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Autore: coopercroft    16/12/2020    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mio padre conosce bene la strada, mi precede. La porta la apre una donna anziana.

"Buongiorno Miss Hudson. Le ho portato un nuovo inquilino." Si scosta e la signora mi sorride, mi abbraccia piena di entusiasmo. Non me lo aspetto e sono rigido, sembro scortese.

"Così tu sei Sherrinford! Figliolo ti troverai bene qui. Salite vi aspettano."

Salgo una stretta scala interna, mi ritrovo con mio padre in una stanza piena di oggetti. Ingombra, di qualsiasi cosa, che però è pulita. Intravedo un caminetto con due poltrone. Si alza un uomo magro vestito di nero con una candida camicia bianca senza cravatta.  Assomiglia a mio padre,  anche un po' a me.

"Bene, quindi tu sei mio nipote Sherrinford. Sono lieto di conoscerti." Ha il volto  simpatico, un sorriso aperto,  mi tende la mano, mentre  tremo quando la allungo, ma lui fa finta di niente e già mi piace il suo modo di fare.

Mio padre va verso un tipo con i capelli castani, dentro la cucina. Deve essere il dottore che si occuperà di me, perché gli consegna la lettera del suo amico medico, quello della clinica costosa. Lo fissò preoccupato. Spero non sarà il solito tizio saccente e irritante.

"Tranquillo Sherrinford, il dott. Watson è una persona comprensiva, devi avere fiducia." Lo zio sembra leggermi dentro, mi sorride bonario poi mi trascina sulla poltrona e mi ci spinge dentro.

"Lascia che tuo padre parli con John. E tu rilassati figliolo. Capisco che ci vedi per la prima volta, ma andrà tutto bene finchè non arriverà Rosie." Lui ride vedendo la mia faccia incredula.

"Rosie, la figlia del dottore? Ma perché?   E' così vivace? Quanti anni ha?"

"Quattro intensi anni figliolo, e vivace non esiste per definire Rosie. Lo vedrai." Lui ridacchia e io mi preoccupo un pò, perché i bambini mi piacciono, ma molte volte non so come comportarmi. Anche se all'istituto ne avevo visti tanti, abbandonati e soli.

Mi giro e guardo mio padre parlottare con John, vorrei sentire quello che dicono , ma sembrano complici.

"Sherrinford, per Dio stai sereno!" Sherlock mi appoggia una mano sul ginocchio. Ha visto il mio disagio. Tento di nascondere le mani tremanti in tasca.

"Ne hai abusato parecchio di quella roba, vero ragazzo? Dovevi controllarti, non lasciarti andare. L'ho usata anch'io, ma nel modo giusto, ero la disperazione di tuo padre."

"Mycroft ti controllava? E perché?" Sono curioso, Mycroft è un tipo freddo.

"Diciamo che tuo padre ha una certa attitudine a protegge la sua famiglia. Non credo te ne libererai facilmente."  Sorride mentre mi stringe il ginocchio, poi si porta le mani giunte sotto al mento.

Mi sento  in pericolo, in vicolo cieco. Non mi piace parlare di quanto e di come mi "facevo". Il guaio è che ho scoperto di aver compromesso il mio cuore. Un vero colpo di fortuna, adesso che ho una famiglia.

"Comunque zio, non credo che ci sia un modo giusto per usarla. Io stavo male e mi serviva."

Lo zio mi fissa strano. Lui è bravo a capire deduce, a volte lo faccio anch'io

"Starai bene Sherrinford, se ci ascolterai ne uscirai. Ora metti tranquillo. Non voglio sapere altro, me lo dirai tu quando sarai pronto."

Annuisco, tolgo le mani dalle tasche e sorrido debolmente. Intanto osservo la stanza ingombra di carte e piccolo giochi da bambina. Alcune bambole sono finite vicino ad un teschio che fa bella mostra sul camino.

"Sherrinford vieni a conoscere il dott. Watson. E' lui che si prenderà l'incarico di seguirti."

Mycroft mi chiama dalla cucina, stanno ancora guardando la lettera.  Guardo due secondi lo zio, che scuote il capo approvando.

Mi alzo e li raggiungo titubante. Il compagno di mio zio mi allunga la mano, sembra gentile.

"Quindi Sherrinford, sei il figlio di Mycroft e nipote di Sherlock. Ci voleva un altro Holmes in giro per Londra." John ride vedendo la mia faccia scura. Così aggiunge calmo.

