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Autore: ManuDiPinto    20/09/2020    0 recensioni
Tutti gli agenti doppio zero l'hanno capito. Tranne Bond e Q. Bond e Q non hanno capito assolutamente nulla.
00Q
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Bond, James/Q, James/Q, Q
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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004

004 entrò nel Q Branch con una spavalderia che innervosì quasi tutti i presenti nella sala.
25 anni, capelli corti biondi, cappotto, jeans chiari e anfibi,l'agente double oh si diresse vero Q, con il solo intento di sentirsi dire un «brava e grazie per avermi riportato l'attrezzatura.»
Era fuori servizio quindi si poteva permettere di perdere un pò del suo tempo nella sezione Q.
L'unica cosa che ottenne però fu uno sbuffo infastidito da parte del Quartermaster. Sapeva di non piacere a Q, l'aveva capito in meno di 5 minuti. Percepiva l'ostilità aleggiare in ogni stanza in cui sia lei che il Quatermaster fossero presenti.
La cosa però non la colpiva più di tanto. Neanche lei trovava particolarmente simpatico quel nerd, occhialuto e dai modi non particolarmente accomodanti.
«Mi farebbe piacere sentirmi dire un "grazie" ogni tanto.»
«Perchè mai dovrei ringraziarti?» Q non alzò lo sguardo neanche per guardarla e la cosa innervosì la giovane agente ancora di più. «Hai solo fatto il tuo lavoro, non vedo cosa ci sia di strano.»
«Noi agenti doppio zero non siamo famosi per riportare integro l'equipaggiamento.» commentò lei, sedendosi su uno sgabello accanto al quartermaster e accavallando le gambe.
Il giovane non la degnò neanche di uno sguardo, troppo occupato a lavorare sul circuito di una radio.
«Come io non sono famoso per la mia pazienza.»continuò. «Quindi ti conviene non distrarmi e andartene dato che la tua vita e quella di altri 7 agenti double-oh è nelle mie mani mentre lavoro ai vostri giocattolini.»
«Aspettavo solo un tuo 'grazie', quartermaster.»
«Che non riceverai, 004.» continuò. «Se proprio vogliamo parlarne l'aver riportato l'equipaggiamento integro è il grazie per le decine di volte in cui l'hai distrutto.»
«Non mi sembra che con gli altri sia un enorme problema.»la donna lo provocò. «006 e 007, non riportano un equipaggiamento integro da mesi.»
«006 e 007 ormai non li tengo neanche più in considerazione, loro a momenti lavorano senza equipaggiamento.»
Q aveva sempre provato un' antipatia enorme verso quella perfetta biondina tutta occhi verdi e forme al posto giusto. La sua antipatia si era amplificata dopo averla vista gironzolare più del dovuto intorno a un James Bond che non avrebbe mai e poi mai rifiutato attenzioni femminili.
«Sei geloso.»
La giovane arrivò immediatamente a quella conclusione. Si era accorta quasi subito dei favoritismi che Q faceva al più anziano degli agenti double-oh e non erano assolutamente per pura cortesia. «E c'entra Bond.»
«Che diavolo c'entra Bond ora?» alzò gli occhi al cielo, ma fu interrotto dall'entrata nel Q Branch del diretto interessato.
004 lo guardò confusa.
Cosa diavolo di faceva lì?
Dopo la missione a Lima, il medico lo aveva costretto a un mese di ferie forzate per riprendersi. La cosa che 004 ancora non capiva era il perchè un James Bond in jeans, camicia nera e giubino di Pelle marrone, si trovasse nel Q Branch in un giorno di ferie.
«Che c'entro io?» James avanzò, mollando sulla scrivania di Q e sotto lo sguardo di 004,un pacchetto di un Fast Food. «Chiamiamolo un armistizio per aver perso la pistola.» aggiunse il doppio Zero. Il quartermaster per la prima volta da quando era cominciata quella conversazione con 004 alzò gli occhi.
Un accenno di sorriso si disegnò sul suo volto e la giovane agente si sentì colpita nell'orgoglio.
Come era riuscito Bond a sciogliere quella sua fitta coltre di cinismo con una sola frase?
«hai sbagliato di nuovo la bibita.» ghignò Q, dopo aver buttato uno sguardo nella busta.
«Ti serve caffeina per rimanere in piedi Q.» mormorò, passando dietro di lui e sedendosi sullo sgabello dal quale qualche minuto prima si era alzata 004 con un bicchiere di Caffè tra le mani. «È stato un errore voluto.»
«Grazie.» rispose semplicemente Q e 004 sentì la rabbia salire.
Uscì a passo di marcia,sui suoi altissimi tacchi a spillo, mentre Q non la degnò nemmeno di uno sguardo.
«Che le è successo?»
«Per una volta non è lei la protagonista.»

