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Autore: Sel Dolce    30/10/2020    0 recensioni
[Merthur | AU | Rating Arancione | Fem!Merlin ]
Dal capitolo nove:
«Merlyn, tu sei la donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» cominciò, completamente preso dall’improvvisazione, non aveva pensato a prepararsi un discorso «La prima volta che ci siamo conosciuti ti ho quasi tagliato la gola e tu non hai battuto ciglio. In quel momento ho capito che eri speciale – per non dire strana – ed ho iniziato ad osservarti.» stava andando decisamente male, qualcuno doveva sfondare la sua porta e tappargli la bocca in quel preciso istante «Non capivo cosa tutti ci trovassero in te, chiunque passasse sul tuo cammino si innamorava come il più sciocco degli uomini.» veramente, Arthur pregò che Gwaine entrasse e lo stordisse, quel discorso faceva schifo.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hunith, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo tre

 

 

I boccali pieni di birra si levarono in alto, seguito da un coro di auguri per la giovane donna che se ne stava in piedi sopra il tavolo, una mano stretta intorno alla bevanda mentre l’altra teneva un lembo del vestito per non inciampare mentre ballava.

Arthur sbuffò annoiato distogliendo lo sguardo, erano ormai passati tre mesi dal suo arrivo in quel posto e di suo padre e i cavalieri di Camelot non ve ne erano tracce, iniziava a perdere la speranza. In più si aggiungeva il medico che non faceva altro che sfidare la sua autorità, chiamandolo in modi indicibili e spesso e volentieri gli faceva male di proposito mentre disinfettava le sue ferite.

Tutti sembravano essere follemente affettuosi con quel piccolo demonio travestito da angelo, ma Arthur non si sarebbe fatto ingannare. Doveva ammettere anche di essere leggermente geloso dal fatto che Merlyn sembrava trattare tutti amorevolmente tranne che lui, quando glielo aveva fatto notare la fanciulla aveva riso e con voce divertita gli aveva detto «Nessuno di loro ha provato a tagliarmi la gola.» e, oh, Arthur storse il naso. Non pensava che quella ragazza potesse portare così tanto rancore per quel piccolo incidente.

«Non ti stai divertendo.» Lancelot lo distrasse dai suoi pensieri, facendogli riportare l’attenzione su Merlyn che ballava insieme a Gwaine cercando di non pestarsi i piedi a vicenda. Quei due erano completamente negati ed Arthur li immaginò alla sua corte, sicuramente Morgana avrebbe riso di cuore davanti a quella scena.

«Non capisco come facciate ad essere così felice, siamo tutti prigionieri.» e assolutamente non era arrabbiato per il fatto che dal suo arrivo avesse mangiato solo avena e quella poca frutta che Merlyn portava di tanti in tanto. Non era abituato a dormire su di un letto duro quanto la pietra, la sua schiena non sarebbe mai tornata come prima, ne era sicuro.

Lancelot annuì prendendo un lungo sorso dal suo calice «Trovo che sia inutile rimanere con il muso, quando potremmo morire domani, almeno potrò dire di essermi divertito l’ultimo giorno della mia vita.» disse prima di lasciarlo solo e tornare insieme agli altri uomini.

Il principe corrugò la fronte, dubitava che Lancelot sarebbe morto lì dentro, era un ottimo uomo di spada, più volte aveva rischiato di perdere contro di lui. Stessa cosa valeva per Gwaine, l’uomo combatteva per sopravvivere senza alcuna ombra di dubbio, il biondo credeva che un tempo fosse stato una sorta di mercenario.

Fortunatamente Re Cenred non lo aveva riconosciuto, anche grazie al fatto che non si erano mai incontrati prima, Arthur non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere se la verità sarebbe venuta a galla. Lo avrebbe ucciso senza esitazione, lasciando Camelot senza un erede al trono.

Dopo di lui era arrivato un uomo enorme, sembrava una montagna di muscoli e Arthur lo trovava piacevolmente silenzioso, non parlava mai per primo e il principe lo trovò un perfetto compagno di cella. L’unica che sembrava in grado di strappargli qualche parola di bocca era Merlyn, Arthur non faceva che sorprendersi, quella fanciulla poteva avere le stesse capacità di un’incantatrice.

