Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Nao Yoshikawa    27/09/2020    4 recensioni
Crowley inizia lentamente e inesorabilmente a perdere la memoria a causa di una maledizione lanciata dai demoni. Lui e Aziraphale riusciranno a spezzarla o dovranno semplicemente rassegnarsi ad un destino già scritto?
Quanto è importante la forza di un ricordo?
«Posso azzardarmi a dire che questi oramai non sono più vuoti di memoria, giusto? Da quanto vanno avanti?» domandò stringendogli un ginocchio con una mano. Era una situazione inquietante e piuttosto spiacevole, ma l’angelo stava cercando di non pensare al peggio.
«Non saprei… una settimana, forse? Non capisco. Perché sto iniziando a dimenticare delle cose? Anche quelle più recenti…mi sono dimenticato del giorno in cui ti ho chiesto di sposarmii», Crowley si portò una mano tra i capelli, scombinandoli, con gli occhi lucidi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Capitolo Tredici
 
Nonostante Crowley vivesse all’Inferno praticamente da sempre, c’erano degli angoli e delle zone che nemmeno lui conosceva. Ad esempio, non era mai stato nella dimora del suo signore, quest’ultimo viveva nella parte più profonda, oscura e gelida dell’Inferno.
Sì, gelida. Chi aveva inventato quella diceria secondo la quale l’Inferno era caldo e pieno di fiamme?
Non era così: aleggiava un vento gelido e inquietante, era buio e i due si chiedevano come Belzebù potesse camminare agilmente, senza cadere o inciampare.
«Cavolo! Ma non c’è un altro modo?» si ritrovò a lamentarsi Crowley. Si erano lasciati alle spalle il pavimento solido, adesso sembrava di camminare sulla terra bagnata, il che rendeva tutto molto scivoloso.
«Amh… tutto questo non mi piace. Ecco perché lo chiamano Infe-ah!»
Aziraphale cadde prima di poter finire la frase, sporcandosi i vestiti. Crowley si fermò all’improvviso, porgendogli una mano.
«Coraggio angelo, alzati», gli disse con un tono dolce che non riuscì a controllare. Dopotutto quello era suo marito, l’amore della sua vita, oramai era portato a crederci.
«Volete fare silenzio?» sibilò Belzebù lanciando loro un’occhiataccia. Era una missione suicida: se Satana li avesse scoperti, le conseguenze sarebbero state terribili. Non era la morte che temeva, aveva oramai capito che c’era di peggio, ma l’idea non la entusiasmava comunque. Dietro di lei, Aziraphale aveva finalmente afferrato la mano di Crowley e si era tirato su.
«Non c’è un modo più veloce?» bisbigliò l’angelo, schioccando le dita.
«Fermo! Miracoli angelici, ti sentiranno!» lo rimproverò Belzebù. «Il nostro Signore sta nel Burrone e raramente esce di lì, ma è sorvegliato, non può entrare chiunque! Io ho l’autorizzazione, ma dobbiamo essere veloci.»
Dopo essersi rimesso su, Aziraphale si strinse al braccio di Crowley e si guardò intorno: dopo quelle che erano sembrate ore di cammino, finalmente il buio iniziò a lasciar posto ad una tetra luce. Davanti a loro s’innalzava una lunga porta forse in roccia, sorvegliata da due demoni.
«È lì che sta?» sussurrò Aziraphale, avendo un po’ l’impressione di trovarsi davanti ad un castello. Peccato che il re lì dentro non sarebbe stato molto magnanimo.
«Rimanete qui per il momento e non vi avvicinate troppo, altrimenti vi sentiranno. Vado avanti io, cercherò di inventarmi qualcosa. E non fate cose stupide!» esclamò Belzebù nervosa, tant’è che nessuno ebbe voglia di protestare. Aziraphale e Crowley si nascosero  dietro due rocce a debita distanza dalle guardie. Belzebù avanzò verso di loro e fece poi un cenno con il capo.
«Sono qui per conferire con Satana», disse seria. Poco dopo le due guardie si scostarono, facendola passare. La porta si aprì piano e Belzebù scomparve lentamente nel buio.
 
L’interno non era poi così diverso dall’esterno: era nuda roccia e stalattiti, angusto e umido.
«Vieni pure avanti, mia devota Belzebù.»
Si udì una voce bassa e melliflua e il demone si fece avanti, guardandosi intorno. Sentiva rumore di acqua scorrere, anche se poteva non sembrare l’Inferno era pieno di piccoli fiumi.
«Sono venuta qui solo per informarvi che il traditore Crowley è tenuto sotto controllo, ma anche che ha ripreso a frequentare l’angelo Aziraphale.»
