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Autore: myloveiskind    08/12/2020    1 recensioni
Kageyama e Hinata litigano spesso. Litigano per le piccole cose quotidiane perché il loro quotidiano è composto da loro due, insieme. A volte però il re pecca di egoismo altre volte l’esca pecca di avidità e quando questi difetti opposti ma non così tanto opposti si scontrano causano litigi che possono sia dividere sia unire.
Dal testo:
«Hinata, voglio…posso fare qualcosa di avido anch’io?»
«Sì, ma solo se io posso fare qualcosa di egoista.»
Storia ambientata dopo il litigio (seconda stagione, episodio cinque) e il successivo campo d’allenamento.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Yachi Hitoka
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Kuroo dopo gli allenamenti aveva suggerito il gioco del re, Hinata non aveva potuto fare a meno di annuire esaltato, portandosi dietro un Kenma che poco entusiasta gli si era seduto di fianco. Tsukishima allo stesso modo era stato trascinato da un Bokuto piuttosto esaltato che lo aveva praticamente costretto a non scappare dal tavolo. Quando si erano ritrovati faccia a faccia, Hinata aveva messo su un sorriso di sfida.

«Ti batterò.» aveva dichiarato alla sua faccia insofferente.

«Come se si potesse battere qualcuno ad un gioco del genere.» aveva alzato gli occhi al cielo Tsukishima.
Alla fine si erano ritrovati in sei seduti attorno ad uno degli ultimi tavoli sparecchiati della caffetteria a riciclare le bacchette inutilizzate della cena. Akaashi era stato quello che con pazienza si era messo a scrivere i numeri sul lato piatto delle bacchette. Sei bacchette, cinque numeri e una sola con la corona, chi la prendeva aveva il potere di dare ordini agli altri.

«L'unica regola è che gli ordini del re sono imprescindibili.» aveva spiegato Kuroo.

«Solo una manche.» era stata la seconda cosa che aveva detto, eppure si erano ritrovati a giocare per più di un turno, obbedendo ad ordini che andavano da quelli più assurdi a quelli più imbarazzanti di rivelare segreti reconditi e brutte figure. Si stavano divertendo tutti, Tsukishima probabilmente quello che si stava divertendo di più anche se non lo avrebbe mai ammesso. Soprattutto quando per due volte consecutive si era ritrovato ad essere re. Hinata ovviamente non si era sprecato e lo aveva accusato di barare, Tsukishima però si era limitato a lanciargli un'occhiata piatta delle sue senza preoccuparsi di rispondergli ed erano andati avanti a giocare con un'espressione che probabilmente nascondeva il divertimento che stava veramente provando.

«Oh ma chi si vede il re in persona.» erano al termine di un'ennesima manche quando la voce di Tsukishima proruppe fin troppa divertita portando l'attenzione di tutti quelli del tavolo al re della corte. Hinata quasi non sussultò dallo spavento. Kageyama si era fermato solamente per riempirsi la borraccia e probabilmente se ne sarebbe andato senza troppi complimenti se non fosse stato per Tsukishima.

«Sai stiamo facendo una cosa interessante: il gioco del re, lo conosci? Lo sarebbe ancora di più se ci fosse un re in persona a giocarci.» un sorriso particolarmente irriverente si dipinse sul suo volto e a vederlo di sottecchi, Hinata ebbe paura.

«Pensavo fosse un gioco stupido.» commentò a bassa voce Kuroo facendo scoppiare a ridere Bokuto e guadagnandosi una breve ma pur sempre incisiva occhiataccia da parte di Tsukishima.

Mentre temeva per la sua stessa vita, Hinata cercò di supplicarlo con lo sguardo ma probabilmente la sua occhiata venne colta con ancora più irriverenza da Tsukishima che sorrise smaliziato.

«Non mi va.» Kageyama gli gettò a malapena un'occhiata prima di rispondergli gelido e avrebbe anche continuato per la sua strada se Tsukishima avesse lasciato perdere ma così non fu.

«Cos'è hai paura di perdere ad un gioco che porta il tuo nome?» Hinata sperò che tutto il cuore che Kageyama dicesse di no. Tutti sapevano quanto Tsukishima traesse piacere nel provocare Kageyama e quale migliore momento se non il gioco del re per lanciargli una delle sue frecciatine?

