Piccoli passi. Sotto le stelle di un’estate lontana. Uno dopo l’altro, su una strada in mezzo al nulla di quel mondo strano.
Niente nella mente. Solo loro tre.
Lui non era ancora Michael. Nessuno gli aveva ancora dato un nome. Sapeva solo che doveva continuare a camminare, a seguire la schiena di Max, che non era ancora Max.
Max che si era voltato verso di lui e gli aveva sorriso per fargli coraggio.
*
Piccoli passi. Fra quattro mura, in un’estate rovente. Erano quelli di Max e Isobel che venivano portati via da lui. Mentre lui restava fermo.
I loro passi non erano più i suoi. Loro, ora, avevano una famiglia, un cognome, un futuro. Lui no. Lui non poteva continuare a seguire la schiena di Max.
Max che si era voltato e gli aveva sorriso per tranquillizzarlo. E per dirgli che quello era solo un arrivederci.
*
Grandi passi. Passi adulti a un crocevia che conduce al punto d’origine, nella calura rovente che fa tremare l’orizzonte.
Ora Max dorme. Max è morto, si impone di pensare Michael. No. Sospeso, in stasi. Non lo lascerà andare. Non può.
Max tornerà. Max seguirà la sua schiena, un passo dopo l’altro, fuori da quella caverna.
E Michael si volterà e gli sorriderà per dirgli che andrà tutto bene.