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Autore: Maiko_chan    03/10/2020    3 recensioni
[Estratto]
La professoressa d'inglese posò i libri sulla cattedra e aprì con calma il registro, sospirando di tanto in tanto.
Hinata puntò lo sguardo sulle sue dita, mentre accanto a lei Shikamaru dormiva indisturbato, senza nessuna preoccupazione. Hinata accennò un sorriso; Shikamaru era fin troppo intelligente. Hinata iniziò a giocherellare con una delle sue penne, ansiosa, e girò un poco la testa. Nella sua visuale entrò anche una chioma bionda a lei ben nota e le gote le si colorarono di rosa senza che lei potesse farci nulla. Riportò veloce le iridi sul quaderno aperto davanti a sé, sempre attenta a non indugiare più del dovuto.
Il docente chiamò due ragazzi alla lavagna, Shino e Kiba, ma – proprio quando la classe stava per tirare un sospiro di sollievo – la donna decise che c'era ancora tempo per interrogare un'altra persona.
«Naruto Uzumaki, potresti degnarmi della tua attenzione?»

{NaruHina}
L'inizio di qualcosa di speciale.
Seconda classificata al Contest "Seasons Die One After Another II edizione" di Laila_Dahl sul forum di Efp.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Konohamaru, Moegi, Naruto Uzumaki, Udon | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Germogli

 

 

 

All'avvento dei suoi sedici anni, Hinata aveva poche certezze: sapeva che il cielo era il suo più amato confidente, che le fragole erano il rimedio perfetto per il malumore e che un paio di occhi celesti avevano il potere di farla arrossire come non mai.

Neji-nii-san la salutò rispettosamente mentre usciva da Villa Hyuuga e lei, come tutte le mattine, ricambiò con un sorriso. Hanabi era ancora a letto, ma Hinata si era premurata di lasciarle la colazione sul tavolo. Suo padre era già andato via da almeno mezz'ora.

Hinata si strinse nel suo cappotto violetto, affondando il viso nella sciarpa di lana e sfregando insieme le mani inguantate per riscaldarle un po'. Il vento le sferzava il viso, colorandolo di un dolce rosso carminio, mentre intorno a lei Konoha pian piano si svegliava.

Le macchine sfrecciavano veloci a ridosso del marciapiede e Hinata poteva udire i bambini che si rincorrevano per le vie del parco – senza preoccuparsi del freddo, scarmigliati e indomabili, gioiosi e pieni di vita anche a quell'ora del giorno. Le loro risate restituivano a quella nebbiosa giornata di Dicembre un po' di brio, riscaldandole il cuore. Tre di loro la riconobbero e la salutarono con entusiasmo, accompagnandola per un tratto di strada e riuscendo a strapparle più di un sorriso sincero.

«Hinata-chan,» la chiamò il piccolo Udon. «Dopo puoi venire a giocare un po' con noi?»

Hinata gli scompigliò amorevolmente i capelli, annuendo. Udon si aprì in un grandissimo sorriso e Moegi e Konohamaru iniziarono a saltellarle intorno, tirandola per le maniche del giubbotto.

«A dopo, Hinata-chan!» la salutarono in coro i tre bambini, prima di correre via.

Arrivata dinanzi ai cancelli della sua scuola, Hinata diede un ultimo sguardo al cielo, talmente grigio da non riuscire più a scorgere il sole; era la prima volta che lo vedeva così e decise che, se dopo ne avesse avuto il tempo, avrebbe tirato fuori la sua cartellina da disegno. Poi la campanella suonò e lei dovette entrare in classe.

 

*  *  *

 

La professoressa d'inglese posò i libri sulla cattedra e aprì con calma il registro, sospirando di tanto in tanto.

Hinata puntò lo sguardo sulle sue dita, mentre accanto a lei Shikamaru dormiva indisturbato, senza nessuna preoccupazione. Hinata accennò un sorriso; Shikamaru era fin troppo intelligente. Hinata iniziò a giocherellare con una delle sue penne, ansiosa, e girò un poco la testa. Nella sua visuale entrò anche una chioma bionda a lei ben nota e le gote le si colorarono di rosa senza che lei potesse farci nulla. Riportò veloce le iridi sul quaderno aperto davanti a sé, sempre attenta a non indugiare più del dovuto.

Il docente chiamò due ragazzi alla lavagna, Shino e Kiba, ma – proprio quando la classe stava per tirare un sospiro di sollievo – la donna decise che c'era ancora tempo per interrogare un'altra persona.

«Naruto Uzumaki, potresti degnarmi della tua attenzione?»

Una ventina di teste si girarono, le labbra stirate in sorrisetti strafottenti e derisori, e solo poche di queste non si profusero in sguardi di scherno per il ragazzo biondo – quello diverso, l'idiota, il combina guai, l'emarginato. L'orfano.

Un po' come lei.

Naruto assottigliò gli occhi – di un celeste intenso, uno sprazzo di cielo – e incrociò le braccia dietro la testa. La professoressa inarcò un sopracciglio e il ragazzo sbuffò, alzandosi e dirigendosi verso la lavagna.

