CAPITOLO
1: FINI’
Il giorno
più felice - l'ora più felice
questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
ogni più alta speranza di trionfo e d' orgoglio
sento ch' é fuggita via.
Trionfo? oh sì, così fantasticavo;
ma da gran tempo svanirono ormai
le visione di quel mio giovanile tempo -
e sia pur così.
E quanto a te, orgoglio, che dirti?
Erediti pure un'altra fonte
quel veleno che approntasti per me -
Ora acquietati, o mio spirito.
Il giorno più felice - l'ora più felice -
che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
il rifulgente sguardo di trionfo e d' orgoglio
sento che é spento ormai.
Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
di trionfo e d' orgoglio, e con la pena
che allora avvertivo - quella fulgente ora
io non vorrei riviverla:
giacche' oscure scorie erano su quelle ali
e, al loro agitarsi, una maligna essenza
ne pioveva - fatale per un' anima
che già l' ha conosciuta.
Edgar Allan Poe,Il giorno più felice
Mesta
creatura lontana,quale esistenza è la tua? Tu non sei più solo al
mondo,non ti lascerò..
Erik
appoggiò la schiena contro il muro,mentre quelle parole gli tornavano
alla mente.
Il
famigerato Fantasma dell’Opera si sentiva sconfitto.
Si
sentiva solo e sperduto,come gli accadeva da bambino,prima in presenza di sua
madre,che lo aveva sempre guardato solo con ribrezzo e disgusto,e poi presso la
tribù di zingari,quando era stato esposto senza pietà al pubblico
ludibrio e alle botte,agli insulti,alla degradazione. Quando era stato
considerato da molti il vero Figlio del Diavolo.
Sei patetico… devi
smetterla!
Sussurrò a sé stesso con livore.
Colpì
la parete con un pugno. Una,due,tre volte. Il dolore alla mano era più
sopportabile di quello al cuore.
Chiuse
gli occhi. Non indossava più la maschera,non l’aveva più
indossata dopo quella sera.
Non
dopo quello che lei gli aveva detto…
E’dentro
te quella tua deformità..il volto tuo non mi turba più ormai..
Erik sei uno stupido
pazzo!Perchè non riesci a dimenticarla?
Aveva
il groppo alla gola.
Non
aveva più avuto una notte di sonno da quando il suo angelo era fuggito
con il Visconte de Chagny.
Ogni
volta che chiudeva per un secondo le palpebre, gli balenava davanti quella
scena straziante.
Christine
che si voltava a guardarlo,l’espressione piena di angoscia e una mano
appoggiata alla spalla del Visconte…
Raccolse
da terra uno dei frammenti di vetro del grande specchio,che aveva infranto
proprio quella fatidica notte. Non li aveva neppure spazzati via…erano
rimasti a terra,a popolare il pavimento come un esercito di accusatori. Ogni
volta che abbassava gli occhi,quei riflessi distorti e spaventosi gli
rammentavano perché era accaduta tutto. Perché il suo viso era
così aberrante.
Guardò
i propri occhi riflessi in quel frammento. Erano cambiati,in quell’ultimo
anno. Erano freddi e vuoti. I suoi occhi.. prima di quella sera,erano
l’unico segno davvero umano sul suo viso. Occhi che minacciavano,
odiavano, spaventavano…eppure erano capaci di incantare,stragare,sedurre.
Erano capaci di amare davvero,ed esprimere tutta la forza disperata dei suoi
sentimenti.
Non
più. Del resto,non aveva nessun sentimento da mostrare al mondo. Il suo
cuore era inaridito.
Neppure
la musica era in grado di consolarlo,di lenire le sue pene. La musica,che per
gran parte della sua vita gli era stata unica e fedele compagna.
Strinse
il frammento fra le dita fino a farle sanguinare. Che importanza aveva una
cicatrice in più o in meno? Rimaneva ugualmente un mostro rivoltante.
Lasciò
cadere il vetro,mentre una voce gli riempiva la testa. La voce pura e ricca del
suo angelo…
Dimmi che
tu mi amerai per sempre,dimmi questo ed io con te sarò…
Tremò
a quel ricordo. Christine,come hai potuto
farmi questo? Perché lo hai fatto? Perché?
Si
trascinò pesantemente fino all’organo a canne.
Sul
polveroso strumento,che non aveva più toccato,c’era l’anello
che Christine gli aveva donato.
Che
gli aveva lasciato,come pietoso ricordo….
D’ora in poi
questo ricordo non mi tormenterà più.
