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Autore: Kastania    15/05/2005    0 recensioni
*COMPLETO* Un'altra FF su "Il fantasma dell'Opera"...un po' più cupa della precedente,sicuramente più interessante (a parer mio,ovviamente)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: FINI’ LA DOLCE MUSICA PER NOI

CAPITOLO 1: FINI’ LA DOLCE MUSICA PER NOI

 

 

Il giorno più felice - l'ora più felice
questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
ogni più alta speranza di trionfo e d' orgoglio
sento ch' é fuggita via.
Trionfo? oh sì, così fantasticavo;
ma da gran tempo svanirono ormai
le visione di quel mio giovanile tempo -
e sia pur così.
E quanto a te, orgoglio, che dirti?
Erediti pure un'altra fonte
quel veleno che approntasti per me -
Ora acquietati, o mio spirito.
Il giorno più felice - l'ora più felice -
che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
il rifulgente sguardo di trionfo e d' orgoglio
sento che é spento ormai.
Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
di trionfo e d' orgoglio, e con la pena
che allora avvertivo - quella fulgente ora
io non vorrei riviverla:
giacche' oscure scorie erano su quelle ali
e, al loro agitarsi, una maligna essenza
ne pioveva - fatale per un' anima
che già l' ha conosciuta.

                                                        Edgar Allan Poe,Il giorno più felice

 

 

 

 

 

Mesta creatura lontana,quale esistenza è la tua? Tu non sei più solo al mondo,non ti lascerò..

 

Erik appoggiò la schiena contro il muro,mentre quelle parole gli tornavano alla mente. 

Il famigerato Fantasma dell’Opera si sentiva sconfitto.

Si sentiva solo e sperduto,come gli accadeva da bambino,prima in presenza di sua madre,che lo aveva sempre guardato solo con ribrezzo e disgusto,e poi presso la tribù di zingari,quando era stato esposto senza pietà al pubblico ludibrio e alle botte,agli insulti,alla degradazione. Quando era stato considerato da molti il vero Figlio del Diavolo.

 

Sei patetico… devi smetterla! Sussurrò a sé stesso con livore.

 

Colpì la parete con un pugno. Una,due,tre volte. Il dolore alla mano era più sopportabile di quello al cuore.

Chiuse gli occhi. Non indossava più la maschera,non l’aveva più indossata dopo quella sera.

Non dopo quello che lei gli aveva detto…

 

E’dentro te quella tua deformità..il volto tuo non mi turba più ormai..

 

Erik sei uno stupido pazzo!Perchè non riesci a dimenticarla?

Aveva il groppo alla gola.

 

Non aveva più avuto una notte di sonno da quando il suo angelo era fuggito con il Visconte de Chagny.

Ogni volta che chiudeva per un secondo le palpebre, gli balenava davanti quella scena straziante.

Christine che si voltava a guardarlo,l’espressione piena di angoscia e una mano appoggiata alla spalla del Visconte…

 

Raccolse da terra uno dei frammenti di vetro del grande specchio,che aveva infranto proprio quella fatidica notte. Non li aveva neppure spazzati via…erano rimasti a terra,a popolare il pavimento come un esercito di accusatori. Ogni volta che abbassava gli occhi,quei riflessi distorti e spaventosi gli rammentavano perché era accaduta tutto. Perché il suo viso era così aberrante.

 

Guardò i propri occhi riflessi in quel frammento. Erano cambiati,in quell’ultimo anno. Erano freddi e vuoti. I suoi occhi.. prima di quella sera,erano l’unico segno davvero umano sul suo viso. Occhi che minacciavano, odiavano, spaventavano…eppure erano capaci di incantare,stragare,sedurre. Erano capaci di amare davvero,ed esprimere tutta la forza disperata dei suoi sentimenti.

Non più. Del resto,non aveva nessun sentimento da mostrare al mondo. Il suo cuore era inaridito.

Neppure la musica era in grado di consolarlo,di lenire le sue pene. La musica,che per gran parte della sua vita gli era stata unica e fedele compagna.

 

Strinse il frammento fra le dita fino a farle sanguinare. Che importanza aveva una cicatrice in più o in meno? Rimaneva ugualmente un mostro rivoltante.

Lasciò cadere il vetro,mentre una voce gli riempiva la testa. La voce pura e ricca del suo angelo…

 

Dimmi che tu mi amerai per sempre,dimmi questo ed io con te sarò…

 

Tremò a quel ricordo. Christine,come hai potuto farmi questo? Perché lo hai fatto? Perché?

 

Si trascinò pesantemente fino all’organo a canne.

Sul polveroso strumento,che non aveva più toccato,c’era l’anello che Christine gli aveva donato.

