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Autore: CedroContento    20/09/2020    3 recensioni
Dal primo capitolo: "Sai Aragorn credo che dopotutto non sia stata una grande idea" disse Elanor osservando i cavalieri dalle armature sfavillanti cavalcare verso di loro attraverso le radure verdeggianti di Rohan. Più si avvicinavano e più le sembravano minacciosi. Con quel brutto presentimento cucito addosso si lasciò cadere a terra sfinita, giocherellò distratta con l’erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina, era già verde e morbida nonostante la primavera fosse appena all’inizio. Ebbe la tentazione di togliersi gli stivali per fare qualche passo scalza sul prato fresco, sentiva i piedi a pezzi dopo tutti quei giorni di marcia forzata, ma non avrebbe avuto il tempo di farlo perché i Rohirrim di cui Aragorn aveva richiamato l’attenzione erano ormai vicini. Legolas le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi “Hannon le Legolas” lo ringraziò con un sospiro chiedendosi come fosse possibile che l’elfo non desse mai segni di cedimento, non era neanche spettinato mentre lei sentiva che l’elaborata treccia che le avevano fatto a Lothlorien cominciava cedere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota personaggio: Elanor è nata da una relazione extraconiugale tra Elrohir (figlio di Elrond) e Gilraen (la madre di Aragorn) è quindi una mezzelfo con sangue Dúnedain. Elanor ha circa 80 anni. É molto legata al fratellastro Aragorn decide di seguirlo, come ha spesso già fatto, nella sua avventura. In ultimo: essendo questo personaggio di mia invenzione vi pregherei di non riutilizzarlo.
 