"Non ti farò nulla giovane Holmes, non avrai paura di me? Sono un medico, ma soprattutto un amico."

Anche mio padre sorride, poi ripone la lettera su tavolo.  "Fa quello che ti dice Watson, figliolo e presto starai meglio."

Il dottore mi prende per il braccio e mi fa sedere al tavolo della cucina. Mi legge la lettera, mi dice quello che dovrò fare. Ascolto, mentre guardo mio padre allontanarsi e  sedersi dal fratello. John Watson se ne accorge.

"Non ci conosciamo ragazzo, ma devi solo avere fiducia. Tu fa quello che ti dico e andremo d'accordo. Non sgarrare Sherrinford, hai tirato la corda fino al limite." Abbasso la testa, non so cosa dire e cerco con gli occhi mio padre.  Lui mi prede la mano.  "Non pretendere troppo da Mycroft, non è mai stato una persona piena di slanci di affetto. Ma è leale e ti seguirà da oggi e per sempre. Come ha sempre fatto con suo fratello. Ha un modo tutto suo di voler bene. Che non ammetterà mai."

Lo capisco, l'ho già percepito, guardo dritto negli occhi John, non posso chiedere altro per adesso.

"Bene figliolo, per la tua cura ci penserò io. Tu prendi le medicine che devi. Tre volte al giorno delle compresse prima di mangiare. E una iniezione un po' più impegnativa una volta la settimana. Se ti fanno stare male devi dirmelo. Qualsiasi cosa ti succeda devi parlarne."

Io sono già teso,  nascondo le mani che tremano di nuovo.

"Vedo che ti spaventi parecchio Sherrinford, ti fai prendere dall'ansia. Vedremo di mitigare i tuoi attacchi di panico."

"Non vado in panico, sono solo nervoso!" Gli rispondo irritato, non voglio che mi prendano per un debole ragazzino stupido.  Qui

"Bene, allora devi cercare di stare sereno. Vado a prendere mia figlia a scuola. Dovrai convivere con  Rosie non ti risparmierà nulla Sherrinford. Preparati."  Ride e mi dà una pacca sulla spalla. Io lo guardo torvo.

John si alza e mi lascia lì con la testa confusa. Mi alzo e  metto la lettera sopra alla credenza. C'è di tutto in quella casa. Dio, sembra la casa di mio padre a Pall Mall. Dove regna l'ordine assoluto.

Giro un po' per la stanza, con le mani in tasca, ho una gran voglia di andarmene, non riesco a prendere le misure a questa nuova situazione. Ero sempre solo, ora tutta quella confusione mi turba. Ho quasi voglia di "farmi". Ma mi ucciderebbe, devo calmarmi. Così gironzolo senza meta.. Raccolgo dei libri di favole da terra.

 John mi passa davanti ed esce salutando tutti.  Io non so cosa fare. Poi mi avvicino ai due nuovi parenti. Che mi intimano di fare qualcosa.

"Sherrinford libera quella poltrona piena di libri e mettila qua." La vedo è in un angolo, la svuoto e la trascino vicino a loro.

"Fratellino ora sono tre le poltrone, come gli Holmes di questa casa."

"E’ anche di Watson, non scordartelo che fa parte della famiglia." Mio padre abbozza un mezzo sorriso.

Sono sorpreso, si stuzzicano. Non capisco sono fratelli, lo trovo un comportamento bizzarro.

Li osservo, mio padre che tormenta l’ombrello e   Sherlock sprofondato nella poltrona con le mani giunte sotto il mento. Mi stringo le spalle,  temo di essere capitato in una famiglia difficile.

"Sherrinford non farti troppe domande per adesso, non fare quella faccia sconvolta. Capirai col tempo, sappi che ora il nostro rapporto è molto migliorato." Mio padre ha parlato in modo glaciale, ma Sherlock si gira e mi fissa divertito.

Io balbetto.  "Mi immagino come poteva essere prima. " Lo dico serio, ma poi mi rassereno vedendo mio padre ridere.  " Ti deve sembrare tutto così strano figliolo, non stupirei se volessi andartene a gambe levate."  Smette di accanirsi sull’impugnatura.

Sono perplesso,  però accetto la nuova situazione, meglio che essere soli e al freddo.

 

   
 
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