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Autore: Amber    20/12/2020    5 recensioni
E' un estate torrida quella che si prospetta davanti a Izuku e Katsuki che tornati a casa per le vacanze iniziano a scoprirsi, un po' per gioco... e un po' no.
[...] -Ci chiameranno gli eroi vergini o qualcosa del genere- Si guardarono, improvvisamente nel panico –Che facciamo? E’ una possibilità concretissima e verremo letteralmente…- Izuku cercò una parola gentile che non esisteva –L’opinione pubblica è tutto e potremmo davvero non essere considerati o non venire presi sul serio. È possibile no?-
-C’è solo una cosa da fare- ponderò Katsuki –Dovremo provare, fare pratica così nessuno potrà attaccarci-
-Tipo un allenamento- rincarò il moro
-Esatto. Dopotutto sarà come quando ci alleniamo no? Non sarà così difficile-
-Ok. Si, credo di possa fare-
Kacchan si voltò verso di lui
-Proviamo- lo esortò [...]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con un’altra BakuDeku perché si, sono ancora molto innamorata di questi due.
È estate, le vacanze portano entrambi a tornare a casa e i due si trovano a passare del tempo insieme a riavvicinarsi. A scoprirsi.
In realtà ho una mezza idea per un continuo, un progetto a dirla tutta, ma vedremo, tutto è possibile.
Perciò buona lettura e che la dea delle ship sia con voi.
 
Amber
 
CALDO TORRIDO
 
E’ durante l’estate dei suoi 17 anni che Izuku prese consapevolezza dei suoi sentimenti.
Era un estate torrida e molti dei suoi compagni di classe, all’uscita da scuola il primo giorno di vacanze, li avevano salutati per cercare refrigerio fuori dalla città. Izuku sapeva che Shouto se ne era andato in montagna a fare allenamenti speciali con Endevor, Momo si era rifugiata con la famiglia in una delle loro case in campagna e Ochako era andata al mare con le altre loro compagne. Iida al contrario aveva abbandonato la città con il fratello per accompagnarlo a fare della speciale fisioterapia che all’estero aveva dato parecchi risultati positivi e tutti speravano che l’eroe spezzato potesse tornare almeno a camminare
-Non è un certezza- aveva commentato l’amico pieno di aspettativa –Ma almeno potremo dire di averci provato-
Anche All Might si era allontanato dalla città rifugiandosi dal suo mentore.
Così, con le vacanze iniziate, la scuola chiusa e molti dei suoi amici partiti, Izuku se ne era tornato a casa dove il letto sapeva di bucato appena fatto e sua madre Inko non vedeva l’ora di coccolarlo e viziarlo in tutti i modi possibili e lui era ben contento di lasciarglielo fare.
Si era comunque ripromesso di continuare i suoi allenamenti, per questo aveva realizzato una serrata tabella di marcia che comprendeva studi e allenamenti ad orari per sfuggire al caldo soffocante: andava a correre la mattina presto sulla spiaggia, tornato a casa faceva un paio di pesi, doccia, colazione, studio e pranzo seguito dalla pennichella d’obbligo; al risveglio di solito leggeva o sistemava i suoi appunti sugli eroi e dopo cena tornava a fare una corsa poco impegnativa, giusto per chiudere bene la giornata.
In realtà si sentiva abbastanza soddisfatto della sua routine solitaria ma ben marcata e adorava al pomeriggio oziare, con sua madre in sottofondo che canticchiava mentre preparava la cena o leggeva accanto a lui, il ventilatore che ronzava lì accanto.
 
Fu durante una delle sue corse mattutine che lo incontrò mentre correva nella direzione opposta alla sua: Kacchan marciava metri su metri, il sudore che gli colava lungo il collo, la maglietta appiccicata al torace, i capelli scintillanti sparati in ogni direzione e il respiro che gli usciva a sbuffi dalle labbra.
Il primo giorno nessuno dei due si aspettava quell’incontro, si limitarono a passarsi affianco con un’occhiata stupita e ognuno andò per la sua strada senza neanche voltarsi indietro. In realtà i due abitavano nello stesso quartiere e frequentavano gli stessi posti da sempre, quindi non avrebbe dovuto essere strano incontrarsi. Eppure lo era. Entrambi si stupivano ancora di come respirassero la stessa aria nello stesso posto, nello stesso quartiere appena due vie a dividerli.
Kacchan sapeva di One for All e il loro rapporto era leggermente migliorato da quel momento, ma Izuku sapeva perfettamente che il loro legame (se così si poteva chiamare) aveva un certo limite, una patina di cortesia che ancora non si erano lasciati alle spalle a causa di tutto quello che era successo in quegli anni scolastici. Gli dispiaceva molto quella situazione, ma era cresciuto ormai e quell’adorazione che il piccolo Izuku aveva provato per il biondo era mutato in qualcosa di diverso, in qualcosa di più reale e meno fantasioso. Il piedistallo su cui aveva messo Kacchan si era incrinato a forza di parole crudeli e percosse, e aggiustarlo ormai non gli competeva più. Il moro si rendeva sempre più conto che se non fosse stato il biondo a fare un passo verso di lui… beh, allora voleva dire che le cose sarebbero rimaste così, cortesi e limitate all’ambito scolastico, alla rivalità che li determinava come due eroi che volevano raggiungere la vetta.
Il secondo giorno si videro da lontano, Izuku rallentò appena la corsa ma di nuovo si passarono a fianco senza una parola. Kacchan si limitò a una lunga occhiata, un minimo cenno con il capo, poi sparì dietro di lui continuando la sua corsa indisturbato. Il moro si limitò a scrollare le spalle. Se fosse stato chiunque altro sarebbe stato naturale fermarsi per due chiacchiere ed eventualmente decidere di correre insieme nei giorni seguenti, ma gli era chiaro che il biondo non lo volesse tra i piedi.
Per questo motivo il terzo giorno, quando Izuku uscì di casa e trovò Kacchan fuori dal suo complesso residenziale che lo aspettava rimase senza parole credendo di avere un’allucinazione
-Ohi Deku, è un ora che ti aspetto cazzo- sbottò il biondo.
Il moro spalancò gli occhi e no, non era decisamente un’allucinazione
-Kacchan ma cosa…-
-Corriamo insieme- propose e senza attendere risposta partì di corsa verso la spiaggia. Izuku gli andò dietro immediatamente e lo affiancò guardandolo di sottecchi: il compagno indossava dei pantaloncini corti molto simili ai suoi e una maglietta senza maniche chiara, il viso corrucciato gli fece presupporre che l’altro stava ancora decidendo se quella fosse o meno stata una buona idea
-Vuoi davvero che corriamo insieme?- domandò stupito
-Certo, se no cosa sarei venuto a fare Deku di merda- ringhiò –E poi così possiamo allenarci meglio-
Il moro rimase in silenzio, ancora perplesso dalla piega che aveva preso la giornata e lo assecondò
-Corro anche di sera se ti va- lo informò.
Avevano raggiunto la spiaggia e come un solo uomo avevano svoltato per raggiungere la riva. Kacchan guardò il cielo e annuì, consapevole
-Ok, ma la mattina dobbiamo partire almeno mezzora prima. C’è troppo caldo cazzo-
-Si- aveva ammesso Izuku –L’estate più torrida-
Il telegiornale lo ripeteva in continuazione.
 