«O forse non ci consideri nemmeno dei sudditi per degnarci della tua presenza? È così non è vero re?»

Kageyama questa volta s'irritò per davvero «Sta zitto e non mi chiamare in quel modo.»

«Fammelo fare tu, dare ordini è la tua specialità, non è vero? Se peschi la bacchetta giusta potresti pure ordinarmi di stare zitto per tutta la vita.»

E Tsukishima dovette toccare uno dei nervi scoperti di Kageyama perché quello si girò con un sorriso irriverente.

«Oh sarebbe un piacere.»

Kageyama si sedette irritato proprio di fianco a Tsukishima che più che divertito spostò la sua sedia per lasciargli spazio. 

Ovviamente evitarono di guardarsi anche solo per un secondo, anzi Hinata che fino ad allora era stato il più rumoroso al tavolo si fece improvvisamente più silenzioso, con lo sguardo che vagava ovunque tranne che sull'espressione impassibile che Kageyama aveva stampato in volto.

«Oh guarda, guarda questa volta sono io il fortunato.» Non appena finirono di pescare, Kuroo girò la bacchetta della corona e Hinata ebbe un attimo di sollievo. Almeno non era Tsukishima pensò ma dall'espressione grave che Kenma fece al suo fianco presto comprese che non era necessariamente una buona cosa.

Nonostante fosse stato Kuroo a proporre il gioco non era ancora riuscito ad ottenere la bacchetta del re quindi fu solo naturale che sul suo volto si compose un sorrisetto più che divertito quando ottenne quello che voleva da tutta la serata.

Quando li squadrò uno ad uno poi, la tensione crebbe al tavolo.

«Mh...mh...»

«Scegli e basta, non imparerai improvvisamente a leggere nella mente delle persone.» fece piatto Kenma.

«Ci sono! Ordino al numero 5 di confessare la sua prima cotta.» fece infine Kuroo come se avesse avuto un'illuminazione improvvisa. Hinata controllò per la terza volta che il suo numero non fosse il numero cinque e fu sollevato quando si rese conto che no, per una volta la fortuna gli sorrideva. Come poi uno schiaffo in pieno viso il suo sollievo venne sostituito da pura e semplice paura quando un più che riluttante Kageyama girò la sua di bacchetta.

«Non ne ho mai avuta una.» Ed Hinata sentì il suo sguardo sfiorarlo appena prima di quella breve ma concisa risposta. Una risposta fin troppo glaciale per uno come Kageyama che la maggior parte delle volte era intenso e diceva le cose esattamente per come le pensava.

Kuroo però assottigliò gli occhi insoddisfatto. «Mh non ci credo, tutti ne hanno avuta una.»

«Io no.»

«Allora... la prima persona da cui ti sei sentito attratto?»

Kageyama sospirò e abbassò gli occhi sul tavolo.

«Una ragazza della mia scuola.» rispose alla fine.

Non che Hinata si aspettasse che rispondesse in maniera diversa ma quando lo sentì ammettere ad alta voce che sì aveva provato attrazione per qualcuno, si rabbuiò.

«E com'è?» insistette Kuroo.

«Nella media immagino, è carina.» rispose improvvisamente lasciando la maschera stoica che aveva messo su arrossendo appena sulle guance. Hinata lo guardò di soppiatto mentre la sua espressione si faceva tesa.

Tsukishima scoppiò a ridere. «Il re che trova attraente qualcuno nella media? Impossibile.»

Kageyama gli lanciò un'occhiataccia irritata ma Tsukishima non spostò la sua espressione divertita nemmeno di una virgola.

«Come si chiama la fortunata?» continuò Kuroo che ancora non si era saziato abbastanza.

«Pensavo fosse un solo ordine.»

Kuroo non abbandonò il suo sorriso felino ma alzò le mani in segno di resa.

«Okay, hai ragione, ma dato che sono curioso della vita sentimentale dei miei giovani kohai...»

«Ma se sono più grande di te.» Bokuto gli gettò un'occhiata di sbieco.

«Solo di un paio di mesi.»

«...il numero due deve confessarsi alla sua cotta.» Kuroo riprese dove aveva lasciato in sospeso.

Un silenzio pesante si levò dal tavolo.