I cavalieri di Rohan
 
30 Febbraio 3019 T.E.

“Sai Aragorn credo che dopotutto non sia stata una grande idea” disse Elanor osservando i cavalieri dalle armature sfavillanti cavalcare verso di loro, attraverso le radure verdeggianti di Rohan. Più si avvicinavano e più le sembravano minacciosi.
Con un quel brutto presentimento cucito addosso si lasciò cadere a terra sfinita, giocherellò distratta con l’erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina, era già verde e morbida nonostante la primavera fosse appena all’inizio. Ebbe la tentazione di togliersi gli stivali per fare qualche passo scalza sul prato fresco, sentiva i piedi a pezzi dopo tutti quei giorni di marcia forzata, ma non avrebbe avuto il tempo di farlo perché i Rohirrim di cui Aragorn aveva richiamato l’attenzione erano ormai vicini.
Legolas le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi.
“Hannon le Legolas” lo ringraziò con un sospiro, chiedendosi come fosse possibile che l’elfo non desse mai segni di cedimento, non era neanche spettinato, mentre lei sentiva che l’elaborata treccia che le avevano fatto a Lothlorien cominciava cedere.
Quando la compagnia di cavalieri li accerchiò, puntando loro contro gli archi tesi pronti a colpire e le loro lance appuntite, Aragorn si voltò verso la sorella con un piccolo sorriso impertinente, per incassare il suo silenzioso te- lo- avevo- detto, che senza deluderlo puntualmente arrivò.
Il condottiero alto e fiero dei cavalieri si fece avanti imponente, quando si tolse l’elmo si rivelò essere un uomo attraente.
“Chi siete e cosa fate in queste terre?” chiese con voce limpida ma dal tono arrogante, puntando la sua spada al petto di Aragorn, egli però non si mosse di un centimetro.
“Il mio nome è Grampasso, io e i miei compagni siamo da giorni sulle tracce di un gruppo di orchetti, hanno preso in ostaggio due dei nostri” spiegò il Ramingo.
“Ho creduto foste voi stessi degli orchetti” disse il cavaliere diffidente.
“Beh allora avete bisogno di un bel paio di occhiali” borbottò Elanor, stanca com’era non si sentiva affatto incline a sopportare la scortesia di quel uomo, per bello che fosse.
Aragorn la fulminò, più per il contenuto della frase che per il tono.
“Cosa avete detto?!” il cavaliere la scrutò con sospetto, ma Aragorn si spostò fra i due, allora l'uomo proseguì rivolto a lui senza perdere l’aria circospetta.
“Parlate in modo strano ed è un nome strano anche Grampasso, da dove venite, siete forse elfi?” chiese esaminando i loro mantelli.
“Due di noi si, Legolas di Bosco Atro e Elanor di Gran Burrone. Le nostre vesti vengono da Lothlorien”
Sentendo nominare il Bosco d'Oro il cavaliere se possibile si fece ancora più indisponente.
“Terre dimorate da perfide streghe e maghi infidi” e menzionando le streghe scoccò un'occhiata malfidata ad Elanor, che fece per rispondergli a tono, ma fu fermata ancora una volta da Aragorn.
“E perché voi non parlate?” chiese prepotente il cavaliere a Legolas e Gimli.
“Dimmi il tuo nome e io ti dirò il mio, e altre cose ancora” ribatté fiero il nano.
“Tocca allo straniero presentarsi per primo ma ti dirò che sono Éomer figlio di Éomund, terzo Maresciallo del Riddermark” rispose Éomer ergendosi ancora più alto di quanto già non fosse.
“E io sono Gimli figlio di Glóin e ti consiglio di guardarti bene dal parlar male delle meraviglie che popolano il bosco dell'incantevole dama bianca, ma forse è solo la poca intelligenza a guidare le tue parole!”
Cogliendo l’insulto Éomer scattò rabbioso verso Gimli e lo minacciò di tagliargli la testa. Legolas lo ebbe prontamente sotto tiro costringendolo a fermarsi.
“Egli non è solo, moriresti prima di vibrare il colpo” disse calmo l'elfo.
Elanor però la calma l'aveva persa da un pezzo, aveva già perso troppi amici a cui era affezionata, con una fitta al cuore ricordò chi era rimasto indietro nella loro spedizione, non avrebbe guardato impotente distruggere ciò che rimaneva della loro compagnia.  
“Voi siete una brutta testa di rapa non osate...”
“Come mi avete chiamato!?” la interruppe Éomer tra l'arrabbiato e lo sbalordito, spostando la sua attenzione su di lei.
“Scommetto che questo l’avete capito” lo sfidò lei di rimando.
“Éla basta!” Aragorn cercò ancora una volta di mitigarli. Si rivolse ad Éomer, sapeva che con sua sorella sarebbe servito a poco cercare di farla ragionare.
“Perdona, siamo tutti scossi per la perdita di alcuni cari amici”.
Éomer sostenendo ancora lo sguardo di sfida di Elanor rinfoderò la spada.
“Fareste bene a essere meno altezzosi! E voi ringraziate di essere una donna” disse Éomer ricomponendosi, mentre la mano di Aragorn scattava verso la bocca della sorella per zittirla.
Il maresciallo del Mark decise di ascoltare la loro storia. Una volta chiarito che erano dalla stessa parte, Aragorn palesò la propria identità e udendo chi fosse realmente, Éomer fu molto più collaborativo e rispettoso soprattutto nei confronti dell'erede di Isildur. Disse loro che gli orchetti che seguivano erano stati sconfitti e trucidati da loro nella notte.
“Erano numerosi e ben armati, sareste passati da cacciatori a facili prede”.
“Ma c'erano degli Hobbit li avete visti?” chiese Gimli speranzoso.
“Non so cosa siano questi Hobbit di cui parli”.
“Loro li chiamano Mezzuomini” intervenne Elanor ancora arrabbiata, senza rivolgersi direttamente a quel maleducato.
Vide con la coda dell’occhio che lui la stava osservando con attenzione, ma non riuscì a decifrarne lo sguardo.
Aragorn ed Éomer conversarono a lungo della difficile situazione in cui versava il regno di Rohan, Éomer lo pregò di unirsi a lui. Elanor colse nella sua voce e nel suo sguardo una grande solitudine sotto la corazza di prepotenza, se ormai non avesse deciso che le era antipatico avrebbe voluto dimostrargli la sua solidarietà.
Giunto il momento di ripartire con la promessa che lo avrebbero raggiunto a Edoras, Éomer mise a loro disposizione tre cavalli che avevano perso i loro cavalieri nella battaglia.
“Che non si dica che Éomer figlio di Éomund sia uomo da lasciare a piedi una signora in mezzo alle praterie!” rispose alle proteste dei suoi uomini, e nessuno poté più ribattere a quell’argomentazione.
Éomer tese le redini di un fiero destriero grigio ad Aragorn.
“Questo è Hasufel, possa servirti bene è molto coraggioso e ...” non poté finire perché il cavallo si era diretto da Elanor, prese ad annusarle affettuosamente la testa. Lei per niente infastidita le mormorò parole elfiche accarezzandogli il muso.
“... e come vedete è molto intelligente perché ha scelto la signora” disse scuotendo la testa scocciato per la figura che gli stava facendo fare quel dannato ronzino.
“Perdonatemi se ho insinuato foste una strega” aggiunse poi avvicinandosi per tenere le redini di Hasufel, mentre Elanor montava in sella.
Nel farlo un meraviglioso fiore giallo, fresco come appena colto, le cadde dai capelli intrecciati. Éomer lo raccolse, ma non lo restituì alla proprietaria, Elanor non se ne accorse impegnata com’era ad ignorare la sua esistenza.
“Se fossi stata una strega, Éomer figlio di Éomund, a quest'ora voi stareste gracidando e saltellando qua e là all’inseguimento di una mosca in qualche stagno di Rohan” fece acida.
“Un rospo dunque, che fine indegna per un cavaliere del Mark, però forse me lo sono meritato” rispose lui rassegnato.
Gimli rise forte sinceramente divertito. “Quando ci incontreremo ancora vi insegnerò come si parla con gentilezza ad una signora sotto gli amorevoli colpi della mia ascia!” gli promise.
 