La routine di Izuku cambiò.
La mattina correva con Kacchan che si faceva trovare puntualmente sotto casa sua e faceva molta più strada di quella a cui era abituato, tornato a casa dopo la doccia e la colazione non aveva la facoltà mentale di studiare o fare pesi, quindi aiutava sua madre nei lavori domestici e solo dopo essersi riposato dopo pranzo riusciva a studiare un po’. La sera si incontrava di nuovo con Kacchan e facevano la breve corsa che Izuku aveva pianificato nei giorni precedenti.
Non parlavano molto in quei momenti, ma il silenzio era ben accetto in quelle serate senza vento e dove la calura saliva dall’asfalto ad ondate. Il moro sentiva il sudore scendere lento tra le scapole e la fatica intorpidirgli le membra
-Guarda- mormorò Izuku una sera fermandosi. Gli indicò il cielo pieno di stelle sopra il mare nero mentre da lontano si sentiva solo il frinire delle cicale, c’era una televisione accesa in lontananza e delle risate –Ti ricordi quando a scuola ci hanno insegnato le costellazioni?- gli domandò
-No-
-Mi sono sempre piaciute le stelle. Sai che da piccolo credevo che i grandi eroi del passato ci guardassero e proteggessero da lassù? Che ogni stella fosse un eroe?-
-E’ stupido-
-Si lo è- rise il moro assecondandolo –Credo che Il Re Leone mi avesse colpito molto all’epoca-
-Tutto ti colpiva molto all’epoca- ricordò il biondo
-E’ vero- ammise –Dai finiamo il giro. Ho bisogno di una doccia-
Eppure la mattina dopo Katsuki arrivò davanti a casa sua con un libro che gli lanciò quasi in testa
-A quanto pare al mio vecchio piace quella roba- disse impassibile –E’ un prestito- specificò. Izuku si trovò tra le mani un libro sui miti e leggende delle costellazioni e si ritrovò a sorridere e a ridacchiare come un cretino per tutto il tempo
-Grazie!- esclamò per la millesima volta mentre correvano lungo la riva –Non vedo l’ora di leggerlo-
-Si va bene ma piantala di sorridere in quel modo Deku di merda- ringhiò il biondo spingendolo. Izuku gridò incespicando sui suoi stessi piedi e cadde dentro l’acqua ridendo. Lo schizzò con una manata e buttò la testa all’indietro quando Kacchan lo insultò pesantemente trovandosi bagnato
-Potremo leggerlo insieme- propose Izuku quando si alzò, l’eccesso di risa finalmente spento ma il sorriso aperto e felice che gli distendeva il viso. Il biondo lo guardò in tralice
-Non trascureremo i nostri allenamenti per leggere di stelle- commentò seccato
-Certo che no- rispose il moro roteando gli occhi al cielo –Che ne pensi di oggi pomeriggio?-
 
Fu così che iniziarono a trovarsi al parco dopo pranzo: Izuku portava una coperta su cui sdraiarsi e Kacchan procurava loro da bere dentro la borsa refrigerata. Trovarono un albero, che con il passare dei giorni Izuku nominò come il loro albero, e lui e Kacchan a turno iniziarono a leggere ad alta voce il libro. Il caldo torrido in quei momenti diventava quasi sopportabile e certi giorni più caldi di altri i due si limitavano a rimanere sdraiati, il loro albero a fargli ombra e il silenzio del parco deserto che li circondava a fargli compagnia, con solo un paio di passanti che tentavano la passeggiata pomeridiana lungo il sentiero poco distante e qualche macchina che passava in lontananza. Era rilassante, c’era pace tra loro e intorno a loro e il moro si godette ogni istante di quei pomeriggi oziosi.
Finito il libro sulle costellazioni Izuku portò un libro sugli eroi e finito quello Kacchan ne portò uno sull’arte alternativa del combattimento corpo a corpo.
Era molto interessante e divenne quasi automatico iniziare ad allenarsi su quelle tecniche senza usare i quirk per migliorare la loro capacità di attacco e difesa
-Nerd vedi che sbagli cazzo? Devi colpire l’avversario in questo modo se no non gli fai niente- sbottò Kacchan indicandogli la figura presente sul libro
-Ho capito ma se poi ti faccio male non ti arrabbiare con me-
-Izuku ci stiamo allenando! E non sono così debole- lo riprese seccato.
Il moro non commentò il fatto che l’amico di infanzia lo avesse chiamato per nome e l’altro probabilmente nemmeno se ne accorse, ma si stupì di come gli fosse uscito naturale, come se lo chiamasse in quel modo da sempre.
Lo adorò.
 
Una mattina, quando Izuku si svegliò, trovò ad aspettarlo una brutta sorpresa: fuori diluviava, un temporale estivo con i fiocchi e si trovò a vagare per casa nervosamente.
Se pioveva niente corsa mattutina, niente pomeriggio al parco, niente corsetta serale, niente… Kacchan
-E adesso cosa faccio, lo chiamo?- Guardando l’ora si rese però conto di quanto fosse presto e che probabilmente chiamando casa avrebbe svegliato l’intera famiglia “Ma ho il cellulare” ricordò. Non lo aveva mai chiamato, non ne aveva mai avuto bisogno e il numero era in suo possesso solo perché entrambi avevano lavorato nella stessa agenzia per un po’ di tempo insieme a Shouto da Endevor. Si fece coraggio e compose il numero “Dopotutto è solo per organizzarci, non si arrabbierà con me”
-Ohi-
Era strano sentire la voce di Kacchan al telefono. Gli arrivava direttamente al padiglione auricolare e Izuku respirò piano, nervoso: avrebbe voluto riattaccare solo per poterlo chiamare di nuovo
-Ehi- mormorò e si schiarì la voce ricordando che era stato lui a chiamarlo. 5 secondi di silenzio erano troppi –Piove hai visto?-
-Ho notato. Vieni a casa mia? I miei sono già a lavoro e potremo allenarci in pace- lo invitò.
A casa sua. Solo due vie più in là.
L’ultima volta che Izuku aveva messo piede in casa del biondo era stato… una vita fa. Letteralmente. Ma ricordava benissimo la strada, la casa singola con il cortile e il cancello in ferro
-Ok- accettò.
Si vestì in fretta e furia, lasciò un biglietto sul tavolo della cucina per sua madre e uscì dopo aver indossato un impermeabile.
Arrivò davanti a casa Bakugo esattamente tre minuti dopo e Kacchan lo tirò dentro senza tante storie lanciandogli un asciugamano
-Hai già fatto colazione?-
-No-
Il biondo lo portò in cucina dove gli offrì una brioche e gli indicò la sedia mentre sfaccendava ai fornelli
-Ho solo del the alla pesca in casa- lo avvisò
-Oh, va bene- rispose stupito
-Perché quel tono sorpreso?-
-No è che… non credevo ti fossi accorto che a colazione prendo il the- ammise
-Viviamo sotto lo stesso tetto Deku-
Il moro rimase in silenzio guardandolo
-Tu invece bevi il caffè. Amaro-
-Si perché…-
-Non ti piace la roba dolce- concluse per lui Izuku –Lo so- Ti conosco, concluse la sua mente per lui.
Kacchan si voltò verso di lui osservandolo, il bollitore che fischiava alle sue spalle.
Era strano sapere di conoscersi l’un l’altro in quel modo intimo e allo stesso tempo rendersi conto di aver passato anni a indossare le parti di bullo e quirkless e successivamente di rivali.
Eppure avevano continuato a guardarsi, ad analizzarsi addirittura, si erano studiati come se al mondo non ci fosse altro. Izuku aveva sempre immaginato che tutta quell’adorazione che aveva provato per il biondo e che lo aveva portato da piccoli a guardarlo e seguirlo, l’invidia che ne era seguita rendendosi conto che Kacchan aveva un quirk stupendo e lui non ne avrebbe mai avuto neanche uno, e l’essere rivali a scuola nel cercare di raggiungersi, superarsi e dimostrare di essere uno migliore dell’altro, lo avevano portato ad essere ipersensibile a tutto quello che riguardava il ragazzo.
Sapeva cosa gli piaceva e come, conosceva la sua routine, sapeva cosa lo faceva arrabbiare (quasi tutto) e conosceva i suoi sogni che coincidevano con i suoi in quella meta che un tempo pareva irraggiungibile mentre ora pareva un po’ più nitida e definita
-A volte mi dimentico che abbiamo passato insieme tutta la vita-
Il moro sorrise stringendosi nelle spalle e Katsuki tornò ad occuparsi dei fornelli portando sulla tavola il the per lui e il caffè per se lasciando passare il momento
-Con un tempo del genere cosa vogliamo fare?- chiese Izuku guardando fuori dalla finestra dove il temporale non accennava a placarsi
-Ho degli attrezzi in camera-
-Possiamo anche studiare più tardi- propose e Kacchan annuì sorseggiando il suo caffè.
Alla fine si allenarono con gli attrezzi in camera del biondo ma non studiarono. Si misero invece per terra, la schiena appoggiata al letto a guardare un film stupido sugli eroi che commentarono acidamente per tutto il tempo
-Ma è stato tremendo- commentò alla fine Kacchan, i titoli di coda che si susseguivano nello schermo –Una roba orribile-
-Hai visto il livello di recitazione? Ma dove l’hanno pescato il protagonista?- domandò allibito Izuku
-La prossima volta guardiamo prima le recensioni, poi il film- decise il biondo
-Ma nelle recensioni ci sono gli spoiler dai, mi rifiuto-
-Si ma questo è stato orribile-
-Recitazione zero-
-Trama nulla-
-Effetti speciali carini però-
-Doppiaggio terribile-
-Propongo di evitare il sequel e passare direttamente ad altro-
-Approvato-
Quando la madre di Kacchan tornò dal lavoro nel tardo pomeriggio e trovò i due in camera, il biondo stravaccato sul letto e il moro seduto a terra proprio sotto la sua testa, con un altro film sullo schermo e il ventilatore che ronzava placidamente, si limitò a rimanere in silenzio, scrutandoli. Doveva essere strana la presenza del moro in casa loro dopo anni e dopo tutto quello che era successo tra i due ragazzi
-Stai bene Izuku?- chiese cauta
-Si grazie, tutto bene-
-Ti fermi a cena? Stavo iniziando a preparare-
Izuku guardò il biondo sopra di lui che si strinse nelle spalle facendogli decidere come voleva
-Magari un’altra volta. Sono qui da questa mattina e forse è meglio che mi faccia vedere da mia madre almeno a cena-
-Ok- confermò la donna stranita e lanciando un’occhiata al figlio –Ma ti aspetto un altro giorno-
-Ci conti-
Al momento di andarsene Izuku si riappropriò dell’impermeabile ormai asciutto dall’appendiabiti e salutò il biondo sulla porta
-Grazie per oggi- Il biondo annuì –Ci vediamo domani-
-Si nerd. Solito orario-
A Izuku sfuggì un sorriso e scappò via, scoppiando felicità.
 