Strinse
l’anello nel pugno,e per la prima volta da mesi le lacrime si
affacciarono ai suoi occhi.
Non
erano più lacrime di dolore,ma di rabbia.
Non
avrò con me mai gli occhi tuoi….finì la dolce musica per noi..
Angelo,come
puoi tradirmi?Io ti ho dato tutta me stessa,mi fidavo di te…
Christine
glielo aveva sussurrato fra le lacrime,occhi sbarrati,d’un pallore quasi
cadaverico,dibattuta fra l’orrore che provava per lui e il timore che
potesse accadere qualcosa di male al suo Raoul.
Aggrottò
la fronte al ricordo di quel suo comportamento infantile.
Non
si sarebbe più sentito in colpa per quello che aveva fatto,non
più. Non era altro che una bambina…in fondo era davvero molto,troppo
giovane. Non poteva biasimarla più di tanto.
Ma
ne aveva abbastanza di sentirsi colpevole per ciò che era accaduto.
In
quei mesi aveva a lungo meditato sulla possibilità di suicidarsi.
La
sua vita non aveva più alcun senso,non dopo quanto era successo.
Non
dopo che una dolorosa consapevolezza aveva tormentato i suoi giorni e le sue
notti.
Christine
non sarebbe mai più tornata da lui…
Quella
notte salì sul palco deserto,e formò in fretta un cappio con il
suo laccio del Punjab, annodandolo ad una delle corde che penzolavano sul
palcoscenico,una di quelle a cui si appendevano gli scenari mobili.
Rimirò soddisfatto il robusto nodo che aveva appena intrecciato. Era
sempre stato bravo in questo genere di cose.
Gli
era parso un modo sufficientemente ironico di togliersi la
vita…appendersi alla stessa fune da cui aveva fatto penzolare il corpo di
Joseph Buquet,molti mesi prima.
Chissà
quanta soddisfazione avrebbero provato tutti i suoi nemici,al Teatro,nel
vederlo cadavere.
Non
aveva paura di morire. Non ne aveva mai avuta,in realtà.
Aveva
paura di continuare a vivere con quel vuoto nel cuore,che sembrava risucchiarlo
verso l’Inferno ogni giorno di più.
Si
era gettato nel vuoto con un senso di vicinanza alla pace…
…a
braccia aperte come un angelo che spicca il volo per ritornare al suo
Cielo…
Purtroppo
per lui,la corda si era spezzata di schianto,e si era schiantato dolorante al
suolo.
Probabilmente
quel rotolo di corda era marcio..
Maledizione! Non poteva credere alla
sua sfortuna. Sono davvero un mostro
forse,se mi merito tutto questo.
Aprì
gli occhi lentamente,aspettando che il lancinante dolore alla schiena si
affievolisse.
Lo
scenario per la rappresentazione della sera successiva era già stato
preparato,ed era tutto intorno a lui. L’Annibale di Chalumoux.
Il
ricordo della prima esibizione pubblica di Christine lo sommerse come
un’onda di rimpianto.
Era stato solo grazie alle sue lezioni di canto che la giovane e splendida
ballerina di fila,nel volgere di una notte, era diventata stella del canto
dell’Opera Popoluaire. Sorrise amaramente. Merito delle sue lezioni di
canto,certo,del talento naturale della ragazza,certo..ma anche dei suoi
continui “scherzi” al Teatro che avevano fatto infuriare
E non se ne erano pentiti un solo istante.
La
ragazza quella sera era incantevole nel suo vestito bianco dall’ampia
crinolina.,i capelli meravigliosamente acconciati ed intrecciati con dozzine di
piccoli diamanti,che la facevano splendere come un astro del firmamento. Una
visione quasi ultraterrena,mentre con grazia si esibiva nelle dolci note di
Elissa.
Pensami…pensami
mentre sei lontano ormai…
Tu
pensami,vorrei scordarti ma non potrò mai…
Rimpiangerai
tutte le cose che tu non hai fatto insieme a me..
Ogni ora
che vivrò io penserò a te….
Tutte bugie,riflettè
amaramente lui.
“Non
dovresti covare pensieri così cupi per il tuo futuro. Il suicidio non
è mai una soluzione”
La
voce di Madame Giry risuonò risoluta alle sue spalle.
Erik
non se ne stupì più di tanto.
Quella
donna possedeva un impareggiabile talento nello spuntare dal nulla,e
nell’andare sempre dritta alla questione. Anche in modo troppo diretto ed
irritante. Come in questo caso,per esempio.
