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Autore: coopercroft    15/11/2020    0 recensioni
Dopo una vita spesa per il lavoro e a proteggere i suoi familiari, Mycroft si rende conto di non avere nulla per cui vivere. Ma non ha fatto conti con il destino che non ha ancora chiuso la partita con lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fu quasi buio quando arrivò il fratello più giovane. Erano rimasti sempre lì sul divano cercando di superare quel momento. Nessuno dei due aveva sentito la fame. Mycroft in una specie di dormiveglia, senza sogni. Molly vinta dalla stanchezza della notte precedente, incapace di staccarsi da lui.

"Ehi! voi due, sono arrivato." Sherlock entrò come un ciclone, vide la situazione e si adoperò paziente. Con lui c'era John, che si occupò subito di tutti e due.

Svegliò Molly e le intimò di preparare del tè. Controllò che Myc stesse bene poi Sherlock si avvicinò e fece alzare il fratello maggiore, parlandogli piano.

"Myc sono qui, ora vediamo di sistemare questa tua testa, che non vuol funzionare a dovere."

"Molly sta bene?  Ho perso la cognizione del tempo!" Si passò la mano stanca sugli occhi con un debole sorriso.

"Ti sta preparando un bel tè caldo."  Sherlock si sedette vicino a lui. Cercando di capire come aiutarlo.

"Ma è sera?" Myc era allarmato, "Molly non ha mangiato!"

"Tranquillo c'è John con lei, si occuperà di farla stare bene. Ora dimmi cosa vuoi fare."

Mycroft si girò verso il fratello minore e si sentì protetto. Era lì con lui, ne fu contento.

"Solo il mio palazzo mentale può aiutarmi con tutti gli stimoli esterni che ricevo. Ho bisogno di ordine, tu lo sai quanto è difficile concentrarsi solo sulle cose che ritieni necessarie. Non riesco a gestire la mia mente, come se tutti i miei ricordi fossero confusi e disordinati. Devo in qualche modo ripristinarlo." Mycroft si lamentò sofferente. "Devi guidarmi ho bisogno del tuo aiuto, tu sei parte della mia vita e sai quello che ho vissuto."

"Bene fratellone. Bevi il tè di Molly e iniziamo."  Molly gliene porse una tazza, che lui bevve in fretta. Poi si girò verso John preoccupato, mentre accarezzava la mano di Molly.

"John, ti prego occupati di lei, si è stancata tanto, troppo per me." Lui annuì, silenzioso.

"Sto bene, Myc."  La dottoressa Hopper gli fu vicino. E lo rassicurò.

"Mycroft, Molly deve starti vicino, hai bisogno di sapere che lei è con te!"  Sherlock lo prese per il braccio e lo invitò a concentrarsi per entrare nel suo palazzo mentale.

"Vai fratello, ti troverò.  Impegnati ed entra." Mycroft appoggiato a Molly si fece forza e iniziò a polarizzare la sua mente con difficoltà, ma in poco tempo fu dentro.

Quello era il posto, il rifugio di Mycroft, completamente stravolto. Tutte le stanze del suo ordinato palazzo mentale erano aperte, i ricordi confusi sparsi ovunque. Vide comparire Sherlock e si sentì sereno, ora lui lo scortava.

"Mycroft è un vero disastro la tua mente. Devi mettere ordine. Comincia con le memorie di quando eravamo piccoli."

Sherlock si diresse verso i ricordi della loro infanzia, insieme presero ad evocarli, portandoli dentro alla stanza che Mycroft aveva assegnato loro. Tutta la vita dei fratelli Holmes era nelle loro menti, che si faceva vivida, a volte doleva o allietava. Così sistemarono un poco alla volta i ricordi travagliati di Mycroft, chiudendo di volta in volta le porte delle stanze. Sherlock lo seguiva confortandolo silenzioso, lo aiutava quando sapeva dove mettere mano, dove la vita vissuta insieme li aveva avvicinati e poi allontanati.

"Ora fratello, fermiamoci un pò a riprendere fiato." Sherlock spinse il maggiore ad uscire dal palazzo mentale. Dovevano fermarsi per ricominciare in seguito.

Si ritrovarono davanti al camino, si guardarono in faccia. Molly che abbracciava Mycroft, John seduto vicino a Sherlock. Le persone che li amavano di più. Si sorrisero complici, consapevoli che tutto stava cambiando.

Si fecero forza insieme e ripresero il loro viaggio dentro il palazzo mentale di Mycroft.

Lui era quasi riuscito a padroneggiare i suoi ricordi, Sherlock lo incitava ad andare avanti. Lo seguiva dentro la sua mente senza forzarlo, con comprensione. Lento e attento a non ferirlo. Insieme rividero nei ricordi di Mycroft, la notte dell'incendio di Musgrave.

Eurus la loro sorellina, appiccò il fuoco senza alcun rimorso. Si salvarono appena in tempo e da allora il maggiore degli Holmes protesse il fratello più piccolo, con un affetto costante.

Sherlock avvertì straziante dentro di sé il dolore di Mycroft, quando avvallò la sua reclusione. Per anni ne portò la pena. La sua bugia lo rendeva debole ogni giorno di più.

 Capì molte cose del suo complicato fratello maggiore, lentamente fu conscio delle angosce che lo avevano portato alla tragica decisione di uccidersi.

E la videro ambedue sorpresi, quella stanza di Pall Mall, dove nella notte Mycroft stava per mettere fine alla sua vita. Una enorme porta spalancata sul buio. Myc vi entrò senza che Sherlock avesse avuto il tempo di fermarlo.