Da quel momento la routine cambiò ancora.
Si trovavano la mattina a correre, dopo pranzo si incontravano al parco dove leggevano o si allenavano, poi proseguivano insieme a cena a casa di Kacchan o di Izuku visto che sua madre non voleva che lui si approfittasse troppo della gentilezza della famiglia Bakugo, a quel punto se erano troppo stanchi si mettevano a guardare un film o altrimenti andavano a fare la loro breve corsa che il più delle volte si tramutava in una semplice passeggiata
-Siamo dei mollaccioni- commentò una sera Katsuki allungando le braccia verso il cielo stirando i muscoli
-Mollaccione sarai tu poi- rise Izuku spingendolo –Quando siamo al dormitorio alle 9 sei a letto, come i vecchi-
Kacchan gli lanciò un occhiataccia raggelante
-Non tutti hanno la tua autonomia. Io devo dormire almeno 10 ore quando andiamo a scuola se no non sto in piedi- borbottò
-Si chiama abitudine- lo istruì –Eppure adesso non dormi così tanto, anzi-
-Questo caldo torrido non mi fa dormire e quel cazzo di ventilatore non aiuta- rispose
-Per questo ti svegli così presto la mattina?-
-Anche, ma così ho più tempo per allenarmi e per correre- lo guardò –Anche tu ti svegli presto-
-Avevo una serrata tabella di marcia in modo da non adagiarmi sugli allori- rispose –Ma questa routine mi piace molto di più- ammise sereno. Kacchan si limitò ad annuire e procedettero la passeggiata in silenzio. Si fermarono al baretto della spiaggia e acquistarono due ghiaccioli, giusto per tentare di trovare refrigerio –Sai pensavo…- Il moro si interruppe e lo osservò di sottecchi –All’inizio pensavo che non mi volessi parlare sai… quando ci siamo incontrati i primi giorni sulla spiaggia. Quando mi hai ignorato-
-Anche tu mi hai ignorato-
-Credevo che se avessi osato dirti qualcosa tu mi avresti fatto esplodere, come ai vecchi tempi sai- rispose ridendo nervoso. Era una paura ben più che reale, era un dato di fatto. Kacchan lo guardò fermandosi di colpo e Izuku lo imitò poco lontano da lui sorpreso –Che c’è?-
-Credo… anzi, sono sicuro di doverti delle scuse- iniziò. Kacchan deglutì senza guardarlo in faccia, la fronte corrucciata in un notevole sforzo –Ero stupido, piccolo… un gradasso. Non che questo sistemi le cose o sia una giustificazione, ma quest’anno a scuola con tutto quello che è successo con All Might, con One for All, i villan e… insomma lo sai… ho avuto modo di pensare molto quindi…-
-Kacchan non ce n'è più bisogno- mormorò il moro
-No Izuku, penso davvero quello che sto dicendo. Mi dispiace di averti fatto quelle cose. Ho esagerato, non ci sono scuse-
-Ho capito- Il moro gli si avvicinò godendosi il momento e allungò la mano verso di lui –Siamo amici vero?-
Katsuki osservò le dita protese verso di lui e gliele strinse, forte
-Ora però non ti gasare troppo nerd di merda- sbottò tornando ad essere se stesso, il viso rosso
-Non sia mai-
In silenzio proseguirono il giro tornando verso casa.
 
