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Autore: chemist    14/09/2020    0 recensioni
Un gruppo di ragazzi si trova ad una festa quando il cielo della cittadina in cui vivono viene solcato da qualcosa di incredibile, che cambierà la loro vita…e tutte quelle a venire.
Storia basata su un sogno particolarmente bizzarro che ho fatto un po' di tempo fa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Il libro
 
Seguendo le indicazioni del professore, arrivammo alla biblioteca in circa 10 minuti. Le porte, come prevedibile, erano chiuse, ma guardando le finestre notai con sorpresa che all’interno c’era ancora una flebile luce accesa.
“Chi è che resta in biblioteca fino a quest’ora?” chiesi, a nessuno in particolare, mentre aprivo la portiera e scendevo dall’auto.
Non ricevetti risposta: Hughes, con sua figlia al seguito, s’era già diretto di fretta all’entrata. Paradossalmente, io che avevo vissuto tutta la faccenda in prima persona (o quasi) stavo a poco a poco tornando coi piedi per terra, mentre lui sembrava sempre più smanioso, come se il ticchettio di un’invisibile bomba ad orologeria gli rimbombasse senza tregua nelle orecchie.
Suonò il citofono e, in contemporanea, il rumore ovattato di oggetti in caduta pervase il vicinato facendo sussultare sia me che Evelyn, ma non il professore, impassibile come una statua. Pochi secondi dopo, le porte si aprirono e da esse fece capolino un uomo tarchiato, sui 50 o forse 60 anni, con pochi capelli disordinati, gli occhi stanchi dalle palpebre cadenti, una sorta di divisa ed un’espressione guardinga.
“Dell?” pronunciò, con la voce roca di chi fosse stato colto in flagrante.
“Spero di non averti inguaiato facendoti cadere quei libri, Oliver” rispose Hughes, indovinando la causa del baccano di poco prima. “Per farmi perdonare ti darò una mano a sistemarli”.
“Non preoccuparti, non è necessario, ma…che ci fai qui a quest’ora?”.
“Dovrei consultare un libro” disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre a me e ad Evelyn scappò una risatina smorzata.
“Dell, so che la tua sete di conoscenza non si esaurisce mai, ma venire qui addirittura 2 ore dopo la chiusura…” commentò Oliver, condividendo la nostra ironia.
Il professore invece era serissimo: “mi conosci abbastanza da sapere che se non fosse stato importante non sarei mai venuto a chiederti di fare uno strappo alla regola. Possiamo entrare, per favore?”.
L’altro, finalmente, si scostò facendoci spazio: “certo, avanti!”.
 
Dopo le dovute presentazioni, appresi che Oliver Ward era custode della biblioteca di Sandy, un onesto mestiere che svolgeva da ben 15 anni con insolita passione (probabilmente perché era anch’egli molto curioso); era una persona semplice, pratica, ma anche incredibilmente simpatica, più acuta di quanto dimostrasse, ed aveva una presenza rassicurante che gli aveva permesso di divenire un amico sincero persino del rigido professor Hughes.
Ci condusse all’interno e dovetti ammettere che la biblioteca, quando non c’era nessuno, era un luogo quasi mistico, poggiato sul perfetto quanto precario equilibrio di migliaia di libri posti uno accanto all’altro come le tessere di un enorme domino, rilassante e sinistro allo stesso tempo.
“Dunque, che libro state cercando?” domandò Oliver, arrestandosi e parandosi di fronte a noi.
Il professore riportò a memoria autori, casa produttrice ed edizione di un testo il cui titolo pareva essere ‘Novero dei fenomeni astronomici’. Il nome al custode non diceva nulla, ma ci fece comunque strada verso lo scaffale riservato ad astronomia e astrofisica.
Una volta lì, Hughes si immerse celermente alla ricerca dell’unico oggetto che avrebbe potuto esserci di una qualche utilità, mentre io ed Evelyn restammo un po' più indietro, approfittandone per scambiare quattro chiacchiere.
“Di’ un po', pensi davvero che questa storia c’entri qualcosa con universi paralleli e roba del genere?” esordì lei per rompere il ghiaccio.
“Ah, non lo so, è stato tuo padre a dirlo…”.
“E ti fidi di mio padre?”.
“Perché suona come un quesito a trabocchetto?”.
Lei ridacchiò. “Non è questo, è solo che mio padre non parla molto del suo lavoro quando è a casa ma so per certo che tanti ragazzi lo odiano”.
Scossi la testa. “Beh, io non lo odio, se può consolarti. Certamente ha dei metodi particolari ma deve esserci un motivo se ritrovandomi in una situazione inspiegabile ho subito pensato a lui”.
Evelyn chinò il viso verso il mio, continuando a sorridere ed offrendomi così un’altra visuale delle sue piccole ma magnetiche labbra.
“Sicuro. Magari ne riparliamo quando saremo da soli…”.
“Guarda che…” cominciai a dire per eludere le sue insinuazioni, ma i miei tentativi di ribadire la mia totale sincerità furono interrotti dal professore stesso.
“Venite, l’ho trovato!”.
 
