di essere?! I giochi sono di tutti e io sono arrivato prima di te quindi giocherò sullo scivolo primo punto è basta.”
Sentendo tale risposta la rabbia di Bakugo si trasformò in pura furia omicida e senza perdere tempo a rispondere salì quei pochi gradini che lo sparavano e lo colpì ad una gamba per poi afferrarlo per la maglietta e farlo cadere a terra come un sacco di patate.
Il bimbo dal canto suo si ritrovò per terra senza essersi neanche accorto di come c'era finito, un attimo prima era sullo scivolo e quello dopo si ritrovava con il sedere sul terreno, ma la vendetta di Bakugo non si fermò lì, ordinò agli altri due ragazzini, che fino a quel momento avevano assistito divertiti alla scena, di tenere fermo il ragazzino dopo di che con un salto era sceso dallo scivolo e con un sorriso inquietante sul volto, che aveva fatto tremare la sua vittima, si era avvicinato e lo aveva colpito in piena faccia con la sua manina dalla quale era spuntata una piccola esplosione che aveva colpito in piena faccia la guancia sinistra del bimbo, che subito dopo si era messo ad urlare e a piangere, ma lui non si sarebbe fatto intenerire e si preparò a colpirlo per la seconda volta.
Stava per far esplodere un'altra mina sulla faccia di quel pisciasotto quando una voce all'ingresso del parco urlò: “ FERMI, SMETTETELA NON VI HA FATTO NIENTE, INOLTRE TRE CONTRO UNO È SLEALE!” Bakugo d'istituto pensò di ritrovarsi davanti un piccolo Deku spaventato, con il moccio al naso e che nonostante la paura si sarebbe fatto avanti solo per prenderle, invece si ritrovò davanti un ragazzino che non aveva mai visto, un po' più alto di lui con i capelli neri, indossava una maglietta azzurra con dei pantaloncini neri e con ai piedi delle piccole scarpe rosse.
 Bakugo rimase colpito che un altro ragazzino, oltre a Deku, avesse la faccia tosta di sfidarlo, scrutò meglio il nuovo arrivato che era corso contro i due che tenevano bloccato il bimbo dai capelli marroni e riuscì a liberarlo dalla loro presa per poi portarlo davanti ad un gruppetto di bambini che si erano radunati a vedere cosa stava succedendo. Bakugo dopo una lunga occhiata constatò che non conosceva quel bimbo, ipotizzo che fosse venuto in quel luogo per passare le vacanze e quindi non si potevano conoscere, ciò nonostante sul suo volto si instaurò un sorriso strafottente, mentre pensa che quel nuovo arrivato avrebbe presto capito che era meglio stare al suo posto. 
D'altro canto il bambino non si scompone vedendo quel sorriso presuntuoso sullo volto del suo avversario e gli disse con fare sicuro: “Dovresti vergognarti, se vuoi litigare e fare a botte con qualcuno dovresti comportarti in maniera leale! QUESTO ATTEGGIAMENTO NON È DA UOMO, È IL COMPORTAMENTO DI UN CODARDO!”
Il sorriso dal volto di Katsuki scomparve immediatamente lasciando spazio solo all'ira, mentre pensa che quel lurido perdente si era permesso di offenderlo, gliel'avrebbe fatta pagare quell'offesa, non si sarebbe sentito soddisfatto finché non gli avesse spaccato la faccia. Così ordinò ai suoi due tirapiedi di farsi indietro e gli disse che a picchiare quel fallito ci avrebbe pensato lui.

Bakugo si ridestò dal torpore di quei ricordi, il suo cervello proprio non voleva farlo dormire e purtroppo neanche ricordare cosa fosse successo durante quella scazzottata, sapeva solo di aver vinto, ma per chi sa quale motivo ogni volta che provava a ricordare qualcos'altro un senso di fastidio misto a disgusto gli attanagliava lo stomaco e doveva distogliere l'attenzione da quei ricordi.
Rassegnarsi ormai al fatto che si sarebbe addormentato finché non avesse scoperto di chi era quella foto si tirò su dal letto, andò alla scrivania e si rimise ad osservare quella foto nella vana speranza di trovare qualche indizio sul proprietario, sbuffo furente nel constatare che quella semplice foto non lo avrebbe condotto da nessuna parte.
Decise infine, dopo averla rimirata per l'ultima volta, di andare a chiede a qualcuno dei suoi compagni, nella speranza di imbattersi nel proprietario. Poiché non voleva perdere tempo a chiedere ad ogni singolo individuo decise scartare coloro che secondo lui non potevano essere i proprietari della fotografia.
Si era infatti detto che il ragazzino in quella foto non poteva essere un semplice amico di uno dei suoi compagni, poiché il contenuto di tale immagine era troppo privato per appartenere ad un semplice amico, dedusse quindi il marmocchio poteva essere un fratello o forse un cugino di qualche suo compagno di classe.
Preferì partire con l'ipotesi che si trattare di un fratello e quindi cominciò mentalmente ad escludere dall'elenco dei possibili proprietari coloro con una fisionomia inumana. 
