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Autore: NyxTNeko    18/10/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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20 novembre

- Penso proprio che il vostro piano sia il solo che possa essere messo in pratica, maggiore Buonaparte - esordì il nuovo generale, giunto da poche ore ad Ollioules, il cinquantacinquenne creolo Jacques François Coquille, chiamatosi Dugommier dal 1785, originario dell'isola di Guadalupe.

Fin da giovanissimo era stato inquadrato nell'esercito e aveva dimostrato il suo talento militare, la sua intelligenza e il suo carattere un po' particolare, tipico degli isolani, ossia burbero, scorbuto e solitario ma buono, pietoso nei confronti dei suoi nemici dopo ogni battaglia, e con i suoi schiavi che aveva nelle tenute sull'isola. Si era battuto più volte contro gli inglesi, per cui era a conoscenza del loro modo di pensare e agire. Così come nella Guerra dei Sette Anni. Poi decise di ritirarsi e vivere la vita come privato cittadino, fino alla scoppio della Rivoluzione francese.

Fu eletto all'assemblea coloniale e comandante della guardia nazionale della Martinica, prendendo parte ai disordini che scuotevano l'isola. Nel 1792 decise di tornare sul continente europeo e in Francia, il suo nome era ancora abbastanza noto tra le file militari e si era tenuto ben informato sulle insurrezioni che stavano affliggendo la nazione, dalla Vandea fino al meridione, in particolare Tolone, che era sulla bocca di tutti, non si faceva altro che discutere sull'esito della città e della Rivoluzione.

Dugommier avrebbe voluto raggiungere la città portuale e immediatamente pensare a come tentare di salvarla, ma, purtroppo, era stato spedito in altre armate, in cui si distinse particolarmente per coraggio e ardore, seppur non fosse più così giovane: scacciò da Nizza le truppe austriache e sarde e nella città di Gilette sconfisse le truppe dell'asburgico di De Vins. Fino a quando non ricevette, da parte del ministero della guerra, il 17 novembre, la nomina a generale di brigata dell'armata d'Italia ubicata proprio a Tolone, dopo le dimissioni volontarie di Doppet.

Senza pensarci due volte si era messo in viaggio e in pochissimi giorni aveva raggiunto l'accampamento di Ollioules, con grande sorpresa di tutti, qui fu accolto con apprensione e speranza da parte degli ufficiali. Nei loro visi lesse la stanchezza nei confronti di una situazione oramai insostenibile. Uno di quelli, però, un ufficiale estremamente giovane, sicuro di sé, dai lunghi capelli mal incipriati, disordinato e impolverato, dallo sguardo fermo e glaciale, si era fatto strada ed era avanzato, tenendo stretta una cartina arrotolata.

Quando gli aveva parlato del progetto, il generale lo aveva ascoltato con particolare attenzione, seguendo le dita del giovane ufficiale che si muovevano sulla carta. Rimase folgorato dalla sua energia, dal modo di porsi, gesticolava ampiamente e pareva illuminarsi durante la sua descrizione chiara e precisa, e in particolare dal suo progetto - È qualcosa di assolutamente perfetto! - aveva esclamato, evidenziando ancor di più il suo spiccato accento creolo, quando aveva finito di esporre il suo piano, attendeva che il generale gli dicesse altro e lo facesse tornare tra i suoi uomini.

Dugommier si avvicinò al giovane ufficiale che si stagliava davanti a sé, gli diede un'amichevole pacca sull'esile spalla. Napoleone sorrise sornione, i suoi occhi grigi saettarono sulla grossa mano che si era poggiata, per poi puntarli nuovamente sul suo superiore - Non possiamo permetterci di perdere altro tempo, né di far avanzare il nemico, che con la precedente vittoria imprevista, si è rafforzato, i vostri occhi mi stanno rivelando esattamente questo - allungò le labbra in un sincero sorriso.