Sentì gli uomini urlare nuovamente i loro auguri alla donna e nemmeno un minuto dopo qualcuno si sedé pesantemente al suo fianco.

«Dio mi salvi» disse Gwaine asciugandosi il sudore dalla fronte «solo lui sa quanto vorrei sposare quell’angelo.» concluse rubando di mano al principe la sua birra.

«Come ti permetti?!» urlò oltraggiato Arthur, ma prima che potesse riprendersi la sua bevanda l’altro gladiatore l’aveva già finita in un sol sorso.

L’uomo lo guardò divertito «Andiamo, principessa, non ti arrabbiare.» disse battendogli una mano sulla spalla «Sei l’unico con il muso, qua dentro.» gli fece notare indicando verso Merlyn e Lancelot che ballavano la bassedance in modo atroce.

Arthur distolse lo sguardo infastidito «Non so voi, ma io sono un prigioniero qui, non intendo sorridere finché non riavrò la mia libertà.» proclamò alzandosi dalla panca, cercando di andare a rifugiarsi nella sua cella. Ne aveva fin sopra i capelli di gladiatori che venivano a rimproverarlo per la sua faccia!

Peccato che quando era a solamente ad un passo dalla sua cella la sua mano venne afferrata da una decisamente più piccola e femminile. Una mano che aveva sentito più volte in quei mesi e che ogni volta riusciva a mandargli come una scarica di un fulmine giù per la schiena.

All’improvviso si ritrovò nel mezzo di una carola, una mano stretta in quella di Merlyn e l’altra stretta da un sorridente – ma sempre silenzioso – Parsifal.

«Sorridi, Artie!» urlò la donna decisamente ubriaca mentre inciampava sui suoi stessi piedi, rendendo i movimenti del cerchio scoordinati. Usava quel soprannome solamente quando sembrava non avercela con lui e ad Arthur non piaceva per niente. Nemmeno Morgana aveva mai avuto il coraggio di chiamarlo in quel modo atroce.

Finirono con il cadere per terra, Merlyn non aveva decisamente mai bevuto degli alcolici e la sua resistenza era praticamente a zero. Arthur si alzò velocemente, cercando di darsi del decoro, spazzolandosi i vestiti dalla polvere del pavimento.

«Festa finita! Riporto l’angelo nelle sue stanze.» annunciò Gwaine barcollando leggermente, pronto a prendere da terra la ragazza che si era addormentata – o forse era svenuta, ad Arthur non importava – ma il principe, uomo d’onore che aveva giurato sulla sua stessa vita di proteggere i suoi cittadini, non poteva lasciare che quell’uomo dai malsani principi accompagnasse una fanciulla nelle sue stanze.

Prima che Gwaine potesse metterle le mani su Merlyn, Arthur la prese tra le sue braccia, attento a non farle penzolare la testa all’indietro «Siete tutti troppo ubriachi, ci penso io.» disse e senza nemmeno aspettare una risposta bussò prepotentemente contro la pesante porta di legno che notte e giorno veniva sorvegliata da una guardia.

Odiava profondamente quella ragazzina.

Merlyn sorrise a disagio, era nell’infermeria e aveva due gladiatori feriti da guarire.

La nuova guardia, Sir Valiant, non faceva che cercare di catturare la sua attenzione, raccontandole aneddoti di sue grandi imprese per il Regno. A Merlyn non interessavano ed in più la distraevano dal suo lavoro.

Sfortunatamente Valiant era la nuova guarda assegnata agli spostamenti dei gladiatori tra l’infermeria e le celle. Nessuno dei gladiatori lo trovava particolarmente simpatico, uno degli Arthur ci aveva già litigato e Merlyn aveva constatato con orrore che Valiant lo avesse accoltellato alla gamba, lo squarcio aveva richiesto più di quattordici punti.

«Potremmo cenare insieme.» propose mentre con le dita sudice cercava di levarsi qualcosa tra i denti. Semplicemente rivoltante.