Hinata lo guardò sempre, per tutta l'interrogazione, le iridi cariche di un affetto senza nome. I risolini derisori della classe non lo intimidivano e Naruto rispose a tono alla professoressa più volte. Scampò per poco una punizione, eppure il suo sguardo non era acceso da una soddisfazione malandrina – come molti avrebbero affermato guardandolo – ma da una richiesta silenziosa. Hinata sapeva che quello era l'unico modo che aveva per ricordare alla classe che lui c'era: non un ragazzo invisibile, ma una presenza concreta, una persona come tutte le altre – desiderosa tuttavia di riscattarsi, di dimostrare la propria forza. Hinata avrebbe tanto voluto dirgli che ci sarebbe sempre stata, che l'avrebbe sempre appoggiato, ma non ne aveva il coraggio.

Così persa nei suoi pensieri, Hinata non si accorse di come gli occhi di Naruto si fossero soffermati su di lei per qualche istante, prima di tornare a prestare attenzione alla loro insegnante.

Finalmente la campanella suonò e tutti si riversarono fuori. Hinata percorse a passi lenti e misurati la strada di ritorno, la mente occupata da mille pensieri. I suoi lunghi capelli svolazzavano in qua e là, sospinti dal vento. Sotto i piedi la neve cigolava piano e quel rumore così rilassante la indusse ad abbassare le palpebre per qualche secondo, continuando a camminare con cautela.

Socchiuse un poco gli occhi, conscia che non avrebbe potuto continuare a tenerli chiusi, e il candore accecante della neve le inondò le iridi. Hinata si umettò le labbra secche, imprimendo nella memoria il meraviglioso albero coperto di neve che troneggiava davanti a lei. I lunghi rami si diramavamo imponenti sopra la sua testa e piccole goccioline gelate le inumidirono i capelli. Rovistò nella borsa alla ricerca del suo taccuino da disegno e di una matita, e appena le trovò iniziò a tracciare il primo schizzo.

La sua mano disegnava leggera, finché la pagina bianca non si riempì di linee nere, aggraziate e precise. Hinata accennò un piccolo sorriso e si strinse il libretto sul petto, alzando nuovamente lo sguardo verso le intricate fronde.

«Pallaa!»

Qualcosa di pesante le colpì la nuca e Hinata perse l'equilibrio, scivolando di lato. Un attimo di acuto dolore. Poi il buio.

 

*  *  *

 

«Hai ucciso Hinata-chan!» lamentarono in coro tre voci, piagnucolando.

«M-ma cosa dite, non posso averla uccisa con una palla di neve!»

«Allora perché non si sveglia?» singhiozzò una voce femminile, chiaramente spaventata.

«Non lo so, Moegi!» scoppiò la voce che sembrava la più matura fra le tre.

Hinata rabbrividì, infreddolita, e decise pian piano di aprire gli occhi, la testa dolorante. Cercò di tirarsi sù a sedere, ma venne assalita da tre bambini in lacrime.

«Hinata-chan, sei viva!» gridarono, stringendola fra di loro.

Un po' intontita per la botta presa, ricambiò con calore l'abbraccio e i piccoli iniziarono a calmarsi fra le sue braccia. Udì un sospirò sollevato e alzò lo sguardo, incuriosita; due profondi occhi celesti la guardavano con preoccupazione e Hinata avvertì le sue gote riscaldarsi furiosamente. Naruto le donò uno dei suoi ampi sorrisi, grattandosi la nuca, come era solito fare quando colto da gran imbarazzo.

«Naruto-baka, dovresti scusarti con Hinata-chan!» proferì con veemenza Konohamaru, balzando in piedi e puntando a mo' d'accusa l'indice contro il ragazzo.

Naruto non se lo fece ripetere due volte.

«Hinata, s-sono mortificato, non avevo idea che la palla di neve sarebbe andata in quella direzione e che avresti sbattuto la testa su una delle radici di questo dannato ciliegio, non era mia intenzione! Scusami, kami-sama, sono un imbranato proprio come dice Sakura-chan! Non hai idea di come-» farfugliò Naruto, gesticolando animatamente, prima di interrompersi e nascondersi il volto fra le mani. Emise un verso lamentoso, strofinandosi con forza il viso.

«N-Naruto-kun, non preoccuparti, è stato solo un incidente,» cercò di tranquillizzarlo Hinata, mentre con la mano andava a tastare il bernoccolo che le stava sicuramente nascendo sulla tempia.

I tre bambini, tuttavia, non erano affatto soddisfatti.

«Baka,» esordì Moegi, scuotendo il capo con aria di rimprovero. «Non te l'ha mai detto nessuno che il dolore passa solo con un bacio?» proferì, convinta, mentre Konohamaru e Udon annuivano concordi.

Hinata avvertì le guance iniziare a scottare e cominciò a torturare l'orlo del suo cappotto.

«Non credo che ce ne sia bisogno...» protestò flebilmente, ma non venne udita.

Naruto arrossì, assottigliando le palpebre e guardando in cagnesco le tre piccole pesti. I bambini non si fecero intimorire, circondandolo e incrociando le braccia in segno di sfida; Konohamaru si lasciò sfuggire un ghigno, alzando con petulanza il mento. Messo in difficoltà, Naruto venne trascinato verso Hinata, la quale stava cercando di rialzarsi senza molto successo. Ricadde sul terreno, sconfitta.