001

001 era forse l'agente meno problematico e più tranquillo che MI6 avesse mai avuto. Faceva il suo lavoro, non combinava casini internazionali e non gironzolava mai per il settore Q.
E Q lo aveva sempre ringraziato per questa cosa.
Non era un pallone gonfiato, ma semplicemente un uomo che cercava di fare sempre il suo lavoro al meglio.
Riportava l'attrezzatura intera e faceva quello che gli veniva detto senza protestare.
Una caratteristica più unica che rara tra gli agenti MI6.
Quella mattina però nell' infermeria,001 si trovò ad assistere ad una scena che aveva dell' irripetibile.
Anzi, in un primo momento pensò di essersela immaginata.
«Bond.» salutò semplicemente il suo collega, appena le infermiere spinsero la sua barella nella stanza.
Bond ricambiò il saluto, mantenendosi una sacca di ghiaccio su un occhio e guardando con sguardo truce la severa infermiera Marylin. Non si sa per quale motivo quale motivo quella specie di incarnazione del diavolo in terra era sempre quella che finiva per occuparsi di 007,mentre a lui toccava quasi sempre la giovane e gentile Sarah.
«Non mi tratterò dall'inniettarti del sedativo se provi di nuovo a scappare.»
«Perché cazzo devo fate questi controlli?» sbottò Bond. «Sono vivo e non è successo nulla.»
«Nulla?» la donna rise compiaciuta. «Ti è solo crollato un palazzo addosso, Bond.»
In effetti, 001 notò che Bond non era in condizioni così disastrose, almeno rispetto al solito.
L'ultima volta che si erano trovati in infermeria insieme, 007 stava quasi per lasciarci le penne per dissanguamento e 001 aveva avuto un trauma cranico talmente forte da avergli provocato amnesie per un mese. Diciamo che essersi infiltrato in un cartello del narcotraffico Messicano non era stata un' idea ottima. E no, neanche le sue origini sud americane lo avevano aiutato.
Si parlava di quasi 10 anni prima.
Lui, Bond e 006 erano gli agenti in servizio attivo da più tempo e anche i più, diciamo, attempati.
Con i suoi 38 anni, 001 risultava essere il terzo agente più longevo e che, per il momento non ci aveva ancora lasciato le penne.
Non sapeva e non capiva come 006 e 007 alla veneranda età di 43 anni, fossero ancora tutti interi,  più o meno.
«Dove cazzo è?» 001 si voltò di scatto, producendo un sinistro crack, con il collo, nonostante l'infermiera gli avesse messo qualche minuto prima il collare ortopedico.
La cosa che lo stupì fu vedere il loro quartermaster entrare come una furia nella stanza.
Da quanto Q era stato messo a capo della sezione approvvigionamenti non l'aveva mai visto innervosirsi. Anche in situazioni difficili, la sua calma stoica era sempre tornata utile.
Ma quella volta sembrava che qualcuno si fosse impossessato del corpo del calmo e pacato quartermaster.
Aveva gli occhi lucidi, ricolmi di lacrime ma 001 decise di non farglielo notare.
La furia che li travolse fece allontanare persino l'infermiera Marylin dopo che ebbe sistemato una flebo nel braccio di Bond.
«Sei un emerito, coglione!» urlò,provocando un gemito di dolore in Bond. «Q, ho mal di te-»
«Non mi frega un cazzo del tuo mal di testa, Bond.» sbottò. «Potevi ammazzarti, idiota.»
«Lo faccio sempre, non vedo quale sia il problema.» continuò 007 e 001 pensò che fosse un vero idiota a non essersi ancora reso conto di ciò che Q provava per lui.
A differenza degli altri agenti doppio zero, 001 era un ottimo osservatore. E aveva un' empatia superiore al normale.
«Il problema è che non ho mai perso un uomo sul campo e non avevo intenzione di perdere proprio te.» sbottò Q, la palpabile voglia di prenderlo a schiaffi.
Quando aveva visto quel palazzo crollare e aveva sentito le comunicazioni con Bond interrompersi, il suo cuore era andato letteralmente in frantumi.
«Proprio me?» Bond lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Si, proprio te, coglione.» sbottò. «Perchè oltre ad essere un mio agente sei anche mio amico e sai, non è molto bello vedere qualcuno a cui tieni morire schiacciato da un palazzo crollato.»continuò.
001,continuava ad osservare la scena.
Q si portò le mani tra i capelli,sfilandosi poi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi. Un vago e maldestro tentativo di trattenere le lacrime, che comunque si incastrarono tra le sue ciglia scure.
«Cristo ho pensato che fossi morto sul serio.»
001 distolse l'attenzione per qualche secondo, ma fu ricatturata dal «sei un coglione» pronunciato da Q.
Si voltò, e la scena che si trovò davanti lo colpì, ma non lo sconvolse.
Aveva notato dei cambi di atteggiamento di Bond, nei confronti di Q, ma non avrebbe mai pensato che potesse arrivare a tanto.
Bond, ancora mezzo steso sulla barella, tirò verso di sè Q, stringendolo in un abbraccio. Le lacrime che avevano abbandonato il corpo del giovane Quartermaster si depositarono contro la spalla dell'agente double-oh.
La cosa che sconvolse di più 001,oltre a fatto di vedere che a qualcuno, oltre 006,fosse stato concesso di entrare nello spazio vitale di Bond, fu lo «scusa» che l'agente mormorò subito dopo, contro i capelli scuri di Q.
Si allontanarono nel giro di qualche secondo, e 001 decise che era il caso di distogliere lo sguardo.
«Tu tutto intero, Oscar?» la cosa di cui 001 andava fiero era di trovarsi tra i pochi prescelti che Q chiamava per nome. Avevano stabilito un rapporto di fiducia reciproca tale che 001 era riuscito ad abbattere quel muro di cinismo che Q si era costruito intorno. Anche 007 ci era riuscito, ma in maniera totalmente diversa e in modo inconsapevole.
Ma qualcosa diceva che quello che aveva fatto James era molto più profondo, radicato e speciale.
«spalla rotta, niente di grave.»
«Pensavo che gli iracheni potessero fare meglio di così» scherzò Q, ricomponendosi. «Appena siete in piedi, riportatemi le comunicazioni.» prese una pausa assottigliando lo sguardo verso Bond. «Entrambi
«Saranno entro stasera sulla tua scrivania.» esclamò 001.
«Sai io-» James fece per parlare,ma Q lo interruppe. «non voglio saperlo.» alzò gli occhi al cielo,voltandosi e aprendo la porta dell'infermeria con una mano. «Non ti offendere la prossima volta che dico che Oscar è il mio preferito.» furono queste le sue ultime parole prima di abbandonare la stanza.
«Non una Parola,Gonzalez.» Bond si voltò verso 001. «non una parola di quello che hai visto.»
«Neanche se fossi in punto di morte.» disse sincero l'altro agente double-oh.
«Mi sei sempre stato simpatico, lo sai?» commentò, prima di stendersi di nuovo con la schiena sul lettino.
001 rise.