Si disse mentalmente: “Non può essere il fratello di: tizio con la faccia da uccello, la tizia dagli occhi strani e la pelle rosa, quello con la lunga coda, la tizia invisibile, il tizio dalle tante braccia, quello con la faccia a forma di pietra, il nanetto con i capelli a chicco d’uva e la tizia rana. In più non poteva essere ne fratello di quel rompiscatole di Deku, ne del tizio a metà.”
Decise quindi di elencare i possibili candidati: “Potrebbe essere il fratello della tizia con le lunghe orecchie, oppure del tizio muscoloso, o della tizia che crea tutto oppure di quel rompiscatole di un robot esagitato, oppure il tizio dello scotch  .” Il motivo per cui Bakugo aveva ritenuto possibili candidati tali persone era il fatto che come il bimbo nella foto avevano i capelli neri, quindi forse uno di loro poteva essere o il fratello oppure lo stesso bambino della foto. Nonostante avesse già preparato l'elenco Bakugo decise di non trascurare il fatto che forse il bimbo fosse un cugino di qualcuno dei suoi compagni, in tal caso, nonostante fosse stanco e assonato, sarebbe stato costretto a chiedere a tutti.
Senza però dare peso alla seconda opzione poco gradita aprile la porta e si incamminò per il corridoi per poi voltare a destra e andare a fermarsi davanti alla porta della stanza Momo Yaoyorozu, bussò freneticamente tre volte alla porta e aspettò che la ragazza gli venisse ad aprire.
Momo stava tranquillamente leggendo un libro di scuola mentre ricontrollava i propri compiti che avrebbe consegnato il giorno dopo al professore Aizawa, quando senti che qualcuno bussava alla sua porta. Chissà chi poteva essere? Si chiese prima di dirigersi verso la porta e aprirla, si trovò davanti una delle poche persone che secondo lei sarebbero venute a bussare alla sua porta: Katsuki Bakugo. 
Superata la sorpresa iniziale disse al suo ospite con fare educato e amichevole: “Buon giorno Bakugo. Posso esserti di aiuto in qualche modo?” Bakugo ignorò completamente il fare educato e cordiale della ragazza e con fare altezzoso e un po' brusco chiese: “Questa è tua?” portando poi la foto davanti al volto della compagna.
Momo osservò la fotografia e con un cenno di dissenso disse: “No mi dispiace, non è mia e purtroppo non so neanche a chi appartenga.” Bakugo con un'espressione infastidita se ne andò senza dire niente a Yaoyorozu, che richiuse la porta pronta a tornare al suo lavoro, voleva finire in fretta poiché il pomeriggio stesso sarebbe uscita con Mina e le altre ragazze per fare shopping e divertirsi.
La seconda metà di Bakugo fu la stanza di Kyoka Jiro, si avvicinò alla porta e bussò, attese qualche minuto e poi riprese a bussare, ma niente e così al fracasso dei suoi pugni che battevano sulla porta di legno aggiunse anche quella delle sue urla: “ EHI TU, TIZIA DELLA MUSICA, APRI!” Sbollita la rabbia momentanea stava per andarsene quando la porta si aprì e spunto dalla fessura aperta la faccia di Jiro che vedendolo disse: “MI ERA SEMBRATO DI AVER SENTITO BUSSARE QUALCUNO. CIAO BAKUGO.”
Il tono della sua voce era eccessivamente alto e solo in quel momento Katsuki notò che portava ancora le cuffie così cominciò ad urlare: “SENTI FISSATA DELLA MUSICA SARA MEZZ'ORA CHE BUSSO VOLEVO SAPERE SE …”
Le sue strilla furono interrotte a Jiro che ancora più forte di prima gridò: “COSA?” Bakugo stava per esplodere in un impeto di rabbia, ma riuscì a calmare i e gridò ancora più forte: “VOLEVO SAPERE SE QUESTA FOTO È TUA!” Jiro purtroppo fraintese capendo moto per foto e Bakugo perse le staffe, gli tirò le cuffie dalle orecchie poi con tutta la rabbia che aveva in corpo grido: “VOLEVO SAPERE SE QUESTA FORTUNATISSIMA FOTO DEL CAZZO È TUA!” Jiro rischiò quasi di divenire sorda, come sa avesse ascoltato venti brani di musica rock a tutto volume in una volta. Una volta ripresasi dallo schock disse al ragazzo infuriato che avanti: “Guarda che non c'è mica bisogno di urlare come un ossesso, ci sento benissimo! Comunque quella foto non è mia.” 
Bakugo l'avrebbe voluta incenerire con un esplosione per tutto il tempo che gli aveva fatto perdere, ma Jiro intuire le sue intenzioni si richiuse velocemente in camera e si rimise le cuffie, lasciando Bakugo nel corridoio come uno stoccafisso.
