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Autore: Epic JP    12/10/2020    1 recensioni
[Iliade]
Immaginiamo di vedere Achille riflettere sulla sua vita giusto la mattina in cui finirebbe accoppato per colpa di Paride e Apollo. Cosa gli passerebbe per la testa ripensando a tutta la sua vita dalla nascita fino a quel momento? Ho provato ad immaginare qualcosa. Certo, alcuni e venti e fatti sono tralasciati ma solo perchè non mi sembravano adatti al tipo di trama che stavo costruendo.
Buona lettura e... si accettano commenti con piacere ;)
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA CONSAPEVOLEZZA

 

Chi non avrebbe paura sapendo di dover morire? Io. Certo, una persona comune ne avrebbe ma non credo di poter essere considerato “comune”. Sarà per la mia ascendenza semi-divina o forse per la mia forza o magari per la mia quasi totale invulnerabilità... non saprei dire quale sia la vera ragione ma sfido chiunque ad affermare che Achille, figlio di Peleo e di Teti, re di Ftia e del popolo dei Mirmidoni sia una persona comune.

 

Pare che il mio destino fosse già deciso fin da prima della mia nascita, o almeno così mi disse mia madre quando decisi di partire per Troia insieme agli altri Achei. Mi ero trovato davanti ad un bivio e la scelta sarebbe stata solo mia: vivere una lunga vita nell'anonimato o conquistare l'immortalità morendo giovane? Forse una persona comune avrebbe preferito la prima scelta, ma non io, non Achille, il piè veloce come alcuni mi chiamavano.

 

Sì, mia madre ha fatto di tutto per proteggermi, già da prima che io avessi consapevolezza di chi fossi e di cosa potessi fare. Prima ancora che camminassi, prima ancora che imparassi cosa volesse dire camminare, lei mi immerse nello Stige, il fiume infernale, per rendermi invulnerabile. Ma naturalmente non mi lasciò in balia della corrente e così una piccola parte del mio corpo da neonato rimase asciutta: il mio tallone.

 

Ma mia madre, sia cantato fino alla fine dei tempi il suo amore materno, non lasciò nulla al caso, dopo avermi reso invulnerabile eliminò l'imperfezione rimasta donandomi un altro dono. La parte di me rimasta vulnerabile venne rimossa e al suo posto misero qualcos'altro: l'osso di un gigante famoso per la sua velocità. Da quel momento le mie gambe furono più svelte di quelle di un cervo e i miei piedi più rapidi di quelli di un leone.

 

Vi chiederete cosa avrebbe potuto fare di più, non è vero? Ero un bambino bellissimo, i miei boccoli biondi mi rendevano quasi splendente come lo stesso Apollo quando è in alto nella volta celeste e le mie prestazioni fisiche erano superiori a quelle di qualsiasi altro mortale, quindi cos'altro c'era che i miei genitori potessero donarmi? Una buona istruzione.

 

Mio padre mi condusse dal centauro Chirone. Non avevo mai sentito parlare di lui, ero solo un bambino, ma la sua fama di grande e saggio maestro era tale da aver raggiunto le orecchie delle divinità. E così la mia infanzia prese una strada diversa da quella di altri comuni mortali. Molte cose appresi dal vecchio Chirone, non solo in materia di guerra ma anche in arte. Fu lui che mi trasmise l'amore per la musica e io stesso imparai a suonare la cetra. Dominavo la natura, ero capace di eliminare un cervo con la stessa efficacia con cui abbattevo i cinghiali. Fu un periodo felice per me... e poi anche questa fase della mia vita terminò.

 

Mia madre mi portò via e questa volta fece le cose in grande: mi sarei dovuto vestire da donna e vivere alla corte di un re insieme alle sue figlie. Una cosa strana davvero: da ragazzo di campagna divenni una cortigiana; invece di far pratica con asta, scudo e spada, inizia a spazzolarmi e a spazzolare capelli; dal condividere una grotta con un centauro condivisi delle stanze regali con delle ragazze. Alcune delle quali molto belle. Trovai anche l'amore in quella compagnia per me così inusuale. Pare che questo servisse a proteggermi. Non saprei da cosa, ma mia madre aveva sempre agito per il mio bene, perciò assecondai la sua decisione.

 

La furbizia del re di Itaca era meritata: non avrebbe mai tirato fuori delle armi se non avesse saputo che, in mezzo a ragazze tanto leggiadre, si nascondesse un uomo di guerra com'ero io.

