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Autore: Omegasr    14/11/2020    0 recensioni
Ink ed Error sono soli.
Entrambi destinati a vivere un’eternità di nulla, all’interno dell’Anti-Void.
Sono opposti, ma, in un certo senso, due facce della stessa medaglia;
Ma qualcosa, da quando Ink ha perso le sue emozioni, è cambiato.
(Storia ambientata dopo gli avvenimenti di Underverse.
Sono presenti all’interno della storia:
Error!Sans, Ink!Sans, Underswap!Sans, Underswap!Papyrus, Nightmare!Sans, Dream!Sans, Underlust!Sans, Horror!Sans.
Ovviamente Errorink).
Spero che possiate apprezzarla!
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Papyrus, Sans
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Un tonfo poco distante da me mi fece aprire gli occhi.

Ink non mi aveva neanche sfiorato, quando una figura scura e viscida gli si era catapultata contro, mettendolo al tappeto.

<< Nightmare >>, sussurrai.

Lui alzò lo sguardo e sorrise furbo, mentre Ink riprendeva il controllo e ribaltava le loro posizioni, urlando e dimenandosi con furia eccessiva.

Nightmare non sembrava voler combattere, anzi; rimaneva a terra, sorridente, subendo i colpi del suo avversario.

Provai a scagliare contro Ink i miei fili, ma lui li schivò senza troppa difficoltà, continuando a colpire il noncurante rivale.

<< Ehi, Ink! >>, esclamò una terza voce non poco distante.

Era Dream, fiero e con la sua solita espressione allegra.

Ink si alzò immediatamente, allontanandosi da Nightmare e scagliando numerosi attacchi contro il suo ex collega.

<< Mancato! >>, esclamò dopo averli schivati, e si mise alla mia destra.

Anche Nightmare si rialzò, ponendosi con fermezza alla mia sinistra.

Si guardarono ed ebbi la netta sensazione di essere invisibile.

<< Che ne dici, fratellino? >>, chiese Nightmare, per la prima volta potei notare un briciolo di passione nel suo tono di voce.

<< Come ai vecchi tempi! >>, rispose l’altro, ed insieme si scagliarono contro l’avversario.

Una terza, inaspettata consapevolezza prese forma nella mia mente: per quanto Ink fosse forte, Nightmare e Dream dovevano esserlo anche di più.

Riuscii a malapena a seguire il combattimento, troppo veloce e dinamico perché i miei occhi potessero coglierne i dettagli, ma Ink era decisamente in svantaggio.

Capii però che i due fratelli avevano una tattica:

Nightmare prendeva i colpi, apparentemente senza subire alcun danno, e Dream contrattaccava.

Il tutto proseguì per una manciata di minuti, prima che il Sans in giallo riuscisse a colpire il rivale facendolo schiantare al suolo.

Istintivamente, mossi un passo in avanti in suo aiuto.

Qualcosa cadde da una tasca della felpa che teneva legata in vita e la sua sola visione paralizzò il suo proprietario.

Erano i suoi colori, luccicanti ed imbottigliati in piccole capsule di vetro.

Ink rimase a fissarli senza muovere un osso, mentre il rosso nei suoi occhi andava via via svanendo.

In quel momento, capì di essere stato sconfitto.

Si mise in ginocchio, chinando il capo e sfiorando con uno scheletrico dito le fiale di fronte a lui.

<< Vuoi uccidermi? >>, sussurrò.

Alzò la testa e guardò Dream negli occhi.

Un intenso viola opaco gli colorò lo sguardo e le guance.

<< Avanti, fallo >>.

Dream lo guardava dall’alto, trionfante.

<< Io non voglio ucciderti, Ink. Ma dovrò farlo, se ti rifiuti di riprenderle >>, disse, ed indicò i colori con lo sguardo.

Ink sfiorò nuovamente le fiale con le dita.

<< Allora dovrai uccidermi, Dream >>.

Lui perse per un momento il sorriso.

Sospirò e guardò Ink con l’aria di chi prova un’immensa pena.

<< Bene >>, disse, e si preparò a sferrare un colpo.

Io, da paralizzato che ero, mi alzai di getto e corsi verso di loro.

<< NO! >>, urlai.

Dream si fermò.

<< Non puoi... non puoi farlo... tu— >>.

<< Devo >>, disse lui freddo.

Il mio sguardo vagò da lui, a Nightmare, alla figura di Ink inginocchiata al suolo.

<< Tu non lo farai >>, dissi con una ritrovata audacia.

Dream mi guardò con aria sorpresa.

<< Lasciateci >>.

Fece per ribattere, ma non gliene diedi la possibilità.

<< Lasciateci >>, ripetei con più fermezza di prima.

