Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: shaaaWn_    21/12/2020    1 recensioni
Akaashi si sciacquò per l'ennesima volta il viso, guardandosi allo specchio in cerca di coraggio, ma l'unica cosa che vide fu il suo volto stremato.
Di certo non era quella l'espressione più adatta per fare una proposta di matrimonio.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AVVERTIMENTO
Nella storia è presente un attacco di panico/ansia e accenni a violenza, ho prefeiro inserire l'avvertimento anche nelle note della storia per sicurezza
Se per caso una cosa del genere vi turba, non leggete.
Premetto di essermi informata quanto più possibile.
Buona lettura!



Akaashi si sciacquò per l'ennesima volta il viso, guardandosi allo specchio in cerca di coraggio, ma l'unica cosa che vide fu il suo volto stremato.
Di certo non era quella l'espressione più adatta per fare una proposta di matrimonio.

Sospirò pesantemente, ringraziando di essere solo in quel dannatissimo bagno, passando a rassegna il giorno in cui aveva deciso di fare quella follia.
Era successo pochi mesi prima, in una fredda mattinata di dicembre. 
Lui e Bokuto erano stesi sul letto, con in sottofondo la televisione sintonizzata su un qualche programma a caso. 
Stranamente, Koutaro si era mostrato  interessato, Keiji invece aveva sonnecchiato un altro po'. 
La sera prima era stata piuttosto impegnativa e stancante; avevano fatto baldoria con i propri amici fino a tarda notte per il suo compleanno, poi loro due si erano rintanati nella loro camera, per "coccolarsi" un po'. 
A svegliarlo completamente, fu poi il tipico sospiro del suo fidanzato; aveva questa abitudine di sospirare ogni volta che qualcosa attirava talmente tanto la sua attenzione, da diventarne ossessionato. 
Si era verificato in varie occasioni, quali gadget di un film/serie tv o un posto da visitare, ma mai per un programma televisivo.
Incuriosito, aveva aguzzato la vista per leggere il nome della trasmissione: Matrimoni da favola. 

Solo allora aveva spalancato gli occhi esterrefatto, senza farsi notare, sentendo il cuore perdere un battito. 
Non si era trattato decisamente di un peluche gigante di Stitch o della meravigliosa Torre Eiffel, quello era ben diverso e molto, molto più impegnativo. 
Voleva veramente compiere quel grande passo? 
Erano pronti? 
Ne valeva la pena? 
Miriadi di domande lo avevano assalito quella mattina, stordendolo completamente per il resto della giornata, facendo preoccupare Bokuto. 
Alla fine, due settimane dopo, aveva acquistato un anello, tenendolo nascosto per i tre mesi successivi, fino a quel giorno. 
Una sottospecie di grugnito fuoriuscì dalla sua bocca e non poté fare a meno di fissare aspramente la scatolina di velluto blu, poggiata sul ripiano in marmo nero. 
Dannato lui e il matrimonio, non era minimamente capace di fare una cosa del genere, aveva bisogno di un enorme dose di coraggio e di sicurezza che in quel momento, proprio non aveva. 
Non che non lo volesse, amava Koutaro più della sua stessa vita, avrebbe scalato l'Everest pur di vederlo felice, eppure non riusciva ad inginocchiarsi e a formulare una semplice domanda, composta da due parole. 
Non voleva rinunciare, aveva rimandato per troppo tempo. 
Inizialmente avrebbe voluto chiederglielo a Capodanno, poi aveva optato per San Valentino, e alla fine credeva che ci sarebbe riuscito durante la piccola vacanza che si erano fatti a Parigi. 

"Stupido, stupido, stupido" 
Aveva cercato per giorni, mesi come fare una bella proposta, quale anello scegliere, cosa dire. 
Viveva con il terrore di dire stupidaggini o di ricevere un no come risposta, d'altronde nulla gli faceva pensare di non aver frainteso. 
Eppure lo conosceva da anni, era il loro sesto anniversario, quale occasione migliore se non quella? 
Certo, si era ripetuto quella frase prima degli altri tre fallimenti colossali, che sarebbero potuti diventare quattro quella sera. 
Era confuso, stordito, non sapeva da dove iniziare, cosa dire. 
Doveva inginocchiarsi e poi fare un bel discorso? O viceversa? Doveva mettere l'anello nel bicchiere dello champagne? Oppure far scrivere "sposami" sul dolce? 
Ormai aveva visto tanti di quei video e lette tante di quelle idee, che non sapeva quale fosse la più adatta. 

