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Autore: _Glaucopis_    21/10/2020    1 recensioni
Scritta per l'evento del gruppo Facebook We Are Out For Prompt del 15-21 ottobre 2020.
Prompt di Katya Ferrante: "AU high school, prepararsi per un musical".
Eugene, che odia i musical, si vede costretto a partecipare a quello della sua scuola.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Flynn Rider/Eugene Fitzgerald, Madre Gothel, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A lui neanche piacevano, i musical. Roba che durava un tempo infinito, in cui la gente si metteva a cantare senza un motivo preciso. Seriamente: c’era una ragione? Ogni tanto una persona a caso veniva colpita dall’ispirazione divina ed era costretta a lanciarsi in una performance musicale? Per non parlare di quelli in cui si cantava e basta, durante i quali lo spettatore stava semplicemente lì a chiedersi perché i personaggi non si decidessero a risparmiare aria e conversare normalmente. E quando lo show sembrava non avere una trama, poi!

Perché si trovava in quel luogo?
Ah, già: un crudele scherzetto di Lance dalle cui conseguenze non era riuscito a scappare. Gliel’avrebbe fatta pagare.

Era seduto nell’ultima fila, lontano da tutto e tutti, sperando che nessuno si rendesse conto della sua presenza e che potesse salvarsi da quella tortura.

Il piano si rivelò ben presto fallimentare. Il destino crudele volle che una ragazza dai lunghi capelli biondi (dovevano essere tinti, vista la poco evidente ricrescita castana), che fino a quel momento era rimasta in prima fila ad attendere l’arrivo della prof. chiacchierando con una mora dalla chioma ben più corta, lo notasse e decidesse di andare a tenergli compagnia.

“Salve!” disse accomodandosi su una sedia vicina “Io sono Rapunzel”
“Gesundheit.”
“Eh?” fece l’altra, confusa “Oh, beh… Tu sei?”
“In un luogo in cui non vorrei trovarmi” replicò Eugene con tono seccato, cercando qualcosa di interessante sul cellulare.
La ragazza resto per un po’ a bocca semiaperta, cercando qualcos’altro da dire. A salvarli dall’imbarazzante situazione giunse l’insegnante di teatro.

“Ragazze!” esordì entrando nella sala a braccia aperte “Sono felicissima di rivedere le veterane e accogliere le nuove arrivate” Il suo sguardo indugiò per pochi istanti sul posto vuoto in prima fila, per poi seguire la direzione che l’amica della biondina le aveva indicato con un gesto del capo. Di conseguenza, la donna notò anche il povero sventurato. Il suo volto parve illuminarsi “…e quest’anno abbiamo anche un ragazzo, vedo! Perfetto! Direi che almeno per un personaggio potremo evitare sia i cambi di genere che la voce troppo acuta per essere quella di un uomo. Scommetto che sarai un ottimo Dmitry!”
“Metteremo in scena Anastasia?” chiese entusiasta Rapunzel.
La professoressa annuì. “Esattamente”
“No, no, no” protestò Eugene “Senta, io non canto. Non ho mai aperto bocca per cantare in vita mia. Se proprio deve darmi una parte non potrebbe essere qualcosa tipo… tizio numero cinquantatré che resta zitto e fermo, nascosto da tutti gli altri?”
“Aww, abbiamo un novellino un po’ timido” fu la risposta della donna.
“No, a dire il vero-“
“Non temere, caro. Avrai tutto l’aiuto necessario per fare del tuo meglio. Vedo che hai già fatto amicizia con una delle più esperte” volse l’attenzione alla giovane “Credi di potergli dare qualche aiuto, magari dopo la scuola?”
“Certo!” replicò lei. “Se a te non dispiace” aggiunse poi a voce più bassa, rivolta a lui.

Che gli dispiacesse o no, Eugene non aveva scelta. Aveva ormai capito che il club di teatro era praticamente una setta: non gli avrebbero mai permesso di uscirne vivo.

Il giorno seguente, quindi, si riunirono per quello che pensava sarebbe stato l’inizio di un vero e proprio incubo.

Le lezioni erano appena terminate. Avevano pranzato assieme, e ora si trovavano in un angolo abbastanza isolato di un parco vicino alla scuola, lontani da orecchie indiscrete.

“Okay, Eugene” cominciò Rapunzel “cosa sai del canto?”
“Assolutamente nulla”
“Bene!” fece la ragazza con tono ironico “Non preoccuparti: cominceremo dalle basi e avrai un sacco di tempo per fare pratica. Entro la fine dell’anno sarai pronto per esibirti a Broadway”
“Giusto un po’ esagerato”
“Nah, sono solo ottimista. E ora cominciamo. Prendi un respiro per cantare”
“Agli ordini”

Fece come gli era stato detto.
La bionda scosse il capo. “No, non è così che si fa. Prima di tutto-“

Fu la suoneria del suo telefono ad interromperla, cosa che era già accaduta più di una volte nel corso della giornata.