«Hinata-chan, dove ti ha colpito Naruto-baka?» chiese Udon, prima di soffiarsi forte il naso.

La ragazza indicò meccanicamente un punto imprecisato sulla sua testa, ormai rassegnata. Konohamaru spinse con forza Naruto verso di lei. Hinata deglutì, abbassando le iridi sul terreno ricoperto di bianco.

Hinata strinse forte le palpebre. Dopo pochi secondi sentì delle labbra gelide posarsi delicate sulla sua fronte, per poi staccarsi, altrettanto rapide. Sgranò gli occhi, incredula, alzando la testa. Vide Naruto, rosso in viso, bisticciare con le tre pesti, ma non registrò nulla di ciò che dissero: la sua attenzione si concentrò sulle movenze impacciate di Naruto. Egli infatti cercava in tutti i modi di comportarsi normalmente e di non dar a vedere il suo disagio, ma i bambini lo punzecchiavano, supponenti. Quando infine perse la pazienza, cominciò a rincorrerli per tutta la radura, inciampando più volte.

«Aspettate un po' che vi prenda e vedrete, voi piccoli-!»

Hinata accennò un sorriso e ridacchiò piano, fino a sfociare in una risata divertita.

I quattro si bloccarono di scatto, con Naruto fermo nell'atto di staccare Konohamaru e Udon dalla sua schiena, mentre Moegi gli tirava ripetutamente delle palle di neve. Tutti girarono la testa verso la ragazza, la quale continuava a ridacchiare. I bambini si precipitarono verso di lei.

«Hinata-chan sta ridendo!» urlarono in coro, saltellandole intorno.

Naruto invece si imbambolò un attimo, sconcertato. Poi sorrise, correndo verso di loro.

«Ohi, non ho ancora finito con voi tre!»

La neve cadeva lenta quel giorno, ricoprendo di candore i ragazzi accovacciati sotto l’imponente ciliegio gelato.

 

*  *  *

 

Fu solo il giorno dopo che Hinata si accorse di aver perso il suo taccuino. Andò a cercarlo lì dove credeva di averlo perso, ma non lo trovò.

Ricacciò indietro le lacrime e alzò il capo verso i rami ricoperti di neve. Vi rimase per un tempo indefinito, contemplando la loro bellezza, finché, stanca e spossata, non tornò a casa.

 

*  *  *

 

Studiare in biblioteca era una delle cose che Hinata preferiva di più al mondo: l'odore dei libri negli scaffali le dava un senso di tranquillità che non trovava spesso altrove e il silenzio quasi religioso che vi regnava l'aiutava a distendere i nervi che in certi giorni non facevano altro che causarle degli orribili dolori alla testa. Sapeva di avere una salute cagionevole e stava sempre molto attenta a coprirsi bene prima di uscire fuori, ma certe volte bastava anche solo che in classe i suoi compagni fossero più rumorosi del solito per far sì che questa sua condizione tornasse a farla penare.

La biblioteca diventava il luogo dove poteva rilassarsi al meglio e Hinata agognava le giornate dove poteva recarvisi e rimanerci anche per tutto il pomeriggio. Soprattutto d'inverno, quando dalle grandi finestrone accanto ai tavoli poteva ammirare la lenta discesa dei fiocchi di neve, e dove aveva una stupenda visuale dei dintorni. Più volte aveva disegnato quella vista nel suo taccuino, quello che aveva smarrito; era stato un regalo ricevuto per i suoi quattordici anni da otō-san e la sua perdita due settimane prima le pesava come un macigno sul cuore. Non aveva neanche avuto il coraggio per dirglielo.

Sospirò pesantemente, distogliendo lo sguardo dai fiocchi di neve che cadevano imperterriti sul terreno già imbiancato, e riportò la sua attenzione sul libro che stava leggendo. Era una nuova lettura, una che aveva anticipato con trepidazione. Si immerse nelle pagine del suo volume, sorseggiando di tanto in tanto la bevanda calda che aveva acquistato nella caffetteria dell'edificio, finché un suono improvviso non la riportò al mondo reale con un sobbalzo.

Hinata sgranò gli occhi quando si trovò davanti Naruto che, un po' impacciatamente, cercava si sistemarsi alla bell'e meglio nel posto vuoto davanti a lei. Il borsone da palestra abbandonato con disattenzione al suolo doveva essere stato la fonte di quel rumore così forte. Hinata abbassò la testa di scatto, le guance in fiamme. Perché Naruto avesse deciso di venire in biblioteca – cosa che succedeva molto raramente – e di sedersi proprio davanti a lei, Hinata non ne aveva idea. Era vero che dall'incidente con i bambini le sembrava che Naruto spuntasse dovunque andasse, ma lui non le aveva mai prestato molta attenzione in nessuna di queste occasioni. Rimase in silenzio, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, fissando le parole stampate sul libro appoggiato sul tavolo senza vederle davvero.

Naruto si schiarì la gola. Quando lei non si mosse, iniziò a tossire così rumorosamente che una delle bibliotecarie gli rivolse un sguardo di ammonimento.