"Pensa Akaashi, pensa" 
Sfregò le mani bagnate sul volto per l'ennesima volta, con la speranza di eliminare l'ansia che lo stava attanagliando da chissà quanto tempo. 
Koutarou si stava sicuramente chiedendo dove fosse finito. 
Poggiò la schiena al muro, prendendo un respiro profondo, sperando di diminuire il battito cardiaco, e iniziò ad osservare l'anello intensamente. 
Era un grande passo per loro e per la loro relazione, quello di certo era innegabile. 
Ne avevano passate di tutti i colori, vissuto momenti belli, brutti, condiviso le loro emozioni, i loro desideri, i loro pensieri, le loro essenze. 
Sin da bambino, aveva sofferto di attacchi d'ansia, quindi la vita quotidiana non era mai stata una passeggiata per lui. 

Affrontare la scuola elementare, media e superiore, era stato un incubo dal quale temeva non sarebbe più uscito e che si sarebbe protratto fino all'università. 
Invece, il primo anno, durante una lezione di economia, un ragazzo eccentrico e dai capelli vistosi, si era seduto al suo fianco radioso, chiedendogli una penna. 
Nessuno si era mai mostrato interessato a lui, aveva passato gli anni a sentirsi chiamare "quello strano e silenzioso", d'altronde quale ragazzo non gioca a palla o con le macchinine, oppure non guarda i film d'azione e non ascolta la musica rap, oppure non prova attrazione per le ragazze. 
Quelle parole, lo avevano ferito nel profondo e credeva che non si sarebbe mai sbarazzato delle cicatrici, eppure quel giorno, la semplice richiesta di una penna, aveva stravolto la sua vita. 
Koutarou era venuto a salvarlo, aveva allontanto pian piano tutti quegli orribili pensieri e ricordi che lo avevano preseguitato per anni, e lo aveva accolto tra le sue braccia, offrendogli sicurezza e amore. 
Fece un piccolo sorriso, rivivendo alcuni dei meravigliosi momenti passati con lui. 
Il battito cardiaco sembrò essere rallentato, il respiro si era regolarizzato, ma non appena vide Bokuto che si guardava attorno preoccupato, attraverso l'obló della porta del bagno, il terrore piombó su di lui. 
Cosa gli avrebbe detto? 
Parlare di come lo aveva salvato e ringraziarlo per l'ennesima volta, sarebbe stato stupido. 
Si era sicuramente stancato di sentire quanto la sua vita fosse stata uno schifo. 

Probabilmente si sarebbe stancato anche di lui dopo il matrimonio, perché rovinare tutto così. 
Anzi si sarebbe stancato di lui a prescindere, matrimonio o meno, sopportarlo per altri sei anni o chissà quanto, sarebbe stato un peso enorme. 
Cominciò a sentire il fiato mancargli. 
Da quanto tempo era chiuso in quel bagno? Era sempre stato così piccolo e soffocante? 
Tentó di regolarizzare il respiro, non poteva perdere il controllo proprio ora, non poteva fallire per l'ennesima volta, sebbene fosse l'unica cosa che gli riusciva. 
Cercò il cellulare nelle tasche e sebbene la vista fosse leggermente appannata, riuscì a digitare il numero. 
Al secondo squillo, fortunatamente, ottenne una risposta. 

«Ehi Akaashi! Come va la cena?» 

«Kuroo, non posso farlo, non ce la faccio» parlò velocemente, reggendosi al lavandino talmente forte da far sbiancare le nocche. 

«Di cosa parli? Stai bene?» 

«No che non sto bene! Sto per avere un attacco d'ansia perché non riesco a chiedere a Koutarou di sposarmi! Si può essere così patetici?» 

«Akaashi, come prima cosa, calmati e respira, non è molto ma stando al telefono non posso fare di più»
 
Non che avesse tutti i torti, ma di certo tutte quelle rassicurazioni non avrebbero migliorato di una virgola il suo stato attuale. 

«Seconda cosa, non mi avevi mai detto di volerglielo chiedere» 

Come se fosse importante al momento, stava per scoppiare a piangere da un momento all'altro e lui si preoccupava del fatto che non avesse condiviso con lui quell'assurda idea. 

«L'ho deciso cinque mesi fa, da allora non ci sono mai riuscito, ma non è il motivo per cui ti ho chiamato!»

Stava urlando come un isterico, si sorprese che nessuno fosse venuto a chiederegli di regolare i toni. 

«Non so che fare, cosa dire, da dove iniziare, non so neanche se accetterà! Chi mi vorrebbe come marito?» 

Pronunciò l'ultima frase sottovoce, con il tono leggermente incrinato. 
Era uno dei pensieri fissi che lo tormentavano da mesi. 