Satana sollevò gli occhi chiari come specchi d’acqua su di lei. Colui che era stato un tempo l’angelo più bello del Paradiso, mostrava ora le ali nere e i capelli biondi che gli ricadevano sul viso nel tentativo di nascondere la cicatrice che gli sfigurava oramai il viso.  Forse era un po’ lontano dall’immaginario che gli umani avevano del diavolo, ma sapeva essere terribile proprio come si diceva.
«Vedo che non ha ancora imparato la lezione», parlò Satana con tono lento e tranquillo. «Ma finché i suoi ricordi sono qui, non credo che ci sia molto che lui possa fare. Inoltre i miei complimenti, sei stata ubbidiente come sempre.»
Belzebù però non aveva sentito quel complimenti a lei rivolto, troppo concentrata sulla prima parte del discorso. Quindi era vero, i ricordi di coloro che venivano maledetti si trovavano da qualche parte.
«Mi sono sempre chiesta…» Belzebù si guardò intorno. «Esattamente dov’è che i ricordi finiscono?»
Satana gli concesse un sorriso sghembo ed enigmatico.
«La curiosità porta a dei guai molto spesso. E i ricordi scorrono via come acqua.»
Satana non aveva idea che lei sapesse, per forza non voleva rischiare di che Belzebù riacquistasse i suoi ricordi. Ma adesso che aveva avuto una conferma, il Principe Infernale doveva assolutamente trovarli.
 
Aziraphale e Crowley intanto attendevano con somma impazienza, soprattutto da parte del demone. Non avrebbe lasciato a Belzebù tutto il lavoro, quelli erano anche i suoi ricordi.
«Se non torna qui entro cinque minuti giuro che vado da lei», Crowley borbotto, desideroso di muoversi ma costretto a rimanere contro quella roccia.
«Lei sa quello che fa», Aziraphale gli parlò con tono rassicurante, nonostante lui per primo fosse molto spaventato: avrebbe rivisto la luce del sole?
Crowley si voltò a guardarlo. Solo adesso si stava fermando a pensare a quanto dovesse essere stato difficile per Aziraphale: stargli accanto senza potergli dire la verità, senza poterlo stringere, baciare e amare.
Per non parlare poi delle parole orribili che gli aveva riservato. E nonostante tutto lui era ancora lì, lo aveva seguito fino all’Inferno.
«Oh, angelo», sospirò ad un certo punto. «Mi dispiace così tanto… ti ho fatto venire fino a qui, potrebbe essere pericoloso. E non c’è nemmeno certezza di riuscita in questo piano folle.»
«Ma Crowley», rispose Aziraphale prendendo la sua mano. «So che non puoi ricordarlo, ma abbiamo promesso di amarci nella buona e nella cattiva sorte. E cattiva sorte significa anche sprofondare all’Inferno con te per recuperare i tuoi… i nostri ricordi.»
Crowley avrebbe tanto voluto baciarlo, eppure qualcosa lo frenava.
«Ho paura che per punirmi questa volta faranno in modo di tenermi lontano da te del tutto. Potrebbero ancora farmi dimenticare di te.»
«Allora vorrà dire che io ti troverò, ogni volta. E ti farò ricordare chi sono.»
Fu Aziraphale a decidere di azzerare le distanze: lo baciò come non faceva da tanto, strinse i suoi capelli, ritrovando ancora una volta quel profumo che tanto amava. Non poteva essere un estraneo, questo lo aveva capito sin da subito, ma addirittura pensare che il loro potesse essere un legame così straordinario gli scaldava il cuore.
Gli faceva credere di meritare ancora qualcosa di buono nonostante la sua natura di demone.
«Mmmh!» mormorò ad un certo punto, dandogli un colpetto su una spalla. «Mi piacerebbe tanto lasciarmi andare a queste effusioni con te, ma temo che non potremo distrarci. Ricordi cosa ho detto, no? Entro cinque minuti!»
Aziraphale sospirò, pensare che era stato convinto di poterlo distrarre, ma forse era stato sperare troppo.
«Crowley, insomma, ma che vuoi fare? Crowley?!»
Doveva essere impazzito: il demone aveva spiegato le ali e avanzava ora a passo sicuro verso la dimora di Satana. Avrebbe voluto corrergli dietro, ma temeva anche per la propria sicurezza.
Crowley arrivò dinnanzi le due guardie demoniache, sollevando una mano.
«Salve! Non ho voglia di litigare, quindi vi sarei molto grato se mi facesse passare!»
Cosa diamine stava combinando?
«Ma questo è… il traditore», sentì dire ad uno dei due e Aziraphale in lontananza ebbe seriamente paura. Eppure Crowley sembrava così tranquillo.