«Che scocciatura.» Kenma scoprì la sua bacchetta.

Hinata si chiese se fosse solo una sua impressione ma notò lo sguardo febbricitante di Kuroo. Probabilmente, pensò, era quello a cui voleva arrivare fin dall'inizio. Non aveva neppure il suo solito sorrisetto divertito, sembrava solo un felino in attesa del suo compenso.

«Shoyo.» La voce di Kenma gelò Hinata al suo posto. Si voltò solo per scoprire che Kenma gli si era avvicinato abbastanza perché potesse distinguere le pagliuzze dorate fra le sue ciglia.

Hinata si sentì in soggezione. Quando gli si era avvicinato così tanto? Hinata arrossì per l'imbarazzo mentre il viso Kenma non rimase indifferente come si sarebbe aspettato. Era serio, estremamente serio ed Hinata temette davvero ciò che sarebbe potuto accadere. Kenma gettò uno sguardo all'altra parte opposta del tavolo, Kageyama? Esattamente come faceva con le finte nella pallavolo.

«Mi piaci.» ritornò a guardarlo e il cuore di Hinata perse un battito.

«Eh?»

Nello stesso momento in cui Kenma pronunciò quelle parole la sua voce venne sovrastata dal rumore di una sedia strisciata sul pavimento. Un secondo più tardi Kageyama non era più al tavolo.

Hinata si voltò per seguirlo con lo sguardo ma non riuscì neanche a scorgere la sua espressione mentre girava le spalle e senza dire una parola si allontanava. Il suo stomaco fece una capriola quando realizzò cos'era appena successo e guardò terrorizzato Kenma che però già si stava scostando dal suo viso.

«Forse adesso ha capito.» commentò riprendendo il gameboy.

Hinata lo guardò scioccato. «Lo-lo hai fatto apposta?» 

«Almeno adesso hai la tua risposta.» Kenma gli fece un breve sorriso. Hinata lo fissò sconvolto. Che Kageyama si fosse alzato di scatto non appena Kenma aveva pronunciato quella frase voleva dire che si era ingelosito? Si alzò di scatto, doveva parlargli.

«Continuate pure senza di me.»

***

Kageyama arrivò al bagno con una morsa allo stomaco che non lo voleva lasciare. Nemmeno il ricordo di Hinata di pochi minuti prima: il viso arrossito, gli occhi sgranati, le labbra così vicine a quelle di qualcun altro sembravano essersi inchiodati nella sua mente.

Dovette sciacquarsi la faccia con forza per togliersi dalla testa quell'immagine sgradevole. Odiava quella sensazione allo stomaco odiava sentirsi in quel modo, odiava aver realizzato cos'era quel sentimento che nascondeva da un pezzo in fondo al suo cuore. Sperava solo di svegliarsi, sperava solo che fosse solo un altro dei suoi incubi, che nulla di quello che era successo era reale. Si pizzicò persino le braccia ma si arrese all'idea che fosse solo un sogno quando sentì i passi di qualcuno farsi vicino al bagno. Si nascose nello scompartimento più vicino. Nella realtà stava scappando dalle persone ma internamente stava solo scappando da sé stesso, ancora una volta troppo debole per ammettere a sé stesso quello che provava davvero.

Qualcuno entrò in bagno. Sentì un sospirò, vide delle scarpe avanzare fino all'ultima porta per poi tornare indietro, udì poi dell'acqua scorrere, poi anche chiunque fosse entrato se ne uscì come era entrato. Kageyama scivolò lungo la porta fino a toccare il pavimento freddo. Il battere veloce del suo cuore l'unico rumore che interrompeva quel gelido silenzio.

Era la seconda volta che perdeva qualcosa a cui teneva.

Non aveva idea di che ore fossero quando uscì dal bagno, sapeva solo che il corridoio si era fatto silenzioso. Entrò in camera che tutti erano già addormentati e si limitò a infilarsi nel suo futon. Sentì chiaramente lo sguardo di Hinata su di sé senza nemmeno girarsi. Lo aveva aspettato? Kageyama strinse gli occhi sforzandosi di prendere sonno. L'ultima cosa che voleva fare era affrontare Hinata.