005

«Ti prego.»
«No.»
«Per favore.»
«no»
«solo un drink.»
«neanche morto.»
«eddai Q!» sbottò. «Che ti costa?»
«Tempo e sanità mentale.» aggiunse il quartermaster continuando a lavorare su quella pistola.
005 aveva sempre trovato Q particolarmente sexy.
Con i suoi enormi occhi verdi, i capelli neri, e quell'aria da nerd,lo aveva sempre attirato anche se il giovane gli aveva sempre dato il due di picche.
005 però non era assolutamente abituato ai rifiuti.
«Non mi interessi,005.» continuò.«È già tanto che sopporto voi agenti double-oh negli orari di lavoro.» mormorò. «Non sarei mai talmente folle da uscire con uno di voi anche al di fuori del lavoro.»
«So essere molto convincente se voglio.» 005 si avvicinò a Q di un altro passo.
005 aveva 29 anni, aveva passato tutti i test con il massimo della valutazione e pensava che il mondo potesse cadere ai suoi piedi solo con un suo sguardo.
Fece per mettere una mano sul suo fianco, ma fu bloccato da una voce.
«Se solo ti permetti di toccarlo con un dito, ti stacco le dita della mano ad una ad una.»
005 arretrò in un secondo.
Lui era quello nuovo. In servizio da appena un anno e il mito di 007 faceva ancora un certo effetto su di lui.
In una delle sue prime missioni 005 aveva lavorato con lui e l'aveva visto uccidere terroristi nelle maniere più assurde possibili, mezzo nudo e sporco di sangue dopo aver subito 4 ore di torture.
Quindi, si.
007 lo inquietava leggermente.
«Bond, non terrorizzarlo.» rispose semplicemente Q, ancora concentrato sulla pistola.
Bond lo affiancò.
«Il mio nuovo giocattolino?» fece per afferrare la pistola, ma Q lo guardò male e l'agente ritirò la mano. «Sono capace di difendermi dagli agguati di 005 da solo.»
«Tu non sei mai capace di difenderti a solo Q.» disse semplicemente.
«In questo caso non c'è bisogno di difendermi, ma di declinare semplicemente l'offerta.» continuò con semplicità Q. «Non uscirei mai con lui,neanche tra un milione di anni.»
005 montò un cipiglio offeso esclamando un «hei, stronzi, sono ancora qui.»
«Eclissati, Joseph.» Bond disse quelle parole con semplicità,non guardandolo neanche in faccia. «Ti va un drink stasera?» Bond guardò Q, un ghigno sulle labbra. «C'è la partita ed io ho bisogno di una birra.»
«Alec?»
«In ritiro spirituale con la sua nuova fiamma.» fece le virgolette con le dita.
005 ghignò soddisfatto aspettandosi una risposta negativa da parte del quartermaster, ma dovette ricredersi.
«Ok.» rispose semplicemente il giovane e 005 spalancò gli occhi.
Sul serio?
Ma sul serio?
«A che ora passi?»
«Alle nove sono da te.» Bond gli dedicò un occhiolino, prima di varcare la soglia del Q Branch.
005 si voltò di scatto, guardandolo furente «Mi spieghi che cazzo di differenza c'è tra me e lui?»
«Perchè a differenza tua, sembra strano a dirlo, lui non ha secondi fini.»  esclamò il giovane Quartermaster.
E sono innamorato di lui.
Accetterei qualsiasi cosa pur di passare un secondo in più in sua compagnia.
«Io-»
«Non una parola.» rispose semplicemente Q. «Non verrò mai a letto con te» continuò. «Ed ora smettila di infastidirmi se ci tieni alla tua vita.»