Come se non bastasse tutte quelle grida avevano attirato in quel punto preciso del corridoi il rappresentante della 1°A Iida Tenya, che come un fulmine corse e si fermò davanti a Bakugo, cominciando a fargli lunga e insopportabile prosopopea di quanto per uno studente fosse importante il silenzio e la quiete e di come con le sue continue grida mancasse di rispetto ai suoi compagni, ai professori, ai suoi genitori e perfino a coloro che nei secoli passati erano seppelliti sotto il terreno dove era stato costruito l'alloggio della 1°A.
Bakugo lo avrebbe disintegrato all'istante, ma prima di fare ciò chiese anche a lui se la foto che aveva in mano era sua, la risposta negativa di quest'ultimo desideroso di proseguire il suo rimprovero il biondo fece partire dalle sue mani una gigantesca esplosione che colpì in pieno Iida scaraventandolo dall'altra parte del corridoi, dopo di corse il più lontano possibile desideroso di rivederlo per il resto del giorno. Camminando giunse davanti alla porta di Rikido Sato, che proprio in quel momento stava sfornando il suo sufflè, la porta gigolò sotto i potenti colpi di Bakugo furioso perché non era ancora riuscito a trovare il proprietario della foto. Sato con ancora il dolce in mano aprì la porta e si trovò davanti un Bakugo indemoniato che gli urlò: “TU, TIZIO DALLA FACCIA STRANA RISPONDI: È TUA QUESTA MINCHIA DI FOTO?” Sato rimase immobile troppo sorpreso dal ritrovarsi il ragazzo davanti così incavolato, mentre il povero sufflè che aveva in mano si afflosciò. 
Il ragazzo per evitare la furia dell'altro scosse energicamente la testa dopo aver visto l'oggetto è Bakugo si dileguò lasciando il poveretto con il dolce afflosciato davanti alla porta.
Bakugo durante il suo tragitto verso la camera di Hanta Sero, ultimo della sua fottutissima lista si imbatte prima in Aoyama e dubbioso mostro anche a lui la foto, ma l'altro rispose, con quella solita faccia da pesce lesso, che quella foto no  era sua poiché lui possedeva solo fotografie che ritraevano la sua “illustre persona" e quando gli propose di mostrargli alcune delle sue più belle foto, Bakugo gli riservò lo stesso trattamento riservato poco prima ad Iida. Incontro inoltre Tokoyami e Shoji, ma la foto non era di nessuno dei due.
Si trovò per puro caso davanti alla stanza di Koda e con il solito “tocco delicato" busso e questa volta rischiò davvero di scardinarla, quando poi il povero Koda aprì la porta e si ritrovò una furia umana davanti, alla domanda di Bakugo scosse energicamente la testa, si richiuse velocemente la porta alle spalle e giro la chiave nella serratura dopo di che si infilò tutto tremante sotto le coperte del letto implorando, mentalmente, una qualche divinità perché mandasse via quella furia da davanti alla sua porta, per fortuna le sue preghiere furono ascoltare e Bakugo si allontanò dalla stanza diretto verso quella si Sero.
Infuriato come non mai per tutti quei tentativi falliti Bakugo giunse infine alla stanza di Sero, busso e quando il ragazzo gli aprì notò che non era solo, infatti sul letto di Hanta c'era seduta Mina Ashido che vedendolo lo salutò allegra, Bakugo però non ricambio il saluto e ormai al limite della pazienza mosse il suo sguardo su chi gli aveva aperto la porta e gli porse la foto, ma anche Sero rispose che quella non apparteneva a lui. Bakugo tra un misto di rabbia, stanchezza e rassegnazione se ne stava per andare quando Mina esclamò: “Forse di chi è quella foto!” Bakugo si voltò istintivamente verso la ragazza dalla pelle rosa con un immenso desiderio di sapere.
Mina prosegui: “Quella foto potrebbe essere di Kirishima! Ieri sera l'ho visto mentre si avvicina verso la sua stanza con un libro sotto braccio e quando gli ho chiesto cosa fosse lui mi ha risposto che era un vecchio album di fotografie che doveva riordinare.”
A Bakugo sembravano gli fossero spuntate le ali ai piedi perché quando Mina finì di parlare lui era già sparito diretto verso la stanza di Eijiro Kirishima.
Finalmente forse avrebbe scoperto chi fosse quel misterioso bambino e se non fosse stato così avrebbe prima ucciso Kirishima per essere stato fonte di illusione poi sarebbe toccato anche a Mina.
Arrivato davanti alla porta di Kirishima urlo: “APRI CAPELLI DA SCHIFO, DEVO CHIEDERTI UNA COSA!” Il ragazzo dai capelli appuntiti aprì la porta e con un sorriso a trentadue denti saluto allegramente Bakugo, ma quest’ultimo lo ignorò e gli mostro la foto.
Kirishima appena vide l'oggetto esclamò al limite della gioia: “Wow, grazie Bakugo, meno male che l'hai trovata questa è una delle mie foto preferite perché in questa foto mi si può vedere stringere il mio primo dentino da latte!”
