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Autore: OmegaHolmes    05/12/2020    2 recensioni
Una canzone, dei ricordi, un amore.
| Stucky |
|What If?|
|Post Endgame differente|
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Canzone a cui e' ispirata "To be loved by You" https://youtu.be/TmdOXGmIAyA


La pioggia batteva imperterrita contro le ampie e cupe vetrate del laboratorio.Da un gracchiante grammofono, in lontananza, come un sottofondo inquietante per il contrasto con l’ambiente, la voce di Kitty Kallen, la cantante piu’ amata dai soldati al fronte, risuonava per i corridoi.
Urla colme di dolore dei prigionieri di guerra, accompagnate dalla placida voce del dottor Zola, risuonavano grottesche al confronto di quella angelica melodia. 
Il sergente Barnes, legato al proprio lettino, in attesa di essere il prossimo per il trattamento, ascoltava la musica, immobile, osservando con gli occhi blu oceano il soffitto di vetro, perdendosi inerme nelle figure che la pioggia, battendo creava, che a lui parevano una danza dolorosa. La sua mente cercava in ogni modo di concentrarsi sulla canzone, come se quella voce cosi’ dolce potesse scavargli dentro, portarlo via da quell’incubo, tra le braccia di qualcuno che aveva amato e lo credeva ormai morto.

“ I wanna be loved, to be loved, to be loved by you,
To be held, to be kissed, to be thrilled by you;
Through the days, through the nights, through a lifetime through,
To love and be loved and be loved and be loved by you! …”

Erano passati 8 anni da quando era caduto dal treno diventando la cavia numero uno del dottor Zola, che aveva fatto ormai di lui una macchina da Guerra. La sua mente era diventata fragile, precaria, inaffidabile, in cui ricordi reali si mischiavano con fantasie dettate dalle costanti iniezioni.
Avevano notato che la musica placava l’animo combattivo di Bucky, come se quello potesse essere il suo unico piacere in un esistenza dedicata ormai alla sofferenza e compiere missioni terribili.

“I wanna be stars, to be earth, to be sun to you,
To be music and laughter and fun to you,
To be everything rolled into one to you,
To love and be loved and be loved and be loved by you!...”

Due occhi azzurro cielo, labbra rosee e carnose, capelli biondi come i raggi del sole, spalle larghe, un sorriso dolce, un abbraccio, una stretta di mano, lacrime… 
Faceva fatica a ricordare il nome di colui che ogni volta si delineava nella sua mente mentre ascoltava quella che ormai riconosceva come “La sua canzone”, ma era certo che fosse qualcuno di cosi’ importante da fargli aumentare il battito cardiaco, placare le sue pene e farlo… sognare ad occhi aperti.
Per un attimo credette di avere un nome sulla punta della lingua, poi un colpo secco e il giradischi venne interrotto. Un volto, sopra il suo:
 “Salve, Sergente Barnes” gli sorrise il dottor Zola “E’ pronto per il suo trattamento?”

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Chiuso nel suo cubicolo a Budapest, ascoltava la pioggia battere insistentemente contro la finestre ricoperte di giornali. La luce entrava ovattata, rendendo l’intera stanza tetra.
Bucky se ne stava coricato sul materasso sporco, con un mano sullo stomaco, fissando con sguardo vitreo il soffitto scrostato e colmo di muffa verdastra, la televisione vociava di sottofondo, piu’ per compagnia che per reale interesse.
“Oggi riascolteremo una delle piu’ importanti cantanti degli anni ’40-’50 che ha accompagnato molti soldati al fronte, dall’America all’Est Europa. “ esulto’ la presentatrice di un programma di divulgazione “Ecco a voi Kitty Kallen, in “To be loved by You”

“I wanna get lost in your arms till the end of time,
To be found in your arms in the rain or shine,
To be sure in my heart you are mine, all mine,
To love and be loved and be loved and be loved by you!...”

L’uomo, che fino a quel momento non aveva realmente ascoltato, ebbe come una scintilla nella propria mente, rivivendo le preparazioni alle torture e trattamenti, ma piu’ forti e scalpitanti furono i ricordi con quello che aveva scoperto chiamarsi  “Steve”.

| “Ehi, che ne dici di imparare  ballare, Stevie?”
Il biondo aveva sbuffato, facendosi cupo “Ballare non mi aiutera’ ad essere arruolato, Buck”
“Oh, andiamo, amico!” l’aveva trascinato a se, cingendogli la vita con il braccio sinistro, osservandolo di sottecchi con il tipico sorriso sornione “E’ fondamentale saper ballare per corteggiare una ragazza!”
L’aveva visto arrossire, sotto la frangetta bionda, mentre incollava lo sguardo azzurro cielo verso le proprie converse.
“Nessuna ragazza vuole ballare con me, Buck” sussurro’ imbronciato.
“Il solito melodrammatico” lo incalzo’ iniziando ad ancheggiare dinoccolato, con un sorriso smagliante il giovane Barnes.
“Allora facciamo cosi’” aggiunse, alzandogli il mento con due dita, per guardarlo dritto negli occhi “Impara a ballare per me.” |

Come una pugnalata al petto, venne riportato alla realta’ dal termine della canzone. Si alzo’ barcollando, cercando di raggiungere il taccuino dei ricordi per poter annotare cio’ che gli era appena riaffiorato alla mente. Si sedette, cercando di godersi quel momento, lasciandosi cullare dalla pioggia.

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La pioggia scrosciava incessantemente per le strade di Brooklyn, il che la rendevano ancora piu’ affascinante e malinconica.
Avvolto in una giacca di pelle, James Bucky Barnes, camminava imperterrito cercando quel maledetto negozio di CD che aveva trovato sulla mappa di Google, ma che evidentemente era stato chiuso dopo gli avvenimenti con Thanos. I capelli, ora corti, gli si incollarono alla fronte per la troppa pioggia, ma non gli importava, quel giorno avrebbe terminato la sua missione, per la prima volta solo sua.
In un vicolo di mattoni, dimenticato dalle luci del XXI secolo, un minuscolo negozio di antiquariato suonava musica anni ’50 dai grammofoni restaurati.
Un basso ritmato, un solo di tromba, un tuffo al cuore.I suoi passi si fermarono, fino a quando in stato di stasi inizio’ a camminare verso il piccolo negozio.

“I love you madly,
I want you badly,
I'm yours and gladly
For evermore and more and more!”

La campanella della porta d’entrata tintinno’, riportando l’uomo alla realta’. Gli pareva di aver improvvisamente effettuato un tuffo nel passato, tra mobili, grammofoni, pianoforti, libri, poltrone, radio, tutto datato intorno all’inizio del 1900.
“Salve, come posso aiutarla?” lo saluto’ con un dolce sorriso una signora intorno alla sessantina.
“Quella canzone, cos’e’?” domando’ in modo automatico.
“Bella vero?” sorrise lei, andando verso il grammofono “Questa e’ “To be loved by you” di Kitty Kallen del-“
“ 1952…” continuo’ cupo Bucky.
“Esattamente, allora la conosce?”
“Molto… molto bene… quanto costa?” chiese nuovamente, senza riuscire a staccare gli occhi dal disco che girava in modod ipnotico sotto la puntina.
“5 dollari. Vuole un pacchetto?”