Erano amici e dopo quelle torride settimane estive trascorse insieme Izuku non aveva bisogno di scuse o di una conferma da parte del biondo perché il suo comportamento aveva parlato da solo già da tempo e lui ne era felice fuori misura.
Era strano oziare insieme, o passare i pomeriggi l’uno a casa dell’altro, allenarsi, leggere o anche solo rimanere in silenzio. Non era da loro ma allo stesso tempo lo era così tanto che Izuku si domandò se quell’abitudine non funzionasse sin troppo bene.
Distrattamente si domandava cosa sarebbe successo quando l’estate sarebbe finita e sarebbero tornati a scuola, al dormitorio. Sarebbe stato strano?
-Tesoro devi dirmi qualcosa?- domandò Inko un giorno mentre sparecchiava dopo che ebbero finito di pranzare
-Uhm- Izuku rimase in silenzio solo per un secondo pensando prima di scuotere la testa –No mamma, non credo perché?-
-Ho parlato con Mitsuki e tu e Katsuki passate molto tempo insieme ultimamente-
-Si. Non ne sei felice?-
-Certo certo, non è quello il discorso, ma piuttosto volevo capire se per caso voi due volevate dirci… qualcosa ecco. O se vuoi dirmelo tu- La donna parve imbarazzata mentre Izuku aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso
-Mamma?-
-No niente, scusa. Oggi dove siete voi due?-
-A casa di Kacchan- le rammentò il ragazzo stranito
-Bene, ci vediamo per cena?-
-Rimango da loro oggi. Torno dopo va bene?-
Inko aveva annuito e si era affrettata a lavare i piatti lasciandolo alla sua confusione.
Non ne parlò con Kacchan, cioè, nemmeno sapeva da dove iniziare un argomento che non aveva minimamente compreso, ma quella sera a cena Mitsuki ritirò fuori l’argomento in un modo un po’ più… diretto
-Dovete dirci qualcosa?- chiese quando tutti e quattro furono seduti a tavola e Masaru, il padre di Katsuki si schiarì la voce muovendosi sulla sedia nervosamente
-Eh?- Il biondo osservò sua madre truce e la donna corrispose senza preoccupazioni
-Sto chiedendo a voi due se dovete dirci qualcosa- ripeté –Lo sapete che potete dirci tutto e che niente di quello che direte potrà mai mutare il nostro affetto per voi-
-Vecchia, cosa stai dicendo? E cosa dovremmo dirti?-
-Oh, anche mia mamma oggi me lo ha chiesto- raccontò Izuku. Lui e il biondo si guardarono –Non ho proprio capito di cosa parlasse e lei ha lasciato cadere subito il discorso- spiegò
-Si, io e tua madre abbiamo parlato un po’ l’altro giorno-
-Tesoro, non credo sia una buona idea- saltò su il marito
-Oh avanti, siamo tutti di mente aperta qui. Non capisco l’imbarazzo-
-Ma di che accidenti parli?- ringhiò il biondo mollando le bacchette sul piatto e incrociando le braccia al petto
-Di voi due. Che state insieme-
Le bacchette di Izuku caddero e una finì a terra con un tonfo
-Che?- domandarono i due ragazzi scioccati. Izuku corse a recuperare la bacchetta caduta e quando rispuntò dal tavolo era stravolto
-Sei un disastro- sillabò il biondo osservandolo in tralice
-Scusa ma mi ha sorpreso!-
Katsuki tornò a rivolgere lo sguardo ai suoi genitori alzando le sopracciglia
-Quindi?-
-Oh avanti siete così vicini, sempre, tutti i giorni a tutte le ore- spiegò Mitsuki –Non mi interessa quello che fate insieme, ma se ce lo diceste noi e tua madre eviteremmo di dover fingere di non sapere-
L’odore di glicerina che proveniva da Katsuki si intensificò portando i suoi palmi a scoppiettare furiosamente
-Ma non sapere cosa?- tornò a chiedere Izuku perplesso
-Che voi due state insiemeinsieme- rispose il padre del biondo sospirando
-Insiemeinsieme in che senso?- chiese Izuku
-Voi siete fuori- commentò Kacchan
-Guardi che c’è un malinteso enorme- continuò Izuku di rimando comprendendo –Io e Kacchan…-
-Io e Deku…-
-…non stiamo insieme!- esclamarono all’unisono
-Ci alleniamo insieme-
-E studiamo insieme-
-Guardiamo anche dei film è vero-
-A volte passeggiamo pure-
-Leggiamo insieme quello si-
-E con questo caldo ci scappa anche il sonnellino alcune volte-
-E’ un caldo torrido ricordiamolo-
-Lo dicono tutti al telegiornale-
-Ma di sicuro noi due non stiamo insiemeinsieme-
-E’ assurdo!- conclusero entrambi senza parole.
Mitsuki e Masaru li osservarono seri dall’altro capo del tavolo e annuirono, una sola volta, consapevoli
-Ok- risposero –Abbiamo capito tutto- concluse Mitsuki riprendendo a mangiare.
Ma a Izuku era passata la fame e Kacchan rimase a guardare truce i suoi genitori borbottando insulti a tutto spiano finché non esplose quando si chiusero in camera
-Ma sono pazzi i nostri genitori?- domandò il biondo passeggiando per la stanza
-E’ incredibile che mia madre oggi mi abbia chiesto…!- borbottò Izuku
-Come se fosse possibile!-
-Ma infatti!-
Si guardarono, la stanza a dividerli e sbuffarono divertiti
-Hai visto le loro facce?- domandò Izuku e Kacchan rise scuotendo il capo –Dovevi vedere mamma oggi-
-Come credi siano arrivati a questa conclusione? Solo perché passiamo del tempo insieme?-
Izuku si strinse nelle spalle e andò a sedersi sul letto del biondo che lo seguì
-Boh. Forse ci stiamo vedendo troppo?- domandò il moro –Ma sto bene, non voglio smettere-
-Nemmeno io- rispose Kacchan iniziando a fare zapping in televisione.
C’era un film di serie B su uno dei canali e il biondo abbandonò il telecomando su quello sceneggiato dove due tizi si stavano gridando addosso lanciandosi cose. Izuku la identificò chiaramente come una lite tra amanti.
La finestra era spalancata per permettere ad un improbabile filo d’aria di entrare e da fuori si sentiva il vociare dalle altre case e il frinire delle cicale. Avevano attaccato il ventilatore e rimasero in silenzio, l’uno accanto all’altro, le gambe distese, le spalle vicine, i piedi che quasi si toccavano.
Faceva caldo. Katsuki odorava di glicerina e Izuku sentiva il sudore colargli tra le scapole
-Chissà com’è?- domandò sovrappensiero mentre sullo schermo l’uomo prendeva per la vita la donna baciandola con foga
-Cosa?- domandò il biondo distrattamente, la testa posata mollemente contro il muro
-Baciare qualcuno. Io non ho mai baciato nessuno-
-Ah non lo so. Nemmeno io-
Izuku lo guardò e lo spinse appena, spalla contro spalla
-Ma se alle medie c’erano tutte quelle nostre compagne che ti adoravano! Non hai baciato nessuna di loro?-
-Ma no dai, che schifo-
Izuku tornò a guardare lo schermo concentrato
-Sembra rumoroso e… umido- commentò
-Sembra disgustoso. Guarda come sono esagerati-
-Quando succederà a te forse non penserai che sia disgustoso-
-E tu chi vorresti baciare? Faccia tonda?- domandò il biondo
-Ochako? Non lo so, non ci ho mai pensato- rispose –E tu?-
-Non lo so. Non ho mai pensato alle nostre compagne a quel modo come fa testa a palline- rispose stringendosi nelle spalle e Izuku scoppiò a ridere a sentire nominare Mineta –Siamo così concentrati a diventare eroi che pensare ad altro è faticoso, una perdita di tempo-
-Forse non baceremo mai nessuno- ipotizzò il moro stringendosi nelle spalle
-Quindi niente sesso- lo prese in giro il biondo
-Sembra un futuro triste- commentò il compagno
-Ma saremo eroi-
-E’ triste lo stesso Kacchan-
Si guardarono e il biondo scosse il capo improvvisamente serio
-Aspetta, sto immaginando una cosa tremenda- disse
-Tipo?-
-Che siamo due eroi, ovviamente io il n. 1 e tu il n. 2…- Izuku lo spinse più forte colpendolo sulla spalla e sbilanciandolo
-Credici- lo sfidò e il biondo si raddrizzò ignorandolo
-…E che veniamo letteralmente sputtanati dall’opinione pubblica perché non sappiamo nemmeno baciare- raccontò –Ti immagini che figura di merda?-
-Ci chiameranno gli eroi vergini o qualcosa del genere- Si guardarono, improvvisamente nel panico –Che facciamo? E’ una possibilità concretissima e verremo letteralmente…- Izuku cercò una parola gentile che non esisteva –L’opinione pubblica è tutto e potremmo davvero non essere considerati o non venire presi sul serio. È possibile no?-
-C’è solo una cosa da fare- ponderò Katsuki –Dovremo provare, fare pratica così nessuno potrà attaccarci-
-Tipo un allenamento- rincarò il moro
-Esatto. Dopotutto sarà come quando ci alleniamo no? Non sarà così difficile-
-Ok. Si, credo di possa fare-
Kacchan si voltò verso di lui
-Proviamo- lo esortò
-Adesso?-
-Certo-
-Ma… tu ed io?- domandò sorpreso dall’eventualità
-Si vedi qualcun altro qui con cui provare? Vuoi andare dai miei genitori forse o da tua madre?-
-Oddio no- rispose schifato –Non che tua madre non sia una bella donna eh ma insomma…-
-Ma che schifo Deku-
-Appunto e poi ti assomiglia troppo Kacchan, mi farebbe senso-
-Ecco. Dai proviamo- Kacchan indicò la televisione con un cenno –Più o meno sarà così-
-Ma sei sicuro? Cioè, non lo vuoi chiedere a… a una ragazza magari?- domandò il moro
-E che differenza ci sarebbe? Un bacio è un bacio, una prova è una prova, che la faccia con una a caso o con te non fa differenza- Izuku lo guardò, seriamente perplesso –Senti, se vuoi andare tu da una a chiederglielo nessun problema-
-No no, sarebbe troppo imbarazzante. E poi credo tu abbia ragione. Non fa differenza anche se lo facciamo noi due- affermò
-Appunto- commentò impaziente il biondo
-Ok, ma spegni la tv che con questi rumori in sottofondo non riesco a concentrarmi-
Kacchan spense il televisore e la stanza piombò nel buio, illuminata solo dalla luce fioca del lampione in strada e da quella del ventilatore in funzione.
Si voltarono l’uno verso l’altro e Izuku si mosse nervoso
-Stai tranquillo, non è che stiamo infrangendo la legge- esclamò il biondo battendogli la mano sulla spalla
-Beh è un po’ improvviso insomma. Non ho mai pensato di baciarti- rispose il moro e lo guardò negli occhi sorpreso –Tu ci hai mai pensato?-
-Ma sei scemo?-
-Lo immaginavo-
-Però ora sono curioso- ammise il biondo
-Uhm si, un po’ anche io. Ok, proviamo-
Kacchan gli si avvicinò e chiudendo gli occhi posò le labbra sulle sue premendo appena. Si allontanò qualche secondo dopo e si guardarono perplessi
-Ma hai chiuso gli occhi?- domandò Katsuki
-Non ne ho avuto il tempo, è stato velocissimo-
-Non ha proprio funzionato-
-No, direi proprio di no-
-Ok, chiudi gli occhi-
-E poi tu…-
-Si dai muoviti!-
Izuku obbedì e chiuse gli occhi. Qualche secondo dopo avvertì una pressione sulle labbra, calda. Al naso gli arrivò l’odore di glicerina e il biondo si staccò di nuovo, troppo velocemente.
Si guardarono e Kacchan scosse il capo insoddisfatto
-Ehi, io stavolta li aveva chiusi-
-Non è quello il problema, credo sia…- Katsuki tirò fuori la lingua e gliela indicò –Questa-
-Ok allora riproviamo. Ma stavolta lo faccio io- Katsuki si strinse nelle spalle e lo attese guardandolo. Izuku arrossì –Puoi chiudere gli occhi? Mi innervosisci-
Katsuki roteò le pupille ma obbedì
-Mollaccione- borbottò
-Così non mi aiuti-
Izuku rimase a guardarlo e avvicinò piano il viso al suo sollevandosi sulle ginocchia. Katsuki sussultò quando il moro gli mise le mani sulle spalle per rimanere in equilibrio, passò le dita sul collo avvertendo il cuore pompare agitato quasi come il suo e arrivò alla nuca sfiorandogli i capelli biondi.
Kacchan aprì gli occhi improvvisamente su di lui e si trovarono vicinissimi, il moro arrossì
-Ehi, nerd-
-Mh?-
-Si fa notte qui se non ti dai una mossa-
Izuku rise a pochi centimetri da lui e annuì
-Ok, ma tieni gli occhi chiusi-
Katsuki obbedì, ma gli posò le mani sui fianchi e a tradimento se lo tirò addosso. Izuku gridò e si trovò le labbra di Katsuki sulle sue.
E stavolta fu un bacio vero.
Subito fu timido e impacciato, dato dall’inesperienza di entrambi, ma divenne presto una guerra dove nessuno dei due voleva cedere spazio all’altro. Divenne istintivo e naturale mentre Katsuki gli posava le mani sulla schiena e Izuku gli stringeva i capelli tra le dita, si morsero a vicenda e al moro scappò da ridere quando Kacchan gli sfiorò il palato con la lingua
-Ferma ferma- ridacchiò staccandosi –Mi fai solletico- ammise.
Si guardarono ed erano scarmigliati e con l’affanno, il moro che lo sovrastava appena e il biondo sotto di lui che lo fissava serio
-Dobbiamo stare attenti a come respiriamo-
-Riproviamo? Credo di aver capito come funziona-
Kacchan in risposta gli prese il viso tra le mani e fece ricongiungere le labbra, Izuku tentò di mettersi più comodo ma la posizione non aiutava. Si agitò mentre si metteva a sedere senza staccarsi ma erano troppo… lontani, quindi tornò alla posizione iniziale ma dopo qualche minuto si dovette staccare piombando a sedere sul materasso
-Aspetta, mi stanno facendo male le gambe- lo bloccò massaggiandosele
-Che palle Deku-
-Eh ma scusa tu sei lì a sedere e io sono scomodo! Non riesco a concentrarmi!- si lamentò. Kacchan sospirò seccato e se lo tirò addosso sbuffando. Izuku si ritrovò seduto a cavalcioni sopra di lui, le mani sulle spalle del biondo e il viso vicinissimo –Ah- commentò sorpreso e si sistemò per bene
-Ora, se sei comodo, puoi stare zitto?- domandò ironico.
Si baciarono, tantissimo. Izuku si ritrovò a mugolare appena cercando qualcosa senza sapere cosa fosse, agitandosi e contorcendosi, i bacini che sfregavano l’uno contro l’altro e ripeté il movimento quando Katsuki gemette direttamente sulle sua labbra. Katsuki ribaltò le posizioni facendo sibilare il moro quando gli mancò la frizione dei bacini e nel momento in cui si trovarono sdraiati divenne tutto molto strano mentre il biondo gli passava le mani sulla pelle umida e Izuku se lo tirava addosso per poterlo sentire di più
-Fa caldo- mormorò Izuku e Katsuki ne approfittò per passare la lingua sulla vena del collo che pompava furiosamente
-E’ un’estate torrida- ricordò il biondo e Izuku gli tolse la maglia senza pensarci. Ma appena si trovò la pelle nuda dell’altro sotto le sue mani si bloccò
-Aspetta un attimo Kacchan- Katsuki nel frattempo gli aveva alzato la maglia sulle spalle e stava passando la lingua tra le costole succhiando e mordendo. Il biondo si fermò e lo guardò dal basso –Forse stiamo andando troppo veloci- mormorò il moro.
Katsuki valutò in un secondo la situazione e si staccò velocemente
-Troppo veloce- ribadì e si misero a sedere l’uno di fronte all’altro, rossi in viso per l’eccitazione e l’affanno
-Non è andata male come prova, no?- chiese il moro sistemandosi la maglia
-Penso di no-
Katsuki si alzò in piedi e si rimise la maglia che era magicamente finita per terra dandosi un contegno mentre gli dava le spalle
-Forse è meglio che vada-
-Si-
-Ci vediamo domani-
-Certo-
Si salutarono sulla porta e Izuku corse a casa, il cuore a mille. Salutò appena sua madre chiudendosi in camera e scivolò a terra ansimando di frustrazione.
Fu la prima volta che si toccò e venne pensando a Kacchan.
 
