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Autore: TheGhostOfYou0    03/11/2020    4 recensioni
SPOILER!Suburra 3x06.
"La verità è che ha sempre immaginato sarebbero stati loro due alla fine, contro tutto e tutti.
Spadino e Angelica, il re e la regina degli zingari.
E invece no, gli zingari mica meritano il lieto fine. Non c’è nessun regno per loro, non ci sono corone d’oro né castelli, neppure se fatti di carta.
Sono rimasti solo troni di cadaveri sotto i loro piedi e sono troppi, franano e li trascinano giù.
Che poi, pensandoci bene, anche se ci fosse stato qualcosa su cui regnare Spadino non l’avrebbe condiviso con lei e questo Angelica l’ha sempre saputo."
Un focus sul personaggio di Angelica e la sua separazione da Spadino dopo la morte di Aureliano.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sabbia
 
Il dolore sa di sabbia, Angelica lo capisce mentre guarda suo marito andarsene.
Le volta le spalle per l’ultima volta e la lascia lì, sola con il fantasma di una bambina mai nata a perseguitarla, un padre morto che l’ha tradita fino all’ultimo ed una famiglia che non è più sua.
La lascia lì, senza una casa.
Che senso ha tornare senza Spadino? Ormai casa sua è con lui e lei lo seguirebbe ovunque se glielo permettesse.
Ma Spadino non la vuole.

 Dice che lo fa per lei, che non può amarla come merita, che la lascia libera perché possa trovare di meglio e Angelica vorrebbe incazzarsi, perché s’era illusa fossero finiti i tempi in cui gli uomini decidevano per lei e invece eccolo di nuovo, un uomo che crede di sapere meglio di lei cosa è giusto o sbagliato. 
Non capisce che non c'è niente di meglio di quello che hanno costruito insieme. 

Vorrebbe incazzarsi, davvero, ma non ci riesce.
La sensazione delle labbra di Spadino ancora premute contro la sua fronte è vivida, le fa male e c’è Nadia che piange, straziata, che ha bisogno di lei ed Angelica si sente in colpa, perché il suo uomo è morto mentre Alberto l’ha solo lasciata.  
 
Vorrebbe far sparire quel buco gigante che sente nel petto –e probabilmente lo farà presto, ha qualcuno di cui prendersi cura dopotutto – ma ha bisogno di qualche minuto ancora.
Le è crollato il mondo addosso, non sa da dove si comincia a ricostruirlo. 

La verità è che ha sempre immaginato sarebbero stati loro due alla fine, contro tutto e tutti.
Spadino e Angelica, il re e la regina degli zingari.
E invece no, gli zingari mica meritano il lieto fine. Non c’è nessun regno per loro, non ci sono  corone d’oro né castelli, neppure se fatti di carta.
Sono rimasti solo troni di cadaveri sotto i loro piedi e sono troppi, franano e li trascinano giù.
 Che poi, pensandoci bene, anche se ci fosse stato qualcosa su cui regnare Spadino non l’avrebbe condiviso con lei e questo Angelica l’ha sempre saputo.
 
 
 Tira vento, sulla spiaggia di Ostia, un vento così forte che Angelica prega la possa sollevare e portare via lontano, dove tutto questo non è altro che il ricordo  sbiadito di una vita che non le appartiene.
Ma il vento maledetto non basta a trascinarla via ed i suoi piedi rimangono incollati a terra, la sabbia le entra in bocca e Alberto se ne sta andando.
 
Lo chiama, il suo nome le graffia la gola come cartavetrata.
Lui non si volta.
La sente, Angelica lo sa, ma non la ascolta, c’è  spazio solo per il suono sordo del suo cuore che ha smesso di battere.  
È  una cosa strana da spiegare, il rumore del silenzio. Angelica giura di poterlo sentire pure lei, perché anche se Spadino non l’ha mai capito, loro sono  più simili e uniti di quanto pensi: due anime semplici, condannate a non essere mai guardate nel modo in cui desiderano dalla persona che amano.
Anche se non può sapere com’è, quando la persona che ami muore, Angelica sente lo stesso lancinante dolore che prova Alberto, perché Spadino –quello che ha imparato a conoscere almeno –è  morto insieme ad Aureliano e quello che scappa via da lei, veloce e senza esitazione,  non è più un uomo, è solo un cuore spaccato a metà, lacerato in modo irreparabile.
 
Vorrebbe poterlo aggiustare, prendersi cura di lui ogni giorno, essere davvero sua moglie finalmente, rimetterlo in sesto. Vorrebbe poter essere la sua ancora di salvataggio e poco importa se vivrà all’ombra di un fantasma, se sarà l’eterna seconda. Angelica non hai mai preteso di essere il grande amore di Spadino, le basterebbe esserne uno e si era illusa, prima che lui la respingesse, che la sua devozione e la sua forza di volontà l'avrebbero tenuti insieme.
Era convinta che il resto sarebbe venuto da sé.
   
Le è bastato guardare Spadino un secondo appena per capire che era tutta la stupida fantasia di una bambinetta,  perché lui non sapeva più mentirle e lei non ne poteva più di fingere di non vedere.
Ed era lì, chiara, la risposta che cercava, l’imminente abbandono che l’aspettava era scritto in quelle pozze marroni che parevano non vedere più niente.
 
È solo che lei non può lasciarlo andare.
Non vuole, non è pronta.
E lo ama, lo ama che morirebbe per lui senza pensarci due volte.
Lo ama tanto che avrebbe voluto esserci lei al posto di Aureliano, solo per essere il tormento della sua esistenza, per sapere se avrebbe abbandonato anche lui dopo la sua morte.
Ne dubita.
 Con Aureliano è sempre stato diverso, chissà perchè poi.
 
Angelica accenna un passo, un movimento impercettibile e lo lascia a metà, un po’ come la sua vita con Spadino. A metà, come tutti  i loro progetti.
 Potrebbe inseguirlo, ma sarebbe inutile. Lei non lo farà tornare indietro, forse se avesse ancora la creatura le cose sarebbe sarebbero diverse, ma Rubina non c’è più e Spadino non è altro che un punto lontano all’orizzonte.
L’ha lasciata sola davvero.
 
Angelica ha freddo e non smette di chiamare il suo nome, ancora un po’ incredula,  e la voce si spegne lenta, si riduce piano piano ad un sussurro, apre la bocca solo per lasciare che la sabbia la soffochi lentamente un granello alla volta.
Il dolore sa di sabbia, Angelica lo capisce mentre suo marito se ne va ed il peso della vita le crolla addosso come un macino. Lo capisce mentre guarda Nadia, si avvicina e la stringe a sé,  e lei piange e grida e ha la cartavetrata in gola proprio come lei.
Sono sole, insieme.
Angelica sa che sapore ha il dolore, lancia un ultimo guardo al punto in cui è sparito Spadino.
“Non te dimentico Albè.”
Lo pensa, forse lo dice. Non importa.
Il profumo di Nadia le invade le narici, trascinato da quel vento che ora non vuole la porti da nessun'altra parte mentre s’aggrappa a lei, e Angelica fa una preghiera per entrambe: vuole capire che sapore ha la felicità.


 
   
 
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