Fu quasi buio quando
arrivò il fratello più giovane. Erano rimasti
sempre lì sul divano cercando di superare quel momento.
Nessuno dei due aveva
sentito la fame. Mycroft in una specie di dormiveglia, senza sogni.
Molly vinta
dalla stanchezza della notte precedente, incapace di staccarsi da lui.
"Ehi! voi due, sono arrivato."
Sherlock entrò come un ciclone,
vide la situazione e si adoperò paziente. Con lui c'era
John, che si occupò
subito di tutti e due.
Svegliò Molly e le
intimò di preparare del tè. Controllò
che Myc
stesse bene poi Sherlock si avvicinò e fece alzare il
fratello maggiore,
parlandogli piano.
"Myc sono qui, ora vediamo di
sistemare questa tua testa, che
non vuol funzionare a dovere."
"Molly sta bene? Ho
perso la cognizione del tempo!" Si passò la mano stanca
sugli occhi con un
debole sorriso.
"Ti sta preparando un bel
tè caldo." Sherlock
si sedette vicino a lui. Cercando di
capire come aiutarlo.
"Ma è sera?" Myc era
allarmato, "Molly non ha
mangiato!"
"Tranquillo c'è John con
lei, si occuperà di farla stare
bene. Ora dimmi cosa vuoi fare."
Mycroft si girò verso il
fratello minore e si sentì protetto. Era
lì con lui, ne fu contento.
"Solo il mio palazzo mentale
può aiutarmi con tutti gli
stimoli esterni che ricevo. Ho bisogno di ordine, tu lo sai quanto
è difficile
concentrarsi solo sulle cose che ritieni necessarie. Non riesco a
gestire la
mia mente, come se tutti i miei ricordi fossero confusi e disordinati.
Devo in
qualche modo ripristinarlo." Mycroft si lamentò sofferente.
"Devi
guidarmi ho bisogno del tuo aiuto, tu sei parte della mia vita e sai
quello che
ho vissuto."
"Bene fratellone. Bevi il
tè di Molly e iniziamo." Molly
gliene porse una tazza, che lui bevve in
fretta. Poi si girò verso John preoccupato, mentre
accarezzava la mano di
Molly.
"John, ti prego occupati di lei, si
è stancata tanto, troppo
per me." Lui annuì, silenzioso.
"Sto bene, Myc." La
dottoressa Hopper gli fu vicino. E lo
rassicurò.
"Mycroft, Molly deve starti vicino,
hai bisogno di sapere che
lei è con te!" Sherlock
lo prese
per il braccio e lo invitò a concentrarsi per entrare nel
suo palazzo mentale.
"Vai fratello, ti
troverò.
Impegnati ed entra." Mycroft appoggiato a Molly si fece
forza e iniziò
a polarizzare la sua mente con difficoltà, ma in poco tempo
fu dentro.
Quello era il posto, il rifugio di
Mycroft, completamente
stravolto. Tutte le stanze del suo ordinato palazzo mentale erano
aperte, i
ricordi confusi sparsi ovunque. Vide comparire Sherlock e si
sentì sereno, ora
lui lo scortava.
"Mycroft è un vero
disastro la tua mente. Devi mettere
ordine. Comincia con le memorie di quando eravamo piccoli."
Sherlock si diresse verso i ricordi
della loro infanzia, insieme
presero ad evocarli, portandoli dentro alla stanza che Mycroft aveva
assegnato
loro. Tutta la vita dei fratelli Holmes era nelle loro menti, che si
faceva
vivida, a volte doleva o allietava. Così sistemarono un poco
alla volta i
ricordi travagliati di Mycroft, chiudendo di volta in volta le porte
delle
stanze. Sherlock lo seguiva confortandolo silenzioso, lo aiutava quando
sapeva
dove mettere mano, dove la vita vissuta insieme li aveva avvicinati e
poi
allontanati.
"Ora fratello, fermiamoci un
pò a riprendere fiato."
Sherlock spinse il maggiore ad uscire dal palazzo mentale. Dovevano
fermarsi
per ricominciare in seguito.
Si ritrovarono davanti al camino,
si guardarono in faccia. Molly
che abbracciava Mycroft, John seduto vicino a Sherlock. Le persone che
li
amavano di più. Si sorrisero complici, consapevoli che tutto
stava cambiando.
Si fecero forza insieme e ripresero
il loro viaggio dentro il
palazzo mentale di Mycroft.
Lui era quasi riuscito a
padroneggiare i suoi ricordi, Sherlock lo
incitava ad andare avanti. Lo seguiva dentro la sua mente senza
forzarlo, con
comprensione. Lento e attento a non ferirlo. Insieme rividero nei
ricordi di
Mycroft, la notte dell'incendio di Musgrave.
Eurus la loro sorellina,
appiccò il fuoco senza alcun rimorso. Si
salvarono appena in tempo e da allora il maggiore degli Holmes protesse
il
fratello più piccolo, con un affetto costante.
Sherlock avvertì
straziante dentro di sé il dolore di Mycroft, quando
avvallò la sua reclusione. Per anni ne portò la
pena. La sua bugia lo rendeva
debole ogni giorno di più.
Capì
molte cose del suo complicato
fratello maggiore, lentamente fu conscio delle angosce che lo avevano
portato
alla tragica decisione di uccidersi.
E la videro ambedue sorpresi,
quella stanza di Pall Mall, dove
nella notte Mycroft stava per mettere fine alla sua vita. Una enorme
porta
spalancata sul buio. Myc vi entrò senza che Sherlock avesse
avuto il tempo di
fermarlo.