008

008 alzò gli occhi al cielo.
Perchè si trovava sempre in quelle situazioni?
Cristo, quei due avrebbero dovuto chiudersi in una stanza e fare una sana scopata. Si gironzolavano intorno come cani da almeno un anno e mezzo e anche un cieco avrebbe visto i sentimenti che li legavano.
Oltre al loro imbarazzante rituale di accoppiamento, molto simile a quello di due pavoni cretini.
«Sicuro?»
«Sicuro.» rispose alla domanda di Bond, mentre 008 continuava ad attendere la consegna delle sue comunicazioni.
L'agente era fuori servizio e non si sa per quale motivo si trovasse nel Q Branch. I Minions  avevano ormai fatto l'abitudine e se in un primo momento l'avvicinamento tra l'agente doppio zero e il loro superiore aveva suscitato qualche sospetto, ora era diventata la normalità.
L'osservazione di 008 fu bloccata dall'ingresso di R. Di un anno più piccola di lui, R era ormai da un anno e mezzo il braccio destro di Q.
Bella da mozzare il fiato, ma di una bellezza quasi timida. Da subito era rimasto affascinato dalla sua intelligente e forza, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare un passo avanti. Era un agente doppio zero, appena trentenne, e il rischio che non tornasse era sempre dietro l'angolo.
Le parole che Bond, gli aveva detto qualche mese prima gli rimbombarono nella testa.
«non fare come me, non distruggerti la vita in nome di questo lavoro.»
«Elle..»
«Buongiorno, agente Taylor.» sorrise la più giovane, sedendosi alla sua scrivania. Lanciò uno sguardo al suo superiore e a 007,che continuavano a parlare,troppo vicini... Troppo tutto.
Se M fosse entrato in quel momento probabilmente si sarebbero subiti una ramanzina infinita.
«Si stanno ancora guardando negli occhi?»
«A quanto pare.» disse semplicemente appoggiandosi alla scrivania della giovane e voltandosi di nuovo verso i due.
Sentìrono la voce di Q, esclamare un semplice «Fai attenzione» prima di consegnare qualcosa all'agente doppio zero.
«Faccio sempre attenzione, lo sai.» rispose l'agente posandogli una mano sulla spalla. Vide Q guardarlo per qualche secondo prima di lanciarsi letteralmente tra le sue braccia.
Bond in un primo momento sembrò spaesato, ma poi ricambiò la stretta con vigore, poggiando poi la guancia contro la tempia di Q.
«Sono innamorati.» sentenziò R, abbassando il capo e arrossendo leggermente. «ma ancora non se ne rendono conto.»
«Bond probabilmente non se n'è reso ancora conto.»esclamò 008 osservando il collega.
Lo conosceva da qualche anno, e non l'aveva mai visto...così.
Sia lui che R distolsero lo sguardo perchè la situazione stava diventando veramente troppo intima.
«Se ti chiedessi di nuovo di uscire, mi diresti di sì?» 008 si voltò verso R. «Avevi detto di richiederlo quando avessi capito cosa volessi davvero.» aggiunse.
R alzò lo sguardo, le guance imporporate. «Cosa vuoi, sul serio?»
«Uscire con te.» ammise 008.«per favore.»
La giovane lo guardò e l'agente si sentì sollevato quando sul suo bellissimo volto comparve un sorriso.
«Stasera alle 8?»
R annuì,mentre l'agente la superò baciandole la guancia. Lanciò uno sguardo a Q e Bond, che si erano allontanati di almeno qualche centimetro. «Conviene che li fai allontanare, ho visto M vagare per le sezioni.»
Un sorriso ed uscì dalla stanza.