Quando Bakugo senti la fine di quella frase rimase imbambolato: non poteva crederci il bambino in quella foto era davvero Kirishima? Non poteva essere, passi per il fatto che nella foto il bimbo aveva gli occhi chiusi e quindi non si poteva vedere il colore delle sue iridi, e passi perché non poteva vedere la piccola cicatrice all’occhio a causa del livido nero che copriva tutta la pelle intorno al bulbo oculare, ma capelli di quel bimbo erano neri, mentre quelli di Kirishima erano un rosso acceso.
Furioso Bakugo pensò che l'amico lo stesse prendendo per il culo, ma Kirishima lo calmò subito dicendo: “Non ti sto prendendo in giro. Questo nella foto sono davvero io all'età di sei. Vedi prima di entrare alla Yuuei ho cambiato look, per lasciarmi alle spalle il vecchio me stesso e ..,”
Ma Bakugo non lo stava più ascoltando, la sua mente era di nuovo in viaggio per i ricordi di quel giorno lontano, che ora ricordava perfettamente.
Bakugo guardò il suo avversario con un'intensa furia omicida negli occhi e all'improvviso l'altro ne fu intimorito e allontanò di qualche centimetro. Il biondo fu felice dell'effetto prodotto e sul suo viso tornò a dipingersi quel ghigno beffardo di poco fa, ciò nonostante l'insulto subito un attimo prima lo irritava ancora, si disse quello scemo non se la sarebbe cavata con un po' di paura o qualche livido era pronto a mostrargli Katsuki Bakugo potesse far veramente paura e male.
Il piccolo Kirishima si ritrovava in una situazione rischiosa, quando aveva sentito l'urlo di quel bambino era corso a vedere cosa fosse successo e quando aveva visto quei tre ragazzini colpirlo, nonostante la paura era intervenuto in difesa del poverino, adesso però dopo aver insultato il capo dei tre la paura era tornata ad impadronirsi di lui, rendendolo vulnerabile alle minacce di quel bambino che nemmeno conosceva.
Nonostante tutto, però non poteva permettere alla paura di impossessarsi di lui, così quando sentì l'altro urlare: “FATTI SOTTO FIFONE!” era partito all’attacco incurante di quanto fosse forte il suo avversario, desiderando soltanto dimostrare che non era affatto un codardo. 
Inutile dire che quando Bakugo se l'era visto arrivare a fitto contro aveva atteso e si era scassato solo all'ultimo minuto, per poi caricare sulla mano destra una piccola esplosione che aveva scagliato con il lato destro del ventre del suo avversario facendolo volare a qualche centimetro da terra e farlo razzolare in avanti .
Kirishima dal canto suo aveva visto troppo tardi l'attacco nemico e non era riuscito a schivarlo prendendolo in pieno, solo che non era stato un semplice pugno, nel momento in cui la mano del biondo lo aveva toccato aveva sentito uno strano dolore misto a calore farsi largo sulla sua destra. Dopo di che aveva perso il fiato per una frazione di secondo, per poi cadere a terra rotolando su se stesso terminare il suo giro quando la pancia aveva toccato terra; solo allora aveva ripreso a respirare.
Intorno ai due litiganti cominciò uno schiamazzo di voci curiose di sapere cosa fosse successo e subito dopo aver visto chi stava combattendo si levò un coro di incitamento che andava tutto a favore di Bakugo, mentre l'interessato sorrideva spocchioso guardando il suo avversario a terra respirare a pieni polmoni.
Sentendo alzarsi quel coro oltre alla paura si fece largo in Kirishima un profondo senso di disagio che si trasformò presto in vergogna. La parte più codarda di se gli diceva di rimanere a terra per risparmiarsi un'altra batosta, mentre il suo orgoglio ferito lo incitava a rialzarsi e continuare, e fu a quest'ultimo che Eijiro diede ascolto alzandosi lentamente, mentre premeva una mano sulla ferita e le lacrime cominciavano a formarsi ai lati degli occhi, ma riuscì a trattenere il pianto e sotto gli occhi sorpresi e furenti di Bakugo si preparò a riattaccare.
Il bimbo dai capelli color pece partì per la seconda volta all'attacco, ma anche questa volta Katsuki fu più veloce di lui e lo scansò per poi colpirlo con altra esplosione sulla schiena e Kirishima ricadde dolorante sulla pancia.
Ormai Bakugo era sicuro di aver vinto e prese ad allontanarsi con fare altezzoso mentre tutti applaudivano e urlavano il suo nome, tranne il bimbo dai capelli marroni che portava il suo sguardo implorante prima su Kirishima e poi guardava Bakugo con paura, per sua fortuna però il biondo si era stufato di fare a botte inoltre era certo che avendo visto come aveva ridotto il suo “salvatore” quel ragazzino ci avrebbe pensato due volte prima di rivolgergli di nuovo la parola in modo tanto impertinente.
