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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    04/12/2020    1 recensioni
[Spin-off di Nei giardini che nessuno sa]
Una folata di vento lo costrinse a stringersi nel pesante cappotto scuro che Miho e Seika lo avevano obbligato ad indossare prima di uscire dall’Istituto per tornare a casa; cappotto che, all’altezza del petto del ragazzo, presentava uno strano rigonfiamento tremante e, seppur attutito, lamentoso.
“Shh…” disse il tredicenne a bassa voce mentre apriva il portone con la chiave: “Ora entriamo al caldo, promesso!” sussurrò con urgenza mentre varcava la soglia [...]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: OC (Original Character), Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nei Giardini Che Nessuno Sa'
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FANDOM: Saint Seiya

GENERE: Sentimentale, Fluff, Famiglia

TIPOLOGIA: Flashfic

PERSONAGGI: Seiya, Saori Kido, OFC.

RATING: Verde

NOTE: Buon compleanno Seiya! Dedicata a Jinny. Spin-off di "Nei giardini che nessuno sa".

CUCCIOLI

Nel freddo mattino invernale che minacciava neve, ben prima dell’alba, Seiya attraversò il cancello pedonale della villa e spiccò una corsa attraverso il cortile prima di fermarsi sotto il porticato deserto e silenzioso.

Una folata di vento lo costrinse a stringersi nel pesante cappotto scuro che Miho e Seika lo avevano obbligato ad indossare prima di uscire dall’Istituto per tornare a casa; cappotto che, all’altezza del petto del ragazzo, presentava uno strano rigonfiamento tremante e, seppur attutito, lamentoso.

“Shh…” disse il tredicenne a bassa voce mentre apriva il portone con la chiave: “Ora entriamo al caldo, promesso!” sussurrò con urgenza mentre varcava la soglia; dopo essersi chiuso il pesante portone alle spalle, il ragazzino si affrettò a togliersi le sneaker gelide e a indossare le pantofole rosse, abbandonate accanto alle scarpe degli altri fratelli.

Erano tutti a casa ma, data l’ora indegna, sospettava stessero ancora dormendo.

Dopotutto, si disse, mica mi aspettavano. Dovevo tornare stasera.

Tuttavia, dato un persistente raffreddore che aveva colpito i bambini, Seiya era stato rimandato a casa dalle due educatrici per evitare che si ammalasse.

“Sei ancora convalescente, non puoi prenderti nulla.” l’aveva ammonito Seika con il suo tono da mamma che tanto gli era mancato in quegli anni; al pensiero della sorella, Seiya sorrise e si consolò pensando alla prossima visita.

In quel momento, il rigonfiamento sotto il cappotto – qualcosa si nascondeva lì sotto – si lamentò di nuovo e Seiya avvolse le braccia attorno al proprio petto per azzittirlo: “Adesso andiamo a cercare qualcosa da mangiare… E poi ti porto in camera mia, ho una coperta apposta per te.” mormorò il Saint di Pegasus prima di avviarsi a passo svelto lungo un corridoio che conosceva molto bene.

Pochi minuti dopo, infatti, si fermò – col cappotto ancora indosso – davanti alla porta della cucina e, con un sospiro, bussò tre volte.

Dall’interno si udì un tramestio, poi Seiya bussò un’altra volta prima di avvicinarsi ad essa con il viso: “Akiko-san, ci sei?”

Dieci secondi dopo, la porta si spalancò e comparve effettivamente Akiko-san, la cameriera che a Seiya era più legata e affezionata, la quale gli sorrise non appena lo ebbe riconosciuto prima di rivolgergli un inchino rispettoso: “Seiya-bocchan, è appena tornato?” chiese lei, “Ha fatto tutta la strada a piedi al freddo"?” continuò mentre ne esaminava le guance arrossate con aria critica.

Seiya sorrise imbarazzato prima di annuire: “Già, non volevo disturbare nessuno. C’è un epidemia di raffreddore all’Istituto e mia sorella mi ha rispedito a casa. E… avrei anche un ospite.”

Sotto lo sguardo perplesso della donna di servizio, Seiya tirò fuori da sotto il cappotto quella che, a prima vista, sembrava una palla di pelo nera ma che, a un esame più accurato, si rivelò essere…

“Un cucciolo, Seiya-bocchan? Dove l’ha trovato?” Akiko allungò una mano per accarezzare il cagnolino che si era accoccolato contro il petto del tredicenne, tremante: “Oh, povero caro. È zuppo e infreddolito…”

“L’ho trovato fuori dall’Istituto,” confessò Pegasus: “Piangeva in una scatola e non sono riuscito a lasciarlo lì… Non abbiamo qualcosa che può mangiare?”

“Certo, Seiya-bocchan, venga dentro, sicuramente troveremo qualcosa per entrambi. Ha intenzione di tenerlo?”

Akiko fece strada all’interno della cucina, in quel momento deserta, e subito si mise ai fornelli per scaldare del latte.

Seiya, toltosi il cappotto, vi ci avvolse il cucciolo e lo posò su una sedia lì vicino prima di accomodarsi su un’altra: “Vorrei… Ma devo chiedere a Saori. Però non potevo lasciarlo lì…”

Akiko sorrise di spalle: “Vedrà che Saori-ojousama non le dirà di no. E nel caso contrario, potrei tenerlo io per lei.” propose la donna mentre armeggiava con un pentolino e del miele.

