Disclaimer: Con questo mio
scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare
rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi, nè offenderli in alcun
modo.
Note: Allora, questa
storia è ambientata tra ‘The 24 Year-Old Virgin’ & ‘How to find a boyfriend..’.
Il motivo del mio ritorno su questa allegra combriccola? Bhe, mi mancavano. Ho
pensato questa storia con lo scopo di rendervi l’attesa del sequel meno pesante
(sempre che ci sia ancora qualcuno che aspetti xD) ma, mentre la finivo (ci ho
messo un secolo -.-) ho messo a posto la trama della sopracitata storia e,
impegni dovuti alla scuola permettendo, sarà aggiornata a breve.
Sarebbe
meglio che leggeste anche ‘The 24 Year-Old Virgin’ ma penso che anche se non lo
fate capirete lo stesso ^_^
Grazie
a chi commenterà o leggerà solamente questa storia. E’ passato quasi un anno da
quando ho finito quella principale (sì, bhe, diciamo che quest’inverno mi sono
presa l’anno sabbatico xD) ma con calma voglio tornare a finire tutte quelle
storie che hanno ancora la scritta ‘Incompleta’ vicino al titolo (sempre che
non muoia prima xD). Un bacione a tutte voi.
Ah,
piccolo spoiler, la storia della pecora gialla è qui.
Conteggio Parole: 6.535
Finders keepers
Erano
appena le nove di un sabato di Giugno, il negozio aveva appena aperto ed i
corridoi erano già deserti.
-Scansafatiche,
andate a lavorare!- esclamò Jared andando sul retro.
-Ecco
che arriva Zazu- mormorò Bert aspirando un tiro dalla propria sigaretta.
Jared
alzò un sopracciglio. –Eh?-
-Zazu-
spiegò Gerard. –Il rompicoglioni. Cos’è? Non hai mai visto il Re Leone?!-
Pete
scosse la testa. –Nemmeno le battute capisci, sei un caso senza speranza Jary-
-Sì,
come vi pare- borbottò il proprietario. –Però io non vi pago per essere
simpatici, o per masturbarvi a vicenda qui fuori-
-Queste
sono solo tue supposizioni- disse piccato Adam puntandogli contro il dito
indice.
Jared
scosse la testa e tutti i presenti capirono che la pausa era finita. Bert e
Pete andarono in magazzino, Gerard si sedette alla cassa, Patrick e Adam misero
sottovasi e lastre di compensato sugli scaffali e, infine, Jared si posizionò
vicino all’entrata del negozio, in modo da tener d’occhio tutta la situazione.
La
giornata passò lentamente. Non c’era praticamente nessuno in giro, e dopo
mezz’ora si ritrovarono di nuovo tutti nel retro, Jared compreso.
-Allora..-
cominciò Brian prendendo una birra dal magazzino e aprendola con l’accendino.
–Che cosa farete nel weekend?-
Bingo.
-Mah,
noi lo dedicheremo alle pulizie di primavera- concluse Patrick guardando Pete
che annuì abbassando lo sguardo.
–Che
palle- disse tra le labbra. –Ma ormai la primavera è quasi finita..-
Patrick
lo fulminò con lo sguardo. –Sì, bhe, è uguale!-
-Che
palle- ripetè il suo ragazzo.
-Io
mi trasferisco da Wil- esclamò Bert alzando la mano.
Gerard
sorrise e la colpì con la propria, battendo il cinque. –E io me ne rimango a
casa-
-Serate
di sesso anche per Bri- gongolò quest’ultimo improvvisando un balletto. Poi
poso lo sguardo su Adam. –Ma non per Laz, a quanto pare-
Adam
alzò le spalle rubandogli un sorso di birra. –Ma no, è che io e Jesse abbiamo
litigato-
-Brutta
storia- disse Jared dandogli una pacca sulla spalla. –Anche per me non si prospetta
un fine settimana divertente, sai?-
–Leto..?-
tutti sentirono chiamare.
La
spina dorsale di Adam venne scossa da un brivido.
Si
parla del diavolo e spuntano le corna, proprio. Non gli bastava tormentarlo a
casa, vero?
Adam
era arrivato alla conclusione che non era lui ad essere pazzo, come lo aveva
accusato Jesse la sera precedente. No, era lui a renderlo tale.
-Lacey?
Quale onore- sorrise Jared.
-Eh
già. Senti, ti rubo un dipendente, te lo riporto Lunedì- gli comunicò
afferrando Adam per il gomito.
-Jesse,
ma che cazzo fai?- gli domandò quest’ultimo.
-Taci
e seguimi, Laz- fu la risposta che ricevette mentre veniva trascinato verso la
propria macchina parcheggiata sul bordo della strada.
***
Quando,
verso l’una di pomeriggio, Frank si svegliò, capì che qualcosa non andava.
Era
un presentimento, quindi decise di ignorarlo.
I
fratelli Way erano a lavorare e Frank aveva una pausa al college, quindi
avrebbe dovuto prepararsi la colazione da solo.
Mise
il caffè freddo in una tazza, una tortina nel microonde e accese la tv.
Mangiucchiò
il cibo mentre guardava i cartoni animati, e proprio mentre c’era la pubblicità
tra un episodio di Ed, Edd & Eddy e l’altro, il telefono in sala squillò.
Con
la bocca ancora piena andò a rispondere. “Sì?”
“Con
chi parlo?” gli domandò la voce di una donna dall’altra parte della linea. Una
voce che conosceva molto bene.
“Sono..
sono Frank, signora”
“Frank..?
Il Frank di Gerard?”
“Eh,
sì” rispose quest’ultimo deglutendo.
“Perfetto,
allora avvisa lui e Michael che adesso sono all’aeroporto di Phoenix, in serata
dovrei arrivare”
“Ah
sì..?” mormorò sempre più spaventato.
“Già,
sto venendo a trovarvi, così passiamo il weekend insieme” concluse ponendo fine
alla conversazione.
Si
versò dell’acqua in un bicchiere e prese un respiro profondo prima di alzare di
nuovo il telefono.