Kirishima dal canto suo non voleva più alzarsi da terra, la schiena e l'addome gli bruciavano e in più in profondo contrasto interiore tra una parte di se, controllata dalla sua paura, che gli ordinava di non alzarsi e un'altra parte di se, quella mossa dal suo orgoglio che gli urlava di tirarsi e continuare. Ad un tratto il suo sguardo si posò sul ragazzino di cui aveva preso le difese: vide attraverso quello sguardo una grande paura, forse perché a differenza del loro capo gli altri due bambini erano desideri di ricominciare a pesta la loro vittima.
Con uno sforzo immane a piano piano Kirishima riuscì a rimettersi in piedi e mentre sui suoi occhi si formavano lacrime pronte ad esplodere in un pianto strozzato, con un urlo il ragazzino si rivolse avversario e gridò: “Io non mi arrendo!” detto ciò partì alla carica e piombò contro Bakugo, che a sentirlo gridare si era voltato di scatto, ma stavolta fu Kirishima quello più veloce, afferrò entrambe le braccia dell'avversario con le mani e poiché non aveva più un mezzo per attaccare ed ormai alle strette attirò il Quirck indurimento e si induri la fronte per poi colpire con una possente craniata la testa dell'altro.
Bakugo senti un grande dolore alla testa, non aveva fatto in tempo a schivare il ragazzino e quel bastardo lo aveva colpito davanti a tutti, ma la cosa che lo aveva più sorpreso era stato il fatto che la testa di quel bambino non sembrava più quella di un umano era tutta creata e il colpo che gli aveva inferto poteva essere paragonato a quello di una pietra lanciata a tutta velocità. Bakugo perse l'equilibri, ma nonostante il dolore non urlò, sarebbe stato troppo umiliante, non aveva però fatto i conti con la caparbietà dell'avversario che senza dargli il tempo di rimettersi in equilibrio lo aveva colpito alla guancia con un pugno, anch'esso crepato come la fronte e anch'esso con la struttura simile a quella di una pietra. Il secondo colpo era andato a segno e Bakugo si era ritrovato con il sedere per terra, in più dalla testa cominciò a colargli qualcosa di caldo e liquido, alcuni bambini cominciarono a gridare spaventati e si allontaneranno. Bakugo però non udì niente di tutto ciò, il suo sguardo era rivolto al suo avversario che lo fissava con crescente paura e preoccupazione, subito nel cervello del biondo si formò un senso di vergogna e il dolore passò in secondo piano.
Quel lurido codardo lo aveva colpito e lo aveva fatto cadere davanti a tutti e gli aveva fatto male, ma soprattutto adesso lo guardava con pietà dell'alto in basso, era questo che pensava in quel momento Katsuki e la furia gli cresceva in corpo.
Ad un tratto si rialzo e senza perdere tempo saltò addosso  a Kirishima e premette entrambe le mani sulla sua faccia, le mini bombe si attivarono ed esplosero sulla faccia del moro che con un urlo cadde a terra, per fortuna però era riuscito all'ultimo secondo ad attivare il Quirck e ad indurire la sua faccia, così le piccole esplosioni avevano prodotto sul viso del bambino solo una lieve scottature.
Nel sentire gridare il suo avversario Bakugo tornò in se e cominciò a preoccuparsi per la salute dell'altro, ma ad un tratto le grida cessarono e il bambino si ritirò su si mise una mano in bocca ed estrasse un piccolo oggetto un po' rotondo di colore bianco giallognolo, doveva essere un suo dentino.
Ad un tratto il bimbo cominciò a ridere ed esclamò felice: “Evviva finalmente mi è caduto il primo dentino da latte!” poi rivolgendosi a Bakugo disse: “ Che bello me no male stai bene! Sai che sei fortissimo nonostante abbia attivato il mio Quirck sei riuscito a farmi male e quando ti ho colpito ti sei subito rialzato e sei tornato all'attacco, inoltre il tuo Quirck è fichissimo davvero virile! Che ne pensi se diventassimo amici?!” 
Tutti gli spettatori iniziarono a ridere un po' per quello che aveva detto il bambino e un po' perché erano felici che non si fosse fatto male, tutti ridevano all'infuori di Bakugo che ora osservava il terreno mentre si arrovellava in chissà quali pensieri.
Kirishima intanto si stava rialzando e si teneva le mani sul fianco dolorante, per poi passare a toccarsi quella finestrella che gli si era aperta in bocca e poi il suo sguardo andava verso il dente e dopo averlo rimirato se lo mise in tasca. 
Nessuno si aspettava tale reazione, pensavano tutti che lo scontro fosse finito, dato che Kirishima con quelle parole aveva praticamente ammesso la sconfitta, quindi nessuno si aspettava quel gesto. La fossa si stava già dividendo in piccoli gruppi in procinto di ricominciare le attività che avevano precedentemente abbandonato per assistere allo scontro; quando senza nessun preavviso Bakugo aveva sollevato la testa e si era gettato contro l'altro bambino che non aspettandosi tale reazione si era preso in piena faccia, più precisamente all'altezza dell'occhio destro un pugno, che lo aveva scaraventato di nuovo a terra ad urlare per il dolore, mentre le lacrime che fino a poco aveva trattenuto scoppiarono in un pianto disperato.