Elanor, accanto al fratello, guardò all’orizzonte innanzi a sé i cavalieri di Rohan cavalcare lontano nelle praterie. Aragorn le puntò addosso uno sguardo di rimprovero.
“Cosa ci ha detto Gandalf?!”
Aveva sempre disapprovato l’eccessivo interesse della sorella per quel mondo in cui erano stati in missione per conto di Gandalf e che chiamavano Diciannovesimo Secolo, riferendosi semplicemente all’epoca in cui vivevano le persone di quella terra secondo il loro conto degli anni.
“E andiamo mi è scappato!” ribatté Elanor per niente rammaricata.
“Hai passato troppo tempo lì, devi smetterla di andarci, ma poi Gandalf lo sa che sai usare il portale?”
Elanor non rispose e Aragorn capì che la risposta era no.
“Lo sai che lì il 30 Febbraio non esiste, non è pazzesco?!” disse la sorella mentre il volto le si illuminava.
Aragorn scosse la testa sconsolato, per il momento lasciò cadere la questione. La sua espressione cambiò e un sorriso furbo gli increspò le labbra.
“Allora ti piace eh?”
Elanor lo guardò sbalordita “Vorrai scherzare! Abbiamo appena conosciuto l’uomo più antipatico del pianeta!”
“Sarà. Almeno ci ha lasciato dei cavalli, che galante…” la prese in giro.
“Stai zitto Aragorn!” lo spintonò la sorella, mentre lui sghignazzava come se fossero ancora due ragazzini.
Senza indugiare oltre montarono in sella, qualche tempo dopo avrebbero seguito le orme dei cavalieri verso Edoras, onorando la parola data, ma prima la foresta di Fangorn li attendeva.
 
Angolino dell’autrice:
Bentrovati! Come premesso questo è il prequel di una fiction a cui sto lavorando. La storia la conoscete tutti e (nonostante io sia sicura del fatto che come me non vi stufereste mai di sentirla) vi risparmio il racconto di come per l’ennesima volta la compagnia sia partita da Gran Burrone con il solito decimo membro aggiuntivo. Mi limito quindi a riportare in piccoli flash gli eventi che mi interessano.
Ho cercato di essere più precisa possibile, come sapete però l’universo di Tolkien è veramente intricato quindi doveste trovare qualche incongruenza fatemelo sapere.
In ultimo vi ricordo che un commento è sempre gradito e se proprio non avete voglia o non siete tipi da lasciare commenti ci sono sempre le liste per farmi sapere se la storia vi piace o no. 

 
   
 
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