Che gli aveva lasciato,come pietoso ricordo….

 

D’ora in poi questo ricordo non mi tormenterà più.

 

Strinse l’anello nel pugno,e per la prima volta da mesi le lacrime si affacciarono ai suoi occhi.

Non erano più lacrime di dolore,ma di rabbia.

Non avrò con me mai gli occhi tuoi….finì la dolce musica per noi..

 

Angelo,come puoi tradirmi?Io ti ho dato tutta me stessa,mi fidavo di te…

Christine glielo aveva sussurrato fra le lacrime,occhi sbarrati,d’un pallore quasi cadaverico,dibattuta fra l’orrore che provava per lui e il timore che potesse accadere qualcosa di male al suo Raoul. 

 

Aggrottò la fronte al ricordo di quel suo comportamento infantile.

Non si sarebbe più sentito in colpa per quello che aveva fatto,non più. Non era altro che una bambina…in fondo era davvero molto,troppo giovane. Non poteva biasimarla più di tanto.

Ma ne aveva abbastanza di sentirsi colpevole per ciò che era accaduto.

 

In quei mesi aveva a lungo meditato sulla possibilità di suicidarsi.

La sua vita non aveva più alcun senso,non dopo quanto era successo.

Non dopo che una dolorosa consapevolezza aveva tormentato i suoi giorni e le sue notti.

Christine non sarebbe mai più tornata da lui…

 

 

Quella notte salì sul palco deserto,e formò in fretta un cappio con il suo laccio del Punjab, annodandolo ad una delle corde che penzolavano sul palcoscenico,una di quelle a cui si appendevano gli scenari mobili. Rimirò soddisfatto il robusto nodo che aveva appena intrecciato. Era sempre stato bravo in questo genere di cose.

 

Gli era parso un modo sufficientemente ironico di togliersi la vita…appendersi alla stessa fune da cui aveva fatto penzolare il corpo di Joseph Buquet,molti mesi prima.

Chissà quanta soddisfazione avrebbero provato tutti i suoi nemici,al Teatro,nel vederlo cadavere.

 

Non aveva paura di morire. Non ne aveva mai avuta,in realtà.

Aveva paura di continuare a vivere con quel vuoto nel cuore,che sembrava risucchiarlo verso l’Inferno ogni giorno di più.

Si era gettato nel vuoto con un senso di vicinanza alla pace…

…a braccia aperte come un angelo che spicca il volo per ritornare al suo Cielo…

 

Purtroppo per lui,la corda si era spezzata di schianto,e si era schiantato dolorante al suolo.

Probabilmente quel rotolo di corda era marcio..

 

Maledizione! Non poteva credere alla sua sfortuna. Sono davvero un mostro forse,se mi merito tutto questo.

 

Aprì gli occhi lentamente,aspettando che il lancinante dolore alla schiena si affievolisse.

Lo scenario per la rappresentazione della sera successiva era già stato preparato,ed era tutto intorno a lui. L’Annibale di Chalumoux.

Il ricordo della prima esibizione pubblica di Christine lo sommerse come un’onda di rimpianto.
Era stato solo grazie alle sue lezioni di canto che la giovane e splendida ballerina di fila,nel volgere di una notte, era diventata stella del canto dell’Opera Popoluaire. Sorrise amaramente. Merito delle sue lezioni di canto,certo,del talento naturale della ragazza,certo..ma anche dei suoi continui “scherzi” al Teatro che avevano fatto infuriare la Carlotta,la Diva dell’Opera,e le avevano fatto abbandonare lo spettacolo in asso. Gli impresari,con l’acqua alla gola,avevano dovuto scritturare la giovane e sconosciuta Chistine Daae.
E non se ne erano pentiti un solo istante.

 

La ragazza quella sera era incantevole nel suo vestito bianco dall’ampia crinolina.,i capelli meravigliosamente acconciati ed intrecciati con dozzine di piccoli diamanti,che la facevano splendere come un astro del firmamento. Una visione quasi ultraterrena,mentre con grazia si esibiva nelle dolci note di Elissa.

 

Pensami…pensami mentre sei lontano ormai…

Tu pensami,vorrei scordarti ma non potrò mai…

Rimpiangerai tutte le cose che tu non hai fatto insieme a me..

Ogni ora che vivrò io penserò a te….

 

Tutte bugie,riflettè amaramente lui.

 

“Non dovresti covare pensieri così cupi per il tuo futuro. Il suicidio non è mai una soluzione”

La voce di Madame Giry risuonò risoluta alle sue spalle.

 

Erik non se ne stupì più di tanto.

Quella donna possedeva un impareggiabile talento nello spuntare dal nulla,e nell’andare sempre dritta alla questione. Anche in modo troppo diretto ed irritante. Come in questo caso,per esempio.