«Non credo sia appropriato, Sir Valiant.» rispose senza nemmeno guardarlo in faccia, preoccupandosi di pulire la ferita sul fianco destro di Lancelot. L’uomo era particolarmente silenzioso davanti alla guardia, non voleva certo dargli un pretesto per picchiarlo, anche perché Lancelot era sicuro che sarebbe riuscito a sconfiggerlo a mani nude. Quell’uomo era tutto fumo, forse come gladiatore non sarebbe durato nemmeno una settimana.

La guardia sputò a terra, un pezzo di carne cadde a terra ricoperto da saliva e Merlyn ne aveva viste di cose disgustose a quel punto della sua vita. Cercò di non vomitare ai modi barbarici dell’uomo e continuò il suo lavoro, percependo chiaramente sia Lancelot che Arthur irrigidirsi a quello spettacolo di bruta mascolinità.

«Non hai molta scelta, sei una schiava.» disse l’uomo avvicinandosi, Merlyn sentì il suo fiato caldo sul collo e una mano posarsi sopra la cintura che teneva alla vita con alcuni degli attrezzi che le servivano di più.

Scrollandoselo gentilmente di dosso fece un passo in avanti, ritrovandosi praticamente tra le gambe di Lancelot che non sembrava infastidito da tale vicinanza «Vorrei ricordale che ho pur sempre un collare d’oro, Sir Valiant, non di bronzo.» provò a dire in modo gentile, ma la voce le uscì più velenosa di quanto volesse e il cavaliere non ne sembrò contento.

L’afferrò bruscamente per un braccio e la tirò contro il suo corpo e, oh, Merlyn era semplicemente ripugnata da quello che sentiva spingere contro le sue natiche. Sfortunatamente in quei mesi come medico aveva visto più uomini soffrire di erezioni durante uno dei suoi interventi, ma Merlyn non ne era mai stata disgustata come in quel momento. Mentre per i gladiatori era una reazione non voluta dovuta alla stimolazione di zone erogene (Merlyn aveva avuto una lunga chiacchierata con Alice riguardo l’altro sesso e i pericoli che possono derivare da certi atti), Valiant invece era semplicemente disgustoso e le stava chiaramente dimostrando la sua dominanza attraverso il contatto fisico.

Quello che Merlyn non si aspettava era vedere con la coda dell’occhio Arthur alzarsi dal tavolo e caricare un pugno per colpire dritto sul naso la guardia, spedendola a terra.

«Arthur!» esclamò sorpresa, non si aspettava che l’uomo la difendesse, non quando fino a cinque minuti prima stavano litigando a gran voce, chiamandosi per nomi poco carini. L’uomo non aveva mai dimostrato una certa tolleranza nei suoi confronti, evitava sempre di guardarla e Merlyn credeva che la odiasse. Ma non era stata lei quella a puntargli un’arma al collo nei primi dieci secondi della loro conoscenza!

L’uomo la scansò senza troppe cerimonie, mandandola direttamente tra le braccia di Lancelot, prima di avventarsi nuovamente su Sir Valiant.

«Arthur fermati!» urlò cercando di andare a separare i due, ma Lancelot la bloccò «Potresti farti male.» disse semplicemente indicandole con gli occhi la furia con cui Arthur stava colpendo l’altro uomo, se avesse provato ad avvicinarsi molto probabilmente sarebbe finita per essere colpita da una gomitata.

Il principe di Camelot non aveva idea di cose gli fosse preso, all’inizio trovava divertente vedere Merlyn in difficoltà nel tentativo di rifiutare le avances della guardia senza insultarlo, ma poi quando aveva visto Valiant allungare le mani aveva semplicemente perso il controllo. Nessuno doveva permettersi di toccare una donzella senza il suo consenso, soprattutto non nel modo brusco e disgustoso attuato da Valiant.

Se qualcuno avesse fatto una mossa del genere su Morgana o qualsiasi altra donna a lui cara non avrebbe esitato a trafiggerlo con la sua spada, ma al momento ne era sprovvisto.

Non lo stava facendo per Merlyn in sé, ma più che altro per tutte le donne che subivano quel trattamento ingiusto. Ad Arthur non interessava assolutamente nulla di Merlyn.

