Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    27/09/2020    0 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle di 27 e 24 anni alle prese con le proprie vite e i propri impegni. Elsa è sposata e vive la sua vita con le scatenate figlie gemelle di 7 anni. Anna, invece, è prossima alla laurea e a dire sì a un futuro roseo e carico di amore che ha sempre sognato fin da piccola.
La vita, però, non è una favola. Entrambe le sorelle vivranno dei momenti di crisi della quotidianità e, per colpa di incidenti e imprevisti, dovranno fare i conti con la cruda realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 29

La mattina seguente Elsa si alza leggermente scombussolata dalla nottata infernale e, mentre attende squillare la sveglia delle bambine, prende in mano il cellulare e scrolla le notifiche dei social network.

È intenta a fare su e giù svogliatamente sulla home di Facebook quando, inaspettatamente, ritrova una notizia pubblicata da una persona che in genere non utilizzava mai il social.

“Abbiamo sbagliato, ci siamo allontanati, ci siamo trattati male a vicenda ma tu per me non hai mai perso la tua importanza e la tua autorità. Mi sono sempre chiesto se saremmo mai riusciti a rivederci e perdonarci, ad abbracciarci e a ridere come facevamo in precedenza. Caro papà, la vita ci ha tolto tanto e ora mi ha tolto anche te. Ti chiedo scusa per tutto. Per non esserti stato accanto durante la malattia e per essere comparso così all’improvviso, giusto il tempo per salutarti per sempre. Nel mio cuore, però, regna finalmente la pace perché questi nostri ultimi incontri ci hanno uniti e hanno messo fine a tutte le nostre incomprensioni. Caro papà, te ne sei andato con il sorriso e sono sicuro che ora ti trovi in un posto migliore, insieme a Emma. Arrivederci papà”

Questo la dicitura del messaggio scritto da Jack, lui che i social non li aveva quasi mai utilizzati. Quelle parole fanno riflettere Elsa e, da una parte, riprova dentro di sé l’orrenda sensazione di quando ha perso i genitori. Non bisogna mai paragonare i dolori per capirne la maggior entità, ma un abbraccio, un aiuto, un consiglio, sono sempre necessari. Jack stava vivendo quel dolore da solo e a Elsa spiaceva averlo abbandonato a quella brutta situazione.

Era immersa in tutti questi pensieri quando la suoneria del telefono la riporta alla realtà.

“Kristoff? Ciao, come stai?” domanda Elsa felice, sentendo la voce del cognato migliore amico.

“Ciao Elsa scusami per l’ora, ma ho bisogno di parlarti” sbotta subito il giovane con voce seria.

“Anna sta male? Cosa succede, che c’è?” chiede Elsa andando in panico e scattando seduta sul letto, corrugando la fronte.

“Nono, lei sta benissimo. Oggi abbiamo un’ecografia importante, ma non è quello il punto. Ho visto lo stato di Jack su facebook ieri sera… perché non mi hai detto niente?! Ha fatto pace con i genitori?!” domanda subito lui.

Elsa aspetta un attimo a rispondere, mettendosi una mano sulla fronte e sospirando piano per non farsi sentire.

“Perché… non è una cosa che mi deve toccare più. Lui ha fatto pace con la sua famiglia, ha portato le bambine dai suoi per quasi un mese tenendomi tutto all’oscuro! Avvertirò l’avvocato e…” comincia a spiegare lei sicura di sé, convinta di avere pienamente ragione.

“Ma ti senti cazzo?!” la interrompe subito l’uomo dall’altra parte del telefono, non vergognandosi delle sue maniere in quanto abituato a scuotere la migliore amica.

Quel tono fa ammutolire Elsa che, inerme, non sa cosa rispondere e attende delucidazioni.

“Elsa, che cosa ne stai facendo della tua vita?! Capisco che vuoi divorziare, capisco che non vi amate più, capisco che non vivete più insieme ma cazzo! Fino a qualche mese fa era tuo marito, la persona più importante della tua vita e ora lo stai trattando così, come uno straccio per i pavimenti!”

“Cosa dovrei fare scusa?! È tornato tra le braccia di quelle persone che mi hanno sempre odiata e che hanno causato la nostra rottura!” si difende lei alzando la voce.

“Sei sicura che siano stati loro?! Insomma ragiona Elsa… cosa c’è di male in quello che è successo? Jack ha avuto il coraggio di recuperare, di accettare le scuse della sua famiglia ed è stato un ottimo padre perché le tue figlie non possono vivere sapendo di avere dei nonni che non possono vedere! Cosa ha fatto di male me lo dici?! Ha solo reso contento le bambine e ha fatto pace…quindi tu dimmi che cosa ci sta di sbagliato nel fare pace!?” continua l’arringa lui, punzecchiandola senza pietà nella speranza di destarla da quella razionalizzazione sbagliata.