“Pronto,
Mikey..? ..Abbiamo un problema”
***
-Si
può sapere che diavolo vuoi?- sbuffò Adam mettendosi la cintura di sicurezza
mentre Jesse faceva manovra per andarsene.
-Ma
vuoi tacere per una buona volta?- esclamò quest’ultimo seccato staccando le
braccia dal volante per agitarle, facendo un gesto convulso. –Ti ho comprato
una ciambella da Dunkin’ Donuts, mangiala e taci-
Adam
guardò nel cassetto porta oggetto tirando fuori il dolcetto e dandogli un
morso. –Questo è sequestro di persona! Io voglio sapere dove andiamo-
Jesse
sospirò. –Ti porto a Las Vegas. Mi dispiace di avere litigato ieri sera; non
sei esaurito- Adam sorrise e il suo ragazzo continuò. –E quindi ho pensato di
portarti da qualche parte. Passiamo la serata a vedere qualche spettacolo di
magia, ceniamo in un ristorante carino, ci prendiamo una camera e ripartiamo
domani pomeriggio.- Vide il sorriso di Adam allargarsi e tolse per qualche
secondo lo sguardo dalla strada. –Guarda che posso sempre cambiare idea..-
A
quel punto il suo ragazzo riportò la sua attenzione sulla ciambella. –E ci
andiamo in macchina?-
Jesse
annuì, frugando con una mano nel portaoggetti, tirando fuori un’altra ciambella
e dandogli un morso. –Sì, ma non preoccuparti, tu puoi dormire come tuo solito-
Adam
accese la radio e poi intrecciò la sua mano con quella che Jesse aveva
appoggiato sul cambio.
***
-E’
permesso?- domandò Matt entrando nell’ufficio di Jared. Aveva in mano una busta
da lettere, sugli occhi i suoi immancabili Rayban.
-Se
proprio devi- disse Jared non alzando lo sguardo dalla calcolatrice con cui
stava facendo importanti calcoli fondamentali per il bilancio del suo negozio.
Anzi no, ma era comunque arrabbiato.
E
quando Jared si arrabbiava, bhe, si arrabbiava sul serio.
Una
volta non aveva parlato a Bert per una settimana perché quel cretino, visto che
il cesso era occupato, aveva urinato nel parcheggio. Nei sottovasi che
teoricamente avrebbe dovuto vendere, per la precisione.
Un
vero cretino, insomma. Ma mai quanto quel cretino del suo ragazzo.
Non
riusciva a capire come mai non voleva farsi vedere in giro con lui.
Certo,
loro stavano insieme, ma mai quando c’erano i suoi amici o quelli di Matt o un
qualsiasi altro essere vivente che non erano i loro cani.
All’inizio
l’idea lo eccitava, ora però si era rotto il cazzo.
Matt
si morse il labbro. Questa era la prova che Jared gli piaceva sul serio. Essere
lì, chiedergli scusa, proporgli di vedere quello.
Di sicuro non era un comportamento che avrebbe adottato con tutti.
-Senti,
mi dispiace per la litigata di sta mattina..-
-Sì,
bhe.. dispiace a te, dispiace a me, dispiace a tutti.- Jared non aveva
intenzione di rendergli la cosa più facile. –A posto così?-
Matt
resistette all’impulso di dargli una testata e, cercando di mantenere il
sorriso più dolce che riusciva a fare, gli andò vicino. –..Quindi per farmi
perdonare ti ho comprato i biglietti per lo spettacolo di West Side Story sta sera a Hollywood; tu e io, in giro in posti
pieni di gente, per tutta la sera-
Jared
sorrise schioccandogli un bacio sulle labbra.
Andava
a teatro con lui. Ancora una volta aveva vinto.
***
Quando
Jared comunicò a tutti che avevano il
pomeriggio libero, Bert non poteva credere alle sue orecchie.
Si
comprò un sacchetto di pizzette in panetteria e andò a casa. Aveva in mente un
fine settimana di cibo, relax e coccole. Un programma perfetto.
Guidò
velocemente fino a casa di Wil; se era fortunato arrivava per l’ora della
merenda.
Aprì
il portone con la chiave e salì in ascensore, finendo anche l’ultima pizzetta.
-Willino-bello, sono a casa- esclamò
appoggiando il sacchettino vuoto sul mobile in soggiorno.
-Ehi,
ciao- gli rispose quest’ultimo mettendogli le braccia al collo e dandogli un
bacio sulle labbra. Bert lo guardò; indossava un grembiule bianco, un cappello
da cuoco ed aveva le guancie sporche di farina.
-Che
stavi facendo?- domandò Bert pulendogli il viso con il pollice.
William
alzò un sopracciglio. –Stavo cucinando-
-Ah,
d’ora in poi ti devo chiamare Martha Stewart?-
William
si staccò improvvisamente dall’abbraccio. –Non dirmelo. Che giorno è oggi?-
-E’
sabato..?- rispose incerto Bert.
-E’
il sette giugno. Noi festeggiamo cinque mesi!- gli urlò contro William. –Ma
forse eri troppo occupato ad ingozzarti di salatini o a guardare le soap-opere
in tv per ricordartene!-
-Ma..
Wil.. non è vero..-
-‘Wil’ sti cazzi!- fu la risposta che
ricevette. –Tu ora esci da casa mia!-
Mentre
l’altro lo spingeva, Bert pensò a qualcosa di intelligente da dirgli, ma prima
che ci riuscì la porta si era già chiusa dietro di lui, lasciandolo sul
pianerottolo.
***
Pete
posteggiò vicino all’entrata di McDonalds e sbuffò sonoramente. L’idea di
passare la serata a rassettare non gli andava proprio giù.
Che
palle.