«Proprio io. Spero non diate problemi me e al mio amico speciale, perché potrebbe essere molto spiacevole. Ehi, amico speciale, ti dispiace venire fuori?» Sì, adesso Aziraphale ne aveva la certezza, Crowley doveva essere impazzito. Piuttosto incerto e agitato, si mostrò, scatenando lo sgomento degli altri demoni.
«Un angelo qui. Come avete fatto ad arrivare?!»
«Il come non ha importanza, è invece importante che ci lasciate passate. Perché abbiamo il modo per uccidervi. Ma vorremmo non dover arrivare a tanto.»
Dicendo ciò Crowley circondò le spalle di Aziraphale con un braccio: che aveva in mente? Stava improvvisando o c’era un fondo di ragionamento in tutto ciò?
«Crowley, cosa stai…?»
«Aziraphale, perché non tiri fuori il nebulizzatore con l’acqua santa che nascondi nella tasca interna della giacca?» domandò Crowley ad alta voce e con tono piuttosto concitato. Aziraphale avrebbe voluto chiedergli di cosa diamine stesse parlando, visto che non aveva alcun nebulizzatore nella giacca. Anche se in effetti, quando infilò lo mano lo trovò lì. Quando diamine era apparso?
Lo tirò fuori, facendo indietreggiare gli altri due demoni. Alle volte si era dimenticato che esisteva una cosa in grado di spaventare qualsiasi demone,  di ogni rango o potenza, quella cosa era proprio l’acqua santa.
«Ecco, per l’appunto. Noi vogliamo solo parlare con Satana, non possiamo lasciare la nostra amica lì dentro, vi pare?» domandò Crowley in tono amabile.
Poté chiaramente vedere l’odio nello sguardo dei suoi colleghi, troppo intimoriti dal pensiero di essere consumati.
«È acqua finta», sussurrò uno dei due.
«Finta? Aziraphale, perché non provi?» domandò Crowley. Aziraphale lo guardò, facendo per spruzzare l’acqua. Era davvero santa o sarebbero stati scoperti di lì a poco? La risposta fu  facile, perché nel vederlo così determinato, le guardie indietreggiarono.
«Va bene, sta fermo, dannazione! Andate, ma sappiate che te ne pentirai. Soprattutto tu, Crowley. Lui ti punirà.»
Le porte dal Burrone si aprirono, non lasciando intravedere nulla del buio sentiero oscuro che v’era davanti. Crowley li guardò, sorridendo.
«Mi ha già dato la punizione peggiore.»
E senza aggiungere altro, i due si affrettarono a sparire.
 
Gabriel non aveva mai odiato l’Inferno come in quel momento. Dio doveva stargli dando una grande pazienza, perché rischiava di implodere. Fungere da esca, che ingrato compito. Dagon stava fingendo di averlo catturato e che fosse una sua preda, appunto, e questo non lo avrebbe salvato dagli insulti idioti di quei demoni imbecilli.
«Era necessario legarmi le mani come un volgare prigioniero?» sussurrò Dagon, seduta al posto di Belzebù.
«Doveva essere credibile, no?» domandò lei. «Fa una faccia disperata.»
«Sono già disperato! Iniziò a essere preoccupato per Belzebù, ma che fine ha fatto?»
Nel sentire pronunciato il nome dell’amica, Dagon si sentì in dovere di dire qualcosa.
«Ad ogni modo, Gabriel… per quello che vale, mi dispiace davvero per quello che ho fatto. Tu non mi sei mai particolarmente piaciuto, ti ho sempre trovato borioso e fastidioso.»
«Beh, grazie.»
«Ma so che tieni davvero a lei e che lei tiene a te e che non c’è perdita di memoria che tenga, quindi… in qualche modo sto cercando di aiutarvi e sappiate che sostengo la vostra relazione, d’ora in poi. Con tutte le conseguenze del caso.»
Gabriel fu sorpreso, ma piacevolmente. Almeno c’era qualcun altro dalla loro parte.
«Bel è fortunata ad avere un’amica come te. Sto imparando a non sottovalutare più sentimenti umani come l’amicizia e l’amore. Ma spero che questo non si sappia troppo in giro.»
Dagon stava per rispondergli che avrebbe avuto altro di cui preoccuparsi, se fosse riuscito a stare con Belzebù alla luce del sole, ma prima che potesse parlare la terra sotto di loro tremò, come se ci fosse un terremoto.
«È un buon segno, questo?» chiese Gabriel.
«No, affatto. Gabriel, temo che dovremmo lasciare il nostro luogo sicuro per addentrarci più a fondo.»
