“We’ll meet again
Don’t know where
Don’t know when
But I know we’ll meet again
Some sunny day…”
 

Un raggio, un singolo raggio di sole si proietta sulla pietra immota, accentuando le sfumature morbide del muschio. Si incastra nella profonda crepa che la incide sul bordo e poi la supera, attraversa linee rette e l’orbita vacua, quasi tagliando a metà la statua. Il sole tramonta e albeggia di nuovo, con quell’unico raggio che continua a proiettarsi e danzare sulla superficie erosa dal tempo. Giorno dopo giorno, anno dopo anno. Un millimetro alla volta la crepa si allunga, serpeggiante, stritola la pietra come viticci di una pianta tossica. È un bel mattino d’estate, quando un crack di ossa rotte e sogni frantumati in incubi spezza la quiete del bosco. Il sole illumina uno spiazzo vuoto. Nell’Ignoto, in un’altra forma, in un altro tempo, una risata distorta echeggia tra le betulle.     ▽

 

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