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Autore: Batckas    21/11/2020    0 recensioni
Il primo appuntamento di Mark con la bella Marylin, compagna di classe per cui ha una cotta da ormai diversi anni non va come previsto.
Il giovane, come un altro uomo anni prima, compie la scelta di restare al suo fianco nonostante tutto.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mark fece un respiro profondo.
Ce la puoi fare.
Vai là, bussi, ti aprirà sicuramente il padre, tu saluti con educazione e chiedi di vedere Marylin.

Battette le mani per galvanizzarsi. Poteva farcela.
Era la prima volta che usciva con una ragazza e soltanto chiederglielo aveva richiesto tutto il suo coraggio.
Marylin era carina e deliziosa, gli era piaciuta fin dal primo giorno di scuola e aveva impiegato tre anni per capire effettivamente che tipo di sentimenti provava per lei.
In classe chiacchieravano ogni tanto, ma non potevano definirsi amici.
Si era sentito, però, sempre attratto da lei e aveva sempre desiderato approfondire la sua conoscenza.
Con l’incalzare della pubertà aveva dovuto realizzare che avrebbe voluto conoscerla anche fisicamente.
Concentrati! Non fare pensieri sconci! Dai!
Il pensiero che avrebbe dovuto fare un viaggio in pullman di almeno un’ora per arrivare in campagna dove viveva Marylin lo rassicurava, avrebbe avuto tempo per pensare alla sua strategia, per escogitare dei piani, per visualizzare nella sua mente ipotetici scenari che non si sarebbero mai realizzati, ma per cui lui sarebbe stato pronto.
Il suo mezzo arrivò, salì, timbrò il biglietto, si guardò attorno sperando di non conoscere nessuno. Voleva affrontare quel viaggio da solo con i suoi pensieri.
Trovò un posto libero e si accomodò, pregò tutte le divinità affinché nessuno si sedesse al suo fianco.
La sua fantasia si librò come una farfalla.
Era il condottiero che sognava di Marylin nei suoi ultimi giorni di battaglia.
Era l’amante segreto che voleva stare con lei anche quando la famiglia non voleva.
Si immaginava lunghe passeggiate per campi inesistenti, discussioni profonde e appassionate sul senso della vita e sull’amore.
Andrà malissimo.
L’ansia gettò i semi del panico dentro di lui.
Calmati.
Si tastò il polso per assicurarsi che fosse ancora vivo.
Marylin ti ha detto di sì, quindi perché ora dovrebbe volerti cacciare?
Ti ha anche detto che anche lei voleva uscire con te da tempo!
Prendila, andate al cinema, andate a mangiare una pizza, la accompagni a casa e le chiedi se potete ripeterlo uno di questi giorni.
Sii te stesso.
Cioè… sii la versione migliore di te stesso. Meglio!

Prima del previsto l’autista annunciò la sua fermata.
Mark si fece coraggio, uscì dal mezzo e si diresse verso casa di Marylin, una villetta che la ragazza gli aveva detto il padre aveva costruito con le sue sole forze. Mark non aveva mai visto il padre di Marylin, ma lo immaginava come un uomo burbero e forte.
Non fare commenti sulle sorelle. Sii gentile con tutti. Sii educato.
Mark ripassò a mente le regole che la madre gli aveva ripetuto per tutto il tempo che aveva impiegato per prepararsi. Gli abiti che indossava erano stati scelti dalla sorella e il padre gli aveva prestato il suo profumo. C’era lo sforzo di tutta la famiglia dietro la sua preparazione: non poteva fallire.
Tre passi dalla porta.
Due passi dalla porta.
Un passo dalla porta.
Ingoiò un boccone di saliva e ansia.
Suona quel campanello!
Il dito si mosse in automatico.
Aiuto.
“Chi sei?”, domandò l’uomo che gli aveva aperto la porta. Era un uomo alto, muscoloso, ma con lo sguardo buono.
Ricordati il nome!
Che strani tatuaggi…

“Papà!”, Mark udì la voce di Marylin dall’interno che spazzò via i suoi pensieri.
L’uomo si scostò e la fece passare, ma restava alle sue spalle scrutando Mark.
“Salve, signore!”, salutò Mark, poi guardò Marylin.
È bellissima.
Forse ho osato troppo a chiederle di uscire.