«Scusi, scusi!» si affrettò a dire Naruto, inclinando la testa.

Hinata lo guardò di sottecchi attraverso la sua lunga frangia, sorridendo appena. Naruto si girò di scatto verso di lei, incrociando gli occhi con i suoi.

«Hinata-chan!» esclamò, sorridendole ampiamente. «Dovevi davvero esserti persa dentro quel libro se non mi hai sentito arrivare!»

Hinata arrossì, giocherellando con la sua penna. Ella ricambiò il suo sorriso, timida, e annuì.

Rimasero fermi a sorridersi per qualche attimo finché Naruto non distolse lo sguardo, schiarendosi di nuovo la gola. Un leggero rossore stava iniziando a coloragli le guance e Hinata lo osservò interdetta mentre Naruto si agitava sempre di più sulla sedia.

«Vedi Hinata, io ho preso- Cioè non preso nel senso rubato, ero solo curioso e non avevo idea che fosse tuo.» Naruto si grattò la nuca, facendo una smorfia. «Intendo, dopo che l'ho aperto ho capito che era tuo, duh, c'è scritto proprio nella prima pagina! Ma ormai è da un paio di giorni che cerco di ridartelo senza trovare mai un'occasione giusta e dato che ti ho vista seduta qui mentre tornavo a casa dall'allenamento ho pensato che se non lo faccio ora poi non mi deciderò più. Dammi solo un secondo...»

Sotto gli occhi smarriti di Hinata, Naruto iniziò a frugare nella sua borsa, borbottando sottovoce: «Devo proprio buttare via tutti questi pacchetti di snack vuoti.»

Alla fine emise un verso di trionfo, porgendole un libretto con un sorriso.

«Scusa ancora, Hinata!»

Con mano leggermente tremante Hinata accarezzò la copertina del taccuino che ormai aveva creduto d'aver perduto per sempre. Lo strinse forte al petto e sorrise ampiamente a Naruto, gli occhi che scintillavano con lacrime di sollievo.

«Ti ringrazio tanto Naruto-kun, non pensavo che l'avrei più rivisto.»

Naruto scrollò le spalle, incrociando le braccia dietro la testa.

«Avrei dovuto ridartelo subito, Hinata! Mi dispiace di aver aspettato tanto. I tuoi disegni sono così belli... hai davvero un grande talento!» esclamò, sorridendole ampiamente. «I ritratti soprattutto, sono così dettagliati! Per un secondo quasi temevo che sarebbero saltati fuori dalla pagina.»

Hinata incurvò le labbra, sfogliando le pagine con cura e soffermandosi a toccare i bordi che erano leggermente rovinati da quello che lei assumeva fosse acqua. Naruto doveva aver notato il suo gesto, perché si affrettò a spiegare.

«L'ho trovato in mezzo alla neve davanti al grande ciliegio, l'ho messo sul mio termosifone per asciugarlo, ma non credo di sia uscito bene come credevo.»

«Davvero, non preoccuparti. Sei già stato molto gentile a prendertene cura così amorevolmente, Naruto-kun,» rispose tutto d'un fiato Hinata, arrossendo.

Naruto parve riacquistare un po' di buon umore dopo questa rassicurazione, rilassandosi nuovamente nella sedia. Rimasero in silenzio per qualche minuto. Quando Naruto iniziò a giocherellare nervosamente con le penne colorate che lei aveva appoggiato sul tavolo, Hinata gli scoccò un'occhiata incuriosita.

«Volevi parlare anche di qualcos'altro, Naruto-kun?»

Naruto sussultò, iniziando a parlare con siffatta velocità e foga che la bibliotecaria lo ammonì di nuovo, sibilando uno “ssh!” talmente forte che Naruto si zittì del tutto.

Più confusa che mai, Hinata toccò esitante uno dei pugni del ragazzo.

«Naruto-kun, temo di non aver capito nulla di quello che stavi dicendo.»

Fissandola con un'espressione di assoluto smarrimento, Naruto deglutì a vuoto un paio di volte prima di puntare gli occhi sulle loro mani poste una sopra l'altra. Hinata fece per ritrarre la sua, ma Naruto la intrappolò fermamente fra le proprie. Prese un bel respiro e chiese con tono serio: «Hinata, lo so che non abbiamo mai parlato molto prima dell'altro giorno, ma io mi chiedevo se... sì insomma, se ti andava di uscire insieme uno di questi sabati.»

Hinata sgranò gli occhi, scioccata. Immediatamente Naruto entrò del panico, lasciandole andare la mano.

«Per, sai, un- un appuntamento. Io e, uh, te. Insieme, intendo.» balbettò, arrossendo fino alla punta delle orecchie. «Come per una coppia. Cioè, esattamente come se fossimo una coppia. Se vuoi che siamo una coppia, ovviamente. Romantica intendo. Una coppia romantica che esce per un appuntamento... romantico,» finì flebilmente Naruto.

Riprendendosi appena, Hinata tentò di rispondere: «N-Naruto-kun, io...»