A questo punto fu tutto in discesa.
Il giorno dopo andarono a correre e si comportarono come al solito senza dire una parola in merito alla sera precedente, anche se Izuku dovette ammettere che la concentrazione era ridotta a zero e anche il biondo pareva nervoso.
Il pomeriggio si incontrarono sotto al loro albero, ma allenarsi nel corpo a corpo non fu esattamente una brillante idea. Il moro riusciva solo a pensare di attirare a se il compagno e baciarlo, spingerlo contro il tronco dell’albero e cercare un po’ di sollievo per l’eccitazione che sentiva crescere ad ogni minuto. Voleva davvero sentire il biondo sopra di se con il suo peso e il suo odore forte di glicerina. Si trovò a mordersi le labbra e divenne ipersensibile ad ogni colpo dell’altro quando lo afferrava o paravano i colpi a vicenda. Desiderava morderlo. E desiderava la sua lingua su di se, ovunque.
Si chiese se quel caldo torrido fosse la causa di quel suo stato mentre Kacchan lo guardava senza distogliere lo sguardo, implacabile
-Vieni da me?- domandò Izuku a fine allenamento –Mia mamma ti aspetta per cena se vuoi-
-Ok-
A cena non fu meno strano. Izuku si rese conto di contare i minuti e i secondi, il cibo venne appena toccato e la scarica che gli dava il ginocchio di Katsuki contro il suo gli azzerava la salivazione. Trovò il coraggio di spingere il piede contro il suo e si trovarono con le due gambe intrecciate, gli occhi rossi di Kacchan che non gli lasciavano scampo. Quando poterono finalmente alzarsi entrambi incespicarono verso la stanza dove Izuku ebbe a malapena il tempo di mettere su un film a caso.
Katsuki lo spinse contro la scrivania baciandolo e Izuku ribaltò la posizione mordendogli il collo e premendo il bacino contro il suo. Gemettero entrambi e Kacchan gli levò la maglietta con un unico gesto
-Troppo veloce?- lo prese in giro il biondo
-No- arrossì il moro togliendogli la maglietta di rimando
-Ho visto come mi guardi da tutto il giorno- mormorò Kacchan spingendolo verso il letto e mettendosi sopra di lui
-E come ti guardo?-
-Come se volessi mangiarmi-
Izuku se possibile arrossì ancora di più e borbottò seccato
-E’ colpa tua-
-E’ vero- ammise l’altro e soffiò sulla pelle bollente dandogli i brividi –Ho passato tutto il giorno a pensare di baciarti-
-E allora fallo Kacchan-
Non fu più strano, fu semplicemente troppo. Si toccarono l’un l’altro senza mai approfondire il contatto, ma senza freni si dissero cosa volevano e come, provarono e si esplorarono senza remore e alla fine avevano il fiato corto e Izuku era sicuro di avere almeno un succhiotto da qualche parte. Di sicuro Kacchan ne aveva uno proprio sotto il capezzolo.
Non fecero sesso, ma entrarono inesorabilmente in un vortice afoso fatto di baci umidi e preliminari molto spinti.
 