 
Belzebù aveva tenuto di conto il fatto che Satana  non le avrebbe detto nulla. Per forza, non si fidava, era fin troppo coinvolta, anche se non avrebbe dovuto in teoria ricordare nulla.
Ma da demone qual era aveva cercato di persuaderlo al meglio.
«Farei meglio a sapere dove si trova, qualcuno potrebbe rischiare di rubare quei ricordi e voi potreste non essere sempre presente.»
A quel punto il signore dell’Inferno non le aveva dato una vera risposta, piuttosto si era sollevato e le aveva fatto cenno di seguirla. Era una sorta di caverna quella in cui si erano infilati, dove più andavano avanti, più il rumore scrosciante dell’acqua aumentava. Sperava che Aziraphale e Crowley non facessero sciocchezze o sarebbe andato tutto a monte.
Satana si fermò all’improvviso e per poco Belzebù non gli finì addosso.
«Eccoci arrivati nel luogo da te tanto atteso.»
Il Principe Infernale inizialmente non capì perché davanti a loro scorresse un semplice fiume.
«Che cos’è?»
«Da qualche parte i ricordi dovranno pur finire. Temo, mio malgrado, che sia molto difficile cancellarli del tutto, quindi vengono conservati qui. Direi ingegnoso, vero?»
Belzebù compì un passo con gli occhi sgranati. Erano lì i suoi ricordi perduti, una parte di sé. Poteva riaverli finalmente con sé.
«Un’ingiustizia…» sussurrò Belzebù senza rendersene conto.
«Beh… che vuoi farci, è così che va», Satana gli poggiò una mano su una spalla. «E a proposito di ingiustizia, temo che non riuscirai ad avvertire i tuoi amici della tua scoperta.»
Belzebù non si scompose più di tanto, concedendogli piuttosto un sorriso sghembo.
«Non ti sfugge mai nulla. Se li conosco bene, penso che mi troveranno presto.»
Gli occhi del Signore dell’Inferno brillarono di una luce strana.
«Esattamente ciò che voglio.»
 
Crowley e Aziraphale intanto erano entrati nel Burrone e camminavano senza incontrare nessuno sul loro cammino. Nessuno dei due aveva un buon presentimento su Belzebù, tanto meno sulla propria incolumità.
«Non lo vedo», sussurrò Crowley. «Starà tramando qualcosa, stai in guardia, Aziraphale. E rimani dietro di me.»
L’angelo annuì, teso. Il silenzio interrotto dalle goccioline d’acqua che cadevano era inquietante tanto quanto il buio.
«Dov’è che si possono conservare dei ricordi?» domandò Crowley facendosi strada, attento a non cadere.
«Direi in un posto insospettabile. O almeno, io farei così…»
Quasi inciampò, ma per fortuna trovò anche il modo di aggrapparsi a Crowley. Quest’ultimo aveva sgranato gli occhi verso una fonte di luce.
«Lì c’è qualcosa.»
Aziraphale non sapeva quanto fosse saggio seguire una luce di cui non sapevano nulla, ma il buio stava iniziando a fargli mancare l’aria. Così si sbrigò a seguire Crowley e quando furono fuori da quella stretta caverna, si ritrovarono davanti ad un fiume che scorreva imperterrito.
«E questo?» domandò il demone.
Aziraphale fu incantato dalla luminosità dell’acqua e per qualche attimo si dimenticò di prestare attenzione.
«Aziraphale…?» domandò infatti Crowley, guardandolo. L’angelo si avvicinò alla riva e si sporse appena. Sembrava assurdo, eppure nell’acqua vedeva delle immagini, dei ricordi che erano anche i suoi, perché li aveva condivisi con Crowley. Si vedeva e vedeva gli sprazzi della loro vita, sei millenni trascorsi insieme, a partire dalla prima pioggia sino all’ultima volta che avevano dormito insieme.
«Crowley, eccoli! I tuoi ricordi, non so come ma sono qui!» esclamò Aziraphale con gli occhi lucidi. Subito il demone si fece più vicino, sconvolto dinnanzi quella scoperta.
«Sono i miei? Come facciamo a prenderli?»
«Non lo so, forse dobbiamo solo provare ad afferrarli e… oh, Crowley. I tuoi ricordi non sono mai spariti. Sono sempre stati qui», mormorò poi, sorridendo. Nulla era andato perduto, la loro storia era ancora lì. Crowley, colto da un impeto di felicità, si avvicinò per baciarlo, ma proprio in quel momento la terrà tremò sotto i loro piedi.
«Cos’è stato?» sussurrò Aziraphale.
Crowley assottiglio lo sguardo e immediatamente la sua espressione dolce svanì.
«Temo che abbiamo visite.»
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa