IL CONGEGNO RUBATO
“È--
inutile! Puoi-- continuare a --torturarmi quanto vuoi!
Io non ne so-- niente!"
Ribadì l'uomo sanguinante che era
dinanzi a lui con le poche forze che gli rimanevano.
Un
momento prima,
senza preavviso, l’aveva schiaffeggiato con violenza per la sua insolenza facendogli perdere l’equilibrio, ed era caduto a terra
-subito i suoi compagni erano accorsi in sua difesa, ma le guardie li avevano
rapidamente immobilizzati, paralizzati, disarmati e incatenati alla parete
della caverna ,con un’efficacia fulminea che lo aveva reso molto fiero dei suoi
uomini. - poi era passato alle...maniere forti.
"Oh...dammi
tempo e...mi dirai tutto quello che voglio sapere." –Affermò con tono gelido.
Uno dei suoi
compagni gli urlò contro: "Ti ha detto che non ne sa niente…. noi
non ne sappiamo niente!"
Come risposta si avvicinò all'uomo
ancora a terra (non essendosi ancora ripreso dall'ultima percossa) , lo sollevò di peso -e con mala grazia- per il bavero
della giacca; si voltò alla sua sinistra e si rivolse all’uomo dagli occhi
castano-verdi -che aveva appena parlato-, scandendo le parole.
“Se dirai un'altra parola…sarà…” –Si interruppe, e senza un avvertimento, scagliò l'individuo lontano da lui con una
veemenza brutale.
“Nooo!” -Echeggiarono tre voci quasi simultaneamente.
“…sarà il tuo amico a pagare per la tua
insolenza." –Aggiunse con un sorriso crudele sulle labbra .
Il malcapitato andò a colpire la
parete di roccia più lontana della caverna; si udì un tonfo sordo e un respiro mozzato; un
tremito sconvolse le sue membra e --poi nulla più.
Il carnefice, voltò la testa, e
osservò i tre compagni dello sventurato che fissavano con sgomento la figura
immobile riversa a terra, e si deliziò delle espressioni che erano comparse sui
loro visi; la donna dalla carnagione scura che gli era apparsa così fiera e
determinata al loro primo incontro, non stava facendo nulla per trattenere le
lacrime che pian piano le stavano iniziando a rigarle il volto.
Che delusione.
I due uomini che si trovavano a
entrambi i lati, erano senz’altro più addestrati a controllare le loro
emozioni; tuttavia, l’uomo dai capelli neri aveva chinato la testa, per qualche
secondo, per poi rialzarla e rivolgergli uno sguardo carico d’odio; un altro
sguardo pieno d’ira era fisso su di lui , proveniente
dall’altro suo compagno dalla strana lunga capigliatura.
I suoi occhi di ghiaccio si
stavano quasi …beando di
quelle occhiate d’odio, quando un rumore lo fece voltare…e quello che vide lo
fece quasi sussultare…la figura, che fino a qualche secondo prima era
immobile, si stava lentamente rialzando- appoggiandosi con una mano al muro
della grotta- , e nel farlo il suo viso si era girato verso di
lui e negli occhi blu vi era un’aria d’astio.
Sul volto dei tre compagni apparve un’espressione di
sorpresa mista a sollievo.
Un paio d’occhi castano-verde e un paio
d’occhi blu s’incrociarono per un breve istante. Negli occhi castano-verdi vi
era un’espressione
di rimorso, mentre in quelli blu, di comprensione.
“Io--non ne—so--niente--del
tuo stramaledetto congegno!!--- Noi non siamo ladri!-- “ Asserì l’infelice ,
guardandolo di nuovo con un flebile ma ferma voce, iniziando a camminare traballando
verso di lui. - “Siamo venuti…- la sua voce a poco a poco si stava affievolendo-
“…su questo dannato Pianeta per… negoziare.”
Le sue forze gli vennero meno e si
accasciò di nuovo sul pavimento a metà strada..
“Lui ha detto
la verità! Noi non sappiamo nulla del tuo congegno!”. -Esclamò
la donna con lo sguardo rivolto al suo malridotto amico.
“Mio figlio, con i suoi
stessi occhi vi ha visto portarlo via!”
“È un maledetto bugiardo,allora”! -Gridò una voce roca e rabbiosa.
“Attento a come parli,
straniero.”- Disse con un monito nella voce, fissando di nuovo -e al contempo-
avvicinandosi all’uomo
svenuto a pochi passi da lui .
“Ma è la
verità: tuo figlio è un bugiardo.” -Ripeté l’uomo dagli occhi castano-verdi con tono di malcelata
rabbia.
“Kermàla ci ha invisi fin dal nostro
primo incontro, Dèrash”- Affermò Teyla con voce calma, tentando di contenere la
rabbia che covava contro l’uomo e nello stesso tempo tentando di farlo
ragionare. – “ e non ne comprendo il motivo”.-
Aggiunse- “Noi non abbiamo commesso
alcun crimine.”
“Lui vi ha visti rubare il mio prezioso congegno. Dovrei forse dubitare
del mio stesso sangue!? Ditemi dove
l’avete nascosto!!!!”- Urlò Dèrash e la sua voce echeggiò sinistramente
all’interno della caverna.
Il Colonnello Sheppard scosse la
testa, Dèrash
era inflessibile. Niente gli avrebbe fatto cambiare idea…
[…avrei dovuto dargli retta …] Lanciò un altro lungo sguardo verso Rodney. […avrei dovuto davvero dargli retta…]
***
…già avrebbe dovuto dargli
retta…quando gli aveva detto che c’era qualcosa che non andava…
…e la sua mente riandò a poche ore
prima che quell’incubo avesse inizio…
“…Non essere paranoico, Rodney.”
“Paranoico?!
Scusami, Colonnello, se tengo in gran considerazione la mia sicurezza personale…e,
aggiungo, che è tuo dovere occupartene .”
“Ehi, Lo faccio sempre.”
“Non mi
sembra, dato che ti ho appena riferito che c’è qualcosa che non va in
quel…Kermàla. Quel tizio non mi piace, e mi sta guardando male, anzi,in modo
sinistro, per essere precisi. Hai
presente Gatto Silvestro?… Titti?
“Titti?!”
“Sì! Dovresti fare qualcosa. ”
“E che cosa dovrei fare?!”
“Non so. Qualcosa!”
“Qualcosa del tipo?’”
“Haaa!!
…non so…andarcene, per esempio?! Tanto questa gente non può offrirci nulla!
“Teyla è di parere contrario.”
“Naturalmente…”
“E poi siamo appena arrivati.
Rilassati, McKay.”
“C’è qualcosa che non va,
Colonnello?”
“No. Dèrash. Va tutto bene.”
***
[ Beh, non stava andando tutto bene ora.]
Dèrash lentamente si stava avvicinandosi di nuovo a Rodney
con fare minaccioso. Alle sue spalle il suono metallico di catene, che erano
scosse rumorosamente e con veemenza, fece comparire un perfido sorriso sulle
sue labbra; ora gli era dinanzi, e torreggiava sopra al povero scienziato accasciato
a terra; abbassò
lo sguardo verso di lui …ed era uno sguardo che non mostrava pietà.
“Io - -non - -so - -niente - -del --tuo dannato--- congegno”.
La debole voce che proveniva dai
suoi piedi lo fece trasalire - non aveva pensato che quell’uomo arrogante, forse
molto intelligente,
ma senza dubbio non un guerriero come lui e gli altri tre suoi compagni,
avrebbe resistito così a lungo- ma si riprese
all’istante.
“Perché ti ostini a mentire
sfacciatamente in questo modo, straniero?!” –Disse
accovacciandosi, con tono esacerbato.
“Per -- l’ultima volta – io
- -non sto mentendo.” Dichiarò Rodney con un filo di voce.
Dèrash gli lanciò un’occhiataccia;
poi lo afferrò per le spalle e lo sollevò di peso- e nel farlo, udì un gemito
straziante provenire dal canadese che aveva la testa china e gli occhi serrati.
“Apri gli occhi e guardami!!”
Il viso si sollevò dopo qualche
secondo, che sembrò eterno, e le palpebre pesanti dello scienziato si schiusero
lentamente, facendo apparire un paio di occhi blu; il suo sguardo era
visibilmente offuscato dal dolore, ma nonostante ciò, riuscì a fissare il suo
torturatore con un’aria
schernitrice che eguagliava il
sorriso beffardo che aveva sulle labbra - il che fece bollire
il sangue a Dèrash.
– “Va’
all’Inferno.”- Disse Rodney
con una fievole voce -udibile solo per l’altro uomo-, prima che le forze lo
abbandonarono del tutto e divenire un peso morto nella stretta d’acciaio del
suo assalitore.
Dèrash lo guardò con disprezzo e
ira prima di lasciarlo cadere al suolo con noncuranza.
“…credo di aver finito con
lui…”-disse con tono glaciale- “ora…vediamo a chi toccherà…”
“È il mio turno…ora.”
-Replicò una voce profonda con una malcelata vena di minaccia.
“Oh..la
mia ,era una domanda retorica.” -aggiunse scavalcando con indifferenza
il corpo di Rodney e fissando Teyla.
“Ehi! Non puoi lasciarlo lì in quel
modo! Ha bisogno di cure mediche!”-Urlò Sheppard con una supplica nella voce, indicando Rodney con
un gesto della testa.
“Ohh…non credo che gli servano…più.”
– Replicò e
lo sguardo sconvolto che era apparso sui tre volti degli stranieri lo fece
rabbrividire di piacere.
Mentre si stava avvicinandosi a
Teyla, una voce
maschile alle sue spalle, seguito da dei passi affrettati lo fece voltare di
scatto.
“MIO SIGNORE! MIO SI…”- La voce dell’uomo-
probabilmente un servo-, s’interruppe bruscamente vedendo la figura su cui
stava per inciampare – “Oh Dei del Cielo…!” -mormorò sconvolto, inchinandosi
sul canadese con uno sguardo compassionevole negli occhi neri; poi, ripresosi,
sollevò timidamente il capo e incontrò un viso che lo stava fissando con
un’espressione di malcelata impazienza.
“Mio Signore!”- Esclamò di nuovo
l’uomo, scattando in piedi,- “Sei stato ingannato! Questa
gente è innocente!!!”
“Ma che cosa stai dicendo , Mìntar?!!”
“È-è-è stato tuo figlio a
sottrarre il tuo prezioso congegno!!” – Disse tutto di
un fiato Mìntar, inginocchiandosi a capo chino.
“Come osi…”
“È stato sorpreso da una guardia
mentre tentava di venderlo a un mercante…” -Il servo
non aveva ancora terminato la frase, quando udì un rapido tacchettio e uno
spostamento d’aria alla sua sinistra; solo allora osò alzare lo sguardo e vide
che il suo signore era andato via.
“Ehi, Mìntar, potresti…” Disse il
Colonnello Sheppard, scuotendo le catene che lo immobilizzavano.
“Mi dispiace. Non posso farlo…ma posso
prendermi cura del vostro amico.” – Si alzò e si diresse
verso l’uscita , poi si fermò a metà strada e urlò qualcosa;
pochi istanti dopo, due uomini ben piazzati, arrivarono di corsa con una
lettiga primitiva; i due si avvicinarono a Rodney, e delicatamente, lo adagiarono
e quindi si avviarono verso l’uscita con passo affettato.
“Dove lo portate?” –Chiese Teyla
con premura
“Non temete.
Il vostro amico sarà curato.” – detto questo Mìntar
si avviò verso l’uscita con passo frettoloso.
***
…Avete poi
saputo cosa fosse davvero questo congegno?” – Chiese
“No. E non ci interessa.” -Rispose Ronon Dex con tono
duro.
“Vi ha almeno posto le sue
scuse?”
“No, Elisabeth. Ce ne siamo andati subito dopo che Rodney è stato di nuovo in
grado di essere trasportato, e prima che Ronon avesse un colloquio tĕte a tĕte con Dèrash.”
Il Corridore ostentò un
muso lungo.
Elisabeth trattenne a stento un
sorriso: sapeva che, nonostante l’atteggiamento intollerante nei suoi
confronti, provava simpatia per il canadese.
-“Potete andare. So che siete ansiosi di andare a
trovare Rodney, ora che sta meglio. Ditegli che andrò da lui più tardi. ”-Disse mentre si sedeva alla sua scrivania.
“Sarà fatto, DottoressaWeir.”-
Replicò con un sorriso Teyla.
***
Appena i tre arrivarono all’ingresso
dell’Infermeria, li accolse la voce stridula e alterata di Rodney: stava
bisticciando amichevolmente con Carson; entrarono nell’Infermeria e si fermarono:
videro il loro amico che si agitava nel letto mentre il buon Dottore
cercava di calmarlo.
“Non credevo che un giorno avrei
potuto dire questo:…” -Disse sussurrando il Colonnello
Sheppard chinandosi verso Teyla con un largo sorriso. – “ sono felice di
sentirlo lamentarsi ancora.”
“Stavo pensando la stessa cosa,
Colonnello Sheppard”- Replicò l’Athosiana, voltandosi verso di lui con uno di
quei rari sorrisi luminosi.
Ronon emise un grugnito di
approvazione seguito perfino da un breve sorriso.
“Ehi, voi tre. Perché state sorridendo in quel
modo ebete?!” -Esclamò Rodney con un’espressione contrariata
sul volto.
I tre amici si avvicinarono al
letto in cui giaceva il canadese…continuando a sorridere.