“Ciao, Marylin!”
Mark aveva nello zaino una scatola di cioccolatini da darle.
Con la complicatezza di un’operazione chirurgica trasse il regalo e lo porse alla ragazza che arrossì.
Mark sorrise.
Marylin lo accettò.
“Papà, noi andiamo!”
“Non tornare tardi.”
“No, tranquillo!”
Marylin e Mark si allontanarono dalla casa.
“Papà, tutto bene?”, domandò Sarah.
“Qualcosa non mi convince.”
“Mark è un bravo ragazzo! Anche Ellie è d’accordo con me!”
“Sì… non su di lui…”, bisbigliò.
Mark stava pianificando la mossa decisiva: come stringere la mano di Marylin.
Mentre uno dei suoi intricati piani stava per prendere piede, però, la ragazza, con la semplicità di chi comprende la difficoltà del proprio partner, strinse la mano di Mark e gli sorrise, divertita della sua genuinità.
“Dove ti va di andare?”, domandò Mark.
“Andiamo al cinema come programmato, che dici?”
“Va bene…”
Mark era preoccupato, non avevano ancora scelto il film da vedere e sapeva che al cinema locale c’era un film dell’orrore. Lui non sopportava i film dell’orrore e sapeva bene che per un ragazzo di quasi diciassette anni era un’onta molto grave.
Si sentiva più piccolo per la sua età e vedeva i suoi coetanei che sembravano delle perfette macchine dell’amore mentre lui era, al massimo, un bullone.
Marylin, però, faceva sembrare tutto semplice.
A scuola era brillante, ma spesso, quando era sola, Mark scorgeva in lei una profonda tristezza che non era in grado di spiegarsi. Sapeva che la sua famiglia era numerosa, almeno cinque sorelle e innumerevoli zie. Erano molto unite da quanto gli raccontava.
In quel momento per Mark il suo sorriso era la cosa più importante.
Giunsero al cinema dopo cinque minuti di camminata.
C’erano due locandine. Il film dell’orrore di cui solo la copertina spaventava Mark e un film d’avventura con protagonista un cane.
Marylin sembrava dubbiosa.
“Quale pensi sia meglio?”, domandò con una punta di ansia.
“Non saprei… magari… questo del cane!”
Marylin sembrò sollevata
“Oh menomale! Io odio i film dell’orrore, ma pensavo tu volessi vederlo!”
“No, macché! Io mi spavento subito, non sono proprio film per me!”, rise, contento di essersi liberato da quel peso.
I due entrarono nel cinema.
Due figure incappucciate li stavano seguendo.
Dopo un’ora e mezza furono fuori dal cinema, contenti e sereni. Si erano tenuti per mano tutto il tempo, avevano riso e avevano condiviso i popcorn, Mark aveva ancora fame e non vedeva l’ora di andare a mangiare la pizza, ma fece finta di niente.
Marylin era piena di vita e di energie.
“Sto morendo di fame!”, ammise la ragazza.
Non potrebbe andare meglio di così! Stiamo parlando, le piacciono le cose che piacciono a me! Potrebbe davvero diventare la mia fidanzata? Sto correndo troppo. Alla fine, anche se le cose dovessero andare diversamente, potrebbe comunque essere una bella amicizia, no?
Quel pensiero lo rattristò.
“È successo qualcosa?”, domandò Marylin notando il cambio d’umore dell’amico.
“No! No! Tutto bene! Andiamo a mangiare la pizza!”
A chi voglio prendere in giro. So che forse è presto per pensarlo. Ma potrebbe essere che sono innamorato di lei? Che sia addirittura amore? Forse sono troppo giovane per saperlo.
La ragazza voltò di scatto la testa come se avesse visto qualcosa.
“Tutto bene?”, domandò questa volta il ragazzo.
Marylin sembrava persa nei suoi pensieri e non rispose.
Mark si guardò attorno cercando di capire cosa avesse attirato la sua attenzione, ma non vide alcunché.
Cominciò a preoccuparsi.
Non dirmi che ci hanno visti! Qualche compagno di classe! Ti prego fa’ che non sia Richard!
“Possiamo… andare via?”, chiese Marylin.
“Certo…”
Mark cominciava a spaventarsi, l’espressione di Marylin era terrorizzata.
La ragazza strinse forte la mano dell’amico e accelerò il passo.
Ad ogni minuto la paura di Mark cresceva di più.
Poi li vide.
Due figure incappucciate di cui era impossibile scorgere il volto li stavano seguendo.
Sarà solo la mia immaginazione.
Ma così non era, ad ogni vicolo che imboccavano quei due erano alle loro spalle.
Devo fare qualcosa, devo proteggerla, cosa posso fare?
Ecco!