- Riuscite a leggere il cuore delle persone - disse Napoleone chiudendo e riaprendo rapidamente gli occhi - Siete davvero l'uomo che serviva, generale - aggiunse infine, privo di adulazione, animato solo dalla stima più sincera e profonda. Dugommier era proprio quello che gli serviva, un ufficiale degno di quel nome, un uomo esperto, dall'occhio acuto, freddo, di poche parole e diretto. Si sarebbe trovato davvero bene accanto ad un individuo del genere, che finalmente lo avrebbe apprezzato e non solamente a parole, come aveva fatto Doppet, ma attraverso i fatti. Il suo animo esplodeva di felicità, pur mostrando un atteggiamento impassibile, che non lasciava trapelare alcunché.

- Lo stesso posso dire di voi - ammise Dugommier, sinceramente sorpreso dalla sua fine acutezza, dalla sua sorprendente capacità di riuscire ad arrivare al punto della questione senza girarci intorno o smarrirsi, dote non di certo comune tra i militari di quel tempo, tutt'altro. Ne aveva conosciuti di perditempo, buoni a nulla, che approfittavano della confusione rivoluzionaria per generare ancora più caos e passare intere giornate tra bordelli e alberghi.

Quel Buonaparte era un ufficiale raro, nonostante la sua età: non appena lo aveva visto camminare verso di lui, udire il rimbombo secco dei suoi passi, subito aveva intuito che vi era in lui un qualcosa di imprescrutabile, intravide una luce che brillava intensamente nel suo sguardo. Gli aveva provocato un leggero timore, accompagnato da una scarica che precorse in lungo la schiena. Non gli era mai capitato di provarlo di fronte ad un ragazzo di quell'età, anzi, non ricordava di aver avuto quel brivido freddo neppure con gente più facoltosa e rispettabile.

Si chiese come fosse stato possibile che non lo avessero preso sul serio, i suoi colleghi avrebbero potuto conquistare Tolone già da mesi, e invece avevano preferito agire di testa propria, compromettendo la riuscita della riconquista. Comprendeva l'estrema fiducia che il maggiore Buonaparte stava riponendo nella sua figura, probabilmente vedeva in lui l'unico che potesse capirlo. Tuttavia non poteva sapere che Napoleone lo conosceva più che bene, e che era informato su ogni, singolo, ufficiale di Francia.

In fondo era ciò che Buonaparte voleva, gli piaceva svelare le sue carte poco alla volta, come alcuni giocatori che aveva visto nelle varie osterie che aveva avuto modo di frequentare tempo prima. Il mondo ludico era particolarmente interessante dal punto di vista tattico, strategico, oltre che stimolante, la sua curiosità lo aveva portato ad imparare a giocare agli scacchi e al biliardo, a cui si era appassionato, e che stimolavano la sua mente sempre attiva.

Napoleone era a conoscenza delle grandi abilità di Dugommier, tuttavia voleva testare la sua intelligenza, vedere fino a che punto si spingesse la sua capacità di giudizio. Aveva suscitato carisma e competenza fin dal primo istante in cui aveva visto giungere il generale, qualche ora prima, accompagnato da ben 37.000 rinforzi. "È stato prudente, ha capito immediatamente che la situazione era disperata e ha anticipato una delle richieste più ovvie" riflettè sorridente Buonaparte "Credo proprio che ci sarà grande intesa fra noi due".

Poi Dugommier si riaccomodò, poggiando le grosse e nodose mani, segno della sua intensa e quasi incessante attività tra i campi di battaglia, sullo spesso tavolo di legno e lo osservò con aria più seria rispetto a prima - Il vostro piano verrà attuato il prima possibile, cittadino maggiore - confessò. Napoleone si mise a braccia conserte, pronto ad ascoltare ciò che aveva intenzione di dirgli, anche se lo aveva già inteso - Prima però voglio essere franco con voi, Buonaparte, non gioverebbe a nessuno celare i gravi problemi che ci affliggono, inoltre voi mi sembrate un giovane uomo più che sveglio e capace, per cui ho assoluto bisogno di prendermi del tempo per risistemare l'esercito, specialmente il morale, posso comprendere il grande senso di frustrazione che ha colpito gran parte delle truppe dopo quanto accaduto...