Nightmare obbedì immediatamente, facendo cenno al fratello che, anche se poco convinto, si lasciò convincere e lo seguì mormorando “hai due minuti, Error”.

 

Ink aveva ancora il capo chino e fissava quei colori con la miseria negli occhi.

Mi inginocchiai di fronte a lui.

<< Ink— >>.

<< Non posso, Error >>, mi interruppe. 

<< Non posso riprenderle >>.

<< A costo di perdere la vita?! >>, chiesi, con il tono di chi implora, più che chiedere.

Lui non rispose, ma annuì debolmente.

<< Perché, Ink? >>.

<< Tu lo sai il perché! >>, mi guardò, mentre l’ultima scia violacea lasciava i suoi occhi bianchi, vuoti.

<< Quello che ho fatto— >>.

<< Quello che hai fatto?! Che cosa hai fatto, Ink? Hai seminato un po’ distruzione, una singola volta in un’eternità passata a creare universi! Come fa un errore a valere più della tua stessa vita?! >>.

Avevo urlato, utilizzando tutto il fiato che mi era rimasto.

<< Vale di più, Error. È il destino dei buoni. Un singolo gesto malvagio è in grado di cancellare ogni azione positiva. Io non posso... non posso riprenderle. Non chiedermelo. Non condannarmi ad un’eternità di dolore >>.

Lo guardai confuso, sbalordito da un discorso che mi risultava genuinamente incomprensibile.

<< Un’eternità di dolore? È questo che ti aspetti? >>.

Annuì nuovamente.

<< La mia vita tornerebbe quella di prima, ma dovrei convivere con il dolore. È meglio l’apatia >>.

<< E che mi dici di tutte le emozioni positive? Tutto ciò che di buono potresti riottenere? Il divertimento, il piacere... la... gioia? >>.

Alzò lo sguardo, colpito dalle mie parole.

Sembrava non riuscisse a credere che proprio io fra tutti stessi facendo quel discorso e, in effetti, risultava difficile crederlo anche per me.

Le parole lasciavano la mia bocca senza che le controllassi.

<< Gioia? >>, sussurrò, con il sorriso più triste che qualcuno mi abbia mai rivolto.

<< Non c’è più gioia per me, Error. Non ce ne sarà mai più. Potrei cercare per una vita intera e non troverei niente di positivo per me nell’intero Multiverso >>.

Chinò di nuovo la testa.

 

Io ho distrutto molti mondi, molti universi. Ho combattuto guerre ed affrontato ogni sorta di nemici, ma quel giorno, con quel nemico... con il mio più grande nemico... io fui in grado di compiere il più grande atto di coraggio della mia esistenza intera.

Perché quel giorno, in quel momento, io osservai un nemico che di nemico non aveva più nulla; osservai la sua mano sfiorare ancora una volta quanto di più prezioso possedesse, mi ci avvicinai cautamente, tremante e terrorizzato.

<< Ci sarebbe qualcosa di positivo, Ink >>.

Posai la mia mano sulla sua.

A quel contatto, il primo contatto che io avessi mai avuto in un’esistenza intera, immediatamente alzò lo sguardo e lo incastrò nel mio.

<< Io sono... Io ti— >>.

Non mi diede la possibilità di finire la frase.

Sfiorò il mio volto e mi sorrise dolcemente.

Un rosso caldo, intenso e brillante, molto diverso da quello di poco prima, gli colorò gli occhi.

 

Senza interrompere il contatto fra le nostre mani, mi alzai in piedi, aiutandolo a tirarsi su.

<< So che non provi lo stesso. Non provi niente. Ma potresti, Ink >>.

Mi osservava a bocca aperta, con un’espressione carica di sorpresa e di una ritrovata emozione.

<< Potresti... noi potremmo... essere felici. Forse. Non so esattamente cosa significhi. Ma la tua vita, la nostra vita, potrebbe essere migliore. Ti aiuterei a ricostruire ciò che è andato distrutto, potrei anche aiutarti a... a creare, per un po’, fino a quando— >>.

Ink mi abbracciò.

Quello fu il primo abbraccio che ricevetti in assoluto.

Per i primi secondi rimasi paralizzato, senza sapere esattamente come rispondere a quell’attenzione.

Lui mi stringeva come se fossi tutto ciò che aveva. Ed era... era bellissimo.

Risposi all’abbraccio.

<< Lo farai, per me? Ricomincerai a soffrire, a sentire, ad... amare? >>.

Lui si allontanò leggermente, senza mai smettere di tenere la mia mano.

Un intenso bordeaux riempiva del tutto i suoi occhi e calde lacrime gli rigavano il volto.

<< L’ho già fatto >>, rispose con voce tremante, e mi sorrise.

Un sorriso al quale sarebbe stato impossibile non rispondere.

   
 
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