Mark strattonò Marylin per farle cambiare direzione, inizialmente la ragazza fece resistenza.
“Fidati di me.”, disse in un sospiro Mark.
I due ragazzi, quasi correndo, si immisero nella strada principale della piccola cittadina, Marylin capì che Mark stava puntando ad una coppia di poliziotti poco distanti. Guardò con occhi pieni di ammirazione Mark che, con le gambe quasi tremanti per lo spavento, avanzava imperterrito.
I due si fermarono a pochi metri dagli agenti di polizia.
Le figure incappucciate non erano più visibili.
I due poliziotti caddero con la gola tagliata.
Il sangue si sparse per le strade.
“No! Ricombinanti!”, gridò Marylin.
Uno dei due inseguitori trasse una siringa gigante e avvicinò minacciosamente l’ago a Marylin che gridò e svenne.
Ma che succede!?
Mark prese in braccio Marylin e cominciò a scappare. Era lento, la folla, spaventata, fuggiva da ogni direzione.
“Dacci la sorellina!”, gridò una delle figure.
Mark cercò di non pensare alle gambe doloranti o alla fame, grazie all’adrenalina in circolo nel suo corpo anche la ferita al fianco causata da un uncino di una delle due figure passò inosservata.
Per quanto corresse non sembrava riuscire ad aumentare la distanza dai suoi inseguitori, cercava di sfruttare le persone che correvano nella direzione opposta.
Uno degli incappucciati fece un balzo inumano ponendosi davanti a Mark che fu costretto a fermarsi.
Era circondato.
“Ehi voi!”, gridò un poliziotto sopraggiunto.
Quegli esseri, però, si muovevano rapidi, lo uccisero prima ancora che potesse fare qualcosa, per un attimo Mark fu in grado di scorgere il viso di uno di loro. Si paralizzò nel terrore.
Un… un mostro! Deformato, orribile. Oddio!
Si inginocchiò.
Non so cosa fare.
Una delle figure si avvicinò lentamente, trasse l’ago gigante.
Il compagno si materializzò alle spalle di Mark, lo ferì all’addome e lo trattene mentre l’altro conficcava l’ago nella pancia di Marylin che ebbe uno spasmo.
La sua pelle cominciò a marcire, i suoi occhi diventarono vuoti, la sua voce diventò come l’urlo disperato di più voci sovrapposte. La siringa si riempiva di uno strano liquido. Le figure incappucciate si leccavano voluttuosamente le labbra.
“Finalmente.”, disse una di quelle.
Si stava per infilzare con l’ago.
Una palla di fuoco distrusse il terreno ai suoi piedi, la figura si allontanò con un balzo volgendosi, ringhiando.
“Grazie, Mark. Ora ci penso io.”
Il ragazzo vide il padre di Marylin.
Sembrava diverso da prima.
Nella mano sinistra si materializzò una palla infuocata che lanciò contro uno dei due aggressori, impugnò nella mano destra una pistola con cui fece fuoco contro l’altro che indietreggiò furibondo.
Con calma serafica il padre di Marylin ricaricò.
A cosa sto assistendo? È incredibile.
La mano sinistra fu avvolta da elettricità, l’uomo liberò una scarica contro uno dei due e lo ferì al braccio. Il ricombinante sanguinante si infilzò con la siringa.
Mark era libero di muoversi, strisciò verso Marylin che si contorceva.
“Stai bene?”, le chiese, ma della ragazza che conosceva non era rimasto niente.
“Adam… Adam… Adam…”, ripeteva Marylin.
“Chi è Adam? Devo chiamarlo? Non capisco. Ti prego, Marylin!”, Mark la abbracciò piangente.
Mark vide delle api svolazzare e andare ad attaccare una delle due figure mentre l’altra, rinvigorita, rideva a crepapelle.
Il padre di Marylin fece un salto, sparò contro uno dei due, vorticò due dita in aria e indicò un punto sul suolo, il mostro si scagliò su di lui con un salto, ma fu scaraventato indietro da un getto d’aria fuoriuscito sempre dalla mano del padre della ragazza. Il mostro finì nel punto dove prima aveva indicato con le due dita e privo di controllo fluttuò in aria.
“Crepa.”, disse il padre prima di schioccare le dita.
Il mostro fu consumato dalle fiamme.
Si voltò verso l’aggressore che rideva.
“Finalmente un po’ di Adam! Non immagini nemmeno cosa abbiamo dovuto fare per procurarcelo! Tu hai distrutto tutto! Vedi come ti sei ridotto! Sei solo un Big Daddy!”
“Io ho scelto.”
Il padre di Marylin scagliò delle api contro il nemico per impedirgli di vedere, si scostò, al suo fianco apparve un’immagine identica a lui. L’uomo grottesco attaccò la proiezione e non si accorse del raggio gelido che lo congelò sul posto.
“No!”, gridò.
Mark guardava esterrefatto.
Ecco come si chiama il padre!
Jack.