«Fermati immediatamente, lo stai uccidendo!» l’urlo disperato della ragazza lo fece tornare alla realtà. Si fermò con il pugno alto in aria, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, il fiato corso, le nocche sporche di sangue. Inclinò leggermente la testa e vide Merlyn con le lacrime agli occhi e desiderò non vederla mai più in quel modo.

Gli occhi lucidi avevano preso un colore incantevole, gli ricordavano il cielo limpido di Camelot in una giornata d’estate.

Dietro di lei Lancelot lo stava guardando preoccupato, non si sarebbe mai aspettato di vedere così tanta rabbia da Arthur, lo aveva creduto un uomo silenzioso, non incline alla violenza e certamente non un fan di Merlyn, tanto da arrivare a difenderla in quel modo.

«La pagherai!» urlò Valiant spingendo Arthur per terra. Alzandosi in piedi estrasse la spada dalla cintura e la puntò contro il cavaliere.

«No!» Merlyn si mise tra i due «Sir Valiant, lo perdoni.» chiese nascondendo il corpo di Arthur con il suo, guardò negli occhi della guardia in modo implorante.

Il gladiatore poteva essere antipatico, un pallone gonfiato, una testa di fagiolo e quant’altro, ma non meritava di morire a causa sua. Soprattutto non quando era già a metà strada per conquistare la sua libertà.

A Gwaine mancavano solamente dieci combattimenti prima di avere abbastanza sigilli per chiedere al Re di riavere la sua libertà, mentre a Lancelot ne mancavano venticinque. Merlyn era sicura che avrebbero potuto andarsene già molto tempo prima se non fosse arrivato Arthur, il quale aveva vinto ogni singolo combattimento a cui aveva partecipato.

Già due gladiatori avevano avuto la fortuna di tornare in libertà, ma era stato vietato loro di lasciare la città, Cenred aveva timore che andassero a raccontare al di fuori di Essetir dell’arena. Oliver e Paul – i due gladiatori liberi – erano stati assunti come cavalieri di Essetir, prendendo titolo nobiliare, ma avevano il divieto a rimettere piede nell’arena.

Valiant guardò la ragazza attraverso gli occhi mezzo chiusi per il dolore, quel gladiatore sapeva decisamente tirare pugni «Gli risparmierò la vita al costo di una cena.» decise e Merlyn non ci pensò nemmeno prima di accettare.

Arthur divenne rosso di rabbia, ma la mano di Lancelot sopra la sua bocca gli impedì di parlare.

Era tutta colpa sua.

Alice ansimò dal piacere masticando un pezzo della deliziosa carne che i servitori avevano portato nelle stanze di Sir Valiant.

Merlyn non era certo una stupida, sapeva perfettamente come manipolare la situazione ed Alice era stata più che felice di diventare sua complice.

La ragazza – che lei sia benedetta – si era presentata alla cena con Alice al seguito, scusandosi con il cavaliere dicendo che «La mia Protettrice mi ha imposto l’obbligo di portarla con me, spero non Vi dispiaccia.» e aveva fatto un sorriso che l’anziana donna era sicura avrebbe fatto cadere qualsiasi uomo ai suoi piedi. Ricordava ancora con malinconia i tempi in cui bastava sorridere per ricevere un bacio dal suo Gaius.

L’uomo non aveva aperto bocca per tutto il pasto, lasciando chiacchierare le due donne, le quali si stavano raccontando le rispettive giornate come se fossero amiche di vecchia data.

Era infastidito dalla presenza della vecchia, ma pensò che se si fosse mostrato accomodante forse un giorno gli avrebbe dato la benedizione per sposarla. Valiant non aveva mai visto una pelle tanto chiara e pure come quella della fanciulla e lui bramava avere quanto più di puro ci fosse al mondo, in più la sua giovane età non faceva che attirarlo.

Una donna inesperta a letto era una donna completamente alla sua mercé, Valiant avrebbe potuto insegnarle qualsiasi cosa sull’arte dell’amore senza che lei sapesse se fosse giusto o sbagliato. Non tutte le donne lo accontentavano nella richiesta di mettersi sulle ginocchia e portarlo al piacere con il solo ausilio della bocca, era più un atto che praticavano le donne nei bordelli, non le ragazze per bene.