-Che
palle- ripetè ad alta voce. –Che palle, Trick. Io non voglio.-
Patrick
alzò un sopracciglio. –Che cosa? Mangiare? Perché non abbiamo nulla a casa,
quindi o così o dieta-
-Sai
di che sto parlando-
Il
suo ragazzo arricciò il naso. –Ma piantala! Ci tocca, dobbiamo pulire quella
dannata mansarda, non si pulirà mica da sola-
Pete
sorrise leggermente. –Oppure.. potremmo semplicemente ignorare la sua
esistenza, non parlarne più e andare a mangiare fuori sta sera.-
Patrick
rise. –Se, ti piacerebbe..! Invece no, noi faremo quello che c’è da fare, e
quando sarà tutto pulito, allora forse, e dico FORSE, faremo quello che vuoi
tu-
-Che
palle- ripetè di nuovo Pete. Poi guardò il menù, perché se proprio quel
pomeriggio non avrebbe avuto sesso almeno avrebbe avuto cibo. –Non è giusto,
però-
***
Brian
accelerò, tenendo con una mano il volante della sua macchina mentre con l’altra
reggeva il telefono, lasciandolo in bilico sulla spalla quando doveva cambiare
marcia.
Zacky
aveva una proposta. E questo voleva dire solo una cosa: doveva solo annuire, o
in quel caso prestarsi a quello che suo marito aveva in mente.
Oppure
dormire sul divano.
“E
così pensavo” disse il marito in questione “Che saremo potuti andare al cinema.
Danno il nuovo film di Lindsay Lohan”
“E
da quando ti interessano i suoi nuovi film?” domandò Brian cercando con lo sguardo
un posto dove comprare le sigarette.
“Da
oggi.” fu la risposta che ricevette.
“Mhn.
Va bene.” disse Brian, pentendosi di averlo interrotto.
Immaginò
il sorriso di Zacky dall’altra parte del telefono, vista la sua vittoria. “Ok,
allora torna a casa appena puoi, così mangiamo presto la pasta al formaggio e
andiamo al primo spettacolo”
-Signorsì
signore- mormorò Brian mettendosi il telefono in tasca e parcheggiando.
***
-Ma
chi ci vive qui? La strega dell’Ovest?- chiese Pete tappandosi il naso per via
della polvere.
-No,
ci viviamo noi. Quindi è un po’ lo stesso.- ripose Trick spostando con un piede
uno dei tanti scatoloni lasciati sul pavimento probabilmente da quando si erano
trasferiti nell’appartamento.
Uno
strano cigolo si diffuse in tutta la stanza. Un brivido scese sulla schiena di
Patrick, ma lui fece finta di nulla, non volendo dare a Pete una scusa per
sottrarsi alle pulizie.
-Che
è stato?- mormorò comunque lui.
-Nulla,
tira fuori la scopa- gli rispose il suo ragazzo non perdendosi d’animo.
Pete
annuì esitante chinandosi sul pavimento.
Ci
fu un altro rumore, seguito da quello delle persiane che sbattevano. Pete si
rimise velocemente in piedi e guardò Patrick. Appena si accorse che lui
ricambiava lo sguardo, entrambi si precipitarono di nuovo nel loro appartamento.
***
Gerard
si accese una sigaretta sospirando. Altro che weekend di relax e sesso, come si
era vantato con i suoi amici, quella era una discesa all’inferno. In un girone che
comprendeva le visite di sua mamma, per giunta.
Merda.
Sapeva
che avrebbe dovuto fare una buon impressione se voleva vivere tranquillo perché,
se Donna si fosse accorta della verità, e cioè che loro sopravvivevano con il
cibo precotto e avevano come coinquilini gli acari della polvere, si sarebbe
trasferita da loro come minimo.. per sempre.
Gerard
scosse la testa al pensiero di ritornare a vivere con sua mamma nonostante
avesse superato i trentun’anni.
-Allora,
cominciano si o no a preparare questa cena?-
Frank
alzò subito la mano. –Io… vado ad apparecchiare!- esclamò dirigendosi verso la
sala.
Gerard
scosse il dito indice davanti ai suoi occhi. –Non pensarci nemmeno, noi tre
dobbiamo preparare qualcosa di commestibile, entro tre ore-
-OUCH!-
Mike
salto giù dallo sgabello su cui era salito per rovistare nella loro biblioteca.
-Ecco
qui- disse soffiando sopra ad un vecchio quaderno e facendo starnutire Frank.
–Questo è il libro di ricette della nonna-
-Ottima
idea, Mikes!- disse Gerard entusiasta.
-Mhn..
potremmo cucinare.. – cominciò il più giovane dei fratelli Way. Ma fu subito
interrotto da Frank, che gli rubò dalle mani il libro, cominciando a
sfogliarlo.
-Lascia
fare a chi queste cose le capisce un minimo.-
-O-ok..-
mormorò Mikey.
-Allora,-
cominciò Frank scarabocchiando su un foglio. –Mikey, tu vai all’alimentari e prendi
patate, spinaci, carote, mhn.. formaggio e la pasta sfoglia salata. Gerard, tu
vai a comprare tre etti di pasticcini e una vaschetta di gelato.-
Il
suo ragazzo si grattò la testa. –E tu che farai?-
Frank
socchiuse gli occhi e con sguardo fiero
disse –Conduco il gioco, baby-
***
-Wil,
cazzo, aprimi!- gridò Bert sbattendo i pugni. Gli faceva male la gola per
quanto aveva gridato. O forse era per via delle sigarette e del whiskey di
ieri. Va bhe, non importava. -Willino-bello..-
mormorò accasciandosi per terra e continuando a battere leggermente la porta.
Nick
si irrigidì quando si trovò in cima alle scale.
Sapeva
che non sarebbe dovuto tornare a casa quel pomeriggio. Poteva semplicemente
collassare sul divano di Angel, come faceva tutti i sabati sera. E invece no,
lui aveva voluto comprarsi una pizza e tornare a casa. Stupido, ecco cos’era.
Perché
il suo appartamento era proprio davanti a quello di William, e perché ora si
ritrovava davanti.. quello.
Si
avvicinò facendo il meno rumore possibile e cercando di non farsi vedere da
Bert. Qualunque era il motivo per cui era seduto sul pianerottolo, Nick era
sicuro di non volerlo sapere.
E,
mentre stava per infilare la chiave nella toppa, si accorse che qualcosa gli
aveva afferrato la caviglia e lo stava trattenendo.
Abbassò
lo sguardo. –McCracken- mormorò alzando il mento.
-Ehi,
Wiggins, che fai?-
Quest’ultimo
sospirò. –Cerco di andare a casa..-
-Wil
mi ha chiuso fuori..- piagnucolò Bert.
-Oh.-
Nick scosse la testa e si rimise le chiavi in tasca. Qualcosa gli diceva che
non sarebbe tornato nella sua dolce dimora troppo presto. Si sedette accanto a
Bert, aprì il cartone di pizza e ne prese un morso. –Come mai?-
Bert
sorrise e non se lo fece ripetere due volte, si sedette per terra e appoggiò il
viso sul grembo di Nick, guardando il soffitto.
Quest’ultimo
scosse la testa; ma per chi lo aveva preso, per un divano? O peggio, per uno
psicologo?
-Penso
perché mi sono dimenticato del nostro mesiversario- disse Bert adocchiando una
fetta di pizza alla salsiccia e mangiandola in pochi bocconi.
-Argh.
Brutto affare. E come mai?- domandò. Visto che era bloccato nel ruolo di
psichiatra, tanto valeva farlo bene.
-Non
lo so, sai..- mormorò leccandosi le dita piene d’olio. –Forse perché non ho mai
avuto vere storie, veri anniversari da ricordare.. E perché ho paura di
ammettere che il tempo passa, perché così facendo si potrebbe perdere la magia
dei primi tempi..-
Nick
lo guardò. Era la prima volta che Bert faceva dei discorsi di quello spessore.
–Davvero?-
-Ma
che, scherzi?- rise lui. –Ti stavo prendendo per il culo. E’ uno stupido
mesiversario, neanche mi fossi dimenticato le nozze di diamante-
-Magari
per Wil era importante..-
-Sì,
bhe, se fosse per Wil dovremmo festeggiare anche quando caga-
-Perché,
è stitico?- chiese Nick trattenendo una risata. Bert alzò un sopracciglio. –Ok,
scusa, era pessima. Continua pure.-
-Intendo..
Alla fine è solo un giorno, no?-
Nick
abbassò lo sguardo sull’ultima fetta di pizza ma Bert, come al solito, fu più
veloce. E pensare che quella sarebbe dovuta essere la sua cena..
-Sì
vede che non conosci Wil, o comunque non ci sei ancora arrivato…- cominciò
Nick. Con un gesto veloce afferrò l’ultima fettina di salsiccia rimasta nel
cartone. Bert lo guardò in attesa e Nick capì che non si era nemmeno accorto
della piccola fetta; aveva vinto. –Senti, ho deciso di aiutarti, ma in cambio
come minimo mi devi una pizza-
***
-CHE
COSA STAI FACENDO?- urlò Frank dietro la schiena di Mikey, che tremò.
-Ecco,
io.. Io sto mettendo il rosmarino nel ripieno..-
-MA
SEI PAZZO?- continuò ad urlare l’altro, dandogli un colpo con il cucchiaio di
legno sulla schiena. –Stiamo facendo una torta salata, non il tacchino di
Natale. Continua a pelare le patate!-
Gerard
si fermò un attimo per asciugarsi una goccia di sudore dalla fronte. Quando
vide che Frank lo guardava deglutì.
-Perché
ti sei fermato?!-
-E’
che fa caldo.. e io sono stanco.. e mi fanno male le braccia..-
Frank
ringhiò dandogli una cucchiaiata sul sedere. –Pensi che me ne importi, eh? Bhe,
ti sbagli. Continua a bollire quelle verdure!-
***
Zack
si accese una sigaretta mentre Brian cercava, senza successo, un parcheggio
vicino al cinema, contornando il tutto con tutti i generi di imprecazioni che
conosceva.
-Dannato
traffico! Odio questa città!-
Zacky
sospirò scuotendo la testa. Ogni volta che gli proponeva di uscire era la
stessa storia, avesse almeno cambiato argomentazioni.
Dopo
circa un quarto d’ora di ricerca
trovarono un posto distante come minimo due isolati dalla sala. Perfetto.
-Bene,
ora dovremmo camminare! Odio questa città-
Zack
si schiaffò una mano sulla fronte. –Ma smettila-
-Senti,
sono nervoso Zacky, quindi mi lamento quanto cazzo mi pare-
Proprio
in quell’istante la spalla di Zack fu colpita da qualcosa, o meglio qualcuno,
che correva come una gazzella.
In
lontananza si sentiva il casino e le urla di una vecchietta. Qualche stupido
abitante di questa stupida città le avrà ucciso il gatto, pensò Brian.
-Ahia-
si lamentò Zack massaggiandosi il braccio ferito.
-Ehi,
tu, hai fatto male al mio ragazzo, come minimo potresti chiedergli scusa-
esclamò Brian afferrando il polso allo sconosciuto. Quest’ultimo lo guardò con
un espressione di rabbia mista ad ansia e gli diede un pugno in pancia.
-BASTARDO!-
gridò Brian prima di sferrargli un destro sulla guancia. Lo sconosciuto cadde
per terra tramortito e Bri vide Zack cercare di non ridere, poi indicare una
vecchietta (che dalla voce lui riconobbe essere quella del gatto) che correva
verso di loro e le mani dello sconosciuto, che tenevano saldamente una borsetta
da donna.
Brian
deglutì, ma prima che avesse il tempo di dire qualcosa, la vecchietta gli aveva
già circondato il collo con le braccia, impedendogli la fuga e continuando a
ripetere –Mio eroe-
-Oh,
cazzo- disse Brian schiaffandosi una mano in fronte.
***
-Ma
di solito te non eri quello che non mangiava un cazzo?- chiese Matt, leggermente
perplesso di fronte alla voracità di Jared.
-Sì,
bhe, ma tanto oggi paghi tu- fu la risposta che gli diede lui, mentre mangiava
la sua seconda porzione di involtini primavera.
Matt
mormorò un –Fanculo- rivolto al fatto che lui aveva molti più diritti di Jared
di ingozzarsi come un facocero e fece segno alla cameriera del ristorante di
portare una seconda porzione anche per lui.
E
meno male che aveva scelto un ristorante cinese come meta, altrimenti quella
serata gli sarebbe costata una fortuna.
