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Autore: cin75    30/11/2020    7 recensioni
WARNING FINALE DI SERIE 15X20.
Se non avete visto l'episodio , non leggete.
Ma se volete farvi del male , leggete.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sam Winchester muore esattamente nello stesso momento in cui muore suo fratello. Muore il suo cuore che va in mille pezzi.
Muore la sua anima che esplode dentro di lui nel più atroce dei dolori.
Muore qualsiasi cosa di vivo abbia dentro di lui.
Resta in piedi e respira solo perché il suo cervello, anche se perso, è comunque una macchina con ancora del carburante che lo costringe a respirare.

Il suo cuore si ferma nell’esatto momento in cui Dean esala il suo ultimo respiro e lascia libera di fuggire la sua ultima lacrima.
Riparte un secondo dopo quando , ancora abbracciato al corpo ormai inerme del fratello, piange e trema in cerca di una qualsiasi sensazione che lo aiuti a lasciarsi alle spalle quel momento e affrontare quelli che verranno immediatamente dopo.

Perde pezzi il cuore di Sam.
Ne perde uno quando dice, con una forza che non avrà mai più: “E’ tutto ok, Dean. Puoi andare adesso!”
Doveva dirlo. Per quanto si sia odiato in quel momento, Dean aveva bisogno di sentirselo dire.
Dean meritava di sentirselo dire.
Il mondo che il maggiore si lasciava alle spalle, in cui lasciava Sam, non era più un mondo in cui c’era bisogno di lottare costantemente contro i mostri. Non era più un mondo mandato avanti dalle storie di Chuck. Loro non erano più manipolati dalle storie di Chuck.
Erano liberi. Finalmente liberi.
Dean meritava di sentirsi dire che poteva finalmente riposare.

Sam perde un altro pezzo del suo cuore , quando ancora stretto al corpo di Dean, piano, attento a non causare un dolore che non può più essere provato, sfila lentamente quello stesso corpo via da quel travetto assassino.
Poggia piano Dean a terra, una mano ancora dietro la nuca a sostenergli la testa. L’altra , di nuovo poggiata, su quella del fratello al centro del petto.

Un altro pezzo del suo cuore martoriato, Sam lo perde quando deve trasportare Dean fino all’Impala, adagiarlo sul sedile di dietro e coprirlo con una coperta perché i due fratellini che si sono rifugiati nella macchina non vedano o intendano più di tanto. Hanno già perso parte della loro innocenza. Dean odierebbe sconvolgerli di più.
Quel pezzo diventa polvere quando il più grande dei ragazzini gli chiede: “Sta bene?!”. Sam lo guarda. Guarda il più piccolo che trema ancora. Guarda Dean. Il suo sguardo sereno.
“Sì, sta bene. Sta solo riposando.” risponde con la voce che è un soffio mentre vorrebbe gridare ed essere tempesta.

L’ennesimo pezzo trema, si ribella, combatte ma poi è costretto a cedere un po’ alla volta ad ogni colpo di ascia contro gli alberi e i rami che serviranno per la pira funebre. Colpo dopo colpo. Dopo colpo. Dopo colpo.
E anche questo pezzo va in cenere quando l’accendino tocca il legno e innesca l’incendio che si porta via ciò che era Dean Winchester.
L’eroe impavido. La roccia granitica. Il cacciatore astuto. L’uomo giusto. Il fratello amato.
Mentre il fumo porta in Cielo ciò che sono solo i resti mortali di colui che sarà per sempre immortale, Sam cerca di tenere sotto controllo la rabbia e la disperazione che si stanno danno battaglia nella sua anima.
Ma sa anche che nella parte più remota del suo cuore , un folle senso di pace e rassegnazione lo convinceranno pian piano che Dean è davvero in pace. Ha avuto quello che aveva sempre desiderato.
Dean lo voleva al sicuro. Il mondo ora non fa più così paura, non è più così pericoloso. Sam sa difendersi in questo nuovo mondo. Sam è al sicuro.
Dean voleva per Sam una vita che potesse chiamarsi davvero vita. Sam gli ha promesso che era tutto Ok.
Dean voleva una morte da cacciatore. Faccia a faccia con una pistola o una lama. La caccia di quella sera ha scelto per lui.
E l’ha avuta. Ha avuto quella morte da cacciatore. Pura e semplice. Perché è così che muore un cacciatore. Lottando corpo a corpo.
Non ci sono più apocalissi da scongiurare. Non c’è più Dio da sconfiggere. Non c’è più il Diavolo da uccidere. Non c’è più bisogno di Sundance e Kid e “fiammate di gloria”.
Il cacciatore può morire e basta. Dice addio e volta pagina.
Dean era stanco della caccia, lo era da anni, lo era dai tempi in cui un’intera città sparì come nella colonia di Roanoke - “Sono stanco di questa vita, Sam, di questo lavoro, di tutta questa situazione...”.
E poi lo aveva ripetuto tante e tante volte che era stanco, era sfinito, era distrutto.
Ma c’era lui. C’era Sammy. E doveva andare avanti e combattere. Ancora. Ancora. Nonostante il dolore, il sangue, le lacrime, la rabbia, le perdite.
Perchè Sam veniva prima. Sam veniva sempre prima. Anche di lui e della sua stessa vita.
Ma Dean era stanco e ora, in questo nuovo mondo, forse, se Sam glielo avesse concesso, poteva lasciarsi andare. Poteva finalmente riposare. Allora Sam glielo concede e dice : “E’ tutto ok. Puoi andare adesso!” e allora Dean si lascia andare. E riposa.
Il cacciatore dice addio e volta pagina.