«Credo che si sia fatto tardi, Sir Valiant.» annunciò Merlyn pulendosi le labbra con un fazzoletto di stoffa «Domani dobbiamo entrambi lavorare, credo sia ora di coricarsi.» aggiunse alzandosi da tavola seguita da Alice che rideva sotto i baffi all’espressione delusa dell’uomo.

«Spero in una seconda cena.» disse accompagnando le signore alla porta.

Merlyn annuì «In futuro.» promise, rimanendo sul vago.

Arthur camminava per la sua cella tenendosi la mano fasciata in quella sana, era preoccupato. Non aveva certo voluto che le cose andassero in quel modo, l’ultima cosa che voleva era sapere Merlyn a cena con quel bifolco.

Quando erano tornati dalla loro visita già tutti i gladiatori sapevano della sua rissa con Valiant ed era stato benvenuto con un coro di applausi, tutti contenti che finalmente qualcuno avesse dato una lezione alla guardia.

Lancelot non aveva aperto bocca, visibilmente arrabbiato con Arthur per il guaio in cui aveva cacciato Merlyn, ma non lo aveva detto a nessuno e il principe ne era grato. Solo Dio sapeva cosa gli avrebbero fatto se avessero saputo che per colpa sua la loro adorata Merlyn era con quel porco.

«Cosa ti turba, Arthur?» la voce di Parsifal lo spaventò, non era abituato a sentirlo parlare. All’inizio aveva immaginato una voce bassa e potente, ma al contrario era dolce, quasi un tono paterno.

«Ho fatto un casino e non sono pronto ad affrontare le conseguenze.» ammise mentre la sua fantasia gli faceva vedere immagini di Merlyn in lacrime per essere stata violata da Valiant, incolpando lui per l’accaduto. Gli si stringeva il cuore al solo pensiero. Cosa avrebbe fatto se Morgana fosse venuta da lui, deflorata contro la sua volontà?

Avrebbe ucciso quel bastardo, senza ombra di dubbio, a Camelot era il principe, gli bastava dire una cosa e tutti sarebbero scattati al suo ordine, ma lì era solamente un gladiatore e chissà quale sarebbe stata la sua punizione per aver ucciso una guardia. Non voleva scoprirlo.

Parsifal si rigirò nel letto, guardandolo in faccia «Le decisioni sbagliate fanno parte del nostro cammino e imparare a convivere con le conseguenze fanno parte della vita.» disse come se non stesse realmente parlando con lui, ma più che altro a sé stesso.

Arthur rimase in silenzio, decidendo che non era necessario condividere i suoi demoni con una persona che stava evidentemente combattendo già con i suoi.

Tornò sul suo letto e si forzò a dormire.

Merlyn fu chiamata al cospetto di Sua Maestà Re Cenred in persona. La ragazza tremava al solo pensiero, la lettera non diceva il motivo per cui il Re volesse vederla ed Alice non era riuscita ad avere nessuna notizia durante la sua visita a palazzo.

La prima cosa che pensò fu che avesse scoperto della sua magia, ma Merlyn era sempre stata molto attenta e l’aveva usata unicamente nelle sue stanze o nell’infermeria su paziente privi di sensi.

La libreria nelle sue stanze era stracolma di libri sulla magia, ma non li aveva portati lei lì, c’erano da prima del suo arrivo ed era sempre stata attenta a non spostarli per dare l’impressione che non li avesse toccati. Aveva addirittura spazzato per terra e buttato la polvere sui libri per dargli un senso di trascuratezza.

Forse Arthur l’aveva notata usare la magia per fargli riprendere il completo controllo della sua mano e l’aveva denunciata alle autorità, dato che gli stava molto antipatica non c’era nulla che lo avrebbe fermato dal raccontare il suo segreto.

«Potrebbe semplicemente voler incontrare la donna che salva i suoi giocattolini.» propose Gwaine rubandole un chicco d’uva dalle mani. Era giovedì, il giorno in cui andava al mercato per acquistare della frutta.