Quando Kageyama si svegliò quella mattina, la sua missione era semplice: evitare Hinata. Più di quanto non facesse di solito. Era riuscito ad evitarlo alla colazione svegliandosi in anticipo, aveva chiesto a Yachi di aiutarlo come al solito, questa volta nella palestra principale: più persone e meno probabilità che Hinata gli si avvicinasse. Percepiva il suo sguardo insicuro su di sé che voleva approcciarlo ma Kageyama non era in nessun modo pronto per parlargli. Non voleva sentire nulla di quello che aveva dire. Non voleva neanche sentire nulla di quello che la sua testa gli suggeriva dalla sera prima.

Voleva solo dimenticare. Voleva solo assicurarsi di avere abbastanza tempo per mettere appunto l'alzata ancora bloccata da quella sensazione in mezzo al petto, voleva schiarirsi la gola per congratularsi con Hinata, ritornare ad essere amici in un modo o in un altro perché più gli stava lontano più lo voleva vicino.

In ogni caso, stare completamente lontano da Hinata era impossibile. La partita di esercitazione era iniziata da poco quando dopo il primo set c'era stata la pausa. Kageyama che fino ad allora non aveva fatto altro che accumulare stress su stress con quelle alzate mancate ne approfittò per prendere una boccata d'aria. 

Era improvvisamente peggiorato.

Pensava di aver risolto quel problema che lo bloccava dal fare quelle alzate ma si sbagliava di grosso. Il peso al petto non se ne sarebbe mai andato. Kageyama si sedette sulla panca, poi, involontariamente incontrò gli occhi che da tutta la giornata aveva evitato di incrociare. Il suo sguardo parlava già abbastanza per lui. Per sua fortuna Hinata non fece in tempo ad avvicinarsi che Sugawara lo prese da parte per parlargli di qualche tattica da attuare contro l'asso della Nekoma. Ovviamente essere proprio contro di loro non aiutava per niente Kageyama. Non aiutò poi per niente vedere Hinata che si avvicinava all'alzatore della squadra avversaria per sussurrargli qualcosa nell'orecchio. Kageyama si alzò forse un po' troppo in fretta perché Sugawara gli lanciò un'occhiata stranita ma lui se la scrollò di dosso e andò a chiedere un altro asciugamano a Yachi.

«Kageyama-kun va tutto bene?» gli chiese la ragazza evidentemente preoccupata.

Kageyama le lanciò uno sguardo interrogativo pur consapevole che probabilmente l'espressione che indossava non era una delle migliori.

«No è che ti vedevo un po'...»

«Sto benissimo.» fu un po' troppo brusco che vide la ragazza aumentare solamente la sua dose di preoccupazione.

«Grazie.» cercò di rimediare prima di avviarsi in campo.

Ricominciarono il secondo set che Kageyama non si era calmato per niente. Sentiva lo stomaco sottosopra e sapeva perfettamente che doveva rimettersi in buona forma se voleva fare quelle alzate. Non era nemmeno l'unico a non essere in forma. Per quanto lo evitasse era comunque inevitabile che lo osservasse. Hinata e i suoi movimenti erano cambiati eppure non ne azzeccava nessuna. Si chiese se il suo costante evitarlo lo avesse messo in agitazione e fosse lui la causa indiretta della sua frustrazione. Kageyama per qualche motivo si sentì in colpa. A contornare quelle orribili prestazioni c'erano le sue espressioni di delusione. Da quanto tempo era che non schiacciava una palla?

Presto le parole di Oikawa tornarono a tormentarlo. Lui che non voleva dare le alzate ad Hinata. Non aveva alcun senso.

Metà del secondo set contro la Nekoma ed Hinata non sembrava per niente nel gioco. Era perché stavano giocando contro il suo ragazzo?

Kageyama fece una smorfia al solo pensiero e si rabbuiò.

Così capitò quasi inconsciamente.

Gli alzò la palla ma non ci fu nessuna mano a schiacciarla, nessuna mossa goffa a coprire l'errore, solo la palla che cadeva lunga fuori dal campo, piedi incollati al pavimento e una schiena voltata.

Kageyama gelò sul posto, gli occhi sgranati.

La sua paura più grande si era appena realizzata.