Mycroft si girò affranto.
"Fratello, lo devo fare, devo
vedere quello che stava per
succedere."
Myc era titubante, ma si fece forza
e percorse la stanza. La vide
intrisa del suo dolore. Fu invaso con violenza dall'angoscia che aveva
provato
in quel momento. Avvertì lo stesso identico abbandono, la
profonda lontananza
da qualsiasi affetto, la sensazione di fallimento.
Si lasciò andare, cadde
seduto sulla stessa sedia, la piccola arma
appoggiata, il suo testamento scritto in bella calligrafia sul tavolo.
Le mani
strette sul volto.
Sherlock lo vedeva, e cercava di
chiamarlo, ma il suo amato e
complicato fratello maggiore come in trance, non rispondeva. Decise
rapidamente. Uscì dal palazzo mentale di Mycroft, subito si rivolse alla
sbalordita Molly, che
stava vicino a suo fratello.
John si strinse a Sherlock quando
vide il suo volto nervoso.
"Molly, devi intervenire, Myc deve
sentire tutto il tuo
amore. È in difficoltà, è in quella
maledetta sera, parlagli, fa qualsiasi cosa
che lo aiuti a sentirsi amato." Sherlock
fu risoluto, sapeva che erano alla
svolta definitiva.
Molly annuì e senza
indugio, prese a stringere forte per le spalle
Mycroft, cominciò
ad accarezzarlo
parlandogli all'orecchio intimamente, colma di amore e di affetto.
Sherlock approvò con il
viso addolcito, poi con un fugace bacio a
John si allontanò.
"Sta vicino a Molly, sorreggila ne
avrà bisogno."
Sherlock si concentrò, ritornò dal
fratello. Lui era ancora lì
immerso nel buio, seduto a quel tavolo, ma ora la voce di Molly lo
raggiungeva
e lo rincuorava.
Una tenue luce cominciò
ad illuminare la stanza desolatamente
cupa.
Mycroft sentì chiara la
sua voce ed ebbe un sussulto. Molly ora
era entrata nella sua vita, in modo prepotente. Non faceva parte di
quella
stanza folle, lei era la vita, che lo cercava, lo reclamava arrogante.
Sherlock riuscì a
muovere qualche passo avvicinandosi, ma si fermò
vedendo che suo fratello reagiva alla presenza del sentimento di Molly,
che
piano invadeva la stanza e la illuminava.
La sua angoscia sparì
lentamente e in modo costante.
Fu allora che Mycroft
reagì. Vide tutto molto più chiaro.
"Molly, sei sempre presente, il tuo
amore è chiaro come
questa luce che porti nel buio che mi avvolgeva."
Mycroft si alzò e si
diresse deciso verso il fratello minore. La
schiena diritta, il volto sereno. Lo prese sottobraccio lo
trascinò fuori.
"Vieni fratellino, muriamo per
sempre questa porta, non
voglio più vederla." Spinsero insieme la pesante imposta
scura e in un
mutuo accordo la chiusero per sempre.
Sherlock aspettò che il
suo dolore svanisse e lo osservò come
fosse la prima volta. Gli occhi grigi acuti, la sua bocca sottile, le
rughe
increspate sulla fronte, le mani magre, ma forti.
Guardò il volto di Myc, come non faceva da
tempo.
Perché era scontato che
lui ci fosse. Era scontato che suo fratello
Mycroft ci fosse sempre, con lui e per lui. Si emozionò gli
prese la mano e lo
spinse fuori.
"Vai fratello, ora è
tutto finito, va da lei."
Mycroft annuì e si
ridestò vicino a Molly. La baciò con tanto
slancio da sorprenderla. John si staccò per lasciarli alla
loro intimità e
sorrise andando ad abbracciare Sherlock che si era destato.
Il giovane Holmes si sentiva felice
che quell'incubo fosse finito.
Sapeva che aveva avuto le sue colpe, ma ora era deciso a essere un buon
fratello. Per quanto Mycroft glielo permettesse.
Myc e Molly non riuscivano a
staccarsi. Molly lo fermò con
dolcezza, lui la fissò con i suoi occhi grigi ora luminosi.
"Dobbiamo ringraziare tuo fratello
e John per la pazienza che
hanno avuto. Mycroft sei stato aiutato e protetto con tutto l'amore
possibile."
Lui la guardò,
capì quanto fosse saggia quella piccola donna
decisa. Andò verso suo fratello e lo abbracciò.
"Grazie, Sherlock, la cura non
è un vantaggio, ma stavolta mi
ha letteralmente salvato."
Sherlock lo strinse forte, Mycroft
vide i suoi occhi luccicare. Forse
una lacrima? Non se lo chiese, ma ciò gli bastò.
Strinse la mano di John. "Abbi cura
del mio fratellino dottore,
lui è stato perseverante e alla fine ha avuto la sua
ricompensa. La sua
famiglia perfetta, insieme a te e Rosie."
"Alla fine Mycroft Holmes si
è arreso ai sentimenti e
all'amore! L'Inghilterra finirà a rotoli, Ice Man." John lo
apostrofò
ridacchiando.
"Vedremo mio buon dottore, ho
sempre la mia parte da
interpretare in futuro." Mycroft sorrise sornione.
"Fratello mio, quando ti senterai
di riprendere il tuo
lavoro, io ci sarò. Parlane con Molly."
Mycroft annuì senza
replicare, lì condusse alla porta del cottage.
Molly
gli era vicina, lo
teneva per la mano. Li videro partire per Londra con la consapevolezza
di un
nuovo inizio.