Lancelot annuì «Nessuno è mai morto sotto le tue mani e devo dire che il caso di Hector era piuttosto grave, non gli davo alcuna speranza di sopravvivenza.» disse facendola arrossire. Se solo sapessero che le sue qualità da medico erano in parte dovute anche alla magia…

«O forse vuole liberarti, ormai stiamo quasi da un anno in questo posto orribile.» provò Liam, uno dei primi gladiatori ad essere stato catturato, solamente poche settimane prima dell’arrivo di Merlyn. Non aveva avuto molta fortuna nei combattimenti, ne aveva vinti solamente sette e più volte la ragazza aveva assistito ai suoi crolli emotivi, mentre piangeva disperato arrendendosi a passare il resto dei suoi giorni in quel posto senza alcuna possibilità di andarsene.

Più gladiatori aveva perso già le speranze, chi aveva sperato in un familiare al soccorso, chi nel crollo dell’arena e chi di creare una breccia per fuggire. Merlyn stessa aveva sperato più volte di vedere Will arrivare e salvarla. Si sentiva soffocare tra quelle mura e nonostante si trovasse bene con tutti non poteva negare che Arthur la facesse sentire a disagio.

Si conoscevano ormai da sette mesi e si erano parlati ogni singolo giorno, non in termini d’amicizia, ma Merlyn poteva capire che anche l’uomo soffrisse particolarmente la sua situazione, al contrario di Gwaine che sembrava essere completamente a suo agio.

«Non ti capita sempre di avere cibo assicurato tre volte al giorno, Merlyn.» le aveva detto quando gli aveva chiesto perché non cercasse di andarsene, da quando gli mancavano solamente due sigilli, il gladiatore aveva iniziato a perdere di proposito. Ovviamente il vero motivo era che non voleva lasciare Merlyn, ma questo lei non aveva bisogno di saperlo.

La stessa cosa faceva Lancelot, il quale non se la sentiva di tornare alla sua vita e lasciare i primi amici che era riuscito a farsi.

«Magari vuole darti in pasto ad un drago.» scherzò Arthur, ben sapendo che l’ultimo drago al mondo era incatenato nelle segrete del suo castello.

Merlyn sorrise «Almeno così non dovrò più vedere la tua faccia da asino.» rispose con tanto di linguaccia, facendo ridere tutti i presenti.

Da quando Arthur era venuto a sapere che quella fatidica notte di settimane prima non era accaduto nulla, dell’ingegnoso piano della ragazza e il fatto che Valiant fosse stato trasferito a castello dopo le varie lamentele di Sir Keith sul suo conto, l’uomo si era sforzato di cercare di stringere amicizia con la donna.

«Ora devo andare, ci vediamo dopodomani!» salutò donando un bacio sulla guancia ad ogni singolo cavaliere. Si fermò davanti ad Arthur «Posso o scapperai come l’ultima volta?» domandò alzando le sopracciglia in modo divertente.

Arthur alzò gli occhi al cielo e si chinò leggermente da fare in modo che la ragazza arrivasse alla sua guancia «Non farti strane idee, adesso.» l’ammonì, ignorando completamente il suo cuore che sembrava voler uscire dalla cassa toracica.

Quella Merlyn doveva essere veramente un’incantatrice.

Alice le sistemò nuovamente una ciocca di capelli bruni dietro l’orecchio e le passo le mani sulla stoffa del vestito sulle spalle, eliminando qualsiasi increspatura.

«Ricordati di non guardarlo mai negli occhi, ai nobili non piace.» raccomandò guardandola un’ultima volta in modo ansioso. La ragazza aveva avuto un comportamento eccezionale fin dal suo arrivo, non aveva creato problemi come Alice aveva creduto ed era un ottimo medico a suo parere.

Merlyn annuì, sentiva le mani sudarle in maniera esagerata, non aveva mai avuto così paura in vita sua. Se la situazione si sarebbe fatta grave aveva già pianificato un piano di fuga. Aveva imparato un incantesimo capace di far crollare un intero muro e anche se non l’aveva mai esercitato aveva abbastanza confidenza da sapere che avrebbe funzionato.

