Sente che il mondo sotto i suoi piedi
non è stato ancora scoperto.
Sente che deve gridare per farsi sentire
perché nessuno lo sta ascoltando.
Sente l’eco destreggiarsi nel vuoto
di un pubblico fantasma.
Sa che a nessuno importa
che la società va in un altro verso
che i poeti e gli scrittori vivono
nella gloria di un passato ormai lontano.
Sa che chi non produce
non è degno di far parte di quel meccanismo
perfetto ma
incagliato al punto giusto.
Ma egli non è la rotella di un ingranaggio.
Non partecipa alla macchina
infallibile e fallita
esaurita e inesauribile
che lo attende per immagazzinarlo
e divorarlo come preda succulenta.
Egli dorme nei sogni degli altri
e vive sveglio nei propri.
Scrive consapevole
un pensiero
improduttivo.