“Saresti dovuto restare sott’acqua.”, disse Jack prima di spostare con la telecinesi un palo e infilzare il ricombinante uccidendolo.
Mark vide Jack che si avvicinava a Marylin e che l’accarezzava in volto.
Le vene di Jack si illuminarono.
Mark dovette chiudere gli occhi per quanta luce era emanata da quel fenomeno meraviglioso.
Quando fu in grado finalmente di vedere, il ragazzo notò che Jack stava abbracciando Marylin e piangeva.
Ha dei tatuaggi a forma di catena sul braccio…
“Mi dispiace che tu abbia dovuto vedere tutto questo, Mark.”, disse rivolto al giovane.
“Non sono stato in grado di proteggere Marylin.”
“No, hai fatto anche più di quanto mi aspettavo da te.”
Jack prese in braccio Marylin.
“Marylin viene da un posto dove nessuno pensava a lei come persona, in cui nessuno avrebbe dato la vita per lei. Tu le hai dimostrato il contrario.”
“Papà?”, chiamò flebilmente la ragazza.
“Sono qui, tesoro. Con me c’è anche Mark, non ha lasciato il tuo fianco nemmeno per un istante.”
Marylin si voltò verso Mark sorridendo con fatica.
“Grazie…”
Mark scoppiò in lacrime.
Jack si diresse verso casa.
La amo.
“Ehi!”, lo chiamò Jack. “Vieni, andiamo a casa. Chiamiamo i tuoi e gli diciamo che stasera resti qui. Sei d’accordo, Marylin?”
“Sì… mi farebbe molto piacere.”
Mark, in lacrime, si affiancò a Jack.
La ragazza cercò la sua mano e Mark gliela strinse, intenzionato a non lasciarla mai più andare.







 
   
 
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