002

«Alla tua sinistra, 002.»
La ragazza sparò, prendendo in pieno la telecamera. «Centrato.»
Q alzò gli occhi al cielo, continuando a lavorare sulle stringhe che gli erano state appena mandate. Era sveglio da 24 ore, aveva consumato quantità industriali di Earl Grey e non aveva la forza neanche di alzare un dito.
«Hai preso i file?» domandò massaggiandosi il ponte del naso.
«Certamente.» rispose la donna.
«Allora vai via di lì.»controllò il tracciamento sul pc. «Ci sono tre uomini in avvicinamento.»
«Ricevuto.»
Il suo sguardo cadde sull'auricolare.
Per quella missione aveva dovuto sviluppare una linea di comunicazione alternativa per Bond. Da quello che gli era dato sapere dalla relazione premissione consegnata da M, tutto aveva a che fare con rapporti internazionali e scambi illegali di azioni.
Erano precisamente 4 settimane che non aveva sue notizie. Guardava quell'auricolare come se potesse telepaticamente dire di attivarsi.
«Q ci sei?»
«si, ci sono.» si rivegliò dalle proprie elucubrazioni concentrandosi di nuovo sull'agente. «Sono uscita.» continuò. «Notizie di Bond?»
«Nulla.» la donna doveva aver capito l'affiliazione della sua voce.
«Starà bene.» lo rassicurò. «Conoscendolo non credo proprio.» si sfilò gli occhiali.
«Perchè non glielo dici?»
«Cosa dovrei dirgli?»
002 e Q erano entrati all' MI6 insieme. Avevano frequentato tutti i corsi insieme, finchè la giovane mora non aveva deciso di diventare agente sul campo e cominciare il percorso per agente doppio zero. Erano entrambi talmente bravi e preparati che avevano impiegato appena 2 anni a scalare ogni tipo di gerarchia.
Avevano abbastanza confidenza da parlare di queste cose, dato che erano ben 5 anni che collaboravano. A volte era capitato anche che pranzassero insieme quando la giovane agente non era in missione.
«Che sei innamorato di Lui, Q.» il quartermaster fece per parlare ma lei lo bloccò. Odiava quando Q era agitato, attaccava filippiche infinite su quanto fosse un loro superiore e non dovessero intervenire nella sua vita privata.  «E non attaccare il solito discorso.»lo anticipò. «ci conosciamo da 5 anni e penso di conoscerti abbastanza.»
Il giovane sospirò.
«Se ne sono accorti tutti.»aggiunse lei.
«Tranne lui, molto probabilmente.» mormorò Q. «Ne dubito.» aggiunse 002 «Bond è emotivamente costipato ma è un ottimo osservato-»
«Dov'è Q?» il quartermaster vide Tanner entrare Trafellato, in una mano un cellulare e nell'altra... un orologio e un biglietto.
L'orologio di Bond.
«Oh cazzo...»sbottò scendendo di grandi della sua postazione rialzata di corsa ed esclamando un «R, segui 002.»
La ragazza salì in fretta e furia alla postazione del suo capo.
«Che diavolo sta succedendo?» esclamò 002. «Q?»
«Sono R.»
«Dove diavolo è Q?»
«Bond.»
«Oh,porca troia.» furono le ultime parole di 002,prima di infilarsi in un pullman semivuoto di Rio De Janeiro.
Q strappò quasi l'orologio dalle mani di Tanner, seguito subito dopo dal biglietto.
«Dobbiamo trovarlo.» occupò la postazione di Q, le mani che tremavano leggermente, attivando tutti i localizzatori di Bond.
Tracciò l'unico segnale che trovò.
Glasgow.
«Vogliono i codici.» alle spalle di Tanner comparve M.
«E Bond non aprirà bocca.» continuò.«Se morirà avrà semplicemente fatto il suo lavoro.»
Cosa cazzo..
«Io non lascio nessuno indietro! » sbottò. «Soprattutto un mio amico.»
«Non mettere in mezzo la vita privat-»
«Non mi frega un cazzo della vita privata, Mallory!» sbottò. «Nonostante  io li tratti come automi, sono esseri umani!»
«Che hanno deciso di sacrificarsi per la patria.»
«Ma il suo sacrificio in questo caso può essere evitato.» continuò. «e se ci sarà anche solo l'1% di possibilità di salvarli, io ci proverò»
002 sentì chiaramente la discussione tra Q e Mallory e si sentì stringere il cuore in petto. Mai da quando aveva cominciato a lavorare per MI6 aveva sentito qualcuno dare importanza alle loro vite.
«Non voglio avere sulla coscienza un uomo.» disse la bocca di Q.
Non voglio perderlo per sempre, esclamò invece il suo cervello troppo impegnato a cercare di architettare una via di fuga.
«Vogliono i codici, e i codici avranno.»
002 si sentì addosso la sensazione che tutto quello si sarebbe trasformato in un enorme casino.