La sua magia reagiva alle sue emozioni, da bambina quando si spaventava riusciva addirittura a rallentare il tempo per darle il tempo di scappare dalle malefiche farfalle che provavano a posarsi sul suo naso.

Sentirono il suono assordante delle trombe ed il suo nome venir annunciato, precedendo l’apertura delle pesanti ed altissime porte di legno. Merlyn si sistemò velocemente per l’ultima volta la gonna del vestito e si inchinò, mostrandosi per la prima volta al Re in un gesto di rispetto.

Quando ritenne che fosse passato abbastanza tempo tornò con la schiena ritta e camminò lentamente nella sala cercando di ignorare tutti gli sguardi dei nobili, mentre sussurravano tra loro, incuriositi anch’essi all’oscuro della sua convocazione.

Re Cenred era disgustoso come lo aveva descritto Gwaine e Merlyn arrivò abbastanza vicino da sentirne la puzza. Dio, sperava si lavasse prima di incontrare altri Re, altrimenti si spiegava perché nessuno volesse firmare trattati di alleanza o pace con Essetir.

Il loro Regno era in guerra fin da quando Merlyn aveva memoria, aveva vissuto guardando di nascosto dalla sua umile casa cavalieri combattere nei loro campi, fregandosene di rovinare il già povero raccolto del villaggio.

«Merlyn, così ti chiami?» domandò il Re alzandosi dal suo trono e la ragazza notò il buco sulla tunica. Ma quell’uomo aveva dei servitori che pensassero a renderlo presentabile?

«Sì, Eccellenza.» rispose mantenendo lo sguardo basso, azzardandosi a spiare solamente con l’angolo dell’occhio.

L’uomo le girò introno, dandole possibilità di sentire in maniera più forte il tanfo che proveniva dalla sua persona. Merlyn sarebbe stata fortunata se avesse concluso quella visita senza vomitare sulle scarpe del Re.

Essetir era un Regno povero, la morte del padre di Cenred era costata al popolo tutta la sua ricchezza. Il giovane Re aveva speso tutto il suo tesoro e le tasse dei cittadini per i suoi capricci e le sue inutili guerre, nella speranza di conquistare nuove terre, mentre invece ne perdeva solamente.

«Sei tu la causa del fiasco della mia arena.» disse il Re prendendole il mento tra l’indice e il pollice, aveva la pelle dura e Merlyn desiderò schiaffeggiare via la mano e suggerire a Cenred di lavarsi le mani, era sicura che adesso il suo mento fosse sporco di terriccio.

«My Lord?» domandò confusa, l’arena era tutto che un fiasco. Ogni giorno si riempiva di nobili che desiderava divertirsi vedendo uomini combattere.

Cenred tornò al suo trovo, sedendosi in modo scomposto e poco regale, Merlyn non poteva credere che il Regno in cui abitava fosse governato da un uomo del genere. Perfino Arthur sarebbe stato un Re migliore e la ragazza non sopportava l’uomo dai capelli dorati.

Non era riuscita a scoprire molto sul suo passato, Arthur si chiudeva subito in sé stesso appena provasse a fare conversazione su cosa usasse fare. Sicuramente era un bandito e se ne vergognava, le sue qualità da spadaccino non suggerivano per niente un passato da contadino.

«L’arena verrà distrutta e i suoi occupanti uccisi, sarà meglio che tu vada ad avvertire i tuoi amici.» disse muovendo la mano e delle guardie si apprestarono a condurre la ragazza fuori dalla Sala del Trono.

Merlyn doveva ancora processare bene le parole uscite dalla bocca di Cenred. Avrebbe ucciso tutti loro? Tra lei, i gladiatori e gli schiavi con il collare di bronzo si parlava di più di duecento persone. Sentì il respiro bloccarsi in gola, farsi irregolare. La vista divenne poco chiara, non riusciva più a definire i contorni degli oggetti e le gambe le tremavano.

Prima di svenire riconobbe la sagoma sfocata di Alice raggiungerla.

 

 

 

   
 
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