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La pioggia era terminata, lasciando nell’aria l’odore piacevole dell’aria pulita, che a Steve ricordava quasi quella pura respirata sulle Alpi nella sua ultima spedizione con gli Howling Commandos.
Stava osservando l’orizzonte dal proprio terrazzo con vista di tutta Brooklyn quando il suono meccanico del citofono lo fece trasalire. Ando’ ad aprire e poi si volto’ a guardare la tavola apparecchiata un’ora prima, con profonda agitazione, come una ragazzina al suo primo appuntamento. 
Socchiuse la porta ed ebbe uno scalpito nervoso quando percepi’ quei passi cosi’ familiari per le scale. Si schiari’ la voce prima di salutare con un sorriso teso il suo amico d’infanzia, che come sempre non portava mai con se’ un ombrello :
“Le brutte abitudini restano, anche dopo 100 anni, vero Buck?”
Il moro sorrise soltanto, abbassando lo sguardo verso le proprie scarpe colme di fango, che cerco’ di pulire al meglio sul tappetino d’entrata.
“Dai entra, toglile pure se vuoi, sai che e’ come se fosse casa tua..”
Bucky segui’ il suo consiglio, senza proferire ancora alcuna parola. Se c’era una cosa che era cambiata in quei 100 anni era che la sua sciolta parlantina, accompagnata sempre da una buona dose di ottimismo e buon umore, era scomparsa, lasciando posto ad un carattere piu’ silenzioso ed analitico.
Steve era evidentemente nervoso, nel suo costante cambiare posizione, spostando il peso da una gamba all’altra.
Dopo essersi guardato attorno con aria stupita, Bucky, un po’ per l’incredibile vista al tramonto su Brooklyn, un po’ per le candele sul tavolo, abbasso’ lo sguardo sul suo pacchetto, cercando di nascondere un sorriso  timido “ Tieni, questo e’ per te” sussurro’, porgendogli il regalo piatto “E’ la mia canzone preferita.”
Il biondo, evidentemente stupito, lo prese con aria curiosa, mentre il moro gli volto’ le spalle e si diresse verso la terrazza. Aveva paura di posare definitivamente la maschera con lui, anche se ora non era piu’ illegale, diversamente dagli anni ‘30. Eppure continuava a temere di essere rifiutato, perche’ c’erano dei ricordi sfocati, ai tempi degli Howling Commandos, che lo facevano dubitare, anche se negli ultimi 6 anni Steve aveva mostrato varie volte di tenere a lui, piu’ di ogni altra cosa al mondo.
Gli occhi azzurro cielo del piu’ giovane si fecero lucidi “Buck…” lo segui’ fuori sulla terrazza “Kitty Kallen e’ la mia cantante preferita da-“
“Da quando tua madre Sarah ti regalo’ il primo 45 giri, si’…” continuo’ Bucky in un sorriso amaro.
“Tu te lo sei…ricordato?” degluti’ rumorosamente, cercando il suo sguardo.
Bucky si volto’, con gli occhi lucidi, abbozzando un sorriso teso “Ascoltala, il resto lo dira’ lei.”

“I wanna be loved,
I wanna be kissed,
Through the days, through the nights, through a lifetime through,
To love and be loved and be loved and be loved by you!
To be loved by you!
To be loved by you!”

Le mani curate del biondo tremarono a lungo prima di riuscire a fare partire il giradischi. Conosceva bene quella canzone, era stata una delle prime che aveva ascoltato dopo il risveglio dal congelamento.
Ogni parola sembrava una pugnalata alle gambe, che gli pareva potessero smettere di reggerlo da un momento all’altro.

“… I wanna get lost in your arms till the end of time…”