Bakugo però non si era lascito intenerire e aveva cominciato a prenderlo a calci mente gli urlava: “Io non diventerò mai amico di un fallito codardo come te. Smettila di prendermi in giro.” Ad un tratto però cinque ragazzini si divisero dalla folla e si paragono tra Bakugo e la sua vittima, l'unica ragazzina del gruppo si avvicinò a Kirishima e cominciò a pulirli la faccia sporca di fumo e lacrime, dopo di che lo aiutò ad alzarsi, intanto gli altri quattro bambini, tra cui proprio il ragazzino di cui Kirishima aveva preso le difese urlarono all'aggressore: “Falla finita adesso! Hai vinto tu non c'è bisogno di picchiarlo a quel modo, dagli ancora fastidio e lo diremo ai tuoi genitori!”
Bakugo sarebbe voluto salvargli addosso poi però considerò la possibile punizione che gli avrebbero inferto i suoi genitori e decise di rinunciare, anche perché il dolore alla testa era aumentato e lui voleva solo andare a casa a riposarsi, spinse per terra due dei bambini più vicini, dopo ciò si incammino verso l'uscita, mentre gli altri lo applaudivano e i suoi due tirapiedi lo elogiavano a gran voce, ma lui non ascoltò nemmeno una parola poiché dentro il suo cervello stava avvenendo una lotta interiore tra il suo orgoglio ferito e i suoi sensi di colpa dovuti all'aver detto quelle frasi a quel bambino che aveva riconosciuto il suo valore. Si chiese che se si fossero conosciuti in un altro momento forse sarebbero divenuti amici.
Questi pensieri cessarono quando tornando a casa fu medicato dai genitori che lo ammonirono dicendogli che non doveva litigare con ragazzi più grandi di lui, perché altrimenti era questo quello succedeva, sentendo quelle parole a Bakugo si strinse un nodo intorno alla gola: i suoi non avevano neanche preso in considerazione l'ipotesi che ridurlo così fosse stato un bambino della sua età! Decise di dirgli la verità è il giorno dopo quando tornò al parco la giornata passò in maniera tranquilla, apprese successivamente che il bambino con cui aveva litigato era venuto li solo per trovare i suoi cugini e che dopo aver fatto un controllo all'ospedale per i lividi era ritornato a casa sua.
Con il tempo Bakugo si dimenticò completamente di lui, dimenticandosi persino della vergogna subita e della faccia del bimbo fino al giorno di dieci anni dopo, quando aveva trovato proprio una sua foto nel dormitorio riservato ai membri della sua classe.

La voce di Kirishima ridestò Bakugo dal torpore dei ricordi, l'amico infatti vedendo che il biondo fissava un angolo imprecisato della sua stanza senza più ascoltarlo si era preoccupato e lo aveva scosso un po' chiamandolo per nome nella speranza di ricevere una qualche risposta.
La prima reazione che Bakugo ebbe vedendo Kirishima fu quella di saltargli al collo e farlo esplodere, la sconfitta appena ricordata bruciava intensamente nel profondo della sua anima, vedendo però lo sguardo preoccupato e un po' spaventato dell'altro decise di aspettare e ingoiando l'orgoglio gli chiese: “Che cavolo hai fatto in questa foto. Non dovevi essere un cavallo indistruttibile! Come cavolo hai fatto a farti pestare in questo modo!?
La domanda sorse così strana alle orecchie del rosso che quasi scoppiò a ridere, ma vedendo l'espressione indemoniata che si stava formando sul volto dell'altro pensò bene di trattenersi e cominciò a raccontare la sua disavventura: “Ti spiego quel giorno ero in vacanza a trovare i miei cugini più grandi, ma poiché mi annoiavo a stare in casa decisi di andare a giocare al parco vicino casa loro. Giunto lì però mi accorsi di tre bambini, di cui però non conosceva il nome e di cui non mi ricordo il volto. Questi bambini stavano maltrattando un altro ragazzino e così nonostante avessi paura andai a prendere le difese del poveretto e …” Kirishima si fermò sul volto di Katsuki si era formata una vena di rabbia, infatti quest'ultimo in quel momento stava pensando che quell'idiota non solo non ricordava la sua faccia ma soprattutto, mentre combattevano aveva anche avuto paura.
Nonostante la furia crescente Bakugo si calmò e Kirishima vedendo distendersi i lineamenti del viso riprese a raccontare: “Intervenni poiché litigare tre contro uno era scorretto e non certo virile così il bambino più basso, che doveva essere il capo, decise di sfidarmi. Cavoli era proprio forte e nonostante non ricordi quale fosse aveva un Quirck fichissimo!” Bakugo sorvolò sul fatto che quell'idiota smemorato gli avesse dato del basso e rinfrancato dai complimenti continuò ad ascoltare in silenzio.
