FANDOM:
Saint Seiya
GENERE:
Sentimentale, Fluff,
Famiglia
TIPOLOGIA:
Flashfic
PERSONAGGI:
Seiya, Saori Kido,
OFC.
RATING:
Verde
NOTE: Buon compleanno Seiya! Dedicata a Jinny. Spin-off di "Nei giardini che nessuno sa".
CUCCIOLI
Nel
freddo mattino
invernale che minacciava neve, ben prima dell’alba, Seiya
attraversò il
cancello pedonale della villa e spiccò una corsa attraverso
il cortile prima di
fermarsi sotto il porticato deserto e silenzioso.
Una
folata di vento
lo costrinse a stringersi nel pesante cappotto scuro che Miho e Seika
lo avevano
obbligato ad indossare prima di uscire dall’Istituto per
tornare a casa;
cappotto che, all’altezza del petto del ragazzo, presentava
uno strano
rigonfiamento tremante e, seppur attutito, lamentoso.
“Shh…”
disse il
tredicenne a bassa voce mentre apriva il portone con la chiave:
“Ora entriamo
al caldo, promesso!” sussurrò con urgenza mentre
varcava la soglia; dopo
essersi chiuso il pesante portone alle spalle, il ragazzino si
affrettò a
togliersi le sneaker gelide e a indossare le pantofole rosse,
abbandonate
accanto alle scarpe degli altri fratelli.
Erano
tutti a casa
ma, data l’ora indegna, sospettava stessero ancora dormendo.
Dopotutto,
si disse, mica mi aspettavano. Dovevo tornare
stasera.
Tuttavia,
dato un
persistente raffreddore che aveva colpito i bambini, Seiya era stato
rimandato
a casa dalle due educatrici per evitare che si ammalasse.
“Sei
ancora
convalescente, non puoi prenderti nulla.” l’aveva
ammonito Seika con il suo
tono da mamma che tanto gli era mancato in quegli anni; al pensiero
della
sorella, Seiya sorrise e si consolò pensando alla prossima
visita.
In
quel momento, il
rigonfiamento sotto il cappotto – qualcosa si nascondeva
lì sotto – si lamentò
di nuovo e Seiya avvolse le braccia attorno al proprio petto per
azzittirlo: “Adesso
andiamo a cercare qualcosa da mangiare… E poi ti porto in
camera mia, ho una
coperta apposta per te.” mormorò il Saint di
Pegasus prima di avviarsi a passo
svelto lungo un corridoio che conosceva molto bene.
Pochi
minuti dopo,
infatti, si fermò – col cappotto ancora indosso
– davanti alla porta della
cucina e, con un sospiro, bussò tre volte.
Dall’interno
si udì
un tramestio, poi Seiya bussò un’altra volta prima
di avvicinarsi ad essa con
il viso: “Akiko-san, ci sei?”
Dieci
secondi dopo,
la porta si spalancò e comparve effettivamente Akiko-san, la
cameriera che a
Seiya era più legata e affezionata, la quale gli sorrise non
appena lo ebbe
riconosciuto prima di rivolgergli un inchino rispettoso:
“Seiya-bocchan, è
appena tornato?” chiese lei, “Ha fatto tutta la
strada a piedi al freddo"?”
continuò mentre ne esaminava le guance arrossate con aria
critica.
Seiya
sorrise
imbarazzato prima di annuire: “Già, non volevo
disturbare nessuno. C’è un
epidemia di raffreddore all’Istituto e mia sorella mi ha
rispedito a casa. E…
avrei anche un ospite.”
Sotto
lo sguardo
perplesso della donna di servizio, Seiya tirò fuori da sotto
il cappotto quella
che, a prima vista, sembrava una palla di pelo nera ma che, a un esame
più
accurato, si rivelò essere…
“Un
cucciolo,
Seiya-bocchan? Dove l’ha trovato?” Akiko
allungò una mano per accarezzare il cagnolino
che si era accoccolato contro il petto del tredicenne, tremante:
“Oh, povero
caro. È zuppo e infreddolito…”
“L’ho
trovato fuori
dall’Istituto,” confessò Pegasus:
“Piangeva in una scatola e non sono riuscito
a lasciarlo lì… Non abbiamo qualcosa che
può mangiare?”
“Certo,
Seiya-bocchan, venga dentro, sicuramente troveremo qualcosa per
entrambi. Ha
intenzione di tenerlo?”
Akiko
fece strada all’interno
della cucina, in quel momento deserta, e subito si mise ai fornelli per
scaldare del latte.
Seiya,
toltosi il
cappotto, vi ci avvolse il cucciolo e lo posò su una sedia
lì vicino prima di
accomodarsi su un’altra: “Vorrei… Ma
devo chiedere a Saori. Però non potevo lasciarlo
lì…”
Akiko
sorrise di
spalle: “Vedrà che Saori-ojousama non le
dirà di no. E nel caso contrario,
potrei tenerlo io per lei.” propose la donna mentre
armeggiava con un pentolino
e del miele.
Dopo
essersi sfregato
un occhio, Seiya riprese il cucciolo tra le braccia e se lo mise in
grembo: “Avevo
pensato di nasconderlo in camera mia ma volevo che almeno una persona
lo
sapesse e non facesse la spia a Tatsumi. E di Akiko-san mi
fido.” dichiarò il
ragazzo con decisione, “Akiko-san è
gentile.”
La
donna, se avesse
potuto, si sarebbe messa a piangere per la commozione, tanta era la
fiducia che
quel bambino riponeva in lei e non voleva deluderlo.
