18/09/2020
4 recensioniOgni giorno, Hinata si sveglia, si veste, fa colazione, si lava i denti ed esce di casa.
Mentre corre in bici, lo insegue il pensiero persistente e incancellabile che, come in ogni giorno prima di quello, farà a gara con Kageyama per chi arriva primo in palestra, per chi segna più punti in un’amichevole o, semplicemente, per chi salta più in alto.
Finché, in un altro giorno ancora, Shōyō non salta più.
Mentre corre in bici, lo insegue il pensiero persistente e incancellabile che, come in ogni giorno prima di quello, farà a gara con Kageyama per chi arriva primo in palestra, per chi segna più punti in un’amichevole o, semplicemente, per chi salta più in alto.
Finché, in un altro giorno ancora, Shōyō non salta più.
«A volte, nella vita capitano infortuni in cui bisogna avere un briciolo di follia per cavarsela»
(F. De la Rochefoucaud)
Chissà se riuscirà mai più a saltare, Hinata, o se sarà condannato a vedere il mondo dal basso e, allora, questo perderà di significato, perché potrà solamente rendersi conto di cosa succede sotto i suoi piedi e non sopra la sua testa.
Ha il ginocchio sinistro gonfio come un palloncino ripieno di acido, non riesce a smettere di guardarlo, ammirato, come se potesse staccarsi e volare via – qualcosa ha fatto crack, quando ha battuto Kageyama a chi salta più in alto.
Seduto sul pavimento della palestra, in attesa dell’ambulanza, Shōyō se ne accorge appena, ma Kageyama gli ha voltato le spalle.
Sta piangendo.
Ha il ginocchio sinistro gonfio come un palloncino ripieno di acido, non riesce a smettere di guardarlo, ammirato, come se potesse staccarsi e volare via – qualcosa ha fatto crack, quando ha battuto Kageyama a chi salta più in alto.
Seduto sul pavimento della palestra, in attesa dell’ambulanza, Shōyō se ne accorge appena, ma Kageyama gli ha voltato le spalle.
Sta piangendo.
La prognosi non è buona: almeno nove mesi, un intervento chirurgico per cercare di ricostruire il crociato anteriore.
Ma Shōyō non perde la fiducia, quello mai: nove mesi sono tanti, forse persino troppi, ma in nove mesi può assistere a milioni di partite, e imparare ancora.
Lo vengono a trovare prima dell’operazione, tutti quanti: il coach Ukai, Tsukishima, Yamaguchi, anche i suoi ex senpai, perfino Nishinoya e Tanaka.
Si aspetterebbe di vedere anche Kageyama, per fare a gara a chi percorre più velocemente il corridoio – sulla sedia a rotelle sarà quattro volte più veloce, o no? – ma di lui non c’è traccia,
Sugawara spiega, in imbarazzo, che non è voluto venire.
Ma Shōyō non perde la fiducia, quello mai: nove mesi sono tanti, forse persino troppi, ma in nove mesi può assistere a milioni di partite, e imparare ancora.
Lo vengono a trovare prima dell’operazione, tutti quanti: il coach Ukai, Tsukishima, Yamaguchi, anche i suoi ex senpai, perfino Nishinoya e Tanaka.
Si aspetterebbe di vedere anche Kageyama, per fare a gara a chi percorre più velocemente il corridoio – sulla sedia a rotelle sarà quattro volte più veloce, o no? – ma di lui non c’è traccia,
Sugawara spiega, in imbarazzo, che non è voluto venire.
I giorni dopo l’operazione sono lenti e dolorosi. E, quando i suoi compagni di squadra lo vengono a trovare, velati di malinconia.
Ha fatto mandare infiniti messaggi di sfida a Kageyama. Ma, lui, non ha mai risposto – forse, pensa di vincere anche così.
Poi, un giorno, esce dall’ospedale sulle sue gambe e due stampelle, e lo trova lì, silenzioso e scuro in volto.
Ha fatto mandare infiniti messaggi di sfida a Kageyama. Ma, lui, non ha mai risposto – forse, pensa di vincere anche così.
Poi, un giorno, esce dall’ospedale sulle sue gambe e due stampelle, e lo trova lì, silenzioso e scuro in volto.
Da quel giorno, Hinata si sveglia, si veste da solo a fatica, fa colazione e si lava i denti. Per uscire di casa aspetta che sua madre lo accompagni in automobile fino alla scuola.
Ma, anche nell’abitacolo della vettura, lo insegue il pensiero persistente e incancellabile che, come per tutti i giorni a venire, farà gara con Kageyama per chi arriva primo in palestra – lui a piedi, che rallenta senza farsi notare, e Hinata sulle stampelle.
Finché, in un altro giorno di una serie infinita, Shōyō torna a correre anche lui.
E, allora, salta più in alto di tutti.
Alcune doverose note d'autore:
La storia nasce da un'iniziativa del gruppo "Caffé e calderotti", che penso sia la prima iniziativa di scrittura dove riesco a partecipare, ovvero il gioco "A scatola chiusa". Nel gioco, si accettava di scrivere una fic con un prompt scelto da una terza persona, senza conoscerlo; nel mio caso, il prompt l'ho deciso io, ma ho scelto di partecipare con una limitazione, scelta da Shireith (di cui vi lascio il link della sua storia; mi sembra doveroso, dato che dovrei recensire la sua storia e questa, ma sto facendo una mega corsa con una storia per un contest in scadenza e domenica devo partire e aiuto non so fare le valigie. E pensare che sono stata fuorisede per cinque anni), che ovviamente ringrazio.
Il prompt scelto da me è la citazione a inizio storia.
Per quanto riguarda il titolo, è un gioco di parole molto stupido: sia injury sia mishap, in inglese vogliono dire infortunio, ma mishap in senso figurato. Letteralmente sarebbe "un rovinoso incidente", ma mi piaceva l'idea di accostare questi due termini e (spero) si adatta bene al contenuto della storia.
Infine, l'incidente di Hinata (Lesione del crociato anteriore) l'ho creato studiando all'università di Google, se ci sta qualche medico all'ascolto mi perdoni, la mia laurea è umanistica.
Grazie a tutti, spero che questa mia prima storia in questo fandom vi sia piaciuta.
Gaia