Quelle parole riecheggiarono piu’ forti delle altre, facendo vibrare l’anima spezzata dalle numerose perdite, di entrambi.
“Sai, questa canzone, era l’unica cosa che mi ha sempre riportato a te… anche quando non ricordavo piu’ il tuo nome.”  disse James, continuando a mirare con sguardo perso l’infinito della citta’ di fronte a loro.
Steve non era riuscito a muovere un passo da quel giradischi, continuando a fissarlo, mentre le gambe gli tremavano, il cuore gli batteva all’impazzata e le mani gli formicolavano dall’emozione.
Improvvisamente la musica gli parve farsi lontana, ovattata, mentre nella sua mente ripercorreva gli ultimi 5 anni in cui Thanos aveva annientato meta’ della popolazione dell’Universo, tra cui anche Bucky. Era stato terribile perderlo una seconda volta, come un’incubo che si ripete, senza che tu possa far nulla per fermarlo. “Bisogna andare avanti” ripeteva a tutti nel suo gruppo di ascolto, ma lui non c’era mai riuscito realmente, sin dal risveglio dal congelamento. Ogni giorno gli sembrava uguale, ogni mattina la stessa disperata ricerca di un buon motivo per continuare a vivere. In quei 5 anni aveva capito che non poteva vivere senza il suo Bucky, l’unico che c’era sempre stato, anche quando non aveva nulla. Dovette portarsi una mano al petto, in cerca di fiato, per calmare quel turbinio di pensieri, poi un tocco gentile sulla spalla destra…
“Steve… ti senti bene?” 
Il biondo si volto’ verso quella figura cosi’ familiare e si imbatte’ negli occhi grandi e sempre un po’ malinconici del suo migliore amico. Rivide quella preoccupazione che sin da ragazzo aveva sempre dipinta sul volto, ogni qual volta il piu’ giovane si era immischiato in qualche guaio. Quel contatto lo riporto’ alla realta’:
“Si’… tutto bene, solo… grazie, un bellissimo regalo, davvero.” Sorrise allora, commosso, tirando su dal naso.
Bucky sorrise sghembo, inclinando la testa da un lato : “Sei il solito Punk… vuoi sempre fare il duro, eh Stevie?” lo canzono’ stringendo appena la presa sulla spalla dell’altro.
“E tu sei sempre il solito sentimentale, Pal…” rispose al sorriso.
“Beh, quando ti piace qualcuno, glielo devi dire, no?” sussurro’ il moro, cercando di non esporsi troppo, stringendo i denti.
Il volto di Steve si fece serio, guardandolo con gli stessi occhi di quando era solo alto 1 metro e 60 :
“Buck…”
“Noi non siamo sempre stati solo amici, non e’ vero?”  chiese serio “Perche’ c’e’ un ricordo, che a volte mi sembra reale e a volte, no…”
Steve degluti’, abbassando lo sguardo “Ti riferisci alla notte prima… prima dell’incidente del treno?”
L’altro annui’, mordendosi il labbro inferiore “Ricordo… ricordo che avevamo bevuto molto quella sera, insieme ai ragazzi… Ricordo un sentimento di, rabbia, credo… perche’ tu avevi parlato con una donna bellissima… allora ero entrato nella tua tenda, ti avevo preso con la forza e-”
“E mi avevi baciato…” sospiro’ Steve “Ma io ti dissi “Non qui, Buck, e’ troppo pericoloso, se ci scoprissero…” e tu corsi via, in preda alle lacrime e io non feci nulla per fermarti, perche’ ti amavo cosi’ tanto che non avrei sopportato di farti espellere dall’esercito…”
Gli occhi tristi del moro si sgranarono a quelle parole “Tu-tu … mi amavi allora?”
Le mani grandi di Steve andarono a cingere il volto candido dell’uomo, accarezzandogli le gote con la punta del pollice “Buck, io ti ho sempre amato… Da quando avevo 16 anni e tu baciavi tutte quelle ragazze bellissime… Riempivo interi blocchi da disegno del tuo volto, perche’ eri la cosa piu’ bella al mondo per me… Non sopportavo l’idea di non arruolarmi, perche’ questo avrebbe implicato un Oceano fra di noi a dividerci…”
Due lacrime calde scivolarono giu’ dagli occhi color oceano di Bucky, bagnando i pollici del biondo. 
“Se solo…” sussurro’ il moro, strozzato dall’emozione “Se solo l’avessi saputo… ero cosi’… frustrato, perche’ ero convinto che tu non mi volessi piu’, non dopo che eri diventato Captain America…Oh, Stevie…” 
Lo tiro’ a se’, prendendolo per i fianchi e affondo’ il volto nel suo collo, in cerca del suo profumo e del suo calore. La stretta fu subito ricambiata dalle braccia forti del biondo, che con dolcezza gli accarezzo’ la schiena.
“Ero un idiota, lo so…ma ora, abbiamo avuto l’ennesima possibilita’ di vivere la vita che non abbiamo avuto…”
Bucky alzo’ il volto arrossato dalle lacrime, lasciando sulla mandibola del biondo una scia di soffici baci, fino ad arrivare al mento e poi…
La musica riparti’ da capo, nell’esatto istante in cui le loro labbra di unirono in un bacio lento e appassionato, come quelli nei film che andavano a vedere da ragazzi. Baci teneri, soffici, senza lingua, in cui di tanto in tanto il moro si faceva sfuggire uno “Steve”. Ora lo ricordava quel nome e se lo ripeteva piu’ volte che poteva per non dimenticarlo mai piu’.
Fu Steve a prendere l’iniziativa, cercando timidamente la lingua dell’altro che fremette a quel contatto. Era cambiato, penso’ il moro, era diventato piu’ sicuro di se’, piu’ uomo, mentre lui si aggrappava disperatamente al suo corpo, come un gattino infreddolito, in cerca di cure.
Le mani del Capitano lo cercavano, lo scaldavano, lo bramavano, mentre lui semplicemente continuava a baciarlo, con le braccia intorno al collo dell’altro, perdendosi in quelle attenzioni.
“Io ti amo, Buck…” soffio’ sulle sue labbra “E ti amero’ fino alla fine…”
La musica termino’ e loro restarono uno nelle braccia dell’altro, immobili.
Il tramonto era sceso, lasciando spazio alla notte stellata che lottava contro le luci abbaglianti della citta’.
I suoni della metropoli arrivavano ovattati fino a loro, che si erano persi nel tempo del loro amore eterno.

| T’ill the End of the Line |


  
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