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Autore: Violet Sparks    08/11/2020    18 recensioni
"Se c’era una cosa di cui Chewbecca era abbastanza certo, era che difficilmente qualcosa sarebbe riuscito ancora a sorprenderlo nella vita."
[Chewbecca & Baby!BenSolo] [Pre!TFA]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Han Solo
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Love Actually
 
 
Oh, you are my one and only
You can wrap your fingers round my thumb
and hold me tight
And you'll be alright
(Ed Sheeran, Small Bump)
 
 
 

Se c’era una cosa di cui Chewbecca* era abbastanza certo, era che difficilmente qualcosa sarebbe riuscito ancora a sorprenderlo nella vita.
Non intendeva peccare di superbia, sia ben chiaro.
Solo che, dopo anni e anni passati a girovagare per lo spazio aperto, essere uscito più o meno incolume da innumerevoli battaglie, aver attraversato peripezie a dir poco rocambolesche e aver visitato qualsiasi pertugio dell’universo - dalle città più sfarzose ai paesaggi più inospitali- si sentiva alquanto in diritto di affermare di aver conosciuto e affrontato molto più di quanto qualsiasi essere, umano o alieno, avrebbe mai potuto desiderare in una singola esistenza.
Era un dato di fatto.
La realtà pura e semplice delle cose.
E nulla, fino a quel momento, era mai riuscito a fargli cambiare idea.
 
 

