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Autore: NightWatcher96    13/11/2020    1 recensioni
E' sempre stato colui che non si sarebbe mai arreso e neanche quando la vita sembra abbandonarlo lo farà. Deku affronta la più difficile delle battaglie, ma non sarà mai da solo. E forse l'amicizia diventa qualcosa di più... (Deku x Kacchan)
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note della Quirkless:

Ciao a tutti, sono da poco diventata una grande fan di My Hero Academia e come non potevo scrivere qualcosa a tema Hurt-Confort? Detto questo, vi lascio a una buona lettura! Alla prossima!



 

Katsuki Bakugo non si era mai seduto vicino ai quattro che solitamente frequentavano uno dei tavoli della mensa per consumare del cibo ma quel giorno ringraziò mentalmente qualsiasi forza invisibile che lo fece trovare nello stesso tempo in cui udì qualcosa di strano.

Deku aveva un'espressione indecifrabile sul volto, continuava a fissare assente il suo riso non toccato, mentre sbatteva lentamente le palpebre e muoveva le iridi, come stesse pensando a qualcosa. Iida e Shoto si scambiavano costantemente occhiate perplesse, ricordavano come un deja-vu quando il loro amico era implicato nella questione del salvataggio di Eri con Mirio e NightEye e altre agenzie.

"Qualcosa non va, Midoriya? Sembri assente" domandò il capoclasse, muovendo una mano come un robot. 

"Vuoi un po' della mia soba?" aggiunse atono Shoto, spingendo un po' la scodella con il suo piatto preferito.

Midoriya tremò un attimo, irrigidendosi sulla panca su cui sedeva con gli altri ragazzi. Sorrise, negando piano e con evidente imbarazzo farfugliò parole sconnesse, alzandosi. A nessuno dei due sfuggì il lieve ondeggiare che lo fece aggrappare al bordo del tavolo con riflessi eccellenti. La mano con la cicatrice strinse nervosamente contro quello spigolo, ignorando il pulsare nel palmo gelido della mano.

"Sto bene, ero solo in soprappensiero" disse, prendendo il suo vassoio. "Non ho molta fame, per cui scusatemi, ma andrò a prendere un po' d'aria. Todoroki-kun, grazie ma declino la tua offerta" concluse, con un sorriso tirato, marciando verso la mensa per restituire il vassoio e lasciando la grossa aula. 

Todoroki spostò lo sguardo apatico al biondino che era rimasto fermo a pochi metri più indietro a vedere l'insolita scena, nel notarsi sotto quei "riflettori" una vena iniziò a pulsargli sulla tempia. 

"Che hai da guardare?!" scattò, avvicinandoglisi ad ampie falcate.

"Midoriya è tuo amico. Avete litigato?" chiese, tornando a mangiare la sua soba calda.

"Non siamo amici! E poi che cazzo me ne importa se fa l'idiota inappetente?" sbuffò, richiamando l'attenzione del resto della 1-A, per poi andarsene nella stessa direzione in cui era andato Deku.

Lo trovò seduto sull'erba del bosco che circondava parte dell'Accademia, con una mano a sostenergli una pallida guancia e l'espressione vuota. Sembrava uno che aveva preferito rassegnarsi.

"Hai sempre fatto schifo, Mer-Deku ma con quell'espressione batti tutti i miei standard!".

Deku per la seconda si freddò, come pugnalato alle spalle poi sorrise, riconosciuto il burbero amico d'infanzia e tornò a fissare il vuoto, abbracciandosi distrattamente le ginocchia al petto. Il biondo lo fissò con un sopracciglio alzato, non riusciva a capire che cosa passasse per la mente a quell'idiota dai capelli setosi e scompigliati dal vento. Ultimamente il tempo stava diventando sempre più freddo, del bel tepore estivo non rimaneva che un pallido ricordo.

"Se sei malato dovresti andare da Recovery Girl, se ti devo fare a pezzi tanto vale farlo quando sei al pieno delle tue forze".

"Grazie, Kacchan ma non ho l'influenza" sorrise l'altro, con voce stanca. L'altro lo fissò corrucciato e Deku rise per il misero tentativo di camuffare quella preoccupazione evidente. "In realtà sono solo un po' giù ma mi riprenderò vedrai. Capita anche al più forte degli Hero avere la luna storta, giusto?".

"Di certo non sarai mai tu il Number One Hero" commentò l'altro di rimando, sedendogli accanto con un braccio appoggiato sul ginocchio e l'altra mano che artigliò l'erba ancora verde. "Deku, non sono affari miei, ma qualsiasi tu preoccupazione abbia dovresti parlarne con All Might e-".