Un altro pezzo del cuore di Sam si perde nel rimpianto di quella stanza che rimarrà vuota. Perennemente in disordine. Per sempre in attesa di colui che non l’abiterà più. Quando fissando Miracle sussurra tra le lacrime: "Manca anche a me!"
Quel pezzo si strappa piano quando indossa la felpa di Dean e la chiude fin sotto il collo per percepire più contatto possibile; quando toglie il suo orologio e mette quello di Dean e non lo toglie più.
Quel pezzo diventa aria mentre fissa le scritte sul quel grande tavolo. Quelle iniziali di persone che non sono più. Di storie che verranno raccontate da altri. Non da lui. Lui, Sam, le terrà per sempre nel proprio cuore. Lì, dove adesso vive Dean. Lì, dove il fratello ha poggiato la sua mano e gli ha promesso che vivrà per sempre. Che ci sarà per sempre. In quella vita che seguirà passo dopo passo.

Un’altra crepa nel cuore di Sam si fa strada quando squilla quel cellulare – L’altro altro cellulare di Dean – e il solito richiamo alla giusta causa lo riporta a quella promessa: continua sempre a lottare.
Non importa come, non importa per chi. Combatti. Vivi. Non sei solo. Io sono qui, con te.

L’ultimo pezzo che tiene insieme quello che resta del cuore di Sam, rotola via quando spegne per sempre le luci del bunker. Con quelle luci, spegne le urla delle litigate e delle porte sbattute e dà loro silenzio. Spegne le risate per i film visti al computer, per gli scherzi infantili, per l’innocenza di Castiel prima e di Jack poi e le ripone in un cassetto della memoria che aprirà quando gli mancherà il respiro.
Perché Sam sa che il respiro gli si spezzerà mentre continuerà a lottare , a vivere.
Spegne il ricordo dell’eco del motore dell’Impala tra i corridoi ogni volta che Dean la metteva a punto. Ora toccherà a lui farlo. Non l’abbandonerà in quel garage come fecero i Letterati con le loro macchine.
Baby non lo merita. Baby è stata casa loro per tutta una vita. Lo sarà ancora per molto, per lui.
Fin quando non smetterà di percorrere la strada, fin quando….non lo sa nemmeno lui fin quando.

Tutto è buio ora.
Anche dentro di lui. I pezzi che ha perso, perdendo Dean, hanno portato via la luce anche dentro di lui.
Siede al posto di guida. Un tenero guaito lo costringe a guardare dallo specchietto retrovisore. Due occhietti dolci e tristi come i suoi sembrano chiedere: “Perchè? E ora?”
Sam respira a fondo o per lo meno, si costringe a farlo per trovare la forza di parlare. Sono giorni che non parla.
“Non posso restare qui, amico. Troveremo un altro posto. Per adesso è lei casa nostra!”
Gira la chiave.  Mette in moto. Il suono del motore riecheggia senza rimbombare nel locale garage, quasi sottovoce. Anche lei, anche Baby, sembra risentire di quella mancanza, di quel tocco particolare.
Per un’abitudine non sua, una mano và dritta allo stereo, che accende.
Per non annegare….afferra il giorno...prega… per non annegare...per superare la notte..
Stringe le mani sul volante, guarda al lato passeggero. Vuoto.
Parte. Va’ via.
Si mette in viaggio verso Austin.

Forse il suo ultimo caso. Forse il primo di altri che verranno , in solitaria.
Forse è solo un modo per rendere onore a Dean.
Forse è quello che gli serve per capire cosa vuole e deve fare ora che deve andare avanti da solo.
Forse è solo il primo passo per tentare di rimettere i pezzi del suo cuore a posto o per lo meno tenerli insieme con altro nastro adesivo.
Forse un giorno….

Passano i giorni, passano gli anni e poi, poi finalmente quel giorno arriva.
Anche lui, ormai stanco, sfinito, chiede quel conforto che anni addietro fu costretto a dare. Basta uno sguardo.
Quel bambino che ha cresciuto, a cui ha dato il nome tanto amato e mai dimenticato. Quel bambino che è stato il suo riscatto, che ha potuto crescere come lui è stato cresciuto, con amore e attenzione, ora adulto , concede quel meritato riposo.
“E’ tutto ok, puoi andare adesso!” e come fece Dean, anche lui sembra ringraziare con un semplice cenno della testa.
Chiude gli occhi.
Respira un’ultima volta.
Già sa che tra un po’ i pezzi del suo cuore non avranno più bisogno del nastro adesivo.
Che la sua anima tornerà a brillare.
Che nulla farà più male.

“Ehi , Sammy!”
“Dean!”


E Sam sorride e il suo cuore è di nuovo intero.
E smette di annegare.



 

N.d.A.: non dico niente. Solo che sto provando di metabolizzare ancora la meravigliosamente amara fine di serie.
La canzone che Sam ascolta è Drowning di Jensen by Radio Company.

   
 
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