“Ma…ma… loro mi odiano! E io odio loro!” riesce a ribattere Elsa, tremante e con le lacrime agli occhi, per una volta messa a tappeto in un discorso.

“Svegliati Elsa. Qualsiasi cosa ti abbiano fatto siamo di fronte a una morte, a una persona che non c’è più e che, in quanto persona, è degna di rispetto. Sei convinta di far vincere il tuo egoismo anche questa volta? Di fronte a un dolore che tu conosci bene e che probabilmente ora stanno provando anche le tue figlie? Fai quello che vuoi Elsa… odia Jack quanto vuoi ma ricorda che rimane sempre il padre delle tue figlie”

“…hai ragione…” sussurra in un soffio Elsa, destabilizzata da quelle parole che, finalmente, le fanno riscoprire quel lato umano che doveva sempre avere.

“Poi trai tu le tue conclusioni. Ora ti saluto, devo accompagnare Anna. Ci sentiamo stasera così ti diciamo come è andata, buona giornata” conclude lui con fare più dolce, riattaccando il telefono.

Elsa abbassa il telefonino dall’orecchio e lo osserva senza sapere che cosa farsene. Guarda l’immagine sullo sfondo del cellulare, ritraente le due bambine intente a fare un pupazzo di neve qualche inverno passato e ripensa a tutte le scosse che stava ricevendo. Le crisi notturne senza Jack accanto, il rimprovero di Lia e ora anche quello di Kristoff. Che cosa ne stava facendo della sua vita? Kristoff e Lia avevano ragione: poteva non amare più Jack, ma rimaneva comunque un membro della famiglia che aveva fatto tanto per lei e per le bambine.

“Mamma, siamo in ritardo per la scuola! Non ci siamo svegliate!” afferma Sofia entrando nella camera matrimoniale con indosso già il completo scolastico e strofinandosi gli occhi azzurri ancora assonnati.

“Oggi non andiamo a scuola” afferma con convinzione la madre alzandosi in piedi con fermezza.

“E allora dove andiamo?” chiede Lia intromettendosi nel discorso.

“Al funerale di Arthur. È vostro nonno e non potete non prendervi parte” rivela così la mamma, agitata e preoccupata per quella scelta, ma in cuor suo felice di aver fatto la cosa più giusta.

Le bambine abbozzano un sorriso e, per quanto l’evento non fosse piacevole, rivolgono uno sguardo comprensivo alla madre che stava facendo quel passo importante per loro e per il papà.

“Tu dici che si stanno rinnamorando se mamma ci permette di andare da papà insieme?!” sussurra Sofia all’orecchio di Lia, mentre si dirigono verso la porta d’ingresso per mettersi le scarpe.

“No… ma sicuramente la mamma sta cambiando” risponde Lia fiduciosa e sicura, convinta che il suo discorso notturno abbia avuto i suoi effetti.

Qualche ora dopo…

Jack attendeva l’arrivo del carro funebre per portare la salma del padre in Chiesa per il rito funereo. Quel giorno si sente particolarmente triste e distrutto. La perdita di Emma era stata molto più dolorosa, ma trovarsi lì, di fronte a tutta quella disperazione lo fa deprimere. Sua madre, per quanto forte e sicura, aveva già pianto molte lacrime e Jack fu lieto di starle accanto con abbracci e sguardi comprensivi.

“Hey, Jack…tutto ok?” domanda l’amica Stella avvicinandosi a lui. La donna era vestita di nero e aveva già il segno sbavato del trucco, in quanto vicina di casa e quasi terza figlia dei coniugi Frost.

“Sto bene, sono solo un po’ spaesato. La mia vita sta cambiando troppo velocemente e non riesco a starle dietro” risponde lui portandosi le mani nelle tasche del vestito ed accendendosi una sigaretta.

“Da quando fumi?” chiede lei stupita, sorridendo al ricordo della loro prima adolescenza dove, una sera, lo aveva fatto cadere nel vizio.

“Avevo smesso, ma nell’ultimo periodo ho ricominciato. È l’unica cosa in grado di confortarmi e rilassarmi un po’” risponde lui secco, facendo un altro profondo tiro.

“Non dovresti ricaderci, a prescindere da cosa ti stia capitando il fumo non ti fa bene!” lo rimprovera dolcemente lei, avvicinandosi ed aggiustandogli il colletto della camicia. Quel gesto fa rabbrividire Jack, abituato a ricevere quell’attenzione solo ed esclusivamente da Elsa.

“Jack, io volevo dirti che ci sono…e ci sarò sempre per te! Oggi è una giornata brutta, ma da domani devi riprenderti!” consiglia l’amica posandogli una mano sulla spalla.