-Sono
così contento che mi porti a vedere un musical sta sera- gongolò Jared appena
ebbe finito di mangiare.
-Eh,
già, che bello- mormorò Matt poco convinto. Chissà perché, ma gli sembrava di
avere ideato una serata kamikaze.
***
-E così queste cose le avete cucinate voi?-
chiese Donna addentando un'altra fetta della torta salata.
Gerard
annuì ricordandosi le cucchiaiate sul sedere ricevute. –Sì.. è stata un’idea di
Frank..-
-Oh,
che carino- rispose sua madre addentando una patata.
Frank
gonfiò il petto orgoglioso. –Grazie, signora-
-Oh,
di niente, di niente.. E’ molto buona. Come sei riuscito a convincere questi
due scansafatiche a cucinare?-
Frank
ridacchiò. –Bhe, è bastato usare il metodo del bastone e della carota-
-Mah,
io la carota non l’ho vista.. Ho sentito solo il bastone- mormorò Gerard
rivolto verso Mikey che ridacchiò. Ma smise subito appena incrociò lo sguardo
trovo di Frank.
-Quindi
a quanto pare non c’è bisogno della mia presenza se ci sei tu, Frankie-
-P-perché,
volevi rimanere?- balbetto Mikes.
Gerard
invece rimase in silenzio. Lo sapeva che quella più che una visita era
un’ispezione.
-Sì,
Michael. Cioè, non avrei mai permesso di lasciarvi vivere così lontani da casa,
e soprattutto in un porcile.-
-E
quindi ora hai cambiato idea..?-chiese Gerard accendendosi una sigaretta.
Ecco
che saliva il pathos.
-Mhn,
sì..- disse Donna mentre Mikey sparecchiava e Frank portava in tavola i
pasticcini. –Con uno responsabile come
Frank posso anche stare tranquilla-
Gerard
sorrise al suo ragazzo che gli fece pollice in alto.
***
-Stai
dietro di me- mormorò Pete tenendo salda in mano una mazza da baseball di
legno.
Patrick
gli andava dietro; non perché credesse anche lui che la loro casa fosse
infestata, intendiamoci, ma perché spesso era più faticoso cercare di fargli
capire qualcosa piuttosto che assecondarlo.
E,
a dirla tutta, se avessero controllato la soffitta anche Trick sarebbe stato
più tranquillo.
Pete
camminava a piccoli passi, con la mazza nella mano destra e la sinistra ben
stretta a quella di Patrick, che aveva il compito di tenere la pila in mano.
-Non
preoccuparti Trick, chiunque sia avrà pane per i suoi denti. Ho passato la mia
adolescenza a guardare ‘Streghe’ e a leggere ‘Harry Potter’, so come rompere il
culo ai fantasmi.-
-O-ok-
mormorò Patrick, non molto rassicurato.
-OH,
MIO DIO!- cominciò ad urlare Pete. –OH, MIO DIO! OH, MIO DIO! IL MIO PIEDE HA
TOCCATO QUALCOSA! OH, MIO DIO! PRESTO, ILLUMINALO CON LA TORCIA!-
Patrick
scoprì subito che non era un’impresa facile farlo quando sei bloccato dal tuo
ragazzo, che per giunta ti sta stritolando una mano. Non riuscì ad evitare di
cadergli addosso.
Pete
lo guardò e non potè fare a meno di pensare che Patrick era bellissimo sotto la
luce sfuocata della pila, che dei fantasmi o dei demoni, dei mostri e degli
spiriti non gliene fregava assolutamente nulla finchè Patrick aveva uno sguardo così luminoso
sul viso.
Lo
baciò mettendogli le mani intorno al collo, lasciando la mazza da baseball sul
pavimento e pregando che gli spettri non decidessero di attaccarlo proprio in
quel momento.
***
Le
luci si spensero e Jared cominciò ad applaudire in un modo che Matt avrebbe
definito convulso.
Continuava
a sventolare il programma del musical davanti al naso emettendo dei gridolini
quasi isterici. Nemmeno quando aveva portato il suo nipotino a Disneyworld
aveva dovuto sopportare tutto questo; e il piccolo Timmy aveva sei anni, mentre
Jared andava per i trentasette, vacca miseria.
Jared
gli prese entrambi le mani e le strinse con uno sguardo sognante in volto. –Tu
non sai che significa questo spettacolo per me…-
-Fammi
indovinare, l’hai visto in tv quando eri piccolo..- azzardò Matt ricevendo un
pugno in pancia dal suo ragazzo.
-Vaffanculo!
Non sono così vecchio!- poi si ricompose. –Comunque mia mamma aveva la cassetta
registrata, ed è stata grazie a quella che mi sono appassionato al canto e alla
musica. Certo, ho dovuto rinunciare ai miei sogni quando questi si sono
infranti, ma ha comunque avuto un certo impatto sulla mia vita, sai?-
Matt
sbadigliò. –Se lo dici tu..-
Sapeva
in partenza che sarebbe stata una serata difficile, ma quello che non aveva
calcolato era che le luci soffuse e tutta quella musica avevano su di lui un
effetto che, come dire, conciliava il sonno.
L’ultima
cosa a cui pensò prima di chiudere gli occhi, quando nemmeno il primo atto era
concluso, era che se non sarebbe morto nel sonno c’avrebbe pensato Jared.
***
Jesse
si guardò in giro.
In
realtà non era mai andato pazzo per gli spettacoli di magia. Niente di
preoccupante, ma non sapere come certe cose avvengano non lo faceva mai stare
tranquillo al cento per cento.
In
effetti aveva comprato i biglietti per questo; perché sapeva che nonostante a
lui non piacessero, Adam ne andava pazzo. Quindi se avesse fatto qualcosa che
il suo ragazzo amava ma che lui detestava, Adam avrebbe apprezzato e avrebbero
fatto pace, o quanto meno non avrebbe dormito sul divano per i quindici giorni
a venire.
-La
nostra è la prima fila, ma che bello!- esultò Adam dandogli un bacio sulla
guancia.