Kirishima proseguì: “Mi colpì due o tre volte con il suo potere bruciandomi la maglietta e poi in un momento di disperazione attivai il mio Quirck e lo colpì in testa e poi in faccia. Non hai idea di quanto mi spaventai quando cominciò a sanguinare dalla testa, ancora una volta odia ed ebbi paura che il mio Quirck avesse fatto del male!” Bakugo se da prima era furioso perché solo in quel momento si era reso conto che Kirishima, quando si erano affrontati non aveva fatto sul serio a sentirlo pronunciare l'ultima frase si sentì in colpa per come lo aveva trattato anni prima.
“Comunque” riprese Kirishima: “grazie al cielo quel bambino era molto forte e si rialzò subito tornando all'attacco colpendomi in faccia con il suo Quirck e facendomi cadere il dente. Felice perché finalmente mi era caduto il dentino e stanco per i colpi subiti decisi di fare pace con il ragazzino, inoltre desideravo tanto diventare suo amico perché anche se si era comportato male alla fine era stato leale e poi era fortissimo. Purtroppo però non la prese bene e nemmeno io so bene perché, forse non voleva essere mio amico, comunque mi colpì nell'occhio lasciandomi un grosso livido come puoi vedere in questa foto.” Bakugo però aveva lo sguardo rivolto verso il basso e si vergognava profondamente di quello che aveva fatto, ma l'altro non ci fece molto caso e riprese il racconto: “Quando mi colpì cominciai a piangere ed altri bambini, tra cui anche quello che volevo aiutare mi difesero e per questo mi senti molto in imbarazzo. Tornato a casa i miei cercarono in tutti i modi di farmi dire chi fosse il bambino che mi aveva picchiato, ma io non lo conoscevo e se anche avessi conosciuto il suo nome non lo avrei detto, scattarono questa foto per farmi contento dopo di che andammo in ospedale e quando tornammo la notte stessa la passai in silenzio a piangere per la vergogna. Mi sentivo veramente un fallito e un codardo come mi aveva detto quel bambino.” La voce di Kirishima nel narrare l'ultima frase era diventata flebile e bassa, Bakugo non aveva idea di come tirarlo su, ma l'altro riprese a parlare in modo allegro e cordiale: “Vedi quando sono venuto qui alla Yuuei ho deciso di cambiare aspetto per lasciarmi alle spalle il vecchio me stesso pauroso e piagnone, non voglio più sentirmi inutile…” ad un tratto però nel pronunciare l'ultima frase la sua voce tornò malinconica: “purtroppo però anche quando ho partecipato alla missione per salvare Eri ho provato di nuovo paura e Fut Gam ha rischiato la vita per difendermi, ho giurato di non comportarmi più a quel modo e di proteggere i miei compagni senza avere paura.” Bakugo taceva senza guardarlo in faccia e Kirishima pensò di aver detto qualcosa di male, stava per dirgli qualcosa quando il biondo gli disse con fare freddo e metallico senza alzare gli occhi da terra: “Seguimi.” 
Kirishima riuscì appena in tempo ad appoggiare la foto sulla sua scrivania prima che Bakugo lo trascinasse fuori dalla stanza per poi lasciargli il polso e proseguire per la sua metà mentre il rosso lo seguiva in silenzio.
Uscirono in giardino e Bakugo si fermò a qualche metro dell'edificio, dopo di che con un gesto fulmineo fece partire di gigantesche esplosioni dalle mani che investirono in pieno il povero Kirishima. Il ragazzo però riuscì all'ultimo secondo ad attivare Unbreakable, ciò nonostante l'improvvisa esplosione gli fece perdere l'equilibrio e lo fece schiantare a terra a qualche metro di distanza per poi tornare normale. Bakugo allora gli si avvicinò e gli urlò: “MA CHE CAZZO MI TOCCA SENTIRE IDIOTA! NON AVEVI FORSE DETTO CHE SARESTI STATO UN CAVALLO INDISTRUTTIBILE! COMPORTATI COME TALE SCEMO! ASCOLTAMI BENE IO UN GIORNO DIVENTERO L'EROE NUMERO UNO SUPERIPRE AD ALL MIGH FINO AD ALLORA TUTTI QUANTI, DEKU, IL TIZIO A METÀ,  TUTTI GLI ALTRI E TE COMPRESO SARETE MIEI AVVERSARI E IO NON MI FARÒ SUPERARE DA NESSUNO. MA ANCHE SE IO SARÒ IL PIÙ FORTE MI ASPETTO DI COMPETERE CON AVVERSARI FORTI, QUINDI PIANTALA DI DIRE IDIOZIE! MI SEMBRAVA DI AVERTELO GIÀ DETTO CHI NON CADE È DANNATAMENTE FORTI QUINDI VEDI DI IMPEGNARTI PERCHÉ LA PROSSIMA VOLTA TI AMMAZZO.” Kirishima guardò Bakugo e subito sul suo volto si formò un largo sorriso e felice gli rispose: “Vedrai diventerò durissimo e la prossima volta che ci alleneremo o sfideremo non riuscirai a penetrare in alcun modo la mia corazza. Un giorno ti restituirò la sconfitta del Festival dello Sport.” Bakugo sorrise , era quel classico sorriso che faceva quando si trovava dinnanzi a qualcuno di forte e disse: “Non dire sciocchezze non mi batterai mai, neanche ti allenarsi cent'anni" l'altro sfoggiando lo stesso sorriso rispose: “Vedremo.” 