"NO!" interruppe Deku, spostando lo sguardo altrove. "Non voglio farlo preoccupare inutilmente. Sto ancora aspettan-". Ma tacque subito, espirando impercettibile.

"Smettila con questi misteri, idiota! Se hai un problema sputa il rospo!" ringhiò afferrandogli un braccio.

Deku sibilò di rimando ma non per rabbia ma… per dolore? Kacchan si rese conto che le sue dita stringevano più del solito su quell'avambraccio sinistro, non sentiva il duro del muscolo, come se si fosse sottoposto a una dieta drastica. Possibile? No, Deku non si era mai preoccupato di diete o di linea.

"Perché stai morendo di fame?" riprese, assottigliando lo sguardo furibondo.

"Ti sbagli, Kacchan".

"E allora spiegamelo! Ti sei fidato nel confessarmi di One for All, anche se facevi il merdoso nel dirmi quei mezzi segreti, non me ne starò ad aspettare che ti passi il morbo per chissà quale dannato giochetto!" urlò stavolta, alzandosi in piedi con foga e tirandolo nella medesima posizione. Deku sibilò nuovamente, strattonandosi violentemente. "PARLA!".

Deku aveva lo sguardo determinato e malinconico allo stesso tempo, il vento frusciava scompigliandogli i capelli verde smeraldo e poi fece qualcosa che Kacchan avrebbe preferito non vedere. Si sfilò la giacca grigia e tenne fisso lo sguardo su quello attonito dell'amico quando gli porse il braccio strattonato. C'erano una serie di lividi ma non certo per allenamenti o abusi.

Kacchan gli prese subito il braccio ma non con rabbia, con innaturale dolcezza: passò un paio di dita su quelle macchie violacee e cercò il suo sguardo mesto. Deku era rassegnato, di chi sapeva tutto e lottava per spiegare, rivelare il segreto importante.

"Corre un virus influenzale e mia madre ha insistito per farmi fare un controllo per verificare che fossi in forze, che il mio sistema immunitario fosse ancora efficiente. Questa mattina ho ricevuto la sua chiamata e…" disse, interrompendosi, abbassando il braccio lungo il fianco. Kacchan gli stringeva la mano dolcemente, con occhi di chi voleva ardentemente sapere. Deku sollevò lo sguardo velato di lacrime e sorrise amaramente: "Kacchan, ho un cancro ai polmoni e non ho grandi aspettative di vita…".

Kacchan spalancò ancora di più le palpebre, aprì la bocca un paio di volte e la richiuse: ne uscirono alcuni piccoli rantoli sconcertati. Era congelato sul posto, non si accorse neanche della mano che Deku gli sfilò dalle sue calde e sudaticce. Era freddo, pallido, ora che lentamente iniziava a riprendere consapevolezza da quello shock. Deglutì, ricomponendosi a pugni stretti.

"Ne sei sicuro, Izuku?" mormorò. 

Deku sorrise amaramente, annuendo. "Kacchan, è la prima volta che mi chiami per nome. Devo averti stupito, eh?" rise infilandosi la giacca e abbottonandosela.

"Lo hai già detto a tutti? Oppure ad All Might?" domandò il biondo, dandogli le spalle solo per non mostrare quel velo caldo che stava crescendo nei suoi occhi scarlatti.

"No. Ti chiedo di mantenere il segreto. Non voglio allarmare nessuno prima di dare totalmente la notizia".

"Sapevo che me lo avresti chiesto, Deku. Ma non sono certo di poterlo fare. C'è in ballo la tua salute, non celare che hai l'One for All" ammise Kacchan, iniziando a camminare piano.

Non ricevette risposta. Kacchan non ci badò per i primi istanti: un tonfo alle sue spalle, ovattato, lo colse di sorpresa. Quando si voltò si sentì nuovamente morire dentro e le sue gambe si portarono immediatamente al capezzale di un Izuku riverso sull'erba, con uno sguardo sofferente e un rivolo scarlatto lungo le labbra. 

"Izuku!" chiamò spaventato il biondo, prendendolo in braccio e correndo verso l'infermeria.

Ignorò il suo nome gridato quando incrociò lungo i corridoi i membri della 1-A, correndo ancora più rapidamente verso la prima rampa di scale che lo separavano da Recovery Girl. Entrò in quella stanza dai toni pastello calciando la porta senza il minimo ritegno, e a pieni polmoni richiamò l'attenzione. 

"Deku! E' svenuto! C'è sangue dalle sue labbra e sta diventando freddo!" implorò.