Hughes stava già sfogliando rapidamente il libro quando lo raggiungemmo.
“È molto vecchio” osservò Oliver, stirandosi i folti baffi.
“Eppure è solo qui dentro che potremmo trovare delle informazioni che facciano al caso nostro”.
“Ma, insomma, si può sapere cosa vi è successo di tanto urgente?”.
Solo allora ci rendemmo conto che, indaffarati com’eravamo, non avevamo ancora menzionato niente al povero custode. Fui io stesso a raccontargli tutto, sperando di risultare il più convincente possibile. Oliver, tuttavia, cadeva praticamente dalle nuvole.
“Ragazzo mio, si vede che sei un tipo a posto, non voglio dirti cattiverie…ma venire in biblioteca proprio quando stavo per tornarmene a casa, in tremendo ritardo aggiungerei, per via di cerchi volanti e mondi paralleli…non mi sembra giusto, ecco”.
“Perché non hai mai letto questo libro”, mi difese Hughes facendogli cenno con la mano di avvicinarsi. “Vieni anche tu a dare un’occhiata”.
Il primo a cui mostrò la pagina desiderata fui però io, incredulo nel constatare che la figura su di essa rappresentava un anello nel cielo esattamente identico a quello che aveva sorvolato, e che forse sorvolava ancora, casa di Lina.
“Si! Si! È questo ciò che ho visto!” confermai, consapevolmente tradito dall’emozione che mi provocò l’aver trovato almeno un riscontro di una cosa apparentemente impossibile.
“Bene, allora leggi tu stesso quel che c’è scritto”.
Seguii il consiglio del professore, riportando parola per parola le poche e vaghe righe di quella descrizione.
 
INCROCIO QUANTISTICO
L’incrocio quantistico è un fenomeno astrofisico estremamente raro che consiste nell’intersezione (e talvolta, per un lasso di tempo approssimato ma non ben determinato, nella fusione) di due corpi materiali nel momento di reciproco contatto. La scienza accademica, se si esclude qualche eccezione, non tratta mai tale evento, ritenuto enigmatico e controintuitivo in quanto prevede la sovrapposizione, anziché la ben più logica collisione, di due oggetti effettivamente dotati di massa; ciò nonostante, alcuni autorevoli studi ipotizzano che l’incrocio quantistico possa rivelarsi la chiave di volta per la verifica della celebre teoria del multiverso (secondo la quale il nostro sarebbe solo uno degli innumerevoli universi esistenti) oltre che il meccanismo di interazione e comunicazione dei suddetti universi.
Sfortunatamente, le fonti che hanno dato credito all’argomento sono scarse, antiche e, proprio per questo, di dubbia affidabilità: la prima disamina dell’incrocio quantistico risale a delle tavole d’origine azteca, rinvenute in Messico negli anni ’60, sulle quali esso si manifestava come una sorta di buco nel cielo. La scarna documentazione del fenomeno, inoltre, non ha permesso agli studiosi di prevederne le eventuali conseguenze ambientali”
 
Una volta finito ebbi difficoltà nell’interpretare quanto aveva appena letto, così mi soffermai sulla reazione affascinata di Evelyn, su quella confusa di Oliver e su quella immutabilmente assorta di Hughes.
“La parte storica è chiara, interessante aggiungerei…ma la parte scientifica non fa per me” riconobbe Oliver.
“Lei cosa ne pensa, professore?”.
“Vediamo se riesco a ripetervelo in modo più facile”, si propose Hughes. “La teoria descritta nel libro suppone a priori che non esista un solo universo, ma che ne esistano tanti e che ognuno di essi sia paragonabile ad una bolla di sapone: a volte, quando due bolle entrano in contatto, si uniscono a formare un unico ammasso con due lobi…ebbene, la superficie di contatto comune alle due bolle, cioè ai due universi incontratisi, non è altro che l’anello che tu hai visto in cielo…l’incrocio quantistico”.
 
Sentivo il cervello fumarmi. La sua spiegazione era stata nettamente più comprensibile rispetto a quella dettagliata ma piuttosto fredda del libro, e tuttavia iniziò a instillarsi dentro di me il timore che quella sera stessero accadendo troppe cose assurde troppo velocemente, come se il mondo intero mi stesse precipitando addosso.
“Qui dice che non se ne conoscono le conseguenze e che non c’è un modo per fermarlo. Che facciamo quindi?”, tagliai corto.
“Innanzitutto mi porti a casa della tua amica: ho bisogno di vedere personalmente con cosa abbiamo a che fare. E di riflettere”.
Ricordai solo in quell’istante che Eva e Ben erano ancora lì, probabilmente da soli e verosimilmente in apprensione. Pensai che fosse una buona idea tornare da loro e metterli al corrente delle ultime novità.
“Vengo anch’io, se non vi dispiace” si intromise Oliver. “Questa storia non mi convince al cento per cento, ma ormai avete catturato la mia attenzione”.
“Nessun problema, ma credo che dovremmo portare con noi anche il libro…non si sa mai” dissi.
Con un cenno d’assenso il custode ci seguì e tutti insieme ci dirigemmo all’esterno, verso la macchina parcheggiata in solitaria poco distante.
   
 
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