-Laz,
calmati, è solo uno stupido spettacolo.-
-Non
è assolutamente così!- replicò quest’ultimo –Questo è David Copperfield, mica
noccioline. E’ un’esperienza che ti cambia!-
-Bah,
bubbole!-
Le
luci si spensero e Jesse si guardò intorno spaesato.
Lo
spettacolo fu sopportabile; certo, lui desiderava comunque trovarsi da un’altra
parte, ma poteva ancora resistere.
-E
ora, per il mio numero della ‘Scatola Mortale’,- disse l’illusionista. –Ho
bisogno di un’assistente.-
Vide
Adam agitarsi accanto a lui e si irrigidì. –Laz, per Dio, stai fermo-
Ma
lui cominciò a saltellare sul posto ed ad alzare la mano. –IO! IO! SCEGLI ME!
IO VOGLIO FARE IL VOLONTARIO!-
OhCristoSanto!
Quella
era proprio l’ultima cosa che si aspettava e, soprattutto, che voleva.
-Oh,Cristo
Santo!- esclamò afferrando la manica della camicia a quadri di Adam. –Laz.. P-piantala
di fare il coglione che poi ti chiama davvero..-
-Ma
io voglio che mi scelga!-replicò Adam scrollandoselo di dosso.
Jesse
scosse la testa, e se non avesse ancora quel minimo di orgoglio si sarebbe
stretto le ginocchia al petto.
Ci
mancava solo che quel fottuto mago gli avesse ucciso il ragazzo.
-Sì,
vedo un volontario- disse quest’ultimo. –Quel ragazzo che grida e saltella..-
–Ma
che.. dice a me?- domandò Adam verso Jesse, che alzò le spalle.
-Sì,
ragazzo.. Dico a te, vieni qui-
-Yeaya!-
esultò Adam correndogli incontro. –Guardami e fai il tifo per me- gridò
rivolgendosi al proprio fidanzato.
Ma
Jesse non lo guardò. Al contrario chiuse gli occhi, cercando di non fare caso
alle grida del pubblico o peggio di Adam, e pregando di riavere il moroso a
fine serata.
Quando
sentì un grosso applauso e le luci che si riaccendevano li riaprì.
-Allora,
come sono andato?- squittì Adam tornando a sedersi.
Jesse
sorrise incerto. –Mah.. Benissimo amore, naturalmente-
***
Bert
aveva preso la macchina e si era precipitato in quel negozio di fiori vicino al
cimitero che avrebbe dovuto essere ancora aperto, comprato un vaso di
crisantemi (bhe, era comunque il fioraio del cimitero, William avrebbe dovuto
accontentarsi) e poi aveva guidato fino ad una tavola calda, in modo da avere
anche delle frittelle. Non erano cioccolatini, ma era tutto quello che poteva
trovare alle dieci di sera. Infine si era fermato in una stazione di servizio e
aveva aggiunto alla lista delle cose che si portava dietro un leoncino con la
maglia gialla e viola dei Lakers.
Pregava
che fosse sufficiente.
Dopo
mezzora era tornato a casa e si era attaccato al campanello della casa di Wil,
sperando che lui si sbrigasse ad aprirgli perché le frittelle scottavano, i
fiori perdevano acqua e lui era stanco e voleva solo accoccolarsi sul divano e
vedere un film.
Dopo
cinque minuti questo suo desiderio fu esaudito.
William
gli aprì la porta guardandolo dall’altro in basso. –Cos’è? Hai deciso di
partecipare alla Sagra della Salsiccia?-
-Sono..
sono per te..- mormorò guardandosi le scarpe da tennis sbiadite. –E’ per farmi
perdonare.. Ora, è come un vero mesiversario. Ci sono i fiori..-
-Che
sono quelli che si mettono sulle tombe- commentò William.
Bert
continuò.
-..I
dolci..-
-Che
contengono più grasso di quello del sangue di Peter Griffin-
-..E
il pupazzetto.-
-Con
la maglia dei Lakers. Peccato che io tifi per i Bulls-
Bert
sospirò; e quando sembrava che non potesse più uscire da quella situazione gli
venne un idea. –Senti, io non so perché lo sto facendo. E’ tutto come quella
cazzo di Pecora Gialla, voglio dire quella lì sparisce e allora i figli del
pastore vanno a cercarla, ma non la trovano.. E poi c’è la storia del tizio sul
treno, ma che ci azzecca con tutto il resto? E la pecora gialla dov’è? Se
quella pecora fosse stata di Jepha, lui se la sarebbe tenuta stretta, altro
che.. Senza contare tutti quei figli morti, loro si che avrebbero saputo che
farci delle frittelle..-
-Eh?-
domandò William non avendo capito nulla. Bert sorrise sapendo di aver ormai
vinto. Fanculo a Nick e ai suoi consigli, gli erano costati 40 dollari.
-Ti
amo-
William emise un sonoro sospiro e infine
sorrise sconfitto. –Anche io ti amo-
***
-Senta,
io glielo ripeto, ok?- cominciò Brian passandosi una mano tra i capelli e
facendo un profondo sospiro. Il
commissario annuì. –Quel tipo mi ha preso a pugni e io l’ho messo ko. Fine
della storia.-
-Quel
tipo era un borseggiatore, figliolo.-
-Sì,
ok, adesso lo so. Ma prima non ne sapevo nulla-
-Senti,
ragazzo, raccontami di nuovo cosa è successo sta sera, ok?-
Brian
sentì che stava per venirgli una crisi isterica. –Ma io gliel’ho già detto!
Stavo uscendo con mio marito per andare al cinema ed ero nervoso. Quel tipo
mentre correva l’ha urtato, io l’ho preso perché volevo che gli chiedesse scusa
e lui mi ha tirato un pugno, gli ho ridato il favore e lui è svenuto, fine.-
mormorò seccato.
-Figliolo,
stiamo solo cercando di avere una buona testimonianza per poi presentarla al
processo-
Brian
si mise quasi a gridare. -Che cosa?! Questo vuol dire che devo anche andare a
testimoniare?! Ma ho già passato qui quella che doveva essere la mia serata
romantica! Siamo qui da due ore!-
-Senta,
mi dispiace ma questa è la giustizia. Se vuoi vedere un criminale in galera
prima devi fargli il processo-
-E
se vuoi passare una serata tranquilla non devi uscire di casa- commentò Brian
sconfitto. Erano quasi le dieci e questo significava che doveva salutare
Lindsay Lohan.