Continuando imperterrito, Naruto aggiunse precipitosamente: «Puoi totalmente dirmi di no, non sentirti obbligata, non è un problema. Ho preso talmente tanti rifiuti da Sakura-chan che ormai ci sono abituato,» cercò di rassicurarla Naruto. Poi chiuse gli occhi, stringendoli forte, e borbottò sottovoce «Dannazione Konohamaru, lo sapevo che mi stavi prendendo in giro...»

«No!» esclamò Hinata, arrossendo furiosamente. Naruto le rivolse uno sguardo ferito e Hinata si affrettò a chiarire. «Volevo dire che mi piacerebbe molto uscire con te, Naruto-kun.»

«Davvero?» chiese Naruto, sbattendo le palpebre lentamente.

«Davvero.»

«Per un appuntamento romantico?»

«Sì, Naruto-kun,» mormorò Hinata, sorridendogli. «Per un appuntamento romantico.»

«Wow! Non te ne pentirai Hinata, vedrai che ci divertiremo un sacco insieme!» esclamò Naruto, iniziando a ridere fragorosamente, ma lo stridio acuto delle gambe di una sedia sul pavimento tagliò corta la sua ilarità.

«Signor Uzumaki! Questa è la terza volta che disturba la quiete della mia libreria, la prego di andarsene altrove!»

Naruto alzò le mani a mo' di resa, annuendo velocemente di fronte alla furia della bibliotecaria.

«Certo Fushima-san, mi scusi ancora, vado via subito!» Si voltò verso Hinata, continuando a sorridere, come se nulla potesse scalfire il suo buon umore. «Che ne dici, andiamo via da qui?»

Hinata assentì, raccogliendo velocemente tutti i suoi averi e seguendolo verso l'uscita. Naruto la aspettò sorridendo mentre lei prendeva l'ultimo sorso del suo tè, prima di buttare il contenitore vuoto nel cestino adiacente.

«Vogliamo fare una passeggiata?» chiese Naruto, indicando il sentiero che portava al parco.

«Okay,» rispose Hinata, con le guance imporporate.

Si incamminarono in silenzio, entrambi un po' a disagio, senza sapere bene come approcciare l'altro. Hinata scoccava di tanto in tanto una occhiata di sottecchi a Naruto, il quale dal canto suo non era altrettanto discreto, finendo sempre per farsi scoprire. Hinata rise leggera all'ennesimo malcelato scambio di sguardi, e Naruto si unì a lei con la sua scrosciante risata.

«Perché non mi parli un po' dei tuoi disegni? Sempre se vuoi,» si sbrigò a specificare Naruto, con un sorriso incoraggiante.

«Non ti annoierò?»

«Ma certo che no, Hinata!»

Hinata ricambiò il sorriso, raccogliendo un po' di coraggio, e iniziò a parlare con voce pacata.

«Ho iniziato quando ero molto piccola a interessarmi al disegno. Vedi, Naruto-kun, mia madre era un'artista abbastanza famosa e io sono sempre stata molto affascinata dai suoi lavori. Dovevano averlo notato perché quando ho compiuto cinque anni mi avevano già regalato un mio cavalletto per pitturare e una valigetta di tempere,» Hinata ridacchiò, ripensando all'atmosfera festosa che regnava a Villa Hyuuga in quei pochi anni d'oro. Scoccò un'occhiata a Naruto, che stava ascoltando con gran interesse. «Ben presto mi sono resa conto che la pittura non facesse davvero per me e quindi sono passata al disegno con il carboncino. Adoravo passare i miei pomeriggi nel nostro giardino a disegnare fiori, con okā-san al mio fianco che pitturava uno dei suoi quadri. Quando otō-san non doveva lavorare certe volte si univa a noi.»

«Anche tuo padre?» chiese Naruto, sorpreso.

«Non sempre stato così... apatico, Naruto-kun.»

«Oh... Ho sempre creduto che Hiashi-san fosse sempre stato allo stesso modo. Quando venne ad arbitrare il campionato di kendo della scuola non mi ha dato l'impressione di essere molto...» Naruto esitò, «espansivo, ecco.»

Hinata abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.

«È sempre stato un uomo molto riservato, ma dopo che okā-san-» la voce di Hinata si spezzò.

Naruto le appoggiò una mano sulla spalla in supporto.

«Hinata-chan? Non sei obbligata a dirmi nulla.»

Hinata annuì velocemente, sorridendo tremolante.

«Dopo che mia madre ci lasciò... Abbiamo avuto alcuni anni difficili, e io abbandonai il disegno. Poi Nenji-nii-san venne ad abitare con noi e le cose piano piano migliorarono. Ho ripreso a disegnare tre anni fa, e otō-san non è stato nient'altro se non incoraggiante. Il taccuino che mi hai ridato è un suo regalo. Sono così sollevata di averlo di nuovo con me, non avevo idea di come dirglielo... Grazie ancora, Naruto-kun.»

Per un secondo Naruto sembrò sopraffatto dall'orrore.

«Oh, Hinata, se avessi saputo che era così importante te lo avrei riconsegnato subito, credimi!»

«So che non avevi intenzione di ferirmi, Naruto-kun.»

Naruto parve riprendere un po' del suo buon umore, annuendo vigorosamente.