«Bokuto di sicuro, ti ama più di qualsiasi cosa al mondo, e di certo accetterà la proposta, in qualunque modo la farai» 

Avrebbe voluto credergli, avrebbe voluto tranquillizzarsi, respirare normalmente, non dover vivere con l'ansia ma non ci riusciva. 
Strinse ancora di più le dita attorno al lavabo, il cuore batteva all'impazzata, la vista era sfocata, la testa pesante, si sentiva pietrificato, soffocato, stremato. 

«Akaashi? Sei ancora lì? Sei sicuro di star bene?» 

Il tono di Kuroo cominciava a farsi ancora più preoccupato, d'altronde non riusciva neanche a spiccicare una parola ma per lui era solamente una voce lontana e indefinita. 
La sua mente era annebbiata, disconnessa dalla realtà, sentiva sempre più caldo, la fronte madida di sudore, non riusciva a muoversi. 
Fece cadere il cellulare sul pavimento, non curandosi dei possibili danni né tanto meno di Kuroo che chiamava a gran voce il suo nome; alzò il capo verso lo specchio, errore madornale, e vide il suo volto rigato dalle lacrime, segnato dal dolore e dalla stanchezza. 
Odiava l'aspetto in cui si trovava ora, odiava la sua ansia, odiava avere paura, odiava la nausea, odiava la tachicardia, odiava il senso di pesantezza, odiava l'iperventilazione, odiava le vampate di calore, odiava il dolore, odiava se stesso e il non riuscire a chiedere al suo ragazzo di sposarlo. 
Si sedette affianco a lavandino, tirando le gambe al petto, stringendo le ciocche scure con troppa forza. 

«Akaashi porca puttana! Stai di nuovo avendo un attacco d'ansia vero? Ora avviso Bokuto-» 

«No!» 

Emise un gemito strozzato, recuperando il cellulare sul pavimento, il quale non aveva subito nessun danno. 

«T-ti prego non avvisarlo...»

Singhiozzó al telefono, tremando da capo a piedi. 

Non aveva un attacco così forte da ormai due anni, non voleva che Koutarou lo vedesse in quello stato per l'ennesima volta, soprattutto dopo i progressi che aveva fatto e che aveva appena buttato nel cesso. 

«S-sto bene, sul serio» 

Mormorò singhiozzando . 
Di sicuro Kuroo non gli credette, a stento lo face lui stesso. 

«Non dire stronzat-» 

«Ho detto che sto bene! Lasciami in pace!» gracchió, ponendo fine alla chiamata. 

Poggió la fronte sulle ginocchia, stringendo talmente forte le ciocche dei capelli che rischió di strapparseli. 
Perché stava succedendo di nuovo? 
Come aveva potuto cedere così facilmente? 
Era tutta colpa sua, del suo essere debole e vigliacco. 
Chiunque sarebbe stato in grado di fare una proposta di matrimonio, ma lui no, proprio no. 
Akaashi Keiji non era quel tipo di persona che prendeva l'iniziativa, lui era fragile, incapace, codardo, sciocco, ingenuo, stupido, egoista.
Lui si lasciava trascinare, sopraffare da tutto e da tutti, non combatteva, subiva, così era tutto più facile e per nulla faticoso.
Lui era quello silenzioso, quello strano, quello troppo magro, quello con le occhiaie, quello secchione, quello negato a calcio, quello effeminato, quello che ascoltava musica da ragazze, quello che leggeva, quello che non vestiva bene, quello che aveva un padre violento, quello viziato, quello gay.
Chi era realmente? Non lo sapeva.

Le lacrime sgorgavano incessanti dai suoi occhi gonfi, bagnando le guance e i pantaloni.
Il petto si alzava e si abbassava rapidamente, il cuore rimbobava nella sua cassa toracica, le nocche erano bianchissime a furia di stringere i capelli, tremava. 
Era stremato, frastornato, ormai aveva perso la cognizione dello spazio che lo circondava e di sé stesso.
Tutto era nato dal suo essere incapace, incapace a formulare una proposta di matrimonio. 
Eppure, non aveva mai fatto nulla di buono in vita sua, come aveva potuto credere che quella volta sarebbe andata diversamente? 
Bokuto si sarebbe stancato di lui prima o poi, lo avrebbe abbandonato come tutti avevano sempre fatto. 
Sarebbe rimasto solo e se lo meritava. 