Quando il Millenium Falcon approdò su Hosnian Prime, era pomeriggio inoltrato e la capitale della Nuova Repubblica brulicava, rumorosa, come in un giorno di festa.
Per raggiungere gli alloggi dei Senatori, Chewbecca dovette farsi spazio tra bancherelle di dolciumi, marmocchi che si inseguivano per le strade inondate di sole e gente che passeggiava allegra, intenta a chiacchierare alacremente, godendosi la temperatura mite della stagione.
Nonostante un tale affollamento lo facesse sentire sempre un po' costretto, considerata anche la sua stazza, fu quasi impossibile per il Wookiee trattenere un sorriso sotto la folta pelliccia: dopotutto, quell’entusiasmo sfrenato, quella vitalità prorompente, erano figli della libertà che lui e i suoi compagni avevano conquistato faticosamente dopo la Guerra, sradicando l’Impero Galattico e riportando la pace in gran parte dell’Universo.
Non vedeva l’ora di ricongiungersi ad Han e Leia per ricordare insieme qualche straordinaria avventura.
E per conoscere il nuovo arrivato, ovvio.
Sentiva il cuore fremergli nel petto soltanto al pensiero.
Ben Solo Organa, erede degli Skywalker, era nato da ben quattro settimane ormai e Chewbecca era insieme emozionato e spaventato all’idea di incontrare finalmente il frugoletto umano.
Il suo migliore amico era scappato via dalla missione che stavano portando a termine su Canto Bight, non appena la notizia del parto lo aveva raggiunto. Il problema era che, nonostante l’uomo gli avesse promesso di dargli sue notizie, di tenerlo scrupolosamente aggiornato sugli eventi, dopo un messaggio di poche righe – Tutto bene! Leia e Ben sono in ottima forma! Sono qui con loro adesso! – il Wookiee non aveva più sentito né lui né Leia né tantomeno Luke.
Quando ne aveva parlato con Lando, il pilota si era fatto una grossa risata, dicendo che probabilmente i tre manigoldi erano completamente assorbiti da Ben e, come tutti i genitori dalla notte dei tempi, non avevano più né occhi né orecchie per niente e nessuno che non fosse quel cosetto profumato.
Chewbe lo capiva, certo, non era mica uno stupido insensibile, tuttavia… gli dispiaceva un po' non essere stato incluso in quel focolaio di affetto, ecco.
Insomma, anche lui voleva conoscere Ben, no?
Anche lui era stato tanto in pensiero per Leia!
Era o non era parte della famiglia?
Grugnì frustrato, mentre, giunto finalmente a casa della famiglia Solo – Organa, veniva scortato dentro da alcuni droidi domestici, affettati e servizievoli proprio come il loro superiore, C3PO. Il malessere di Chewbe crebbe ancora, quando si rese conto che non soltanto nessuno dei suoi amici gli stava venendo incontro per salutarlo, ma anzi pareva proprio che non fosse atteso, che in quella abitazione tutti si fossero dimenticati del suo arrivo.
Era veramente troppo! Non vedeva l’ora di dirgliene quattro sia ad Han che a Leia: si stavano comportando come due maleducati!
Entrò nell’ala del palazzo che era stata adibita a nursery, ma non appena mosse qualche passo incerto alla ricerca dei suoi amici, inciampò in un paio di peluche abbandonati sul pavimento. L’ambiente che gli si parò di fronte era grande quanto un piccolo appartamento, con ampie vetrate a ridosso della città da cui filtrava la luce calda dell’esterno e una balconata magnifica, il cui parapetto traboccava di fiori dal profumo delicato e fresco, che riempiva la camera ogni qualvolta una folata di vento si insinuava attraverso i petali.
L’interno era stato dipinto con colori pastello molto piacevoli, celeste, blu, giallo, lilla ed era composto da un salottino pieno zeppo di giochi, un bagno dove si intravedeva il fasciatoio e due porte laterali, una aperta, in cui doveva dormire il piccoletto, l’altra socchiusa, che probabilmente ricollegava il tutto alla camera da letto dei genitori.
Chewbe passò accanto alla prima stanzetta e vi sbirciò all’interno, pensando di trovarvi Han e Leia, tuttavia si bloccò sul posto quando avvertì provenire dal suo interno, nient’altro che un lamento sommesso, di bambino e notò che a parte una culla da cui spuntavano dei pugnetti protesi, non vi era traccia di nessun’altro.
Era sempre più perplesso: possibile che i suoi amici avessero lasciato così il loro bambino?
Che fosse successo loro qualcosa di brutto? Ma allora perché i domestici erano così tranquilli?
Il mistero si infittiva e Chewbe era davvero confuso. Continuò ad aggirarsi per il salottino con aria sospettosa, buttando un occhio ad ogni angolo e tenendo una mano fermamente ancora al piccolo blaster che portava con sé per ogni evenienza. Certo, alcuni peluche e alcuni bambolotti erano un po' inquietanti, ma non c’era niente che sembrasse fuori posto o facesse pensare ad una qualche colluttazione, per cui il generale non sapeva più cosa pensare.
Fu soltanto quando arrivò in fondo alla stanza, dove erano situati un gruppetto di comodi divani, che finalmente scoprì la verità.
Han e Leia erano abbarbicati sul sofà che dava le spalle alla porta di ingresso da dove lui era entrato, una distesa tutta storta, a pancia in giù, con la testa quasi ficcata sotto un bracciolo, l’altro con ancora tra le dita un biberon che stava gocciolando sul pavimento, praticamente steso a terra, se non per la testa appoggiata sul bordo del sedile.
Erano profondamenti addormentati, anzi no, erano proprio collassati.
Perfino da quelle strambe posizioni, era evidente come entrambi fossero in disordine, stanchi, provati. Chewbe non ricordava di averli mai visti in quello stato pietoso, nemmeno nel pieno della guerra.
Dalla stanzetta del piccolo Ben intanto, i lamenti si fecero più forti, segno che il bimbo pretendeva attenzioni e il generale valutò pure l’idea di ridestare i suoi amici, ma onestamente, dopo avergli lanciato un’ultima occhiata, proprio non trovò il cuore di farlo, così si avviò egli stesso in direzione del piccolino.
Per sicurezza, posò anche il suo ultimo blaster su un cassettone posto proprio accanto alla porta, dopodiché si mosse cautamente verso la culla, neanche si stesse avvicinando ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Ovviamente sapeva come erano fatti i cuccioli di uomo, ne aveva visti parecchi nel corso dei suoi numerosi viaggi in giro per l’universo, tuttavia non ci aveva mai avuto a che fare sul serio e la cosa gli metteva una certa agitazione.
Gli sembravano così piccoli, così fragili.
Chewbecca aveva paura di spaventare Ben e di farlo piangere ancora di più.
Sbirciò il contenuto della culla, allungando soltanto il collo, ma rimanendo a debita distanza.
Come si protese però, il bambino si voltò verso di lui, lo guardò dritto negli occhi e smise di piangere.
Chewbecca di ritrasse, esitò un momento, si riaffacciò.
Di rimando, Ben gli rivolse una smorfietta incuriosita.
Era splendido, il più bel bambino che Chewbecca avesse mai visto in tutta la sua vita.
Di solito, a quell’età, i neonati che aveva incontrato erano ancora rubicondi, gracilini, un po' raggrinziti, Ben invece aveva la pelle bianca e luminosa come il latte, la bocca morbida, il visetto paffuto e una distesa di capelli nerissimi, lucenti come fili di seta. Eppure, fra tutti furono i suoi occhi a lasciare il Wookiee completamente affascinato: due immensi bottoni color pece, profondi ed espressivi. Diamine, Chewbecca forse non era un grande esperto di infanti, ma era abbastanza sicuro che un pargoletto di quattro settimane non dovesse avere uno sguardo così intelligente.
Anche in quel momento, sembrava che Ben non lo stesse semplicemente guardando, ma stesse proprio valutando la sua persona, come per capire se potesse fidarsi di lui o meno.
Alla fine, l’esame dovette avere esito positivo, dato che il batuffolo protese le manine ciotte verso di lui, in un chiaro invito a prenderlo in braccio.   
Chewbe, seppur intimorito, obbedì.
Era leggerissimo, minuscolo, tanto che quasi spariva in mezzo alla folta pelliccia che ricopriva le sue mani. Fu subito felice di essere stato accontentato, per cui prese a scalciare in aria con le gambette ed emise un gorgoglio di entusiasmo, musicale come tanti frammenti di cristallo.
Chewbecca non poté fare a meno di sorridergli estasiato, “Ciao Ben! Io sono tuo zio Chewbecca!” gli disse nella sua lingua e il bambino rise di gusto a sentire quei versi strani.
Presero posto sulla sedia a dondolo posta accanto alla culla. Il Wookiee si strinse al petto il frugoletto che, ancora una volta, quasi sparì in mezzo alla coltre dei suoi peli, ma invece di infastidirsi, ne afferrò una manciata con le manine e cominciò a tirare.
Risero entrambi questa volta.
Se in quel momento qualcuno glielo avesse chiesto, Chewbecca non sarebbe stato in grado di dire su che pianeta si trovassero, che ore fossero, se fuori da quelle mura fosse già notte o si fosse già fatta mattina. Tutto ciò che sapeva era che il suo cuore era lieve come zucchero filato, l’odore buono di Ben gli invadeva le narici e gli faceva venir voglia di immergere il naso tra i suoi capelli fini e nel suo animo sentiva una pace che non assaggiava da tempo, un senso di equilibrio e di allineamento che quasi gli inumidiva gli occhi.
“Secondo me gli piaci…” disse all’improvviso una voce familiare, un po' assonnata.
Han era in piedi accanto alla porta, ancora molto arruffato, che li osservava con il suo solito sorriso sbilenco stampato sul volto un po' pallido. “Un consiglio, non farti fregare da quegli occhioni, è un comandino peggio della mamma!” continuò ancora il pilota.
“Guarda che ti ho sentito!” proruppe una voce di donna dalla stanza accanto.
Han acuì il suo ghigno, ma non rispose alla provocazione, piuttosto si accovacciò accanto alla loro sedia a dondolo ed elargì prima una sonora pacca sulla sua enorme spalla pelosa e poi una carezza leggerissima sulla fronte del piccolo che però ignorò bellamente l’arrivo del padre: la sua attenzione ormai era tutta focalizzata sulla folta pelliccia di Chewbe che continuava a impastare e intrecciare coi suoi minuscoli pugnetti.
“Cavolo, Chewie, sei diventato il suo preferito nel giro di un quarto d’ora! Io ci ho messo una settimana ad entrare nelle sue grazie… e non sono ancora sicuro di piacergli del tutto!” protestò Han, mettendo su un broncio teatrale.
“È perché è sveglio, a differenza tua!” lo canzonò il Wookiee.
“Ah, come al solito sono in minoranza qui! Dov’è Luke quando serve?”
Risero di gusto, scambiandosi un profondo sguardo di intesa.
“È la miglior cosa che tu abbia fatto in vita tua Han, sul serio.” affermò alla fine Chewbecca, guadagnandosi un’espressione emozionata e insieme imbarazzata da parte del suo migliore amico.
“Lo so, vecchio mio… però promettimi che gli farai spesso da babysitter, ti scongiuro! Luke e R2 sono negati, 3PO gli sta antipatico ed io e sua madre stiamo per avere un crollo nervoso!”
Chewbecca emise un verso prolungato, ferino, che gli fece vibrare il petto in una specie di terremoto e con esso, il batuffolo che stringeva tra le bracciava, il quale gli rivolse una risata sdentata.