Superarono il parco giochi, salutando Konohamaru, Moegi e Udon che stavano giocando con dei loro coetanei. Konohamaru fece un gesto in direzione di Hinata che ella non riuscì a comprendere, ma Naruto doveva aver capito dato che gli urlò: «Fatti gli affari tuoi, pulce!»

«Naruto-kun!»

«Mi provoca!» esclamò il ragazzo, assottigliando gli occhi verso Konohamaru il quale non parve per nulla spaventato, anzi. Lo videro sussurrare qualcosa all'orecchio di Moegi che iniziò a ridere sguaiatamente. Dopodiché entrambi, con gemelle espressioni di gioiosa malizia, si girarono e fecero la linguaccia a Naruto.

«Voi, piccoli-!»

I bambini corsero via, mentre Naruto cercava in vano di scavalcare la palizzata per inseguirli.

«Stavano solo cercando di farti arrabbiare, Naruto-kun. Sono solo dei bambini, lasciali stare.»

Con un ultimo tenebroso sguardo nella direzione dove i due si erano dileguati, Naruto lasciò perdere ma sbuffò, chiaramente ancora seccato.

«D'accordo, d'accordo.» Naruto prese un gran sospiro prima di gettare l'occhio sul vecchio orologio da polso che indossava. Il volto gli si contrasse in un'espressione accigliata e puntò lo sguardo verso il sole, che ormai stava iniziando a tramontare. «Si sta facendo tardi, ti riaccompagno a casa Hinata-chan.»

«Non vorrei scomodarti... casa mia è abbastanza lontana dall'appartamento di tuo zio.»

Naruto le appoggiò una mano sul braccio, leggero e titubante in un modo che Hinata non aveva mai visto prima. «Anche se questo è un paese di campagna relativamente tranquillo non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa perché non ti ho accompagnata. Jaraiya inoltre mi prederebbe a calci se sapesse che ti ho fatto andare da sola. Per favore, Hinata-chan.»

Hinata arrossì, annuendo. «Okay.»

Sorridendole, Naruto si riaggiustò il borsone che aveva sulle spalle prima di indicare la strada davanti a loro con aria soddisfatta. «Sono nelle tue mani, allora!»

Ripresero a camminare mentre il cielo si faceva sempre più scuro. C'erano ormai poche persone nei dintorni e Hinata si avvicinò a Naruto, quasi sfiorando la sua spalla con la propria, d'improvviso molto grata di averlo accanto. Il calore che irradiava il suo corpo distendeva il nervosismo che le aveva attanagliato le membra, risaldandola come se avesse un piccolo sole tutto per lei in quella fredda giornata d'inverno. D'un tratto avvertì qualcosa toccarle le dita e abbassò lo sguardo, sgranando gli occhi quando vide la mano di Naruto intrecciarsi con la sua. Naruto era arrossito talmente tanto che Hinata ebbe l'impulso di iniziare a ridere, un po' istericamente, data la situazione in cui si era improvvisamente trovata: soltanto questa mattina Hinata l'avrebbe reputata impossibile, materiale per i suoi sogni più cari. Non si sarebbe mai aspettata che avrebbero iniziato a imitare la sua realtà, eppure eccola lì a camminare mano per mano con il ragazzo per cui aveva avuto una cotta per anni. Le guance le scottavano.

Naruto si schiarì la gola, lanciandole una breve occhiata, prima di guardare con risolutezza davanti a loro.

«Va bene se...?»

Incapace persino di sussurrare una risposta affermativa Hinata si limitò a ricambiare la stretta, tremando appena. Naruto si aprì in un sorriso sornione.

«Vuoi sapere cosa è successo oggi all'allenamento di kendo, Hinata? Non ci crederai mai! Quel teme di Sas'ke ne ha combinata una delle sue, ma come sempre ci sono finito io nel mezzo! Bel migliore amico che ho! Ora ti spiego, vedi eravamo pronti a sfidarci in un match – iniziato da lui, voglio sottolineare – quando Shikamaru...»

 

*  *  *

 

«S-siamo arrivati, Naruto-kun.»

Di fronte a loro l'imponente struttura di Villa Hyuuga sembrava uscita da una fiaba, ricoperta di neve e di ghiaccio, scintillante sebben austera. Hinata si girò un po' titubante per osservare l'espressione di Naruto, il qualche stava fissando l'edificio con occhi leggermente sgranati.

«Wow, non pensavo che casa tua fosse così grande, Hinata-chan.»

«É anche molto vecchia.»

Naruto fece un largo gesto con la sua mano libera, indicando l'ampiezza della proprietà.

«L'avete tenuta molto bene allora. Se penso a quello scansa fatiche di Jiraiya e a come è ridotto il nostro appartamento...» la voce di Naruto si affievolì, ed emise un grande sospiro.

Hinata sentì gli occhi iniziare a bruciarle e tentò di liberare dalla stretta di Naruto, ma lui rafforzò solo la presa, colto di sorpresa. Quando vide l'espressione di Hinata, sbiancò.

«Oh Hinata, giuro che non intendevo nulla di male! Riesco sempre a infilarmi un piede in bocca, cazzo, scusa.»

«Non fa n-nulla Naruto-kun.»