003

Il compito di consegnare quei maledetti codici e recuperare Bond, fu assegnato a 003, mentre Q da lontano, in un furgone qualche strada più avanti gestiva una squadra di incursione.
Avrebbero consegnato dei codici falsi e avrebbero incastrato anche quegli stronzi costi quel che costi.
Trovare un Bond, torturato ma che riusciva a camminare in autonomia anche se zoppicante e a sparare aveva aiutato molto nella buona riuscita della missione ma molto probabilmente era stata l'adrenalina dato che dopo la cattura degli stronzi e l'uscita da quel puzzolente magazzino, Bond era letteralmente svenuto tra le braccia di 003 che si trattenne dal bestemmiare in qualsiasi lingua.
Tempo neanche di metterlo a terra che da un furgone attrezzato a qualche centinaio di metri da loro, sbucò Q.
003 si spostò semplicemente, rendendosi conto solo in quel momento che l'agente tra le sue braccia era in arresto cardiaco. Molto probabilmente Q l'aveva capito prima di lui, dato che aveva già tirato fuori il defibrillatore.
Servirono un paio di scariche prima che Bond, saltasse letteralmente a sedere.
«Cosa cazzo-Q?»  la voce era debole, mentre Q, tirò un sospiro di sollievo appoggiandosi al muro alle sue spalle.
«Piacere di vederti vivo, Bond.»commentò 003. «Fanculo, Palmer.» mormorò l'agente doppio zero ristendendosi.Allungando una mano verso Q. Il giovane Quartermaster la afferrò, stringendola tra le mani ancora tremanti,mentre vide qualche lacrime scendere dai suoi occhi.
Fu in quel momento che 003 decise che era giunto il momento di andarsene. Raggiunse Moneypenny che era intenta a parlare con un rappresentante della polizia locale.
«Hanno chiamato ora la squadra medica.» gli comunicò la donna vedendolo visibilmente zoppicante.
«Bond ne ha più bisogno di me.» si voltò per indicare il collega e se ne accorse.
La mano di Bond stringeva la cravatta di Q, mentre lo tirava verso il basso baciandolo.
Il giovane sembrava visibilmente sorpreso ma si lasciò manovrare con facilità dall'agente.
Finalmente.
Una voce arrivò al suo orecchio tramite l'auricolare.
«Vedo con piacere che ce l'hanno fatta.»
«Vedi?»
«Telecamere?» rispose la giovane in una mezza risata. Proprio in quel momento 003 vide Q allontanarsi da Bond e poggiare due dita all'altezza dell'orecchio.
«Vi sento, sapete?» esclamò. «Una parola in giro, 003, e farò di tutto per mandarti in missione in Siberia.» continuò. «E so molto bene quanto tu soffra il freddo.»
003 rabbrividì.
«E R?»
«È mia amica, non direbbe mai niente a nessuno.»prese una pausa. «Neanche a 008» e Q fu sicuro che la ragazza fosse arrossita mentre si sfilò l'auricolare.
«Minacciati?»  mormorò Bond, ancora debole. «Quanto basta.» fu l'ultima cosa che disse prima che Bond lo tirasse di nuovo verso di lui.