Dopo essersi sfregato un occhio, Seiya riprese il cucciolo tra le braccia e se lo mise in grembo: “Avevo pensato di nasconderlo in camera mia ma volevo che almeno una persona lo sapesse e non facesse la spia a Tatsumi. E di Akiko-san mi fido.” dichiarò il ragazzo con decisione, “Akiko-san è gentile.”

La donna, se avesse potuto, si sarebbe messa a piangere per la commozione, tanta era la fiducia che quel bambino riponeva in lei e non voleva deluderlo.

“Saori-ojousama dorme ancora, perché non resta qui al caldo finchè non si sarà alzato qualcuno degli altri signorini?” propose lei mentre versava nella tazza del latte caldo con miele per Seiya e dell’altro latte dentro un piattino per il cucciolo; dopo aver disposto tutto su un vassoio, si voltò e sorrise nel vedere il cucciolo appisolatosi tra le braccia del ragazzino e quest’ultimo osservarlo con espressione rapita.

Senza dire nulla, trasportò il vassoio fino al tavolo accanto alla sedia e gli diede la tazza: “Lo beva finchè è caldo.” mormorò, “Mi occuperò io di lui.” si offrì la giovane donna mentre sollevava l’involto e se lo posava in grembo. Con attenzione, avvicinò il piattino al muso del cucciolo, il quale si svegliò e cominciò a lappare con energia e qualche mugolio soddisfatto intanto che Seiya si scaldava le mani e lo stomaco con il contenuto della tazza.

Trascorsa una mezz’ora in un tranquillo silenzio, di quando in quando rotto dal rumore degli elettrodomestici in funzione mentre Akiko si era messa a rattoppare alcuni calzini che Seiya riconobbe come appartenenti a Jabu, all’improvviso si udirono dei passi veloci nel corridoio al di là della porta e poi un bussare piuttosto insistente.

Akiko si alzò e lo fermò con la mano prima che si muovesse per poi dirigersi alla porta e aprirla: con sua enorme sorpresa, al di là non vi trovo uno degli altri signorini o una delle altre donne di servizio ma Saori-ojousama, in pigiama e a piedi nudi: “Buongiorno, Akiko-san.” la salutò lei con voce tranquilla, seppur ancora impastata di sonno, “Ho l’impressione che qualcuno sia tornato prima del tempo.” disse lei.

Seiya le sorrise ma non si alzò – aveva ripreso in grembo il cucciolo e si era ritrovato ad accarezzargli il morbido pelo sulla testa – e attese che lei entrasse in cucina e si avvicinasse; quando a separarli non furono che pochi passi, Pegasus si alzò in piedi: “Ehm… Sorpresa?” azzardò lui.

“Non proprio.” Saori si accomodò sulla sedia che aveva occupato Akiko fino a poco prima: “Seika ha chiamato pochi minuti fa e ho risposto da camera mia, ha chiesto se fossi arrivato sano e salvo” disse lei con una risatina.

“Le preparo una tazza di sencha, ojou-sama?” la donna di servizio si rimise davanti ai fornelli per scaldare l’acqua.

Saori annuì: “Ne sarei lieta, grazie.” rispose per poi concentrarsi sul cucciolo ancora addormentato tra le braccia del fratello; lei allungò una mano per accarezzarlo e il piccolo, forse percepitone il calore, nel sonno si mosse per avvicinarsi maggiormente alla mano della Dea.

Athena sorrise di nuovo: “Hai trovato un nuovo amico, Seiya?” domandò senza smettere di coccolarlo.

Il ragazzino annuì: “L’ho trovato fuori dall’Istituto e non potevo lasciarlo lì…”

“Vorresti tenerlo?”

“Ti darebbe fastidio?”

“Assolutamente no. Se ti rende felice, oggi stesso cercheremo un veterinario per farlo visitare.”

Gli occhi di Seiya si illuminarono e, senza dire altro, strinse il cucciolo in un tenero abbraccio, affondando il viso nel suo pelo morbido; pochi minuti dopo, Akiko servì la tazza piena di liquido fumante e Saori se la godette mentre i suoi occhi non si spostarono di un centimetro dai due cuccioli davanti a lei, ugualmente piccoli e fragili nella loro testardaggine di fronte alla vita.

Quando ebbe bevuto l’ultimo sorso di tè, la ragazza posò la tazza sul tavolo e intrecciò tra loro le dita: “Allora, hai già in mente un nome?” chiese.

Pegasus scosse la testa: “Non ero sicuro che sarebbe stato accolto… Quindi non ci ho ancora pensato. Però…”

“Però?”

“Un nome ci sarebbe. Non mi dispiacerebbe chiamarlo Saga.”

Saori restò sorpresa: “Saga?” ripetè, incerta se avesse o meno sentito bene.

Seiya annuì: “Quando l’ho trovato, mi ha guardato con questi occhi… così profondi che mi hanno ricordato quelli di Saga.” ammise lui con un filo di imbarazzo nella voce, “So che forse potrebbe offendersi quindi… Lucky?”

“Sceglilo tu, in fondo sarà il tuo cucciolo.” sorrise Athena: “E comunque, non penso che se la prenda. In fondo, sarebbe un nome che hai scelto tu pensando a lui. Anzi, penso che potrebbe anche esserne orgoglioso.”

“No, Lucky è più adatto… In fondo, ha avuto la fortuna di incontrare me.”

“Allora…” Saori allungò la mano e la posò sulla testa del cagnolino; un attimo dopo, una debole luce dorata gliela cinse come un’aura mentre la benedizione del Cosmo Divino lo avvolse: “Benvenuto in famiglia, piccolo Lucky."

   
 
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