Naruto si passò una mano fra i capelli, trepidante, sforzandosi di non alterarsi.

«Avrei dovuto pensare prima di aprire la mia maledetta boccaccia. Hinata, sono davvero un idiota. Perdonami per favore.»

Hinata deglutì a vuoto, prima di annuire brevemente.

Naruto parve afflosciarsi, rilasciando la tensione che gli aveva irrigidito i muscoli.

«Okay. Okay. Sono contento però che sia tornata come prima, dico sul serio.»

L'incendio che aveva devastato il retro della casa e le aveva portato via sua madre era sempre stato uno dei suoi pensieri più ricorrenti, ma Hinata aveva pensato di essere riuscita a gestire la sua ansia molto meglio. A quanto pare doveva ancora lavorarci sopra, pensò, lasciandosi andare con un sospiro. Avvertiva sempre gli occhi preoccupati di Naruto puntati su di lei, e quindi si girò rivolgendogli un sorriso un po' titubante.

«Grazie, Naruto-kun.»

Naruto le strinse la mano, ma la fronte rimase corrucciata.

«Hai sempre voglia di... sì insomma, domani vuoi sempre uscire?»

Inclinando la testa di lato, Hinata rispose, un po' confusa: «Ma certo.»

Il volto di Naruto si distese in un ampio sorriso e le accarezzò il dorso della mano con il pollice, una, due volte.

«Vedrai che ci divertiremo un sacco, Hinata! Ti passo a prendere alle nove di mattina? Così possiamo prendere il treno e andare a Kusa. Che ne dici?» chiese con trepidazione Naruto, quasi vibrando d'energia nervosa.

Hinata si morse l'interno della guancia per non sorridere troppo ampiamente, «Mi sembra una splendida idea, Naruto-kun.»

Sprizzando gioia da tutti i pori, Naruto diede una esclamazione di trionfo, agitando un pugno verso il cielo.

«Vedrai che non te ne pentirai, Hinata-chan! Ce l'hai il mio numero?» Hinata scosse la testa. «Dobbiamo rimediare subito allora!»

Naruto le lasciò la mano, intento a frugare dentro il suo borsone per trovare il proprio cellulare, un po' malconcio per tutte le botte prese. Si scambiarono velocemente i contatti, sorridendosi in silenzio. Naruto diede una rapida occhiata all'orario, prima di sgranare gli occhi.

«Oh cavolo, è tardissimo! Scusami tanto Hinata, ma se arrivo in ritardo a cena per l'ennesima volta Jiraiya non mi lascerà più in pace! Credimi se ti dico che mi piacerebbe rimanere con te ancora un altro po' ma...» Naruto si acquietò, fissando quasi incredulo la mano di Hinata che, in un momento di coraggio, si era intrecciata con la sua. «Hin-»

«Capisco benissimo. Non preoccuparti, Naruto-kun, ci vedremo domani.» rispose lei, sorridendogli.

«M-ma certo.» balbettò Naruto, preso alla sprovvista. «A domani allora.»

«A domani.»

Naruto le lasciò andare la mano con ovvia reclutanza, e Hinata avvertì il suo sorriso addolcirsi ancora di più.

«Sì, uhm, allora vado.»

«Okay.»

Hinata rimase davanti al cancello, salutandolo con la mano mentre si allontanava e cercando di trattenere le risate tutte le volte che Naruto si girava per vedere se lei era ancora lì. Una ventata particolarmente fredda la indusse a stringersi nel cappotto e a sospirare, girandosi per entrare dentro casa. Non aveva nemmeno fatto neanche tre passi quando la voce di Naruto la fece sobbalzare.

«Hinata, aspetta!» urlò Naruto, correndo verso di lei con un'espressione determinata sul viso. A Hinata gli si incastrò il respiro nel petto.

Tra una boccata d'aria e l'altra Naruto disse: «Mi ero... dimenticato... di una cosa... importante...»

«Cosa-» Hinata non riuscì a completare la frase perché le labbra di Naruto si erano posate sull'angolo della sua bocca, calde e screpolate; Hinata rifletté, in un istante di panico, che quello non fosse un buon momento per svenire. Fortunatamente le sue ginocchia la sorressero.

Naruto si ritrasse, rosso in volto e con gli occhi scintillanti, e le rivolse un ampio sorriso.

«Ci vediamo domani, Hinata-chan!» e corse via, lasciando Hinata a seguirlo con gli occhi mentre si affrettava verso casa. Era stata una fortuna, perché Hinata non era sicura di poter riuscire ad avere una conversazione sensata dopo che lui... che Naruto...

Naruto l'aveva baciata.

Chiuse il cancello e rientrò dentro casa meccanicamente, quasi fluttuando, le guance così bollenti che avrebbe giurato di potervici cucinare un uovo sopra. Riuscì a tornare indisturbata nella sua camera, grata che per una volta era stata la prima a rientrare. Non sarebbe riuscita a rispondere a nessuna delle domande che le avrebbero sicuramente fatto se l'avessero vista in quello stato di completo inebriamento. E non era stato neanche un bacio sulle labbra, non proprio... Hinata emise un verso tra uno squittio e un'esclamazione di gioia al pensiero che forse domani, dopo il loro appuntamento, Naruto non si sarebbe limitato a un bacio come quello di oggi, ma uno vero, sulle labbra, che si sarebbe protratto per più tempo...