Si rese conto alla fine di All Might che stava discutendo chissà di cosa con Aizawa e Recovery Girl che già stava dando direttive. Fu spinto fuori dalla porta che si chiuse con uno scatto e lui non poté fare altro che sedersi in una posizione inginocchiata e schiacciare il volto nelle mani bollenti. Il suo cuore batteva a mille, aveva il respiro accelerato e incostante. Sentiva il sapore salato delle lacrime mischiarsi al sudore freddo che aveva iniziato a solcargli il volto affannato. Aveva veramente paura per quella scartina che aveva sempre visto con astio, aveva il terrore che non lo avrebbe rivisto più.

"Bakugo!" fu Kirishima a chiamarlo, il primo a poggiargli le mani sulle spalle per cercare i suoi occhi. "Che cosa è successo?".

Non lo avevano visto mai così sconvolto. Bakugo non si preoccupò neanche di riservare a lui e agli membri della 1-A che lo avevano seguito: era così spaventato che non riusciva a calmarsi né dire parola. Fortuna o caso, la porta dell'infermeria si aprì e Aizawa uscì, con un viso più torvo del solito. Aveva un'espressione molto amareggiata. 

"Sensei!" esclamarono in coro Kirishima, Yaoyoruzo, Denki, IIda e Ochaco. "Come sta Midoriya?".

"Abbiamo chiamato sua madre, Midoriya deve essere immediatamente ricoverato, purtroppo non è una situazione semplice" disse, permettendo loro l'accesso.

I ragazzi inspirarono in modo tagliente, il loro amico era pallidissimo e respirava a fatica, il suo viso era profondamente segnato dal dolore e sembrava che di lì a poco sarebbe morto. 

"Forse era per questo che in mensa era apparso così mogio" mormorò Iida, sorreggendosi pensierosamente il mento. 

"Ma Recovery Girl gli ha sempre rimesso le ossa a posto, perché?" gemette tremante Ochako, facendo un passo avanti.

All Might sentiva i discorsi dei ragazzi, gettando loro occhiate fugaci mentre osservare il pallido Midoriya. Non sapeva cosa pensare, Recovery Girl non aveva proferito parola quando attivando il suo quirk medico si era rabbuiata in viso e aveva scosso la testa. Il suo cuore aveva quasi smesso di battere, aveva temuto che il giovane suo erede fosse…

-NO!- aveva riflettuto, con un'espressione furibonda e i pugni stretti. -Mai! Non pensare a una cosa del genere, Toshinori!- si era rimproverato mentalmente.

E ora, mentre il petto del ragazzo si abbassava e rialzava lentamente, incostante, temeva nuovamente che questo pensiero si sarebbe mutato in realtà…

 

Due giorni.

Infernali quarantotto ore che avevano cristallizzato l'ansia nell'aria, rendendo impossibile vivere o perlomeno concentrarsi su altro.

Bakugo era quello che interpretava alla meglio la terribile circostanza che lo portava a essere assente la maggior parte del tempo. Izuku, stando alla telefonata che aveva origliato da sua madre Mitzuki da parte di Inko, era stato ricoverato d'urgenza in terapia intensiva nell'ospedale dove era stato salvato durante lo scontro con gli scagnozzi di Shigaraki per rapire Kacchan. 

Non era riuscito a sapere altro. Inko non aveva lasciato altri dettagli preziosi.

"So che siete preoccupati per Midoriya" sentì pronunciare dopo ore da Aizawa, con un gran sospiro. Lo vide che lo stava guardando con un'espressione scura e di preoccupazione. "Il vostro compagno è in buone mani. Avete il permesso di andarlo a visitare tutti insieme. Lo abbiamo richiesto al suo medito curante, è fuori pericolo".

Fuori pericolo! Sia Kacchan sia Shoto si irrigidirono sulla sedia, raddrizzando le loro schiene un po' ricurve nella noia di ascoltare una lezione di inglese. Ma come? Quindi era ancora più grave la situazione? E il tempo, come se avesse voluto andare a loro favore, volò letteralmente fra una lezione e l'altra. Quel giorno pioveva come non mai, anche il tempo piangeva.

Quando la campanella suonò spezzando la sottile cappa di fervore che aveva appesantito la 1-A, come una miccia i ragazzi misero tutto nelle loro cartelle e si avviarono verso l'uscita. Iida non disse nulla sul comportamento poco decoroso di quella marmaglia di animali inferociti, non ebbe neanche da ridire quando Bakugo schizzò per primo verso l'uscita della scuola. 