Meritava il dolore che aveva subito e che stava subendo, ma sicuramente non meritava quella splendida persona che era il suo fidanzato. 
Non aveva mai capito perché avesse scelto lui, probabilmente per pena. 
Già, gli aveva sempre fatto pena. 
Si era permesso di appesantire la vita del ragazzo con i suoi stupidi e insensati problemi, facendolo stare male per nulla. 
Era un enorme peso, caricato sulle spalle di Bokuto, inutilmente ed egoisticamente. 
Non riusciva più a ragionare, a pensare lucidamente, la testa gli pulsava, non vedeva più nulla per via della vista appannata, né sentiva qualcosa perché aveva le orecchie tappate. 
Tremava, sudava, respirava a fatica e sentiva le forze venirgli sempre meno. 
Sarebbe svenuto in un sudicio bagno di un ristorante, durante il sesto anniversario di fidanzamento. 
Faceva quasi ridere, ed era una visione patetica. 

«Keiji!» 

Le porte del bagno si spalancarono, sbattendo rumorosamente, stappandogli le orecchie. 
Alzò appena il capo, tentando di mettere a fuoco la figura che gli si paró davanti. 

«Stai avendo un attacco d'ansia? Cosa è successo?»

Bokuto era spaventato, tastava delicatamente il suo volto, facendo guizzare gli occhi da una parte all'altra.
Quanto a lui, riusciva finalmente a vedere bene ma era ancora in condizioni pietose, soprattutto perché il suo ragazzo stava assistendo a quella scena pietosa.

«L-lasciami...» 

Mormoró tentando di far staccare le mani bollenti dal suo viso.
Non voleva mostrarsi così debole, non voleva farlo stare male, non di nuovo, non quel giorno.

«Keiji, guardami »

«N-no, lasciami stare!»

Si scostò malamente, poggiando la tempia sinistra sul muro freddo del bagno.
Stava ancora tramando, sudando e faticando a respirare, tutto ciò davanti agli occhi preoccupati di Bokuto.
Era uno scenario patetico e triste.

«Keiji, perfavore guardami»

Gli afferrò la mano, accarezzandone il dorso, tentando di guardarlo negli occhi senza successo.
Non poteva, non voleva mostrarsi così debole.

«Ci siamo già passati, resp-»

«Appunto, è già successo tantissime volte e più di due anni fa! S-sono stufo!»

Finalmente si voltò nella direzione di Koutarou, scontrandosi con i suoi occhi che lo scrutavano preoccupato, triste. 
Odiava quello sguardo. 
Odiava essere così debole. 
Odiava essere colui da salvare. 

«So che è passato molto tempo dall'ultima volta, ma purtroppo cose come queste non spariscono mai del tutto..»

Continuava ad accarezzargli delicatamente il dorso della mano, guardandolo nella speranza di infondergli sicurezza. 

«Capisco che tu sia stufo, ma sappi che sarò sempre al tuo fianco per aiutarti Keiji, non ti abbandonerei per nulla al mondo» 
Il suo respiró sembro calmarsi, tornando al ritmo normale, seguito a ruota dal battito cardiaco. 
Bokuto lo notó e si fece scappare un piccolo sorriso. 

«Vieni qui su» 

Allargò le braccia e Akaashi non se lo fece ripetere due volte, buttandosi a capofitto lì dove riusciva a sentirsi a casa. 

«Ricordi come si faceva? Respira e inspira, io sono qui» 

Fece come detto, iniziando a sentire i nervi rilassarsi, l'ansia sparire, godendosi quel confortevole e caldo abbraccio. 
Bokuto gli accarezzava delicatamente la schiena, dandogli di tanto in tanto un bacio sulla tempia. 

«Ti va di dirmi cosa è successo?» 

A quella domanda, sgranó gli occhi, irrigidendosi nuovamente cosa che non sfuggì al suo ragazzo. 

«Non sei obbligato, se non te la senti» 

Sussurrò tranquillo, continuando con le dolci carezze sulla schiena. 
Una parte di sé, non aveva assolutamente voglia di affrontare l'argomento e sarebbe volentieri rimasto avvinghiato a lui per l'eternità, ma c'era una vocina nel suo cervello che lo martellava, suggerendogli di sputare il rospo. 

«Io..volevo parlarti di una cosa importante» 

Mormoró, leggermente impaurito. 
Non sapeva neppure dove fosse finita la scatolina, forse era ancora poggiata vicino al lavabo.

«Ovvero?» 

«Dovrebbe essere affianco al lavandino..»

Koutarou si alzó per primo, aiutandolo a sua volta, senza lasciargli la mano. 
Solo allora notò la scatolina di velluto blu, che si trovava lì dove l'aveva lasciata, e rimase a fissarla per un tempo indefinito, con aria sorpresa. 

