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Autore: Immersi nella vita    02/12/2020    0 recensioni
Le avventure tragicomiche delle Nazioni alle prese con i loro sentimenti.
[ Pairing: Gerita, Spamano, Fruk, Rochu ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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World of Nations: The Secret of Love.
 
 
Prologo

Prussia ebbe la geniale idea di organizzare una festa a sorpresa per il compleanno del fratello, ma era del tutto ignaro che una semplice festicciola come quella avrebbe influenzato così tanto le sorti di molte nazioni intorno a lui. Tra nazioni solitamente non si festeggiavano quegli eventi così privati, al massimo ciò poteva accadere tra una stretta cerchia di conoscenti. Questo però non scoraggiò il prussiano, che, volendo fare le cose proprio in grande stile, esagerò invitando mezzo mondo al compleanno del suo ignaro fratellino. 

Capitolo uno: la festa
 
Il tutto iniziò la sera del 3 ottobre, quando il magnifico teutonico, dopo una seria riflessione sulla labilità del tempo a lui rimasto da dedicare al fratello e alle cose di questo mondo, si mise a telefonare a tutte le nazioni che gli vennero in mente. Così il francese, suo amico, si propose di portare del cibo per la festa insieme anche a quello che avrebbero gentilmente offerto i due italiani. All'invito risposero tutti portandosi dietro anche gli amici. 

......Il 4 ottobre. Berlino,Germania. Ore 19.00......

Ludwig, dopo una lunga e stressante giornata lavorativa, stava finalmente tornando a casa. Tutto quello che avrebbe voluto era mangiare, lavarsi e dormire. Tutto fuorché lo spettacolo che lo accolse una volta aperta la porta...

E fu così che, con immensa pazienza e una buona dose di alcol, al posto del suo sperato riposo, si dovette sorbire una festa più rumorosa e incasinata dei meeting mondiali, a volte stentava a credere che i presenti fossero nazioni, perché si comportavano più che altro come un branco di ragazzini. 

 Veneziano aveva ricevuto l'invito alla festa quello stesso giorno in mattinata e dopo aver convinto un riluttante Romano a venire con lui, avevano passato l'intero pomeriggio a cucinare. Era molto emozionato per la festa, finalmente un'occasione per passare un po' di tempo, che non fosse puramente lavorativo, insieme al tedesco. Era molto legato a quest'ultimo da una forte amicizia, ma dopo la fine della  guerra i loro rapporti si erano molto raffreddati e ogni volta che Veneziano tentava di avvicinarsi e di varcare il confine di quella loro amicizia, si trovava respinto dal teutonico. Tra tutte queste preoccupazioni il settentrionale aveva avuto anche il tempo di preparare un bel regalo per l'amico: delle mutande di Gucci rosso fiammante, sperava che gli avrebbero fatto piacere..
Sicuramente lasciarono una vivida impressione sul tedesco perché anche il suo viso assunse le stesse tonalità del regalo. Imbarazzato balbettò un "danke" e iniziò una conversazione di cortesia con l'italiano. Al duo si unì anche Giappone che regalò 2000 euro al tedesco, imbarazzandolo ancora di più Germania. 

Nel frattempo in cui il ritrovato Asse conversava, la festa stava prendendo una piega decisamente strana. Infatti mentre  Corea del sud sparava a tutto volume le sue cover dei Bts, Inghilterra, ubriaco fradicio, si faceva condurre in uno sgabuzzino dal lascivo francese.

 Intanto Romano, in pantofole e pigiama, non avendo avuto la minima voglia di darsi una sistemata per il compleanno di quel crucco bastardo, si stava già rompendo le scatole. Si chiese cosa ci facesse ancora lì a perdere tempo e trovando ormai insopportabile il clima di quella festa, decise di ritirarsi nella stanza della patata per schiacciare un pisolino. Mentre il meridionale dormiva, Spagna, approfittando della situazione, decise di sdraiarsi accanto al suo pomodorino addormentato, e mentre contemplava il volto assopito della persona a lui più cara, il sonno colse anche l'ispanico. 

Intanto le ore scorrevano, e tra i vivaci sottofondi musicali offerti da Yong sung, le Nazioni si erano ormai spazzolate quasi completamente il buffet e fiumi di alcool scorrevano ad ottenebrare la mente delle personificazioni anche di quelle più sagge. 