 
Si era sbagliato.
A quanto pareva, c’era ancora qualcosa in grado di sorprenderlo nella vita.
Si era appena innamorato, perdutamente, di un cucciolo umano.

 
  





NOTE AUTORE

(*) Si può dire indifferentemente sia Chewbecca che Chewbacca, dipende dalla versione italiana o originale dei nomi, ma sinceramente mi piaceva di più vederlo nel testo con la lettera e, dunque ho optato per la prima opzione, niente di più. 
 
Buonasera gente!!
Sì, sono proprio io! Lo so che avete controllato il nome dell’autore dieci volte mentre leggevate, increduli che io avessi scritto qualcosa che non fosse neanche lontanamente Darkpilot! Ma sì, non c’è trucco, non c’è inganno ladies & gentleman: è successo… e probabilmente succederà ancora, perché mi sono divertita un casino, ONESTO!
 
Questa OS è nata dal nulla, in una giornata un po' malinconica (tra le tante di questo 2020 davvero da buttare!) in cui ho sentito più del solito il bisogno di prendermi una pausa e scrivere qualcosa di allegro, che mi ricaricasse le pile. L’ho buttata giù in un pomeriggio, senza farmi troppi pensieri – ragion per cui potrebbero esserci delle inesattezze rispetto al canone… non credo, ma non lo so. Morale della favola: non rompete le balls! – e il risultato mi è piaciuto, per cui l’ho proposto anche a voi, nella speranza di strapparvi un sorriso.
D’altronde il rapporto tra Chewbecca e Ben Solo mi ha sempre affascinata tantissimo, credo sia stato uno dei grandi assenti negli ultimi tre episodi della saga ed è un vero peccato, perché sarebbe stato tremendamente tenero!
 
Non temete, i Darkpilot torneranno presto, ma… anche la famiglia Solo- Organa, perché no?
Vi lascio un abbraccio virtuale
A presto
 
Violet Sparks
   
 
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