«Ho rovinato tutto»

Borbottó con sguardo basso, sentendo la mancanza dell'angolino dove si era rannichiato prima. 

«Ehi ehi, non dire stupidaggini non hai rovinato nulla» 

«Invece si, non avrei dovuto chiedertelo così» 

«Chiedermi cosa?» 

Lo guardó confuso, corrucciando le sopracciglia. 
Gli aveva mostrato la scatolina, nominando l'intenzione di volergli parlare di una faccenda importante, bastava fare due più due. 

«Come cosa-» 

«Beh, non mi hai chiesto ancora nulla perciò non né ho la più pallida idea» 

Sorrise radiosamente nella sua direzione e allora capì quello che il suo ragazzo stava facendo. 
Fingeva di non sapere nulla, dandogli così la possibilità di fargli la proposta senza sentirsi in colpa o altro. 
Gli scappò una risatina, afferrando la scatolina e inginocchiandosi. 

«Koutarou, non so proprio da dove partire, vorrei dirti tante di quelle cose eppure al momento so solo ringraziarti, per aver saputo trasformare il disastro che ero prima, nella persona che sono ora..»

Okay stava leggermente tremando e gli pizzicavano gli occhi, ma era tutta colpa dell'emozioni che lo stavano sopraffando. 

«Soprattutto, volevo ringraziarti di amarmi ogni giorno come se fosse la prima volta»

Bokuto lo guardava con gli occhi lucidi e un sorriso da ebete stampato sul viso, lo trovò adorabile. 
Aprì la scatolina e prese un bel respiro. 

«Bokuto Koutarou, mi faresti l'onore di diventare mio marito, rendendomi l'uomo più felice sulla faccia della terra?» 

Ci era riuscito. 
Il suo fidanzato si lanciò letteralmente su di lui, buttandolo sul sudicio pavimento. 
Mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi steso sullo stesso pavimento più di una volta, nell'arco della stessa serata.

«Si si, assolutamente si!» 

Bokuto si trovava seduto sopra di lui e lo guardava negli occhi, le lacrime di gioia a rigargli il candido volto. 
Akaashi lo guardó innamorato, con un ampio sorriso e il cuore in gola per l'emozione. 

«Dio mio Keiji, ti amo così tanto» 

Disse, prima di baciarlo dolcemente, accarezzandogli le guance. 
Venne travolto da un'ondata di felicità, sembrava fosse il loro primo bacio, magico e profondo. 
Eppure non lo era, ma il fatto che desse l'impressione di esserlo era ciò che rendeva speciale e magnifico il loro rapporto. 
Ogni volta rivivevano intensamente tutto, come se fosse il loro primo e l'ultimo giorno insieme. 

«Ti amo anche io, Koutarou» 

Mormorò, continuando a baciarlo. 
Fortunatamente, riuscirono ad alzarsi prima dell'arrivo di un cliente; inutile dire che sobbalzarono per lo spavento, colpiti poi dalla ridarella. 
Prima di uscire definitivamente dal quel bagno, Akaashi gli infilò delicatamente l'anello. 

«Non mi sarei aspettato di farti la proposta nel bagno di un ristorante» 

«La vita è piena di sorprese» 

Scoppiarono a ridere nuovamente, avviandosi al loro tavolo, lasciandosi alle spalle quel sudicio posto. 
Presero nuovamente posto, sorridendo mano nella mano. 
Si guardarono intensamente negli occhi, rivivendo gli anni passati insieme e magari immaginandosi quelli futuri. 
Fu il cameriere ad interrompere quel momento magico. 

«Desiderate altro?» 

«Due bicchieri di champagne, grazie» 

Rispose Akaashi cortese; dopotutto dovevano festeggiare. 
Quando riportò l'attenzione sul suo ragazzo, lo vide intento a fotografare l'anello che portava al dito. 

«Ti stai fotografando la mano?» 

«È per Kuroo, devo sbattergli in faccia il fatto che mi sposerò prima di lui» 

«Avevate scommesso su una cosa del genere?» 

«Non era proprio una scommessa, diciamo che era una sorta di previsione che feci anni fa; ti avevo appena conosciuto al tempo e non so, già allora sapevo che non ti avrei mai più lasciato..»

L'ultima parte la sussurrò imbarazzato, deviando lo sguardo. 
Quindi, non si era trattato di un desiderio nato per via di uno stupidissimo programma. 
Rise nuovamente, guardandolo poi negli occhi. 

«Non capirò mai cosa ho fatto per meritati» 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: shaaaWn_