Mycroft si girò affranto.

"Fratello, lo devo fare, devo vedere quello che stava per succedere."

Myc era titubante, ma si fece forza e percorse la stanza. La vide intrisa del suo dolore. Fu invaso con violenza dall'angoscia che aveva provato in quel momento. Avvertì lo stesso identico abbandono, la profonda lontananza da qualsiasi affetto, la sensazione di fallimento.

Si lasciò andare, cadde seduto sulla stessa sedia, la piccola arma appoggiata, il suo testamento scritto in bella calligrafia sul tavolo. Le mani strette sul volto.

Sherlock lo vedeva, e cercava di chiamarlo, ma il suo amato e complicato fratello maggiore come in trance, non rispondeva. Decise rapidamente. Uscì dal palazzo mentale di Mycroft,  subito si rivolse alla sbalordita Molly, che stava vicino a suo fratello.

John si strinse a Sherlock quando vide il suo volto nervoso.

"Molly, devi intervenire, Myc deve sentire tutto il tuo amore. È in difficoltà, è in quella maledetta sera, parlagli, fa qualsiasi cosa che lo aiuti a sentirsi amato."  Sherlock fu risoluto, sapeva che erano alla svolta definitiva.

Molly annuì e senza indugio, prese a stringere forte per le spalle Mycroft,  cominciò ad accarezzarlo parlandogli all'orecchio intimamente, colma di amore e di affetto.

Sherlock approvò con il viso addolcito, poi con un fugace bacio a John si allontanò.

"Sta vicino a Molly, sorreggila ne avrà bisogno."

Sherlock si concentrò,  ritornò dal fratello. Lui era ancora lì immerso nel buio, seduto a quel tavolo, ma ora la voce di Molly lo raggiungeva e lo rincuorava.

Una tenue luce cominciò ad illuminare la stanza desolatamente cupa.

Mycroft sentì chiara la sua voce ed ebbe un sussulto. Molly ora era entrata nella sua vita, in modo prepotente. Non faceva parte di quella stanza folle, lei era la vita, che lo cercava, lo reclamava arrogante.

Sherlock riuscì a muovere qualche passo avvicinandosi, ma si fermò vedendo che suo fratello reagiva alla presenza del sentimento di Molly, che piano invadeva la stanza e la illuminava.

La sua angoscia sparì lentamente e in modo costante.

Fu allora che Mycroft reagì. Vide tutto molto più chiaro.

"Molly, sei sempre presente, il tuo amore è chiaro come questa luce che porti nel buio che mi avvolgeva."

Mycroft si alzò e si diresse deciso verso il fratello minore. La schiena diritta, il volto sereno. Lo prese sottobraccio lo trascinò fuori.

"Vieni fratellino, muriamo per sempre questa porta, non voglio più vederla." Spinsero insieme la pesante imposta scura e in un mutuo accordo la chiusero per sempre.

Sherlock aspettò che il suo dolore svanisse e lo osservò come fosse la prima volta. Gli occhi grigi acuti, la sua bocca sottile, le rughe increspate sulla fronte, le mani magre, ma forti.  Guardò il volto di Myc, come non faceva da tempo.

Perché era scontato che lui ci fosse. Era scontato che suo fratello Mycroft ci fosse sempre, con lui e per lui. Si emozionò gli prese la mano e lo spinse fuori.

        

"Vai fratello, ora è tutto finito, va da lei."

Mycroft annuì e si ridestò vicino a Molly. La baciò con tanto slancio da sorprenderla. John si staccò per lasciarli alla loro intimità e sorrise andando ad abbracciare Sherlock che si era destato.

Il giovane Holmes si sentiva felice che quell'incubo fosse finito. Sapeva che aveva avuto le sue colpe, ma ora era deciso a essere un buon fratello. Per quanto Mycroft glielo permettesse.

Myc e Molly non riuscivano a staccarsi. Molly lo fermò con dolcezza, lui la fissò con i suoi occhi grigi ora luminosi.

"Dobbiamo ringraziare tuo fratello e John per la pazienza che hanno avuto. Mycroft sei stato aiutato e protetto con tutto l'amore possibile."

Lui la guardò, capì quanto fosse saggia quella piccola donna decisa. Andò verso suo fratello e lo abbracciò.

"Grazie, Sherlock, la cura non è un vantaggio, ma stavolta mi ha letteralmente salvato."

Sherlock lo strinse forte, Mycroft vide i suoi occhi luccicare. Forse una lacrima? Non se lo chiese, ma ciò gli bastò.

Strinse la mano di John. "Abbi cura del mio fratellino dottore, lui è stato perseverante e alla fine ha avuto la sua ricompensa. La sua famiglia perfetta, insieme a te e Rosie."  

"Alla fine Mycroft Holmes si è arreso ai sentimenti e all'amore! L'Inghilterra finirà a rotoli, Ice Man." John lo apostrofò ridacchiando.

"Vedremo mio buon dottore, ho sempre la mia parte da interpretare in futuro." Mycroft sorrise sornione.

"Fratello mio, quando ti senterai di riprendere il tuo lavoro, io ci sarò. Parlane con Molly."

Mycroft annuì senza replicare, lì condusse alla porta del cottage.

 Molly gli era vicina, lo teneva per la mano. Li videro partire per Londra con la consapevolezza di un nuovo inizio.

 

   
 
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