 

Alcuni anziani affermano che fossi nato per dare battaglia ad Ettore e a gli altri Troiani. Che fosse il mio destino quello di contribuire alla caduta di Troia. Non lo sapevo, almeno finché mia madre non apparve di nuovo davanti a me rivelandomi davanti a quale bivio mi trovassi. Come ho già detto, una persona comune avrebbe preferito vivere a lungo nell'ombra senza essere menzionata nei racconti e nelle canzoni. Ma non io, io non sono mai stato “comune”. Io sono Achille, figlio di Peleo e Teti, il piè veloce e il mio nome sarebbe stato ricordato in eterno.

 

Prima di partire, i miei genitori mi diedero consigli e doni: la mia divina madre mi diede l'armatura che Efesto aveva forgiato come dono di nozze e mi avvisò di non essere impaziente di sbarcare dalle navi poiché era stato predetto che il primo Acheo a mettere piede sulla spiaggia di Troia sarebbe stato anche il primo a morire. Mio padre fece qualcosa di diverso... espresse un voto: se fossi tornato da Troia vivo, i miei capelli dorati sarebbero consacrati allo Spercheio, il fiume che bagna il nostro regno. Da allora abbraccia il mio destino con onore. Fino a che qualcuno non si fece più grande di quanto in realtà fosse.

 

Agamennone mi aveva offeso. Le calamità che colpivano il nostro campo erano tutte a causa sua, era logico che fosse lui quello che doveva cedere per placare Apollo ma a lui non stette alle regole. Criseide era stata liberata, come era giusto che fosse, ma Briseide mi era stata sottratta e questo non era giusto. Se non ero padrone di tenere il bottino che mi guadagnavo, perché avrei dovuto continuare a combattere per un ladro? Cambiai idea, semplicemente. Lo spiegai anche ad Odisseo e agli altri che, dopo una battaglia disastrosa che aveva portato la tenda di Ettore fin sulla pianura davanti al campo, erano venuti da me perché Agamennone si era pentito. Se non fossi stato colmo di collera lo avrei trovato divertente. Agamennone si era pentito ma aveva mandato altri a parlamentare. Pare logico chiedersi se fosse pentito o se non sapesse di chi avere più paura fra Ettore e i suoi cavalli o me e i miei Mirmidoni.

 

Me ne sarei tornato a casa. La guerra mi aveva stancato, dopo dieci anni di battaglie, uccisioni, duelli e funerali Troia era ancora dall'altra parte della pianura invitta. Le sue mura divine avevano resistito a dieci anni di attacchi da parte nostra. Se gli altri avevano ancora voglia di lottare per prendere una donna non loro erano liberi di continuare. Ma nessuno poteva costringermi a restare su quella spiaggia neanche un giorno in più. La vita è qualcosa di importante e prezioso, non era per vigliaccheria che lasciavo il campo. Ero stato disonorato e quella macchia non sarebbe mai stata lavata. E invece una persona cambiò tutto quanto.

 

Patroclo, il mio più caro amico. Patroclo, il mio compagno fedele rimasto sempre al mio fianco. Patroclo, alla cui povera anima pia non potevo negare nulla. Speravo che tornasse. Lo speravo veramente. Avevo bevuto a Zeus, avevo fatto due richieste al Sommo Signore dell'Olimpo. Che i Troiani venissero respinti e che il mio amico tornasse da me insieme ai miei soldati... se avessi saputo come pensano gli Dei, credo che avrei invertito l'ordine delle richieste. Il nemico era stato respinto dalle navi... ma Patroclo... AH! Ora la sua anima ha raggiunto Ade prima di me

 

Ero stato io a dire a lui che sarei morto per primo e invece fui io a dare fuoco alla sua pira funeraria. E con la sua morte, cambiò nuovamente la mia decisione.

 

Ottenni nuove armi, ancora più forti e belle delle precedenti. Efesto aveva di nuovo adoperato i suoi mantici per creare un altro capolavoro di legno e metalli. Mia madre aveva fatto da tramite un'altra volta, non ho mai avuto davvero modo di mostrarle il mio affetto di figlio... se penso a quando non ci sarò più ed alla sua natura immortale... il mio cuore si stringe immaginando quanto soffrirà per la mia decisione. Eppure non si è mai opposta ad una mia decisione. Il suo istinto materno si è sempre mantenuto neutrale. Come ogni genitore amorevole che si rispetti ha tentato sempre di tenermi al sicuro e di proteggermi ma, quando scelsi di morire giovane, non si oppose. Non lo ha fatto mai, in nessuna circostanza.