006

Alec era stato in missione per circa un mese, senza alcun tipo di comunicazione con il mondo esterno. Nel momento in cui superò le porte dell' MI6 con indosso il suo comodo pantalone cargo e una tshirt,tirò un sospiro di sollievo. Era sempre una gioia varcare quella porta sulle proprie gambe e non su una barella o una sedia a rotelle. Era appena atterrato e non aveva assolutamente voglia di tornare a casa a cambiarsi. Probabilmente si sarebbe fatto una doccia negli spogliatoi della palestra al piano di sotto prima di andare in riunione con M,per il breafing post missione.
Stranamente, era tornato senza neanche una ferita grave e questo gli aveva evitato uno spiacevole viaggio in infermeria. Il giorno dopo si sarebbe occupato delle visite mediche di Routine.
Sbadigliò dirigendosi verso la sezione Q, intenzionato a riconsegnare al Quartermaster le sue dotazioni. O almeno quello che ne era rimasto.
In realtà, anche se sembrava assurdo, aveva voglia di rivedere una faccia amica e Q, anche se in maniera particolare ed anticonvenzionale era pur sempre suo amico. Molto probabilmente si sarebbe beccato anche le lamentele di Q, ma cercò di non pensarci,componendo nuovamente il numero di cellulare James, proprio qualche metro fuori la sezione.
La stanza era semi vuota, tranne per R seduta davanti al suo pc ed intenta a  guidare all' auricolare qualche agente e un paio di assistenti. Erano le nove di sera, era più che comprensibile.
Non fu sorpreso nel sentire la suoneria di James risuonare nella stanza, più precisamente dall'ufficio di Q. Fece per avvicinarsi alla porta, ma fu bloccato da R, che gli lanciò una matita.
«Q è occupato.»
«A quanto pare anche Bond.» fece sarcastico.
La ragazza sembrò indecisa. «Alec...»
«Lo so da prima di voi.» la interruppe 006. «Probabilmente l'ho capito anche prima che lo capissero loro.»
Proprio in quel momento, la porta si aprì, rivelando Bond intento ad uscire.
«Almeno non lo fanno in ufficio.» riflettè ad alta voce, causando una risata di R. Conosceva l'espressione di James dopo un esperienza 'mistica' e no, non era quella. E no, non era dato sapere perchè la conoscesse. Ma sapeva che per essere James era esageratamente felice. Per quanto possa essere felice uno come James Bond. Notò solo in un secondo momento che era fuori servizio.
«Fuori servizio?» Alec osservò sarcastico il suo migliore amico. «Ti stai rammollendo, James?» lo prese in giro, prima di abbracciarlo.
«Ti avrebbero dato il riposo forzato anche a te dopo 72 ore di torture e un arresto cardiaco.» rispose semplicemente.
«Hai fatto Jackpot, amico.» esclamò Alec. «Perchè nessuno mi ha detto niente?»
«Missione riservata.»
«Non parlavo di quello.»
«E di cos-ah.»
«Tutti gli agenti l'avevano capito, com'è possibile che non mi sia arrivata la lieta notizia?» rise appena. «Non pensavo che Q fosse così bravo nei ricatti.» rispose semplicemente, poggiandosi ad una scrivania laterale vuota. «non pensavo fosse così bravo in molte cose.»
«Ok,ok non voglio sapere.»
«Ed è meglio che tu non lo sappia.» la voce di Q arrivò alle loro spalle ed entrambi si voltarono. «Felice che tu sia vivo,Traevelyan» si voltò verso Bond e sorrise.«e lo prendo come un complimento.»
«Devi.»
«Ok,scopate, penso si sia capito.» si voltò verso Bond. «Ti va una birra?»
L'agente annuì e di diretta conseguenza Q gli lanciò un mazzo di chiavi. «Finisco tardi.» rispose semplicemente il quartermaster. «E le tue cose sono da me.»
«E penso che rimarranno da te, anche stasera.» Bond si avvicinò piano e lì al centro della sezione Q, gli lasciò un bacio a stampo. «ti infastidisce?»
«Neanche un pò»
A quelle parole Alec urlò un «me ne sto andando...» che fece alzare gli occhi al cielo a James, prima di raccattare le chiavi e raggiungere il suo migliore amico.