La prima volta che Katsuki gli prese l’eccitazione tra le mani promettendogli la miglior sega della sua vita, Izuku venne immediatamente e se ne vergognò tantissimo. Kacchan aveva riso un po’ cattivo
-Quindi ti ecciti di più se dico ad alta voce cosa voglio farti nel dettaglio?- domandò. Izuku borbottò un insulto in risposta e guardò il biondo alzandolo in piedi e giurando vendetta.
Era un pomeriggio afoso e la casa di Kacchan era silenziosa e vuota tralasciando la loro presenza chiusi in camera con le finestre aperte. Izuku lo spinse senza tante cerimonie con la schiena contro la finestra e lo guardò in tralice mentre il biondo ancora se la ridacchiava rabbrividendo per il vetro freddo premuto sulla schiena nuda e calda.
La risata gli si smorzò diventando un singulto sorpreso quando Izuku si inginocchiò davanti a lui afferrandolo per i fianchi
-Stai fermo- ordinò.
Fu bellissimo. Kacchan si rimangiò ogni risata e lo incitò nel modo più sporco e osceno che il suo dizionario gli potesse permettere in quella situazione. Vennero entrambi, Izuku eccitato solo nel sentire i gemiti e le parole di incitamento di Katsuki, e per il resto della giornata non riuscirono a muovere un muscolo oziando nudi sul letto e ridacchiando tutto il tempo per delle stupidaggini.
Gli allenamenti si ridussero inevitabilmente sostituiti da attività ben più specifiche e certi giorni Izuku, quando si ritrovavano sdraiati l’uno di fronte all’altro a guardarsi senza più fiato, le labbra gonfie e i segni rossi sul corpo, non riusciva più a capire dove iniziava uno e finiva l’altro.
Gli piaceva. Forse quell’estate così torrida gli stava piacendo anche troppo. E gli piaceva Kacchan e quello che erano diventati, gli piaceva come diventava di burro tra le sue mani, come lo faceva sentire e il punto di incontro che avevano trovato che li portavano a ridere insieme e a parlare del più e del meno. A volte sentiva il bisogno di dirglielo, ma la paura sottile di essere rifiutato e di mettere un punto a quella situazione gli bloccava la lingua sul palato.
 
Un giorno entrambi ricevettero una telefonata: Izuku venne contattato da Ochako e Katsuki da Kirishima. Erano quasi tutti tornati dalle vacanze e avevano deciso di trovarsi per una rimpatriata in previsione della scuola che sarebbe ricominciata di lì a poco. I due avevano accettato ma Izuku aveva inesorabilmente sentito l’avvicinarsi della fine dell’estate e di quella cosa che i due stavano condividendo.
Non voleva parlargliene, il moretto si rendeva conto perfettamente di come era iniziata: era un gioco, una prova, un… allenamento. Nessuno dei due si era mai sbilanciato al riguardo e il moro non voleva fare la figura della ragazzina appiccicosa e insicura, anche se non voleva che tornando alla vita di tutti i giorni quella cosa che c’era tra loro due giungesse al termine.
Avrebbe voluto portarlo fuori dalle loro stanze, alla luce del sole
-Che ti succede?- domandò Katsuki facendo leva sulle braccia per guardarlo –Sei distratto-
Izuku si mise a sedere stringendosi nelle spalle. Fuori era sera e dalla finestra aperta non entrava nemmeno un filo d’aria fresca. Inko era uscita dopo cena per il club del libro a cui aveva aderito da quando Izuku si era trasferito in dormitorio e i due ragazzi si erano potuti divertire senza aver paura di essere scoperti
-Niente, sto solo pensando a domani-
-E qual è il problema? Non vuoi andare?-
-Voglio andarci ma… credi che se ne accorgeranno?- domandò
-Di cosa?-
-Di questo- Izuku indicò se stesso e il biondo, la loro seminudità, i loro capelli arruffati, le labbra gonfie, i segni che si portavano addosso in un chiaro messaggio. Izuku certi giorni aveva l’impressione che gli si leggesse in faccia quello che faceva insieme a Kacchan, quello che provava per lui
-Non che me ne freghi qualcosa- gli rispose l’altro non curante.
Il moro si sgonfiò come un palloncino e passò il dito sul lenzuolo cercando di guadagnare tempo, per nascondere la delusione. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Al biondo non importava niente di quell’avventura estiva, di quell’intermezzo tra loro due. Era uno stupido e un ingenuo
-Ohi- Katsuki gli andò incontro con la mano e gli sfiorò il dito che si bloccò –Ho l’impressione che come al solito non hai capito un cazzo e stai sragionando-
Izuku lo osservò di sottecchi e scosse il capo leggermente
-Ma no, solo… sarà strano tornare a scuola-
Il biondo alzò il sopracciglio e si tirò definitivamente a sedere, lo sguardo fermo sul suo viso
-Perché?-
-Beh non è che potremo fare così come adesso- rispose
-Ah, giusto. Troppa gente che ci giudicherebbe no?-
Kacchan strinse le labbra in una linea dura e si alzò in piedi iniziando a ripescare i vestiti
-Eh?- Preso in contropiede Izuku si alzò imitandolo –Aspetta ma dove vai?-
-A casa. Non vorrei mai metterti in imbarazzo-
-Kacchan ma che stai dicendo?-
-Solo quello che non vuoi ammettere ad alta voce- ringhiò il biondo –Ma va bene così, tanto non te ne frega un cazzo-
-Aspetta Ka…- Il biondo non gli lasciò il tempo di dire altro e sbatté la porta uscendo, lasciandolo da solo in mezzo a una camera vuota che sapeva di glicerina ed eccitazione.
Guardandosi intorno gli venne da piangere.
Era bastato un solo cenno di realtà per far crollare tutto come un castello di carta.
 