 

Eppure perfino io, Achille il piè veloce, ebbi un momento di smarrimento e di paura. Fu durante la battaglia ma non a causa di un uomo che aveva trovato il coraggio di sfidarmi. No, il solo soldato che aveva tentato di affrontarmi faccia a faccia era stato Enea. Avevo sentito dire che anche lui fosse figlio di Dei e amato da questi ultimi ma solo in occasione di quel duello ne ebbi la prova concreta. Furono loro a salvarlo dalla punta della mia asta, non di certo il suo valore. Dopo di lui, nessuno fu in grado di resistere alla mia furia: i nemici fuggivano terrorizzati dalla mia figura coperta di bronzo ed io uccidevo senza fatica. Anche dopo aver lanciato la mia asta continuai ad essere inarrestabile, ma non erano i comuni soldati ad interessarmi... io ambivo al figlio di Priamo, Ettore! Lui era l'unico che mi interessasse in mezzo a quella massa di uomini impauriti, ma allo stesso tempo era l'unico che non riuscivo a trovare.

 

Come dicevo, venni colto dalla paura in battaglia. Avevo raggiunto lo Scamandro, il grande fiume della regione, e vi ero entrato per continuare la strage ma fu a quel punto che le cose andarono male. L'acqua era tinta di rosso per il sangue e i corpi privati della vita dalla mia furia formavano cadaveriche isole galleggianti. Questo fece adirare il Dio del fiume. Le mie gambe iniziarono a sprofondare nel letto del fiume, l'armatura e l'elmo mi appesantivano e le onde continuavano a trascinarmi sempre più giù. Quello fu l'unico momento in tutta la mia vita in cui dubitai del mio destino. Non sono una persona comune, ma sono sempre un mortale e i mortali provano paura. Anche se per un solo momento, anche se solo per un fragile istante d'incertezza.

 

Venni salvato da colui che mi aveva rivestito: Efesto attaccò il fiume e io fui salvo.

 

Vedere Ettore indossare imprudentemente le armi di un uomo che tutti temono rubate ad un cadavere mi fece arrabbiare ancora di più ma la mia mente rimase lucida. Quello stolto propose un patto... Ah! Come se esistessero patti fra uomini e leoni! Gli resi ben chiaro che entro la notte non avrebbe più visto o sentito nulla e che il suo cadavere avrebbe dato nutrimento a corvi, cani e bestie. Tutto quello che avvenne dopo fu il compiersi del suo destino. Anche quando il suo vecchio padre venne da me.

 

Il mio nemico fece presa sul mio cuore straziato, su tutto quello che gli avevo tolto e sul suo amore di padre. Arrivò a baciare le mani del suo assassino, le mie! Le mie mani! Come potevo restare impassibile di fronte a ciò?!? Come potevo privare quel vecchio di ciò che chiedeva?!? Fu con rispetto e reverenza che fissammo i nostri accordi per il defunto. Dodici giorni, dodici giorni di pace concessi per piangere Ettore, il figlio del re, domatore di cavalli.

 

Ed ora sento che presto toccherà a me. Tutte le profezie che ho sentito su questo momento si sono avverate, molti eroi sono morti e molti oggetti sacri sono stati trafugati ma Troia resiste ancora. Persino i miei cavalli mi hanno avvertito, quando il giorno arriverà non potranno salvarmi neppure se corressero come il vento. Ma ho accettato il mio destino... morire giovane e coraggiosamente per avere la gloria eterna. Forse questa sarà l'ultima volta che vedrò la mia tenda, lo sento nell'aria... come Patroclo, arriverò alle porte di Troia, arriverò alle Scee e non mi sarà concesso di andare oltre o di tornare indietro. Non temo la morte poiché so che è inevitabile. E la affronterò a viso aperto perché io sono Achille, figlio di Peleo e Teti, re di Ftia e del popolo dei Mirmidoni, il piè veloce e diverrò immortale morendo giovane.
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Note d'Autore: credo che quanto scriverò sarà solo per chi mi segue come scrittore... Beh, ho avuto un'ispirazione e l'ho lasciata fluire dentro di me (un pò come con la rabbia del Lato Oscuro XD). Non c'è una vera ragione per cui ho scritto di Achille... mi sono sentito di fare questa cosa e l'ho fatta. Fine. Ciao!

   
 
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