007

James si sentiva stranamente e incredibilmente a casa.
Erano passati 4 mesi dal suo incidente con quei fottutissimi russi ed erano più o meno due mesi che aveva occupato in pianta stabile casa di Q.
«Seb?» mormorò quel nomignolo che usava solo fuori dall' MI6. Era uno dei pochissimi all' MI6, insieme ad M, 002, R, Moneypenny ed Alec, a conoscere il vero nome di Q.
Il diretto interessato aprì un occhio e mugolò, sistemandosi meglio sulle sue gambe.
Bond affondò una mano tra i lui capelli, sistemandosi meglio contro lo schienale del divano. «Non pensi che il letto sia più comodo?»
Avevano ordinato pizza e avevano messo su un film a caso, di cui nessuno dei due aveva seguito sul serio la trama. Q era caduto in uno stato semi comatoso dopo 10 minuti, mentre Bond aveva recuperato un libro che la sera prima aveva lasciato a metà sul tavolino.
Q fece un altro mugolio indistinto prima di mormorare un «che ore sono?»
James sorrise di conseguenza accarezzandogli i capelli scompigliati.
Non avrebbe mai pensato che una realtà così domestica potesse fare così tanto per lui.
Per quanto possa essere domestico convivere con una delle persone con il QI più alto del mondo, che controllava satelliti e stringhe fantasma dal tavolo della cucina.
Bond lanciò un sguardo all'orologio notando solo in quel momento che era passata da poco la mezzanotte.
«Andiamo a letto su, che domani lavori.» fece per alzarsi, ma fu bloccato da Q, che si sistemò meglio sulle sue gambe e si stropicciò gli occhi assonnati.
Guardò James dal basso, prima di tirarlo verso di sé e baciarlo a stampo.
«Mi sono preso un paio di giorni di ferie.»
«Stai bene?» Bond lo guardò confuso. Da quando conosceva Q, non lo aveva mai visto prendere dei giorni di ferie.
Q era sempre lì, al suo auricolare, ogni giorno dell'anno.
«Ferie?»
«Tra una settimana parti per Mosca.»gli ricordò quella messione, che probabilmente sarebbe durata più della classica settimana. «E poi per i prossimi due giorni non ci sono missioni attive, può occuparsi di tutto R.»
Bond si avvicinò di più a lui, fermandosi a qualche centimetro dalla sua bocca. «Bene..» mormorò con un filo di voce.
«Bene...» rispose il quartermaster, prima di tirarlo verso il basso per baciarlo. «Tu non sai in che guaio ti sei messo stando con me.»
«Lo so fin troppo bene, ma non mi importa.» rispose Q, mettendosi a sedere. «Ti amo,non ce l'avrei fatta ad andare avanti tenendomelo dentro per sempre.» continuò Q. Si rese conto solo in quel momento di cosa aveva detto e di quanto fosse cambiata l'espressione di James. «Cristo.» imprecò, avvicinandosi nuovamente all'agente.
Se c'era una cosa capace di mettere in crisi James erano i sentimenti e probabilmente Q, con quell'affermazione aveva fatto qualcosa di irrimediabile.
«Cancella quello che ho detto.» disse velocemente. «sto correndo troppo.»
«Nah,non penso proprio.» James lo guardò e sorrise ampiamente.
Finalmente uno dei due aveva avuto il coraggio di dirlo ad alta voce,ma aveva capito cosa provassero l'uno per l'altro nel momento in cui l'aveva baciato la prima volta.
«Ti ricordo che vivo qui in pianta stabile da due mesi.» esclamò Bond.
«Ma-»
«Niente, ma.» continuò l'agente, tirandoselo più vicino. Fece sfiorare i loro profili e gli occhi di Q si fecero lucidi dall'emozione. «Ti amo anche io.» fu la risposta di James,baciandolo.
«Ora però ammettilo che sono il tuo preferito.»
«Cosa?» Q ancora stordito dalle informazioni ricevute e dal bacio non capì.
«Tra gli agenti.» prese una pausa, passando a torturare il suo collo. «Sono il tuo preferito?»
«Mh, forse.»
«Forse?»
«001 è ancora alto in classifica.»
«Allora troverò il modo di scalare posizioni, allora.» la voce bassa suadente, provocò un brivido in Q. Tirò Bond verso di sè, che intanto si era steso sul divano. «Forse, se ti impegni molto...»
«Sai bene che se mi impegno sono capace di fare qualsiasi cosa.» quelle furono le ultime parole di Bond prima di intrappolare Q in quella meravigliosa tortura.



Spazio me.
Torno a scrivere su EFP dopo tipo un secolo e torno soprattutto dopo aver consumato tutti i Bond di Craig. L' idea per questa oneshot mi è venuta leggendo una dal format simile su Ao3, in inglese, ma ovviamente la storia è un' altra. Mi piaceva l'idea di far intervenire anche gli altri agenti. Ah ovviamente il fatto che siano 8 è frutto della mia immaginazione. Scrivendo mi sono immaginata un cast ben preciso, che vi lascio a fine spazio.
Grazie a chi leggerà e alla prossima storia. (Sperando che mi venga l' ispira

CAST
001/Oscar Isaac
002/Haley Atwell
003/Aidan Turner
004/Scarlett Johansson
005/Hayden Christensen
006/Eric Bana
008/Matthew Goode
R/ Ana De Armas

 

   
 
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