Spostò lo sguardo verso i suoi sottoposti che lo stavano fissando, apprensivi quasi supplichevoli, richiedevano in silenzio una breve, ma fondamentale, pausa. Non tutti erano instancabili come quel maggiore che sembrava non conoscere pace, né tregua.

- Non dovete giustificarvi generale - furono le parole di Buonaparte - Le battaglie non si vincono solo con le strategie e le armi, ci vogliono uomini in grado di sostenere il peso della guerra e con il morale alto, incrollabile, perciò vale la pena concedere alle menti dei soldati un po' di tranquillità - aggrottò appena le sopracciglia, la voce si fece più bassa, rivolgendo il suo profilo aquilino in direzione dei fronti - Augurandoci che il nemico non ne approfitti per attaccarci, cogliendoci di sorpresa...

- Per scongiurare questa eventualità - riprese la parola Dugommier, poggiando il mento sopra le mani - Potreste occuparvi voi delle difese che abbiamo ancora nelle nostre mani con le vostre batterie, maggiore - emise con grande naturalezza, non riuscì a nascondere un sorriso, che Napoleone, guardandolo nuovamente, ricambiò. L'istinto del creolo diceva di fidarsi di lui e della sua preparazione, al pari del corso, il quale poteva rasserenarsi. Era rimasto teso, guardingo per molto tempo, quasi non riusciva più a distendere i muscoli e il corpo.

"Ho aspettato per mesi interi, cosa saranno un altro paio di giorni" si disse fra sé Buonaparte - Farò il possibile generale, i miei uomini recupereranno in brevissimo la loro tempra e saranno già pronti alla difesa della Rivoluzione! - riferì Napoleone più che convinto, perché era la verità. I colleghi della fanteria e della cavalleria potevano confermare la trasformazione repentina e radicale di quegli artiglieri, che prima dell'arrivo di Buonaparte erano degli scansafatiche ubriaconi, del tutto desiderosi di tornarsene nelle proprie case piuttosto che divenire carne da macello. Con il nuovo comandante si mutarono una vera e propria macchina bellica, competenti, istruiti: dalla costruzione dei carri, all'attivazione dei cannoni.

Dopodiché Napoleone si congedò dal quartier generale ed uscì dalla tenda, soddisfatto dalla sincerità del nuovo comandante generale. Aveva chiesto del tempo, questo perché era consapevole della situazione, della criticità della loro condizione. Il sorriso lasciò il posto ad un lamento soffocato, controllò che non ci fosse nessuno e solo allora potè dare sollievo al tremendo prurito che lo stava tormentando da qualche giorno, ad eccezione del viso, non vi era una singola parte del corpo che non fosse coperta di macchie rossastre.

Non ne aveva fatto parola con nessuno, esclusi i due aiutanti di campo che se n'erano accorti e gli avevano fatto presente che fosse scabbia - Dovreste farvi visitare, maggiore - gli aveva consigliato Junot, cercando di fargli capire che non dovesse affatto sottovalutare una malattia simile - Penso che il medico militare sappia cosa fare per curarvi rapidamente...

- Non se ne parla nemmeno! - aveva sbottato Napoleone, balzando in piedi nervoso. Il solo pronunciare della parola medico gli provocava un fastidio superiore perfino alla scabbia che lo affliggeva - Ho già dovuto subire le cure di un medico ad Avignone, per compiacere alle premure di un mio amico, sono sopravvissuto alla malaria, decisamente più pericolosa, posso farlo anche con la scabbia, in fondo sono solo un delle macchie che provocano del semplice prurito!

- Un prurito altamente contagioso però - gli fece presente Marmont, non riuscendo a trattenere uno sbuffo.