Aveva sbagliato di nuovo. Avrebbe perso un'altra squadra? Le ricordava perfettamente le spalle girate dei suoi compagni. Ricordava ancora fin troppo bene quell'orribile sensazione. Era di nuovo solo sul suo trono, Oikawa aveva avuto ragione fin dall'inizio? Sapeva perfettamente com'era quella sensazione eppure era anche peggio rispetto alla prima volta.

Era come essere sott'acqua. Non sentiva nulla di quello che era intorno a lui ma sentiva perfettamente il suo cuore battere nella cassa toracica agitato e il respiro mozzato come se stesse per affogare.

«Cosa diamine era quella?» fu la prima cosa che sentì quando emerse momentaneamente dall'andare alla deriva.

La rabbia gli esplose dentro al petto.

Afferrò Hinata per la divisa. «Avevi detto che avresti saltato a tutte le mie alzate!»

Lasciò la presa pochi secondi dopo sgranando gli occhi. Sospesa nell'aria era rimasta solo una terribile realizzazione. La realizzazione di tutto quello che non aveva capito o meglio che aveva fatto finta di non capire. Lui dipendeva da Hinata tanto quanto Hinata dipendeva da lui ed era semplicemente terrorizzato dall'idea di perdere la prima persona che nella sua vita aveva promesso di schiacciare tutte le sue alzate, la prima persona che nella sua vita aveva promesso di rimanere al suo fianco. 

Non se ne accorse nemmeno di avere il respiro disordinato, solo quando Daichi gli mise una mano sulla schiena si rese conto di quanto stava tremando.

«Avanti, respira.» gli disse con la sua voce rassicurante ma Kageyama non riusciva a muoversi tanto era rimasto scioccato da quelle realizzazioni. Qualcuno chiamò il time-out, qualcun altro tentò di raggiungerlo, ma Kageyama aveva le labbra secche e il cuore andato in frantumi.

Hinata davanti a lui aveva gli occhi sgranati. Neanche lui sapeva cosa dire?

Stava avvenendo una seconda volta: essere abbandonato dai suoi compagni di squadra. Quello però era completamente diverso perché Hinata non era solo un compagno di squadra e lui non voleva perdere anche il suo unico amico.

Kageyama ancora più sconvolto smise di fuggire da ciò che aveva sempre saputo. Era per quello che le alzate non andavano a segno, era per quello che se l'era presa tanto durante il litigio: voleva che Hinata dipendesse da lui, almeno nella pallavolo.

«Kageyama?»

Voleva che Hinata dipendesse dalle sue alzate e non era nemmeno solo quello, lui voleva Hinata. Quello era il desiderio che aveva fatto tanta fatica ad accettare e adesso ne pagava le conseguenze, non era cambiato per niente, era rimasto il solito re egoista che voleva tanto tenersi stretta la prima cosa che accettava di stare con lui.

«Kageyama?» la voce di Hinata gli arrivò da lontano.

Quando finalmente lo mise a fuoco lo vide con un'espressione costernata dalla preoccupazione.

«Kageyama?»

«Sono qui.» Hinata avanzò di un passo, le sopracciglia arcuate, gli occhi grandi.

«Quella non era l'alzata che si ferma, ho pensato che ti stessi arrendendo.» 

Kageyama si calmò appena, certo che non era l'alzata che voleva, si era trattenuto a causa di quel suo desiderio egoista. Si era trattenuto perché aveva realizzato che se non poteva avere Hinata nella vita lo voleva nella pallavolo ma poi come ad assecondare quello stupido desiderio Hinata gli era scivolato via dalle mani e non era saltato.

«Kageyama non smetterei mai, mai, per nessun motivo di schiacciare le tue alzate, te l'ho promesso.»

E Kageyama ricominciò a respirare bene, desiderando che quelle parole gli s'incidessero dentro al petto perché voleva che Hinata restasse al suo fianco, il più a lungo possibile. 

N.D.A

Salve a tutti, non ci credo che siamo già al terzo capitolo. Siamo arrivati finalmente alla svolta più importante della storia sempre contornata dal dolore, ma prometto che dal prossimo capitolo Kags non soffre così tanto (forse). 

Per i chiarimenti, sì, il gioco del re esiste veramente e ovviamente non mi sono potuta trattenere dall'usarlo sui nostri due eroi. 

Detto questo alla prossima settimana!

-Jo

 

   
 
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