Tra queste quella di Cina, che, abbastanza ubriaco, alla vista di Russia abbracciato all'americano, decise di lasciare tempestivamente quella festa. In giardino fu fermato da Giappone, che gli chiese di rimanere, alché, senza ormai alcun freno inibitore, frustrato e triste, sputò addosso a Kiku tutto ciò che provava. Era stanco di vivere, 4000 anni di vita e di dolore erano troppi per chiunque, Nazione o meno, non aveva più nulla a cui attaccarsi, nessuno che poteva consolarlo o abbracciarlo la notte... . Troppo da sopportare per Yao, che si ritrovò il suo monologo interrotto da uno schiaffo di Kiku, che trattendo le lacrime e con voce strozzata gli chiese di tornate in sé, di smetterla con questo delirio, che doveva vivere perché lo doveva al suo popolo e perché non voleva che il suo "gege" lo lasciasse. Lo sconvolgeva profondamente vederlo in quello stato, specchiarsi in quegli occhi stanchi, arrossati dall'alcol e dal dolore che troppo tempo aveva trattenunto dentro di sé. Kiku si chiese perché non era riuscito a vedere questo lato di Cina, ah già era colpa sua...era lui che si era allontanato nella sua indifferenza, era sempre colpa sua se il suo fratellone soffriva in questo modo, ma era troppo difficile ammettere questa amara verità a se stesso. Ma a ferirlo più  di questa sua rivelazione, fu lo schiaffo morale che gli inferse Yao, quando ridendo in modo amaro gli rivolese queste parole: "tu, proprio tu, mi rivogi queste parole! 'Gege'!???Fratellone!? ah...da quanto non ti rivolgevi a me così? Sai quanto fa male? quanto sono solo...quanto mi hai fatto male....." e poi sussurrando in tono sprezzante proseguì con " eh eh. ...ti ricordi Nanjing, allora si che volevi bene al fratellone, perché non lo ammetti cosa hai fatto al corpo del tuo caro nisan? ". Amareggiato e non riuscendo a confrontarsi con il suo oscuro passato, Kiku volse le spalle a Yao e se ne andò.

Ma i confronti non erano finiti per Cina, infatti venne raggiunto da Russia. 
Ivan, dopo aver visto Yao allontanarsi in quel modo dalla festa, decise di inseguirlo. Dopo aver eluso le attenzioni della sua sorellina era finalmente riuscito a raggiungere Cina fuori dalla casa di Germania. Russia teneva molto alla nazione asiatica, erano stati molto amici durante la guerra, e molto di più nel periodo sovietico, ma una rottura ideologica, o meglio le discrepanze tra i loro capi, avevano fatto finire la loro favola d'amore. Quella sera l'aveva trovato bellissimo come al solito, avrebbe voluto parlargli, ma era stato trattenuto da America. Questa era la sua occasione per parlare da solo con Cina, senza capi politici o orecchie indiscrete tra i piedi. Ma quello che vide non era il solito Yao, calmo e misurato, chi aveva di fronte era invece una versione insolita di Cina, ubriaca, triste, distrutta, come un vaso andato in frantumi. Si chiese se sarebbe riuscito a raccoglierne  i cocci, se glielo avrebbe permesso, o lo avrebbe allontanato ancora una volta? Perso in queste sue elucubrazioni, Ivan rimaneva incantato di fronte a Yao senza riuscire a proferire verbo. A riscuoterlo fu un sussulto da parte del cinese che con un' occhiata sfrontata gli urlò con rabbia: " Perché mi hai seguito? Che vuoi anche tu da me? Mi lasci in pace... sono stanco... vattene Russia ... " Riscossosi il russo gli chiese: "Perché fai così? Ti ho seguito perché ti ho visto lasciare come una furia la festa....che è successo? Ti senti male?". A questo punto Cina barcollando si appoggiò a un lampione e con un'espressione amareggiata e nostalgica sussurrò: " Mi sento male, chiedi? ....sì, sto male. Molto male, Ivan. Sai cosa sono? sono stanco, stanco morto di tutto! Perché mi guardi così!?Credi sia impazzito!?? 4000 anni, cazzo. 4000, sono troppi, voglio solo... " a questo punto la voce gli si strozzò e con immensa tristezza concluse "...solo sparire...." . Ivan fissò sconcertato Cina, e dopo che la nazione asiatica ebbe concluso il suo triste monologo, fece l'unica cosa che gli venne in mente: lo abbracciò. Yao venne colto alla sprovvista da quel gesto, si sentì stingere da forti braccia e avvolgere dal profumo un tempo famigliare di vodka e neve. Ivan gli sussurrò all'orecchio parole dolci, che non avevano alcun senso ormai visti i loro rapporti attuali. '' Yao, mio dolce Yao, non dirlo mai più, ti prego di non farlo... mi spezzi il cuore in questo modo. Comprendo il tuo dolore, l'ho provato anch'io, noi nazioni siamo state create per soffrire, per portare la sofferenza dei nostri popoli, ma non dimenticare che se il peso diventa insopportabile da portare, io sono sempre qui per aiutarti" 
 "Perché?" chiese Yao, con la vista che gli si appannava.
 " Perché, nonostante tutto, ti amo ancora... " gli rispose con affetto il russo, accarezzandogli dolcemente i lunghi capelli color ebano. 

