A.A.A. Cercansi: Ore di sonno per Caesar

 
 


Caesar Zeppeli fece appello alle ultime gocce di pazienza che gli erano rimaste dopo una giornata di duro lavoro. Tre colpi secchi sulla porta. “Jojo, sono stanco. Lasciami andare a dormire, ti prego.”

La voce del suo ragazzo lo raggiunse dalla stanza da letto. “Dai Caesarino, non essere così ligio al dovere. Dammi una soddisfazione per una volta!”

“Qualsiasi cosa tu voglia mostrarmi, non potevi prepararti prima? Sei stato tutto il giorno a casa!”

“Eh vabbè dai, mi sono addormentato. Scusa!” Esclamò Joseph, alzando la voce per farsi sentire bene.

Caesar lasciò crollare le spalle, stremato. Prese seriamente in considerazione l’idea di scardinare la porta, impresa non impossibile per uno della sua stazza; ma sapeva benissimo che avrebbe dovuto pagare lui le spese di riparazione. Era talmente stanco che non gli sembrò una cattiva idea nemmeno dormire sul divano. Al diavolo, Jojo poteva pensarci prima! Lo sapeva che alla sera era un cadavere ambulante!

Deciso quantomeno a conciliarsi il sonno, Caesar risolse di mettere dell’acqua a bollire per farsi una camomilla. Nel frattempo che aspettava, alzò un po’ il riscaldamento e si spogliò degli scomodi vestiti da lavoro, rimanendo in camicia e boxer. Decise di tenere i calzini per non prendere freddo ai piedi e cercò di riporre tutto il più ordinatamente possibile su una sedia. Dalla camera da letto arrivarono dei rumori preoccupanti accompagnati da strani versi, ma Caesar non ci fece caso. Era troppo stanco perché gliene potesse importare qualcosa. Per quel che lo riguardava, Joseph avrebbe potuto fare un infarto e l’avrebbe lasciato lì: era un problema per il Caesar del giorno dopo, preferibilmente quello con otto sanissime ore di sonno in corpo.

Poggiò la tazza fumante sul tavolino di fianco al divano e si tolse la camicia per non spiegazzarla, affaccendandosi per trovare una coperta pesante con cui scaldarsi. E fu proprio in quel momento, quando la sonnolenza stava trascinando la sua coscienza nell’oblio sorso dopo sorso, che la minaccia ambulante che portava il nome di Joseph Joestar lo colse impreparato.

“Ta-da! Che te ne pare?” Esclamò il suo ragazzo, facendo un’esuberante entrata in scena.

Caesar sbarrò gli occhi, strozzandosi nel tentativo di deglutire il sorso di camomilla che ancora aveva in bocca. Ci sarebbe morto lui di infarto, quella notte.

Joseph stava indossando un costume da maghetta degli anime che era stato probabilmente inteso come cosplay, ma su un uomo della sua stazza era oscenamente tirato, risultando più come un completino di lingerie che altro. Non riuscì a decidere se quell’idiota di quasi due metri di muscoli in calze e gonnella fosse più conturbante o semplicemente disturbante. “Che te ne pare?” Gli chiese, con un sorriso smagliante.

“Cosa.” C’erano vari motivi per cui Caesar era a corto di parole e nessuno di quelli aveva a che fare con un mal di gola.

“Ti piace o no?” Insistette Jojo, lanciandosi in pose assurde che servirono solo a provare fino allo stremo il materiale di quel povero costume e il contegno di Caesar.

“Cosa dovrebbe essere?” Gli chiese, la voce strozzata.

Jojo ghignò alla sua reazione, per poi inclinare la testa, sinceramente confuso. “Ma sai che non lo so? L’ho visto e l’ho comprato, non ho fatto caso al resto. Aspetta un po’…” E, senza il minimo ritegno, afferrò la minuscola gonnella che nascondeva le sue vergogne e se la sfilò con un movimento fluido, dandogli le spalle e piegandosi esageratamente per fargli godere lo spettacolo. Al posto dei soliti boxer, a coprire le doti del suo fidanzato c’erano delle mutandine color rosa pastello e infiocchettate da far spavento, tirate fino al loro limite e che faticavano a contenere tutto quel ben di Dio. Caesar percepì una trombosi venosa profonda in via di formazione e appoggiò la tazza sul tavolo con quanto più controllo possibile. “Mh, qui c’è scritto qualcosa, ma non so cosa sia. Sarà qualcosa tipo Pretty Cure o una di quelle serie lì, con le tipette che si trasformano.” Disse l’altro, facendo del suo meglio per metterlo nella tomba precocemente.

Caesar iniziava ad avere molto caldo e non era sicuro che la ragione fosse da ricercarsi nei termosifoni o nella coperta. “Jojo. Perché l’hai comprato?”

Joseph riportò l’attenzione su di lui, un sorriso malizioso e provocatorio che aveva già preso possesso delle sue labbra piene. Si avvicinò lentamente a lui, ancheggiando esageratamente. Per una volta, la sua messinscena ridicola non gli diede fastidio. “Perché pensavo ti sarebbe piaciuto, Caesarino.” Disse, calcando sul suo nomignolo. “Mi sono sbagliato?”

Caesar non rispose, limitandosi a fissarlo come uno che non mangiava da tre giorni guardava un piatto di carbonara, leccandosi le labbra.

Joseph alzò una gamba avvolta da una calza meravigliosamente elastica e gliela presentò, posando il piede sullo schienale del divano, a pochi centimetri dal suo viso. “Ancora stanco?” Ghignò, chinandosi verso di lui.

“Non sai quanto.” Ansimò Caesar, prima di spingere via la coperta e tirarselo addosso.
 
 
Note autrice: Se ve lo stavate chiedendo, il nome da majokko di Joseph sarebbe Cure Tequila. Non accetto critiche a tal riguardo.
Fic ispirata dalla fanart della fantastica _min0uze, che potete trovare su instagram. Non sapevo che caspita inventarmi per scrivere questo prompt, ma appena ho visto Joseph vestito da Sailor Moon sono stata colpita da un lampo di genio. Anche se ho un po’ modificato il senso della consegna lol
PumpFIC day 10 – Prompt: Magical Girl AU
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