“Ho bisogni di sedermi,” pensò, trascinandosi quasi in uno stato di shock sul suo letto, sdraiandosi e lasciando cadere la sua borsa accanto a lei. Rimase lì a fissare il soffitto per un tempo a lei indefinito finché non udì bussare alla porta.

«Hinata? Sei tornata?» la voce di suo padre la fece quasi sobbalzare fuori dal letto, ma Hinata riuscì a riprendersi in fretta, schiarendosi la gola.

«Sì, otō-san!»

«Va tutto bene? Ti sento un po'... strana. Hai anche la porta chiusa.»

Sentendo la sottile vena di preoccupazione nella voce di Hiashi, Hinata si affrettò ad aprire la porta, sorridendo quando i suoi occhi incontrarono quelli del padre.

«Sto bene, otō-san, mi sono solo appisolata un attimo.»

Hiashi le passò un mano sulla fronte, corrucciato.

«Non mi sembri calda, quindi non credo che tu abbia la febbre, ma dovresti andare a letto presto stasera.»

«Va bene, otō-san.» Hinata esitò. «Domani...»

«Sì?» chiese Hiashi, alzando un sopracciglio.

«Un mio a-amico mi ha chiesto se domani mattina potevo andare con lui a Kusa, uhm, per – per una passeggiata. Posso, posso andare? Gli ho già detto che ci sarei andata...»

Hiashi incrociò le braccia al petto, studiandola. «Chi sarebbe questo tuo amico?» sputò fuori l'uomo, il volto contratto in un'espressione tempestosa.

«N-Naruto Uzumaki, otō-san.»

«Uzumaki, mh?» borbottò Hiashi, ma la sua postura tesa si rilassò. «Perlomeno sono sicuro che non oserà fare nulla di strano se non vuole essere escluso dal prossimo torneo di kendo. Va bene Hinata, hai il mio permesso. Ma solo se domani ti senti meglio, sono stato chiaro?»

Hinata annuì con vigore, quasi incredula di fronte alla velocità con cui il padre aveva acconsentito.

Hiashi sospirò. «La cena dovrebbe essere pronta fra un'ora, Hinata. Non tardare.»

«Certo, otō-san,» rispose Hinata chiudendo la porta una volta che Hiashi si fu girato.

Hinata si appoggiò al comodino, frastornata. Era stato un giorno pieno di avvenimenti, e lei non vedeva l'ora di poter mettere un po' di ordine alla sua mente disegnando un po'. Tirò fuori il suo amato taccuino dalla borsa e si accomodò allo scrittoio vicino alla finestra, la quale troneggiava sul loro modesto giardino giapponese. Ne sfogliò le pagine, arrossendo al pensiero che Naruto aveva guardato i suoi disegni e li aveva apprezzati, incredibilmente grata che tutti i ritratti del ragazzo erano conservati nel cassetto del suo comodino. Sarebbe morta dall'imbarazzo altrimenti.

Canticchiando sotto voce, ella raggiunse l'ultima pagina usata dove, con sua grande sorpresa, trovò un disegno che non aveva fatto lei. Esso ritraeva due persone stilizzate, una con i capelli a punta e un'altra con dei capelli lunghi fino alla vita, indossando quella che Hinata immaginò essere una gonna. Un ampio sorriso si fece largo sul suo volto, mentre con le dita tracciava il punto in cui le due figurine si tenevano per mano. Naruto non aveva un grande talento, ma questo non significava che il suo gesto non fosse molto dolce, anzi.

Hinata voltò pagina e prese una matita, pronta a iniziare a disegnare. Lo aveva già chiaro nella sua mente: due mani che si intrecciavano, quella più grande ferma nell'atto di accarezzare quella più minuta. Hinata appoggiò la punta della mina sul foglio ed iniziò.

Fuori, illuminata dai lampioni, la neve pareva brillare.

 

 













 


Non riesco quasi a credere di poterlo finalmente dire, ma Germogli è online!  Ho iniziato a lavorare a questa fic nel lontano 2014, dove avevo pianificato di scrivere ben quattro capitoli. Ahimé l'ispirazione è andata gradualmente a scemare e dopo tagli, revisioni e varie volte in cui avrei voluto solo buttarla nel cestino, sono riuscita a concluderla grazie a questo fantastico contest indetto sul forum. Non avete idea che gran soddisfazione è quella di poter spostare il file di questa storia dai WIP alla sezione conclusi! Ormai nel folder Naruto ho solo due storie (Love and Loyalty, e la sempre stagnante The new ninja). Per quest'anno non credo che potrete aspettarvi altre storie sul fandom Naruto, ma chissà magari nell'anno nuovo riuscirò a terminare una di queste due. La speranza è l'ultima a morire! LOL 

Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!



 
WARNING: è possibile (ma non certo) che questa storia venga pubblicata dalla sottoscritta anche su WattpadWriter's wing e AO3.


Chiunque voglia lasciare un segno del suo passaggio è ben accetto! 


 

aiko 舞妓

   
 
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