 

“Madame Giry…non posso dire che si tratti di una gradita sorpresa. Fossi in voi starei alla larga,come avete saggiamente fatto in questi mesi. Dopo il vostro ruolo doppiogiochista la notte della tragedia… Non crediate che non lo sappia! Quell’idiota non avrebbe mai trovato l’accesso ai sotterranei senza il vostro aiuto.”

Sospirò con cattiveria. “Avrei dovuto venirvi a cercare quella sera stessa,e ripagarvi a modo mio della cortesia che avete dimostrato. Non l’ho fatto solo per il bene di vostra figlia. So quanto sia duro crescere senza genitori. Ma non tentate due volte la vostra fortuna.”

 

Madame non mostrò alcuna paura, di fronte a quella velata minaccia.

Sapeva bene che nonostante il tono fosse incredibilmente crudele, non avrebbe alzato un dito su di lei.

Se avesse davvero avuto intenzione di vendicarsi,sarebbe stata cadavere già da molti mesi.

E senza dubbio senza alcun preavviso.

“Volevo solo farti sapere che la morte potrebbe non essere l’unica soluzione ai tuoi problemi. Casomai non lo sapessi,Christine Daae…”

 

“Non voglio sentirla nominare! Non dopo quello che mi ha fatto…ogni notte maledico il suo nome, e di giorno la odio con tutto me stesso. Quindi non mi importa un accidente di qualunque cosa la riguardi.”

L’aveva interrotta con veemenza,forza,rabbia. Una simile reazione contrastava apertamente con le sue parole di disprezzo e disinteresse.

 

Madame arricciò appena le labbra, perseverando nella sua spiegazione. “Posso solo immaginare il rancore che cova in te da un anno,ormai. Ma non credo affatto che tu abbia smesso di amarla. In ogni caso…”

 

“Tacete! Non voglio sentire un’altra parola o ne pagherete le conseguenze.”

Questa volte colse uno scintillio omicida nei suoi occhi furibondi e spalancati. Doveva agire d’astuzia.

 

Madame Giry tacque,e si voltò per andarsene.

Tuttavia si fermò sulla porta che dal backstage conduceva ai dormitori femminili,e lo guardò un’ultima volta,con espressione noncurante e al contempo maliziosa.

“Forse può comunque interessarti sapere che Christine e il Visconte non si sono ancora sposati. La cerimonia avrà luogo soltanto fra un mese.”

Inarcò allusivamente un sopracciglio. “Sembra che lei per un motivo o per l’altro non si sentisse mai pronta,e abbia fatto rimandare le nozze più di una volta. Chissà come mai…”

Detto questo,sparì inghiottita dal buio del corridoio.

 

Erik rimase steso a terra,accecato da una rabbia e un dolore che riusciva a malapena a tollerare.

 

Per tutti quei mesi aveva creduto..aveva pensato.. era sicuro che…

 

Dio,quante volte li aveva immaginati insieme,magari in attesa di un figlio,a godere di tutta quella felicità che lei gli aveva crudelmente negato. Li aveva immaginati persi nell’amore che provavano l’uno per l’altra.

E invece….era stata solo illusione.

 

Un mese. Un solo mese alle nozze.

 

Forse un mese era il tempo che mancava al compimento della sua vendetta su entrambi…

Un sorriso diabolico gli contorse le labbra. In quel momento sembrava davvero il Figlio del Diavolo.

Ringraziò silenziosamente quella dannata corda che si era spezzata.

 

Un mese,un solo mese alle nozze.

 

Incredibilmente il suo fallimento era diventato una vittoria che lo rendeva euforico.

Pochi minuti e non avrebbe mai potuto godere del dolce sapore della rivincita.

Ora invece….

 

Un mese,un solo mese alle nozze.

 

Aveva intenzione di infliggere ad entrambi un’adeguata punizione per il dolore che gli avevano fatto scoppiare nel cuore. Per il tormento che gli avevano inflitto,per la crudeltà che gli aveva dimostrato la sua Musa.

 

Oh sì,non aveva soltanto intenzione di punire quell’inopportuno bamboccio che era arrivato con i suoi soldi e la sua bellezza per rubargli ciò che aveva di più caro al mondo…

 

..la sua vendetta sarebbe stata soprattutto su Christine. Sul suo dolce “Angelo”.

 

Un mese, un solo mese alle nozze.

 

Quella piccola vipera che lo aveva illuso ed usato,prima di abbandonarlo con la stessa noncuranza con cui si abbandona un cappellino fuori moda… Avrebbe pagato per tutto…e molto presto.

 

In capo a un mese.

 

 

  
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