La mattina dopo Izuku si fece trovare fuori dalla casa di Katsuki per andare insieme a prendere il treno e raggiungere i compagni. Kacchan non disse una parola, ancora visibilmente arrabbiato e quando il moro provò ad intavolare il discorso si trovò davanti un muro di indifferenza che non avrebbe mai creduto veder ricomparire dopo tutto quello che era successo
-Per favore possiamo parlare?- domandò salendo sulla carrozza dietro al biondo facendosi largo tra uno spintone e una gomitata. Il biondo lo ignorò ed entrambi vennero letteralmente spinti contro la parete del vagone tante erano la persone presenti sul mezzo.
E faceva caldissimo e la gente sembrava non finire mai.
Katsuki si irritò sempre di più mentre le prime gocce di sudore comparivano sulle sue tempie e Izuku, all’ennesimo spintone seguito da un ringhio poco amichevole del biondo, decise di prendere in mano la situazione. Si posizionò davanti al compagno e premendo contro le persone gli riuscì a dare un passo di libertà dagli estranei
-Che cazzo fai Deku?- sbottò
-Cerco di evitare che tu compia un omicidio di massa- spiegò scusandosi con l’uomo a cui aveva involontariamente pestato i piedi.
Katsuki lo osservò per un solo secondo prima di sbuffare
-Sei stupido e assurdo-
-Beh ma è una buona idea no?- Allungò il braccio e posò la mano sul vagone, proprio accanto al viso di Kacchan per evitare che una ragazza acquistasse quello spazio. Le sorrise e lei lo ignorò stizzita tornando a sfaccendare con il cellulare
-Smettila Deku, non farò scoppiare la faccia a nessuno-
La ragazza accanto a loro li guardò spalancando gli occhi e si allontanò di un passo, giusto per sicurezza
-Lo dici adesso-
-Izuku- Il biondo lo prese per il braccio e lo accompagnò gentilmente verso di se. Le persone riacquistarono quello spazio vuoto come se fossero acqua e il moro si trovò a un soffio dal viso di Kacchan, dai suoi occhi rossi con venature più scure intorno all’iride e dal suo forte odore di glicerina che con il sudore si accentuava. Aveva una gran voglia di baciarlo e di lasciarsi baciare. E lo aveva chiamato per nome, di nuovo –Stai qui- gli mormorò quando fece per spostarsi arrossendo. Lo agguantò per la vita e se lo premette addosso –Nessuno farà caso a noi- disse abbassando il viso verso il suo orecchio
-Ma fa caldo e… la gente ti dà fastidio- mormorò di rimando e con il naso gli sfiorò il collo in una carezza
-Non tu-
Il moro si rilassò tra le sue mani e chiuse gli occhi appoggiando la fronte alla sua spalla.
Faceva caldo, la carrozza sussultava ad ogni scossone e Izuku sentiva attorno a se la vita brulicare mentre le persone parlavano tra loro o al telefono, lamentandosi del caldo o della famiglia o di chissà cos’altro. Ma lui desiderò ardentemente che il viaggio continuasse all’infinito.
Kacchan tornò ad ignorarlo nel momento esatto in cui scesero dal treno e raggiunsero gli altri che parvero sorpresi di vederli arrivare insieme.
Alla fine passarono una bella giornata, tralasciando che Kacchan non gli rivolse la parola. Izuku si fece raccontare delle settimane di vacanze che i suoi compagni avevano trascorso via e fu contento nel sentire che il fratello di Iida si stava impegnando nella nuova fisioterapia ma che il percorso sarebbe stato lungo e difficile e purtroppo senza risultati certi
-E tu Deku come hai passato queste settimane?- domandò Ochako e lui non poté impedirsi di lanciare un’occhiata verso Kacchan che stava parlando con Kirishima. Se la stavano raccontando e ridendo da quando si erano incontrati. Erano sempre andati molto d’accordo ma… si sentiva quasi male a riguardo e non ne capiva il motivo.
Se solo lo avesse guardato almeno una volta!
-Tutto bene- rispose all’amica –Mi sono allenato, ho corso tanto-
-Sarà stato tremendo con questo caldo- affermò Mina e Izuku annuì
-Torrido- ammise e finalmente Kacchan lo guardò.
Fu come essere colpito da una scarica elettrica che lo costrinse a distogliere lo sguardo per primo.
Non sarebbe stato solo difficile tornare alla vita di tutti i giorni, ma una vera e propria tragedia. Avrebbe voluto gridare a tutti come si sentiva e quello che lui e Kacchan avevano fatto e facevano, avrebbe voluto far vedere a tutti loro i segni che si portava addosso e poter affermare che apparteneva al biondo con ogni fibra del suo essere e che anche Katsuki era suo.
Ma non poteva. Perché Kacchan non era suo davvero. Per lui era solo un’avventura, una prova, un test. Se ci fosse state Kirishima al suo posto sarebbe stato uguale anzi, probabilmente Kacchn ne sarebbe stato pure più felice.
Si sentì improvvisamente arrabbiato, la furia che montava sotto pelle come una scarica lasciandolo senza fiato.
Al momento dei saluti Ochako gli chiese se avrebbero potuto allenarsi insieme ma Izuku declinò con ferma gentilezza
-Perdonami Ochako ma preferisco continuare come sto facendo. Sto capendo varie cose-
Lei aveva annuito con consapevolezza e lo aveva abbracciato salutandolo
-Tutto bene con Bakugo?- domandò improvvisamente
-Perché?- chiese allontanandola di riflesso
-Niente solo… non lo so. Ignorami- rise lei e agitando la mano si era allontanata andandosene per la sua strada.
Alla fine se ne andò da solo precedendo Kacchan ancora impegnato con Kirishima.
Si sentiva triste, arrabbiato, peggio furioso. Era così irritato senza nessun motivo logico che avrebbe solo voluto urlare. Arrivato a casa si cambiò e decise di andare a correre per provare a smaltire la rabbia con lo sforzo fisico ma trovò sua madre alla porta con le sporte della spesa in mano e lui si prodigò ad aiutarla
-Vado a correre- la informò tirando fuori i vari alimenti che sua madre iniziò a sistemare.
C’era del ramen piccante istantaneo e delle patatine al peperoncino
-Va bene, con Katsuki?-
-No- rispose secco.
Tirò fuori il riso e subito dopo una salsa piccante che nessuno dei due mangiava, dentifricio, sapone, i suoi succhi e una bibita energetica
-Com’è andata oggi?-
-Tutto ok- borbottò tenendo la bibita tra le mani e sua madre alzò il sopracciglio nella sua direzione recuperandola
-Izuku?-
-Mamma, ma tutta questa roba…-
-Ho fatto un po’ di scorta per Katsuki visto che viene sempre qui. A lui piacciono i cibi piccanti vero? E ricordo che aveva chiesto se avevamo questa- disse scuotendo la bottiglia e mettendola via. Il moro si ritrovò ad annuire e lei gli prese tra le mani la confezione di verdure che stava stritolando –Avete litigato?-
-Si, no cioè… non proprio- mormorò
-Quindi si-
-Mamma ti prego, non insistere-
-Che succede? Mi vuoi spiegare?- lei lo ignorò, proprio come una brava mamma e Izuku si ritrovò a distogliere lo sguardo da lei in imbarazzo
-Non voglio che torniamo a come eravamo prima. Voglio che le cose continuino in questo modo anche a scuola ma… a lui non interessa. Per lui è solo… un intermezzo- spiegò
-Te lo ha detto?-
-Praticamente si-
-Tesoro, ti ricordo che il tuo carattere è formato, in una percentuale piuttosto elevata, da conclusioni che ti crei da solo dopo aver sentito solo mezza parola a riguardo- Lei gli sfiorò i capelli e gli baciò la guancia –Molte volte ci prendi e altre no-
-Me lo ha detto- ribadì –E mi fa arrabbiare- continuò –Oggi non mi ha praticamente rivolto la parola, non mi ha nemmeno guardato perché era troppo impegnato ad aggiornarsi con Kirishima-
Inko lo osservò
-E ti ha dato fastidio?-
-Certo che si mamma! Io credevo che queste settimane fossero una svolta e invece lui…!- dovette rimangiarsi ogni parola crudele che gli stava sorgendo sulle labbra e scosse il capo con forza –Non so davvero cosa mi prenda- concluse
-Tesoro- Sua madre gli sorrise gentile –Sei geloso di lui-
-Cosa?-
-Credo che tu sia geloso di Katsuki e del rapporto che ha con quest’altro ragazzo-
-Ma no, non ha senso-
-Lo ha. Ne eri geloso anche da piccolo. Appena si avvicinava un altro bambino per giocare con lui tu ti ingelosivi subito e succedeva anche al contrario non pensare- raccontò la donna –Ricordo che io e Mitsuki a quel tempo ne ridevamo molto parlandone-