“Saori-ojousama
dorme
ancora, perché non resta qui al caldo finchè non
si sarà alzato qualcuno degli
altri signorini?” propose lei mentre versava nella tazza del
latte caldo con
miele per Seiya e dell’altro latte dentro un piattino per il
cucciolo; dopo
aver disposto tutto su un vassoio, si voltò e sorrise nel
vedere il cucciolo
appisolatosi tra le braccia del ragazzino e quest’ultimo
osservarlo con
espressione rapita.
Senza
dire nulla,
trasportò il vassoio fino al tavolo accanto alla sedia e gli
diede la tazza: “Lo
beva finchè è caldo.”
mormorò, “Mi occuperò io di
lui.” si offrì la giovane
donna mentre sollevava l’involto e se lo posava in grembo.
Con attenzione,
avvicinò il piattino al muso del cucciolo, il quale si
svegliò e cominciò a
lappare con energia e qualche mugolio soddisfatto intanto che Seiya si
scaldava
le mani e lo stomaco con il contenuto della tazza.
Trascorsa
una mezz’ora
in un tranquillo silenzio, di quando in quando rotto dal rumore degli
elettrodomestici in funzione mentre Akiko si era messa a rattoppare
alcuni
calzini che Seiya riconobbe come appartenenti a Jabu,
all’improvviso si udirono
dei passi veloci nel corridoio al di là della porta e poi un
bussare piuttosto
insistente.
Akiko
si alzò e lo
fermò con la mano prima che si muovesse per poi dirigersi
alla porta e aprirla:
con sua enorme sorpresa, al di là non vi trovo uno degli
altri signorini o una
delle altre donne di servizio ma Saori-ojousama, in pigiama e a piedi
nudi: “Buongiorno,
Akiko-san.” la salutò lei con voce tranquilla,
seppur ancora impastata di sonno,
“Ho l’impressione che qualcuno sia tornato prima
del tempo.” disse lei.
Seiya
le sorrise ma
non si alzò – aveva ripreso in grembo il cucciolo
e si era ritrovato ad
accarezzargli il morbido pelo sulla testa – e attese che lei
entrasse in cucina
e si avvicinasse; quando a separarli non furono che pochi passi,
Pegasus si
alzò in piedi: “Ehm…
Sorpresa?” azzardò lui.
“Non
proprio.” Saori
si accomodò sulla sedia che aveva occupato Akiko fino a poco
prima: “Seika ha
chiamato pochi minuti fa e ho risposto da camera mia, ha chiesto se
fossi
arrivato sano e salvo” disse lei con una risatina.
“Le
preparo una tazza
di sencha, ojou-sama?” la donna di servizio si rimise davanti
ai fornelli per
scaldare l’acqua.
Saori
annuì: “Ne
sarei lieta, grazie.” rispose per poi concentrarsi sul
cucciolo ancora
addormentato tra le braccia del fratello; lei allungò una
mano per accarezzarlo
e il piccolo, forse percepitone il calore, nel sonno si mosse per
avvicinarsi
maggiormente alla mano della Dea.
Athena
sorrise di
nuovo: “Hai trovato un nuovo amico, Seiya?”
domandò senza smettere di
coccolarlo.
Il
ragazzino annuì: “L’ho
trovato fuori dall’Istituto e non potevo lasciarlo
lì…”
“Vorresti
tenerlo?”
“Ti
darebbe fastidio?”
“Assolutamente
no. Se
ti rende felice, oggi stesso cercheremo un veterinario per farlo
visitare.”
Gli
occhi di Seiya si
illuminarono e, senza dire altro, strinse il cucciolo in un tenero
abbraccio,
affondando il viso nel suo pelo morbido; pochi minuti dopo, Akiko
servì la
tazza piena di liquido fumante e Saori se la godette mentre i suoi
occhi non si
spostarono di un centimetro dai due cuccioli davanti a lei, ugualmente
piccoli
e fragili nella loro testardaggine di fronte alla vita.
Quando
ebbe bevuto l’ultimo
sorso di tè, la ragazza posò la tazza sul tavolo
e intrecciò tra loro le dita: “Allora,
hai già in mente un nome?” chiese.
Pegasus
scosse la
testa: “Non ero sicuro che sarebbe stato accolto…
Quindi non ci ho ancora
pensato. Però…”
“Però?”
“Un
nome ci sarebbe.
Non mi dispiacerebbe chiamarlo Saga.”
Saori
restò sorpresa:
“Saga?” ripetè, incerta se avesse o meno
sentito bene.
Seiya
annuì: “Quando
l’ho trovato, mi ha guardato con questi occhi…
così profondi che mi hanno
ricordato quelli di Saga.” ammise lui con un filo di
imbarazzo nella voce, “So
che forse potrebbe offendersi quindi… Lucky?”
“Sceglilo
tu, in
fondo sarà il tuo cucciolo.” sorrise Athena:
“E comunque, non penso che se la
prenda. In fondo, sarebbe un nome che hai scelto tu pensando a lui.
Anzi, penso
che potrebbe anche esserne orgoglioso.”
“No,
Lucky è più
adatto… In fondo, ha avuto la fortuna di incontrare
me.”
“Allora…”
Saori
allungò la mano e la posò sulla testa del
cagnolino; un attimo dopo, una debole
luce dorata gliela cinse come un’aura mentre la benedizione
del Cosmo Divino lo
avvolse: “Benvenuto in famiglia, piccolo Lucky."