***
Gerard
aspirò un tiro dalla propria sigaretta mentre con l’altra mano stringeva quella
di Frank.
Quella
era stata una serata da incubo, ma per fortuna era riuscito a scamparla anche
questa volta. Sua mamma era andata a dormire e Mikey era rimasto a casa a
giocare alla playstation, così lui aveva potuto prendersi almeno un’oretta per
rimanere solo con Frank.
-A
che pensi?- gli domandò il suo ragazzo.
-Che
puzzi- fu la risposta che ricevette. Osservò per qualche secondo l’espressione
di stupore e anche un po’ di incazzatura sul viso di Frank e scoppiò a ridere.
–Scherzo! Pensavo, bhe, che alla fine i piani non vanno mai come vuoi, quindi
perché farli? Voglio dire, io avevo progettato una seratina romantica con te e
guarda, è arrivata mia mamma e ha rovinato tutto. Forse sarebbe meglio vivere
la vita senza nessuna promessa e prenderla come viene-
Frank
si grattò la fronte. –Quante stronzate. Stai iniziando a parlare come Bert, lo
sai? Non è un buon segno-
Gerard
rise- C’hai ragione, è meglio che la smetta-
Frank
sorrise e si avvicinò a lui, soffiandogli sulle labbra. –E come la vedi questa
come cosa non programmata?- sussurrò prima di baciarlo.
***
-Che
palle, ti O.D.I.O.- esclamò Adam buttandosi sul letto della loro camera
d’albergo.
-E
stavolta perché?- chiese Jesse togliendosi le scarpe. Ormai si era così
abituato alle sue scenate che non se ne preoccupava più.
-Perché
era il momento più importante della mia vita e tu te lo sei perso-
-Allora,
fammi capire bene- mormorò Jesse sospirando. –Io c’ero quando ci siamo
conosciuti, quando ci siamo promessi amore eterno, quando Jared ti ha dato
quell’aumento.. C’ero persino quando è uscito quello stramaledetto libro..-
-Ehi!
Era l’ultimo libro di Twilight, mica noccioline!-
-E’
un libro da sfigati! Come è da sfigati accamparsi la sera prima sotto la
libreria per aver la copia con l’autografo, eppure io c’ero! Però il fatto che
mi sia perso te che fai il pirla con David Copperfield pregiudica la nostra
relazione?!-
-Mhn..-
Adam fece finta di pensarci su. –SI’!-
-Buona
notte, Laz- sospirò mettendosi sotto le coperte.
-Ti
odio. Ti odio. TI ODIO-
cominciò a ripete Adam una volta che la luce fu spenta.
Il
suo fidanzato emise una specie di ringhio. –Puoi smetterla, non riesco a
dormire-
-Oh,
posso smettere di dirlo, ma non posso smettere di odiarti. Ehi, Jesse, hai
sentito l’ultima: TI ODIO!-
Jesse
non c’è la faceva più. Riaccese la luce e si mise a sedere –Ok, senti, mi
dispiace. Se era così importante per te, mi dispiace, ok? Possiamo tornare a
dormire?!-
-Pensi
di cavartela così?-
-CHE
COSA?- Jesse stava perdendo la pazienza, e da quando stava con Adam aveva
imparato ad averne molta. –Io penso di cavarmela? IO?! Ma se sono io
quello che ha organizzato il weekend, io
che ti ho portato a Las Vegas, io
che sono andato a quel cazzo di spettacolo, nonostante non mi piacesse. Ma ho
fatto uno sforzo e io sono rimasto
lì, certo, non sono stato attento per tutto il tempo, ma c’ero. E adesso sono io quello che deve chiederti scusa?! Ma
tu sei pazzo-
Adam
si morse le labbra. Si sentiva un bambino. Certo, non era la prima volta che si
comportava così, ma era la prima volta che Jesse glielo faceva pesare.
-Vuoi
le coccole?- mormorò Adam a quel punto. Non voleva chiedergli scusa, e quella
gli sembrava il modo migliore per far pace.
-Non
lo so..- brontolò Jesse girandosi sul letto per guardarlo in faccia. –Mi
prometti di non farmi più impazzire?-
-Posso
fare di meglio- sorrise Adam infilandogli una mano nei boxer. –Posso chiederti
scusa ogni volta che ti faccio impazzire e..- Adam scese sotto le coperte .
–e.. farti le coccole e..- Jesse sospirò. –E darti i bacini dove ti piace tanto..-
-Io..
io ti o-odio.. Laz..- mormorò Jesse trattenendo un mormorio.
-Non
è vero, tu mi ami- sorrise il suo ragazzo. –E anche io ti amo-
***
Matt
sospirò mentre lo sguardo gli cadeva sull’orizzonte illuminato dalla luce della
luna. Era rilassante rimanere li sulla spiaggia a guardarla.
Mise
le braccia sotto la testa e guardò il cielo. Sapeva che la domanda di Jared non
avrebbe tardato ad arrivare. Avevano passato troppo tempo in pace e
tranquillità perché durasse ancora.
-Bhe,
c’è un bel panorama, no?- domandò Jared.
Matt
annuì. –Eh, già-
-A
proposito, come mai ci vediamo sempre di nascosto?-
Matt
ridacchiò. Eh sì, c’entrava proprio con il discorso di prima. –Non pensavo ti
importasse..-
-Certo
che mi importa, chi credi che io sia? Giulietta, che per vedere il suo uomo ha dovuto
suicidarsi?!-
-No,
ma io..-
-Ma
tu..?- lo incoraggiò Jared. Quella situazione o finiva adesso, oppure.. bhe,
doveva finire adesso per forza.
-Bhe,
sinceramente, non pensavo che ti interessasse così tanto, ecco.-
-Sì,
questo l’hai già detto- sospirò Jared.