Nel frattempo all'interno dell'abitazione di Germania, Romano si svegliò dal suo lungo pisolino e trovandosi di fronte il faccione di quel bastardo ispanico, decise di fare l'unica cosa sensata che gli venne in mente, ovvero buttare giù dal letto Antonio con un "delicatissimo" calcio. Dopo aver fatto ciò ed essersi sorbito le lamentele di quel idiota, decise di andarsene dalla festa. Piano perfetto, tranne che per un piccolissimo particolare, quel bastardo mangia pomodori proprio non voleva lasciarlo stare. E fu così che decise, per il puro gusto di infastidire lo spagnolo, di farsi accompagnare a casa da Turchia. Per convincerlo devette pagarlo, ma la soddisfazione di vedere Antonio rosicare durò poco, infatti quest'ultimo montando su tutte le furie dalla gelosia, fece una scenata spingendo il turco e afferando il braccio di Romano lo trascinò a casa sua. In questo modo il meridionale si ritrovò controvoglia a pernottare tra le mure spagnole.

Ma i due non erano gli unici ad aver abbandonato la festa, infatti finito il cibo e passata la mezzanotte, molte altre nazioni avevano deciso di rincasare. Nel soggiorno mezzo distrutto, sporco di cibo e di vomito, rimaneva solo Veneziano. Quest'ultimo assomigliava agli occhi di Ludwig ad un cucciolo spaesato, si guardava intorno in cerca del fratello e avendo compreso che se ne ne era andato senza di lui, si rassegnò al fatto che sarebbe dovuto tornare a casa da solo. Germania decise che conoscendo l'italiano era meglio accompagnarlo a casa, se no vi era il rischio che combinasse qualche guaio. Decisosi, si avvicinò al settentrionale e con il tono con cui avrebbe dato un ordine, disse: " Italien, vista la tarda ora, ti accompagno a casa" . A ciò Feliciano, molto felice alla sola idea di passare un po' di tempo con lui, gli regalò un radioso sorriso  e imitando un saluto militare, con la sinistra tra l'altro, disse: " Signorsì, mio capitano! ". Il viaggio verso casa fu relativamente breve, infatti le nazioni avevano una particolare abilità che permetteva loro di viaggiare da un paese all'altro percorrendo una breve strada creata da loro. Durante il tragittò però, l'italiano che era particolarmente stanco, essendo l'una passata, si appisolò. Ludwig se ne accorse perché, mentre camminavano fianco a fianco, vide l'italiano vacillare e come d'istinto lo afferrò prima che potesse cadere al suolo. Il tedesco si ritrova sempre in qualche modo sorpreso dal comportamento di Feliciano, come poteva addormentarsi in mezzo alla strada! Mentre camminava per giunta! Decise allora che la cosa migliore da fare in questo caso, era di non svegliare l'italiano e trasportarlo sulle spalle; il che fu alquanto semplice e poco faticoso, visto che Veneziano era leggerissimo. Quando però giunse davanti alla porta di casa  dell'italiano, si vide costretto a doverlo svegliare, infatti gli servivano le chiavi dell'abitazione per entrare. Italia, molto imbarazzato per la figuraccia che aveva fatto e volendo sdebitarsi per il fatto che il tedesco lo avesse portato in casa sulle sue spalle, decise, anche contro le reticenze del teutonico, di offrirgli una bella tazza di camomilla. Si trovavano nella sua cucina a sorseggiare le loro bevande, quando all'italiano venne una brillante idea e con subitaneo entusiamo disse: " Germania, che ne dici se domani usciamo insieme!! ". Al ché Ludwig quasi non si strozzò, una volta calmatosi con la voce più imparziale che riuscì ad usare gli rispose " Scusa, Italien, ma domani non posso. "Si pentì subito di quelle parole quando vide la fitta di delusione che attraversò lo sguardo di Feliciano e che spense la luce nei suoi dolci occhi. " Però possiamo fare Sabato, sono libero per due ore" aggiunse allora, a quel punto l'italiano si illuminò di nuovo come una stella e con calore accettò la sua proposta.
 
   
 
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