Bakugo si avviò verso la sua stanza lasciandosi Kirishima alle spalle, giunto alla sua metà aprì la porta, la richiuse dietro di sé e si sdraiò sul letto cominciando a pensare a quanto dieci anni fa era stato stupido a temere che Kirishima potesse essere come Deku e quanto fosse stato stupido a reagire a quel modo, ancora una volta la paura incondizionata di vedersi superare dal primo che capita lo aveva portato ad aggredire una persona che voleva solo essergli amica.
Come aveva detto poco fa vedeva veramente tutti i presenti come suoi possibili avversari per il titolo di eroe numero uno, ma sapeva, anzi aveva imparato con il tempo, che il suo rapporto con Kirishima era completamente diverso da quello che aveva con Deku.
Bakugo vedeva il compagno dai capelli verdi come qualcuno che in poco tempo era riuscito a diventare in poco tempo un avversario temibile, e aveva distrutto poco alla volta la sicurezza che Katsuki aveva forgiato per anni, dopo lo scontro che avevano avuto Bakugo era riuscito finalmente a vedere in Midoriya non un nemico da annientare, ma come qualcuno che aveva il suo stesso sogno e con cui doveva competere.
Per Kirishima invece era differente lui gli era subito stato amico, lo aveva sopportato durante i suoi continui scatti d'ira, senza però mai sottomettersi e a differenza di Deku che prima gli camminava dietro e piano piano era arrivato a superarlo, Eijiro da prima era partito con lo stargli dietro e piano piano erano arrivati a camminare fianco a fianco, Bakugo aveva subito capito che il rosso non aveva mai pensato di superarlo, i due proseguiamo ogni uno per la sua strada senza intralciarsi, ma aiutandosi lungo il percorso.
Con il passare del tempo Katsuki si era abituato alla presenza dell'altro e finalmente aveva capito la sostanziale, ma semplice differenza tra il suo rapporto con Izuku e quello con Kirishima.
Bakugo vedeva Midoriya come qualcuno da superare, come il suo rivale verso il raggiungimento del suo sogno, e solo dopo il compagno era suo amico, per Kirishima invece il loro rapporto era l'opposto, il rosso per Bakugo era prima un caro amico e dopo e solo dopo un rivale.
Per questo Kirishima e Bakugo si erano subito legati, perché mentre il primo si era abituato al comportamento irascibile dell'altro vedendo qualcosa di più in quella scorsa dura, il secondo non intimorito dalla presenza del primo gli aveva permesso di erodere più facilmente quella barriera di rabbia ed astio che riversava su chiunque.
In questo contesto il semplice ricordo di quel giorno lontano sovrapposto a tutto quello che i due avevano affrontato fino ad ora ormai bruciava nell'animo del biondo quanto una cicatrice ormai rimarginatasi da tempo, nonostante ciò sentendo l'altro parlare a quel modo la sua rabbia era tornata e per una volta era riuscito a canalizzarla in qualcosa di utile.
Ormai sfinito Bakugo si appisolò, ma la sua quiete durò molto poco perché due voci fastidiose lo chiamarono dall'altra parte della porta, si trattava di Kaminari e Mineta che desiderosi di andare a divertirsi aveva ipotizzato di invitare anche lui, purtroppo però non avevano considerato il pessimo umore del compagno.
I due infatti fecero presto la stessa fine di Iida e Aoyama e Katsuki stufo e stanco morto per evitare altri problemi si mise due tappi dentro le orecchie e finalmente stanco si addormentò.
Kirishima intanto recuperato l'album lo aprì ad una pagina dove erano presenti alcune foto di quando era piccolo, in questa pagina era presente uno spazio dove ripose la foto che gli aveva restituito Bakugo, osservò per un po' l'immagine dopo di che richiuse l'album e si alzò guardò il suo sacco da boxe per poi cominciare ad allenarsi, mentre sul viso aveva stampato il suo solito sorriso.

Nota d'autore: Salve a chiunque stia leggendo questa storia, questa è la prima fiction che pubblico e spero possa minimamente interessare a qualcuno. Ho pensato di scriverla su questi due personaggi perché a differenza di molti che li shippano io li vedo più grandi amici, che riescono a comprendersi poiché i loro caratteri così diversi nascondono, almeno a mio parere una profonda uguaglianza. Spero che la storia non risulti troppo noiosa a causa della sua lunghezza. Infine mi scuso in antico per eventuali errori di ortografia. Scrivetemi pure le vostre impressioni nelle recensioni, in modo tale che io possa crescere grazie al vostro aiuto. 



















   
 
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