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Autore: Rosette_Carillon    02/11/2020    2 recensioni
[Post-Hades]
Il cavaliere di Andromeda fatica ad andare avanti con la sua vita dopo lo scontro con Hades. Il dio dei morti è una presenza costante nei suoi incubi, il ricordo della guerra è ancora vivo nella sua memoria.
Shun non vuole perdono, sa di non meritarlo. June non è dello stesso avviso, e non può fare a meno di preoccuparsi per lui.
[June/NemesxShun/Andromeda]
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Shun, Chameleon June
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                   Chains
 
 






 
 
 
 
 
June gli accarezza i capelli con fare rassicurante, gli circonda le spalle con un braccio premendo il petto contro la sua schiena, e lui ascolta il suo respiro lento, il battito costante del cuore.
<< Ferma la catena. >> Lo richiama piano, quasi temendo di spaventarlo con un tono di voce troppo alto.
Shun non sente la sua voce né si accorge della nota di preoccupazione che la giovane donna cerca di non far trasparire.
<< Fermala. >>
L’arma sacra stringe ancora la sua presa, e gli anelli di metallo lasciano segni sul corpo pallido del cavaliere, strappando stoffa e ferendo la pelle.
La sacerdotessa non può fare nulla, quella catena non risponde al suo comando, l’armatura non appartiene a lei.
<< Shun, >> la voce è più ferma di ciò che immaginava << basta, >> non è più una preghiera la sua, è un ordine. << Fermati. >>
Le spirali si allentano, gli anelli non premono più contro la carne morbida, ma la catena di Andromeda resta avvolta attorno al suo cavaliere.
Quella delle catene è una presenza familiare, l’unica costante che ha avuto il privilegio di avere in quegli anni.
Da quando è riuscito a conquistarle, quelle sacre vestigia l’hanno sempre protetto, gli sono state quasi amiche. Lui, invece, le ha tradite. Non è più degno di indossarle, eppure loro non l’hanno rifiutato, lo riconoscono come il cavaliere della costellazione di Andromeda nonostante sia Hades.
Dovrebbero stringersi attorno al corpo con furia e violenza fino a farlo pezzi, invece si rifiutano, accontentandosi di limitare i suoi movimenti stringendolo in una fredda spirale di metallo e stelle.
Dovrebbero essere violente, invece sono gentili come le braccia di June, che gli circondano le spalle.
Il seno della donna preme morbidamente contro la sua schiena, i loro volti sono vicini, e Shun si rende vagamente conto del fatto che lei non indossi la maschera, anche se non può vederla.
Sente le sue labbra calde lungo il collo, la spalla. Una mano gli scosta piano i capelli scoprendo la nuca sensibile, unghie lunghe scivolano delicatamente sulla pelle nuda, graffiano appena.
<< Non valgo queste attenzioni, merito solo di pagare per tutto ciò che ho fatto. >>
June preme una tempia contro la sua respirando piano. << Non è vero. >> sussurra contro un orecchio. << Non è vero, >> ripete con voce più ferma.
Delicatamente, fa scivolare una mano a coprirgli gli occhi. Non sa bene che reazione potrebbe ottenere, l’improvvisa impossibilità di vedere potrebbe agitare il cavaliere, invece lo sente rilassarsi contro il suo corpo, respirare piano, incerto, ma più calmo. << Resta con me, cavaliere di Atena. >>
La voce di Ade è ancora lì, nella sua mente, anche se il Dio ha abbandonato il suo corpo e Shun vorrebbe dimenticare tutto, ma non ci riesce, e sa che non è giusto: dopo tutta la sofferenza che ha causato, essere condannato a rivivere quei momenti è la pena minore.
<< Non merito questo titolo, non merito l’armatura- >>
<< Eppure la dea ti riconosce ancora come suo cavaliere, e l’armatura come suo proprietario. La scelta non spetta a te. Non è mai spettata a te. Sei solo un uomo, Shun, una minuscola parte di un cosmo immenso. Come puoi pensare di avere il libero arbitrio in questioni che riguardano le divinità? >> continua in un mormorio basso. Una mano affonda fra i capelli del cavaliere, le unghie graffiano leggermente << ssh. >>
La catena scivola in terra con un rumore metallico, abbandona il corpo del cavaliere e resta immobile. Stremato e stordito, Shun si abbandona contro fra le braccia della sacerdotessa, che lo stringe a sé.
È sdraiato sul suo letto quando torna in sé, e June sta massaggiando il petto e le braccia con un olio. Il suo sguardo si focalizza sulla figura della sacerdotessa china su di lui. I lunghi capelli biondi, il volto dai lineamenti morbidi, poi il giovane sobbalza, sgrana gli occhi e si volta su un fianco. << Sei senza maschera, >> si sente in dovere di giustificarsi.
La sacerdotessa sospira. << Va tutto bene, >> si limita a rassicurarlo e versa altro olio su una spalla, facendo attenzione a non farlo colare sul graffio poco distante.
Non è quello il momento adatto per spiegargli perché lui possa vederla senza maschera.
<< Cerca di dormire. >>
<< N-no, - >>
<< Shun. Non alzarti. Resta giù e dormi. >>
È un ordine.
Obbedire agli ordini è facile, e lui è stanco.











Note: non so bene da dove sia uscita fuori questa cosa ^_^;. Volevo scrivere qualcosa su questi due personaggi, e ho decio di provare questo esperimento. Spero di non averli scritti OOC.
La ff, nonostante si parli di catene che vengono usate quasi come corde, non è pensata per essere di genere erotico, ed è per questo che non ho messo nessun avvertimento a riguardo.
Grazie a chiunque abbia letto :).

 
  
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