Matt
si grattò la testa. –Pensavo che.. sì, insomma.. non ti interessasse..-
-Che?!-
-Bhe,
siamo uomini; e gli uomini non amano le romanticherie-
Jared
alzò un sopracciglio. –Fammi capire, ci credi davvero a questa stronzata?- Matt
cercò di replicare ma il suo ragazzo lo fermò. –Senti, fin’ora hai condotto tu
il gioco. Ci siamo visti quando lo volevi tu, nei luoghi che volevi tu,
eccetera, eccetera; Ora non sarà più così, d’ora in poi tu verrai nel mio
negozio, non mi darai buca e, cosa più importante, ci vedremo sempre alla luce
del sole e in luoghi affollati-
Matt
si grattò la testa. –Pensavo che il mistero ti eccitasse-
-Stronzata-
dichiarò Jared, felice di come si era conclusa la discussione. –E ora, un’altra
domanda seria: COME HAI POTUTO ADDORMENTARTI DURANTE LO SPETTACOLO?!-
***
Pete
sorrise baciando la fronte di Patrick. Ok, forse avrebbe dovuto scartare la
carriera di Ghostbuster dal suo curriculum, ma aveva passato un ottima serata
di baci e sesso, e questo non era da sottovalutare.
Patrick
sorrise. –E così l’hai scampata, eh?-
-Cosa?-
chiese Pete.
-Sai
benissimo di che sto parlando- Pete scosse la testa e il suo ragazzo sospirò.
–Delle pulizie, naturalmente. Hai trovato il modo di evitarle, come a tuo
solito-
-Mhn..
secondo me anche tu hai preferito questo tipo di pomeriggio, rispetto a quello
programmato- rispose cominciando a fargli il solletico.
Patrick
rise rotolando su un fianco. –Ok, ok, mi arrendo. Sì, è stato molto bello, ma
la soffitta non si pulisce da sola. Domani dobbiamo iniziare le pulizie sul
serio-
-Agli
ordini capitano- esclamò Pete prima di bloccarsi. Di nuovo quel rumore.-L’hai
sentito di nuovo, vero?-
Patrick
scosse la testa. –Mi sono rotto di questa cosa!- esclamò prima di alzarsi e
muovere un paio di scatoloni per capire di chi era la colpa di quella
pagliacciata. Appena vide il fantasma in question si schiaffò una mano sulla fronte.
-Eccolo il tuo spirito demoniaco!-
Pete
corse incontro a Patrick sorridendo. –Hemmy! Hai fatto preoccupare il tuo
paparino, lo sai?- cinguettò prendendo il cane in braccio e pizzicandogli la
pancia. –Il tuo paparino si è cagato in mano-
Patrick
si maledì per avere assecondato Pete ancora una volta anche se, almeno, si era divertito
quel pomeriggio.
***
Brain
si buttò sul letto mormorando una frase incomprensibile nel cuscino.
-Eh?-
chiese Zack.
-Perché
Dio?- questa volta Brian gridava chiaramente. –Perché a me? Cosa ho fatto per
farti così arrabbiare?! Per far si che tu ti accanisca contro di me con i suoi
supplizi?!-
-Oh,-
sussurrò Zack togliendosi la maglia e andando verso il salotto in cerca di un
po’ di latte. –Non parlava con me-
-Zacky,
perché mi fa questo?-
-Ma
ora sì..- mormorò a se stesso, facendo dietro-front. –A che ti riferisci?-
-Al
fatto che non posso mettere un piede fuori di casa senza che me ne capitino di
tutti i colori-
Zack
gli si sedette accanto accendendosi una sigaretta, sarebbe stata una serata
molto lunga. –Per quella vecchietta sei un eroe..-
-Eh,
che bello- esclamò Brian agitando le braccia. –Ma io volevo solo passare la
serata con te!-
-Perché,
io no?- gli rispose Zack sospirando. –Ma è andata così, e ce ne faremo una
ragione, ok?-
Brain
fece una specie di ringhio.
-OK?!-
ripetè Zack più forte.
-Ok-
gli rispose Brian seccato.
-Ci
rifaremo, non preoccuparti-
-Ma
io non mi preoccupo- Brian gli saltò letteralmente addosso. –Perché io il tempo
non lo spreco! E perché noi adesso faremo l’amore!-
***
William
baciò Bert sulle labbra mentre entrambi rotolavano nelle coperte.
Bert
si fermò un attimo, sembrava leggermente pensieroso. –Ti dispiace se quelle
frittelle me le mangio io domani mattina?-
William
scosse la testa. –Taci e baciami-
Bert
sorrise e eseguì gli ordini.
Qualche
secondo dopo fu Wil ad interrompere i baci. –Sono sicuro che ci divertiremo un
mondo domani!-
Bert
sembrò scendere dal pero. –Eh?!-
-Ma
si, al compleanno di mia zia..- Bert fu pervaso da un brutto presentimento, ma
proprio catastrofico. –Oddio, non dirmi che ti sei scordato anche di questo e
non le hai comprato il regalo!-
Bert
deglutì. –Ecco, io..-
Gli
occhi di William si restrinsero in due piccole fessure. –VAI FUORI DA CASA
MIAAA!!-
~.~.~
Lunedì
mattina.
Stranamente quel giorno gli impiegati della House of Birch erano tutti arrivati puntualmente.
Quando Brendon arrivò con i caffè, li trovò tutti fuori in giardino, ma al contrario questo non era strano.
-Wei, ragazzi- li saluto con un sorriso.
-Ciao
Bren- lo salutò Adam. Brian lo salutò con un gesto del capo, mentre Bert con il
pollice in alto. Patrick gli sorrise, Pete gli fece l’occhiolino, Jared sbuffò
e Gerard lo salutò con un pacato –Buon Giorno-
-Allora,-
cominciò consegnando il conto dei caffè a Jared (e te pareva, vacca miseria!
Lui il caffè manco lo beveva, pensa te!) –Com’è andato il weekend?-
Gerard,
Pete, Patrick, Adam, Brian, Bert e Jared sembrarono pensare per qualche secondo
alla domanda, ma poi scossero la testa.
–Nah,
nulla di che- risposero più o meno in coro.