Trovarono al cancello il preside con un sorriso malinconico, All Might, un furgoncino giallo dai finestrini oscurati e perfino la signora Midoriya.

"Vi ringrazio" disse, inchinandosi profondamente con un tremolio nella voce. "Grazie per essere degli amici tanto presenti per il mio Izuku".

I ragazzi, rispettosamente, fecero altrettanto e fu IIda a prendere parola. "Dobbiamo molto a Midoriya, è sempre stato un supporto per noi, andarlo a trovare è il minimo che possiamo fare".

E salirono una alla volta, in un innaturale silenzio.

Fu un viaggio silenzioso, fatto di sospiri e di preoccupazione. All Might era seduto accanto a Inko che continuava a fissare malinconicamente il finestrino, con un fazzoletto stretto nella mano, mentre  i lampioni accesi per rischiarare le strade da quell'acquazzone forte le illuminava a tratti il viso. Bakugo ripensava, rivedendo il suo riflesso nel vetro, alle parole di Deku al suo pesante e nuovo segreto e temeva veramente che sarebbe stato troppo tardi. 

Arrivarono immediatamente all'ospedale. Per Momo, Shoto, Enjirou e Iida fu come tornare a diversi mesi prima, a quando discutevano di come salvare Kacchan dalle grinfie dei Villain. Pioveva ancora più forte, la pioggia batteva contro i finestrini, rendendo impossibile scendere.

"Ragazzi, creerò degli ombrelli per tutti, datemi solo il-" disse Momo, ma fu interrotta dallo scalpitare di Kacchan e Todoroki che corsero immediatamente verso l'entrata dell'ospedale, incurante di quella doccia fredda. Sospirando, la ragazza iniziò a creare ombrelli per tutti. 

Dopo un paio di passi Kacchan si accorse di Todoroki alle calcagna e una vena pulsante lo fece scattare. "Perché mi segui?!".

"Midoriya è mio amico" pronunciò semplicemente, guardandolo negli occhi e riportandoli verso l'entrata che varcarono.

Alcuni infermieri li guardarono ma dalla divisa intuirono e indicarono il piano quarto, stanza dodici. Solo Shoto ringraziò con un cenno del capo frettoloso, Kacchan partì immediatamente a farsi quelle scalinate a quattro, con tutta l'angoscia possibile nel cuore.

"Aspetta" intimò Shoto ma l'altro non lo ascoltò, anzi, aumentò maggiormente il suo ritmo galoppante, e in pochi attimi raggiunsero il piano, facendosi largo fra i malati che passeggiavano sul corridoio fatto a vetrate e alcune infermiere che spingevano carrelli di metallo con del cibo.

Quando la trovarono la stanza si fermarono, ansimando un po' per contemplare di essere a un passo dal vederlo. Dal sapere. Il dodici spiccava sulla superficie bianca della porta socchiusa, poco più in basso c'era la maniglia dorata. 

"Fanculo!" scattò Kacchan, entrando fragorosamente ma come un deja-vu si sentì morire dentro, come se improvvisamente tutta la sua energia fosse stata succhiata. 

Todoroki lo spinse di lato e capì il perché di quella reazione quando vide Midoriya sveglio, che tossiva in un asciugamano impregnato di sangue. I suoi occhi si fecero ampi, sconcertati da vederlo così debole, così… piccolo.

"Ragazzi…" salutò debolmente, nel tentativo di celare l'asciugamano grondante di sangue. "Mi sono svegliato da poco".

Menzogna o no, Deku si era tolto la mascherina dell'ossigeno dalla bocca e respirava con fatica, mentre cercava di non lasciar vedere in quanto dolore fosse. Kacchan gli si avvicinò con uno sguardo indecifrabile poi deglutì amaramente, grattandosi i capelli in un gesto di evidente nervosismo.

"Come stai?" iniziò Shoto, con voce calma e sempre incolore.

"Potrei stare meglio" vagò l'altro, abbassando gli occhi alla sua mano sinistra un po' arrossata. Aveva una flebo in quel braccio e gli dava fastidio non poco.

"Che cos'hai? Hanno già fatto la diagnosi?" continuò il Ragazzo a Metà.

Solo Kacchan si rese conto di quell'esitazione e allora comprese che la situazione era ben grave. Deku sorrise amaramente e aprì bocca per parlare: il tempo che sembrò rallentare, i ragazzi che entrarono nella stanza, sua madre e All Might spaventati lui si fece coraggio e lo disse con il più dolce e sereni dei sorrisi.

"Ho il cancro. Mi hanno dato quattro mesi di vita".

E tutto morì in un istante…

  
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