Ciò non fece altro che rendere Buonaparte ancora più suscettibile e permaloso - Farò in modo di evitare la diffusione! - emise tra i denti Napoleone, poi si sistemò un ciuffo di capelli davanti gli occhi e proseguì - Il corpo umano è una macchina perfetta, al pari di un orologio, gli organi sono come ingranaggi posti nelle giuste parti affinché regolino e permettano il buon funzionamento dell'organismo, come riuscì a riprodurre su carta Leonardo da Vinci nei vari codici, in gran parte, ahimè, dispersi - riferiva con tono da uomo di scienza, anziché da militare, credeva fermamente in ciò che diceva - Ma a differenza delle costruzioni umane, che hanno bisogno di manutenzione continua, il nostro corpo invece, si rigenera da solo, perciò non c'è bisogno di forzare i suoi tempi - si poggiò una mano sul petto - Ovviamente non impedisco a voi di farvi curare da un medico, se ciò vi rassicura, ma io del mio corpo ho sempre fatto e continuerò a fare ciò che vorrò e nessuno al mondo, che sia un collega o un superiore, potrà impedirmelo - ribadì alla fine, con proverbiale testardaggine.

I due aiutanti di campo si guardarono e sospirarono, decidendo di chiudere la questione. Non comprendevano l'origine di tanto astio nel confronti della medicina, nonostante si fosse  sempre dimostrato un appassionato studioso di scienza e fosse incredibilmente acculturato, e persino impegnato alla discussione e al dialogo se l'argomento era di grande interesse, come aveva dimostrato pochi istanti prima - Cambiando discorso, qualcuno di voi ha ricevuto qualche lettera dalla mia famiglia? - chiese loro Buonaparte, continuando a grattarsi il collo.

Quando stava in piedi il prurito era quantomeno accettabile, bastava concentrare il pensiero su altro e il dolore quasi svaniva, ma non appena si sedeva o si sdraiava o anche di notte, diventava insopportabile e doveva evitare di lamentarsi, per fare in modo che non si diffondesse la notizia della sua malattia e fosse costretto a visitarsi.

- No, non ci è giunta nessuna missiva, nemmeno le risposte si quelle che avete fatto spedire a Parigi, comandante - riferirono i due all'unisono - Così come per tutti... probabilmente ci sono dei ritardi dovuti alle pessime condizioni delle strade...

- Dovevo immaginarlo - sospirò a sua volta Napoleone alzandosi in piedi, iniziando a camminare lungo la trincea, illudendosi di alleviare il dolore - E pensare che quasi 2000 anni fa i Romani riuscirono a collegare un impero immenso come il loro costruendo delle strade ancora visibili e praticabili oggi in parecchie zone d'Europa... - si stropicciò gli occhi - Se ci vedessero, penso proprio che ci darebbero dei barbari! - sbatté le palpebre più volte e concluse affermando - Una delle prime cose che farò una volta sistemata la questione Tolone sarà la richiesta di un'immediata manutenzione delle strade, è qualcosa di inconcepibile! Il secolo dei Lumi, del progresso, della ragione non può passare alla storia come il secolo delle pessime condizioni stradali! - si fermò improvvisamente e vide i due aiutanti che lo seguivano affaticati, ma vigili - Altrimenti che progresso sarebbe? Solo degli strumenti di morte? Della guerra? Assolutamente no! Il progresso deve riguardare soprattutto il periodo di pace che nascerà dopo tanto sangue! La cultura ritornerà a colmare i cuori delle nuove generazioni! 

Junot e Marmont annuirono, approvavano l'idea del loro comandante, sperando che la pace arrivasse il prima possibile in tutta l'Europa, assieme al benessere, la felicità non ci avrebbe messo molto a diffondersi in ogni angolo. La Francia sarebbe stata presa d'esempio per le altre nazioni del mondo. Un sogno folle, utopico, eppure per molti francesi assolutamente realizzabile.




 

 

   
 
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