“Sì, mamma? No, abbiamo appena cominciato. Sì, davvero. Non lo so esattamente, ma faremo in fretta. Sì, puoi stare tranquilla. Non ha le zanne. Okay. E io ti voglio ancora più bene. A dopo” salutata la genitrice, terminò la chiamata.
“Zanne?” chiese Eugene accennando una risata.
“È una battuta fra noi due. Quando ero piccola mi diceva che gli sconosciuti avevano le zanne e cose del genere. Aveva molta paura di perdermi, e aveva i suoi metodi per stare più tranquilla”
“A me sembra un po’ troppo”
“Beh, tutti i genitori hanno i loro particolari modi di fare. I tuoi non hanno mai fatto cose che agli altri apparivano strane?”
Eugene si rabbuiò. “A dire il vero, non lo so “
Un pesante silenzio era caduto tra i due.
“Oh” disse Rapunzel “Mi-“
“No, non preoccuparti. E non dirmi che se voglio parlarne ci sei. Tanto non sono uno che si mette a raccontare backstories. Possiamo continuare la lezione? Cosa stavi dicendo sulla respirazione?”

“S…sì, certo. Dicevo che devi inspirare in modo che questa parte, che è il diaframma, si gonfi, e devi evitare che le spalle si alzino”

Per l’ennesima volta, ecco il suono di una notifica.
“Dammi solo un secondo” si scusò prima di prendere telefono e auricolari e ascoltare un messaggio audio al quale rispose immediatamente.

“Prova di nuovo a inspirare. Tieni una mano sul diaframma per controllare che si gonfi. Io ti aiuterò a tenere le spalle basse” continuò.

Stavano per provare l’esercizio, quando arrivò un altro messaggio.

Rapunzel si lasciò sfuggire un verso di esasperazione.
“Tua madre è pesante, eh?” disse Eugene.
“Cosa? No, no, no!” si affrettò a replicare la bionda “Le voglio davvero tanto bene. Lei è… è tutto ciò di cui ho bisogno. Ogni cosa che fa è per il mio bene”
“Mmh” il ragazzo poggiò il mento su una mano “Quanto esci di casa?”
“Quando devo andare a scuola e dal medico, naturalmente. Prima avevo un insegnante privato, ma poi mamma ha litigato con lui, e da allora frequento la scuola pubblica”
“Quindi… solo in queste occasioni? E non c’è… non so… un evento a cui vorresti tanto assistere?”

Lei ci rifletté un po’ su. “Le lanterne” disse infine “So che una volta all’anno vengono lanciate delle lanterne in cielo. Mi accontento di guardarle dalla mia finestra, ma a volte mi chiedo che effetto farebbe vederle da vicino”
“Perfetto!” esclamò Eugene “Ti ci porto io. Ho l’impressione che tu abbia bisogno di uscire più spesso. Dammi un orario e un posto in cui vederci e-“

Rapunzel scosse vigorosamente il capo. Gli sembrò di cogliere un pizzico di malinconia nella sua voce.
“Non posso. Mamma non approverebbe. Ora basta parlare di queste cose, ti prego. E ora inspira, su!”

Gli mise le mani sulle spalle, quasi come se si stessero accingendo a danzare.
Chissà come se la cavava la biondina con il ballo. Ma, soprattutto: perché gli venivano in mente certi pensieri?

“Eugene?”
“Eh?”

Si rese conto di essere rimasto fermo ad osservarla. Si accorse anche che i suoi occhi avevano una tonalità di verde davvero stupenda.

“Dovresti…”
“Oh. Giusto”
Prese un respiro, attento a seguire le istruzioni.

“Bravo!” si congratulò l’artista più esperta.
“Non avrei imparato così in fretta se non avessi avuto un’insegnante tanto brava”

Le guance della ragazza si tinsero leggermente di rosso.

“Credo che possiamo andare avanti. Ora dovremmo-“ ancora una volta fu interrotta da quella suoneria che Eugene cominciava a trovare davvero detestabile.

“Pronto, mamma? Che? Ma io- Sì, lo so, però- Okay, okay. Arrivo subito”

Sospirò. “Scusami tanto, Eugene. Mia madre mi aspetta fuori dal parco. Devo andare subito.”
“Capisco. Ci vedremo domani?”
“Assolutamente sì. Tu continua ad esercitarti, intanto. Puoi scegliere una canzone su cui lavorare”

Si stava allontanando, quando, improvvisamente, si voltò verso di lui.

“Eugene” lo chiamò “Forse… potrei venire a venire con te a vedere le lanterne. Forse”
“Tuo il sogno, tua la scelta, biondina”

Rapunzel sorrise, e l'idea di partecipare al club di teatro non gli parve più tanto orribile.

   
 
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