“Madame
Giry…non posso dire che si tratti di una gradita sorpresa. Fossi in voi
starei alla larga,come avete saggiamente fatto in questi mesi. Dopo il vostro
ruolo doppiogiochista la notte della tragedia… Non crediate che non lo
sappia! Quell’idiota non avrebbe mai trovato l’accesso ai sotterranei
senza il vostro aiuto.”
Sospirò
con cattiveria. “Avrei dovuto venirvi a cercare quella sera stessa,e
ripagarvi a modo mio della cortesia che avete dimostrato. Non l’ho fatto
solo per il bene di vostra figlia. So quanto sia duro crescere senza genitori.
Ma non tentate due volte la vostra fortuna.”
Madame
non mostrò alcuna paura, di fronte a quella velata minaccia.
Sapeva
bene che nonostante il tono fosse incredibilmente crudele, non avrebbe alzato
un dito su di lei.
Se
avesse davvero avuto intenzione di vendicarsi,sarebbe stata cadavere già
da molti mesi.
E
senza dubbio senza alcun preavviso.
“Volevo
solo farti sapere che la morte potrebbe non essere l’unica soluzione ai
tuoi problemi. Casomai non lo sapessi,Christine Daae…”
“Non
voglio sentirla nominare! Non dopo quello che mi ha fatto…ogni notte
maledico il suo nome, e di giorno la odio con tutto me stesso. Quindi non mi
importa un accidente di qualunque cosa la riguardi.”
L’aveva
interrotta con veemenza,forza,rabbia. Una simile reazione contrastava
apertamente con le sue parole di disprezzo e disinteresse.
Madame
arricciò appena le labbra, perseverando nella sua spiegazione.
“Posso solo immaginare il rancore che cova in te da un anno,ormai. Ma non
credo affatto che tu abbia smesso di amarla. In ogni caso…”
“Tacete!
Non voglio sentire un’altra parola o ne pagherete le conseguenze.”
Questa
volte colse uno scintillio omicida nei suoi occhi furibondi e spalancati.
Doveva agire d’astuzia.
Madame
Giry tacque,e si voltò per andarsene.
Tuttavia
si fermò sulla porta che dal backstage conduceva ai dormitori
femminili,e lo guardò un’ultima volta,con espressione noncurante e
al contempo maliziosa.
“Forse
può comunque interessarti sapere che Christine e il Visconte non si sono
ancora sposati. La cerimonia avrà luogo soltanto fra un mese.”
Inarcò
allusivamente un sopracciglio. “Sembra che lei per un motivo o per
l’altro non si sentisse mai pronta,e abbia fatto rimandare le nozze
più di una volta. Chissà come mai…”
Detto
questo,sparì inghiottita dal buio del corridoio.
Erik
rimase steso a terra,accecato da una rabbia e un dolore che riusciva a malapena
a tollerare.
Per
tutti quei mesi aveva creduto..aveva pensato.. era sicuro che…
Dio,quante
volte li aveva immaginati insieme,magari in attesa di un figlio,a godere di
tutta quella felicità che lei gli aveva crudelmente negato. Li aveva
immaginati persi nell’amore che provavano l’uno per l’altra.
E
invece….era stata solo illusione.
Un
mese. Un solo mese alle nozze.
Forse
un mese era il tempo che mancava al compimento della sua vendetta su
entrambi…
Un
sorriso diabolico gli contorse le labbra. In quel momento sembrava davvero il
Figlio del Diavolo.
Ringraziò
silenziosamente quella dannata corda che si era spezzata.
Un
mese,un solo mese alle nozze.
Incredibilmente
il suo fallimento era diventato una vittoria che lo rendeva euforico.
Pochi
minuti e non avrebbe mai potuto godere del dolce sapore della rivincita.
Ora
invece….
Un
mese,un solo mese alle nozze.
Aveva
intenzione di infliggere ad entrambi un’adeguata punizione per il dolore
che gli avevano fatto scoppiare nel cuore. Per il tormento che gli avevano
inflitto,per la crudeltà che gli aveva dimostrato la sua Musa.
Oh
sì,non aveva soltanto intenzione di punire quell’inopportuno
bamboccio che era arrivato con i suoi soldi e la sua bellezza per rubargli
ciò che aveva di più caro al mondo…
..la
sua vendetta sarebbe stata soprattutto su Christine. Sul suo dolce
“Angelo”.
Un
mese, un solo mese alle nozze.
Quella
piccola vipera che lo aveva illuso ed usato,prima di abbandonarlo con la stessa
noncuranza con cui si abbandona un cappellino fuori moda… Avrebbe pagato
per tutto…e molto presto.
In
capo a un mese.