-E’ assurdo-
-Lo è davvero?-
Izuku rimase in silenzio, osservando il viso di sua madre che lo guardava con consapevole tranquillità e arrossì appena
-Vado a correre, mi chiarirà i pensieri-
Non le diede il tempo di rispondergli e se ne andò dopo averle baciato la guancia.
Al secondo giro trovò ad aspettarlo seduto sulla riva Kacchan.
Il biondo si alzò in piedi appena lo vide arrivare e Izuku arrestò la sua corsa ansimando appena per lo sforzo. Si limitarono ad osservarsi, improvvisamente troppo distanti e l’unica certezza che il moro aveva era che non voleva tornare a com’erano prima
-Mi hai ignorato- sbottò il moro
-Sono incazzato con te- gli rispose di rimando il biondo
-Beh, sono arrabbiato anche io!- esclamò stringendo i pugni –Io provo a parlarti ma tu sei sordo a quello che ti dico. Ascolti solo Kirishima- lo accusò
-Forse perché almeno lui è chiaro quando parla e non è maledettamente criptico come lo sei tu! Lui sa quello che vuole mentre tu sai farti solo delle pare e odio questo maledetto lato di te!- ringhiò
-Io non saprei quello che voglio dici? Perché tu al contrario sei chiarissimo non è vero? Un libro aperto-
-Non hai idea di quello che stai dicendo-
-E sei stato anche molto chiaro nel ribadire che non te ne frega niente di questa storia!- continuò ignorandolo
-Ma che cazzo dici? Sei tu che hai paura di essere scoperto!-
Izuku lo spinse e Katsuki lo attaccò di rimando. Finirono sdraiati sulla sabbia, colpendosi con calci e pugni in modo scomposto e senza voler accennare a smettere nemmeno quando rotolarono nel basso fondale, azzuffandosi con tutta la rabbia che avevano cercando di farsi male
-Quando te l’ho chiesto hai detto che non te ne frega niente- gridò il moro bloccandolo sotto di se. Katsuki si liberò e lo colpì al volto facendolo cadere di lato
-Non me ne frega niente di quello che pensano gli altri Deku di merda. Vedi che non capisci mai un cazzo?-
Izuku gli tirò un calcio nello stomaco per allontanarlo
-E tu non riesci proprio a capire che sono terrorizzato che quest’estate finisca? Che per te sia tutto un gioco?- gridò e si rese conto, vergognandosi, che stava piangendo. Singhiozzò e rimase sdraiato coprendosi il viso con la mano.
Si erano messi a urlare in mezzo alla spiaggia come due stupidi. E lo stupido più grande era lui che non riusciva mai a dare un freno alle sue emozioni e non sapeva come gestirle
-Perchè?- mormorò Katsuki
-Perchè mi chiedi? E’ così facile per te ignorarmi. Oggi è stata una prova inconfutabile, mentre io… io non riesco nemmeno a respirare se penso a quello che succederà quando torneremo a scuola. Al fatto che tutto tornerà come prima, che preferiresti farlo con Kirishima e che io sono sostituibile in qualunque momento. È insopportabile-
Izuku rimase immobile, le lacrime che non ne volevano sapere di fermarsi e la convinzione assoluta che era finita. Non sarebbe mai più riuscito a guardare Kacchan in faccia e tutto si sarebbe ridotto a un ricordo doloroso e amaro.
Poi più che vederlo lo sentì. Kacchan posò le labbra sulle sue in un bacio casto ma reale
-Izuku- lo chiamò.
Il moro si tolse le mani dal viso, incredulo e Kacchan era sopra di lui, il sole che gli illuminava il viso risoluto mentre tornava a chinarsi per baciarlo più profondamente e senza fretta. Izuku se lo tirò addosso passandogli la mano tra i capelli e si godette quel bacio che forse… forse sarebbe stato l’ultimo. Singhiozzò sulle sue labbra e quando il biondo si staccò entrambi avevano l’affanno
-Cosa…?-
-Sei un idiota-
Il moro si alzò a sedere spingendolo indietro e lo guardò asciugandosi il viso
-Cosa stai dicendo?-
-Che sei un idiota- ripeté –Davvero pensi che avremmo fatto tutte quelle cose se fosse stato solo un gioco?-
-Hai detto che era una prova-
Katsuki sospirò, evidentemente cercando la pazienza
-Il bacio Deku, solo il bacio-
Izuku lo osservò stringendo le labbra
-Solo ieri mi hai guardato in faccia e mi hai detto che non te ne frega niente- sbottò
Il biondo strinse le labbra irritato
-Non mettermi in bocca cose che non ho detto- ringhiò –Tu ti sei creato il problema e mi hai chiesto se i nostri compagni si sarebbero accorti di noi, come se l’eventualità fosse una tragedia, una cosa da nascondere e io ti ho risposto che non me ne fregava un cazzo perché di quello che pensano non mi interessa- ribadì.
Izuku fece per parlare ma si ritrovò la lingua bloccata sul palato mentre tentava di respirare e mettere in fila i pensieri. L’acqua del mare gli lambiva la mano con movimenti lenti e ripetitivi mentre Kacchan se ne stava seduto ad un solo metro da lui serio e corrucciato
-Quindi… quindi non è che non ti interessa questa cosa tra noi, ho… ho frainteso?-
-Buongiorno- sibilò
-Ma allora perché te ne sei andato a quel modo? Io… io credevo di averti irritato solo per averne parlato e poi mi hai ignorato per tutto il tempo-
-Mi fai proprio girare le palle oggi- sbottò l’altro alzandosi in piedi. Il moro lo seguì a ruota e lo boccò prima che potesse allontanarsi
-Spiegami!-
-Tu ti vergogni di noi!-
-Cosa? No!-
-Si, perché lo vuoi tenere nascosto come se fosse un crimine- gridò
-Ma se è dall’inizio che penso a come dirlo a tutti e a come gestire la nostra relazione al dormitorio- rispose con foga. Si bloccò ammutolendosi mentre Katsuki alzava il sopracciglio sorpreso, la fronte improvvisamente distesa –No cioè… non volevo dire relazione io… intendevo questa cosa che non è una relazione è solo questo… uhm…- cercò la parola distogliendo lo sguardo e posandolo verso il mare
-Stare insieme- concluse il biondo rilassando le spalle e il compagno tornò a posare lo sguardo su di lui sorpreso
-Insieme- aggiunse Izuku e Katsuki sbuffò una risata
-Insiemeinsieme- si corresse
-Si…- Izuku arrossì –Insiemeinsieme-
Katsuki si passò una mano sul volto
-Quindi di idioti qui ce ne sono due e non solo uno, che scoperta-
-Così pare- mormorò il moro schiarendosi la voce –Dici che il caldo ci ha dato alla testa?- ironizzò
-Probabile. Dopotutto è un’estate torrida- ricordò
-Ma che sta giungendo al termine-
-Non importa- commentò il biondo e allungò la mano verso la sua stringendogliela –Andiamo Izuku-
-Dove?-
-A dirlo ai nostri genitori- rispose incamminandosi –Anche perché vorrei baciarti e fare certe cose come e quando mi pare senza doverci rinchiudere in camera ogni volta-
-Oh- Izuku arrossì e Katsuki ghignò di rimando
-Guarda che me ne sono accorto-
-Di cosa?-
-Di come ti scogli quando ti chiamo per nome- lo prese in giro
-Smettila- borbottò l’altro –Mi piace- ammise –Ma adesso mi piace anche quando mi chiami Deku-
-Ti chiamerò per nome solo in certe occasioni- Katsuki parve pensarci un solo secondo, si fermò e prendendolo di sorpresa lo baciò. La mano a stringere la sua e l’altra sul suo viso –Ok Izuku?- domandò a un soffio dal suo viso, i nasi che si sfioravano.
Senza parole il moro si limitò ad annuire. Si sporse e lo baciò di rimando prima di tornare ad incamminarsi
-Kacchan?-
-Mh?- il biondo lo fissò in tralice
-Possiamo solo… cioè, va bene baciarci un pubblico, tenersi per mano e quello che vuoi…- iniziò arrossendo –Ma ecco certe cose possiamo farle chiusi in camera in privato?-
Kacchan scoppiò a ridere, le spalle sussultavano ad ogni risata e il viso disteso provocò cose allo stomaco di Izuku che lo osservò affascinato
-Concordato- confermò il biondo e si fermò parandoglisi di fronte improvvisamente nervoso –Potremmo anche…-
-Cosa?-
-Concludere sai-
-Concludere?-
-Si Deku concludere. Scopare- sillabò
-Oh- Izuku arrossì –Ok. Ma dobbiamo prepararci a modo-
-Che palle- Kacchan roteò gli occhi ma tornò a camminare con più fretta di prima –Dai muoviti- lo spronò –Abbiamo un sacco di ricerche da fare!-
Era un’estate torrida quella dei suoi 17 anni, si ricordò Izuku aumentando il passo stupidamente felice, ma stava dando il via a un futuro splendido.
 
FINE (?)
 
  
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