Jack non le risponde, ma si limita a sorriderle per poi buttare il mozzicone per terra e schiacciarlo con la scarpa. Stella era sempre stata un’amica meravigliosa e forse aveva ragione: era il momento di andare avanti e lasciarsi il passato alle spalle anche perché tutta quella solitudine lo faceva stare male.

Il rito cominciò e, una volta terminata la cerimonia, tutti gli amici e parenti si avvicinarono al cimitero per il momento della sepoltura. Jack rimase tutto il tempo con la madre, offrendole il suo braccio e ricevendo a sua volta il sostegno di Stella, che gli dava forza con carezze sulla schiena durante i momenti più toccanti.

La sua famiglia ormai sembrava essere solo quella. Lui si stava ormai convincendo di quell’idea quando, inaspettatamente, qualcuno gli si avvicina cingendolo delicatamente. Jack sobbalza nel vedere le due testoline bionde aggrappate alla sua vita e, emozionato, si inginocchia in modo da poterle abbracciare entrambe.

“Grazie di essere venute! Non lo credevo possibile, ma la scuola?!” chiede lui gioioso, per quanto possibile, permettendo alle bambine di abbracciare anche la nonna.

“Ha fatto tutto la mamma” risponde Lia sottovoce, indicando la donna vestita di nero, distaccata dal resto della folla.

Jack guarda nella stessa direzione e vede Elsa imbarazzata con le braccia conserte e lo sguardo chino. L’uomo si rende conto dell’immane fatica della donna nell’essere presente e, dentro di sé, avverte una piacevole sensazione che gli permette di vivere con serenità il rito della sepoltura.

Elsa, seppur in disparte, osserva tutto con sguardo attento e non può fare a meno di sorridere nel vedere le bambine contente nel poter accompagnare il padre in un momento simile. Solo una cosa la distrae e la turba: la presenza di quell’altra donna al fianco di Jack. Chi era quella ragazza? Perché gli stava così vicino?

“Grazie di cuore per essere venute” ringrazia Jack avvicinandosi alla donna dopo la chiusura del rito.

“Di niente, condoglianze Jack. Mi dispiace tanto, per tutto” risponde lei accarezzandosi le braccia, non riuscendo a guardarlo negli occhi per l’imbarazzo.

“Mia madre vorrebbe vederti che ne pensi se?” chiede lui con il cuore aperto, entusiasta della situazione creatasi.

“No, meglio di no… ora è meglio se andiamo. Anna ha un’ecografia importante oggi e vorrei saperne qualcosa in più” risponde lei schietta, rifiutando quell’invito poco consono del quale non si sente assolutamente pronta.

“Oh, certo. Scusami…allora fai gli auguri ad Anna” si limita a riferire lui schiarendosi la voce e tornando in sé.

“Senti Jack. Ti chiedo scusa per come mi sono comportata sulla questione dei tuoi genitori. Alla fine alle bambine ha fatto bene conoscere i nonni. Per questo volevo dirti che ho garantito io per te. Ho detto all’assistente del tribunale che ero consapevole delle visite e che ora queste continueranno senza problemi” spiega lei sempre austera.

“Dici davvero?!” domanda lui incredulo di fronte alla bella notizia.

“Sì… è giusto che le bambine stiano con tua madre. Puoi portarle qui tutte le volte che vuoi. Ora scusaci ma dobbiamo proprio andare” taglia corto lei allontanandosi velocemente dopo aver chiamato le bambine, lasciando Jack emozionato e felice da quel brevissimo incontro, convinto che, forse, qualcosa in Elsa stava finalmente cambiando.

Durante l’ecografia…

“Eccoci dottoressa… allora, come sto? Le analisi che cosa dicono?” domanda Anna agitata una volta dalla ginecologa, spogliandosi velocemente ed accomodandosi tremante sul lettino.

“Pare bene, anche se un valore dell’esame del sangue non mi convince molto” afferma il medico con una faccia alquanto strana e cupa, preparando tutto l’occorrente per fare un’ecografia alla giovane donna.

“Che cosa significa!?” chiede pietrificato Kristoff, completamente in panico da quella frase.

“Non lo so ancora, per questo ora guardiamo” risponde la ginecologa seria, osservando al meglio Anna attraverso ecografia sia interna che esterna.

“Rilassati Anna, se no non vedo bene” commenta il medico appoggiando una mano sulla gamba di Anna che tremava come una foglia. La ragazza, infatti, aveva una brutta sensazione. Non solo la notizia dell’esame del sangue sballato la spaventava, ma anche una convinzione interiore.

“Lo sapevo…” sussurra la ginecologa focalizzandosi su un punto preciso e sbiancando all’improvviso.

“Dottoressa che cosa c’è?!” chiede ancora Kristoff, stringendo forte la mano ad Anna che aveva ormai i battiti accelerati.

“Anna…dovremo fare più visite e capire come comportarci. Hai una massa insolita vicino all’utero che potrebbe trasformarsi in un tumore”
  
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