Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Genziana_91    22/12/2020    3 recensioni
L'iscrizione sulla statua del famoso Guerriero di Capestrano (VI secolo a.C.) riporta: "Aninis mi fece fare, bella statua, per il re Nevio Pompuledio". Chi era Nevio Pompuledio? Come è diventato re? E di chi è la altrettanto enigmatica statua che lo accompagna, la Signora di Capestrano?
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Antichità
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5. Imboscata
 
Attesero. Mentre il nevischio cadeva sempre più fitto, Nevio e i suoi aspettavano accucciati tra i bassi arbusti lungo il pendio. Vetio aveva avuto una buona intuizione e la strettoia sul sentiero avrebbe fatto al caso loro. Non avevano avuto molto tempo per organizzarsi, ma era bastato perché potessero dividersi in due squadre, una all’imbocco e una all’uscita di quella piccola valle lunga  e stretta, quasi una gola. Da una parte era chiusa da un ripido versante coperto di bassi arbusti, dall’altra, a circa cento passi dal sentiero, incombevano le ombre della Foresta degli Spiriti. Un uomo sarebbe morto prima di avventurarsi tra quegli alberi.

La neve aveva ormai coperto il sentiero, quando infine Anco e i suoi uomini comparvero a sud. Nevio sentì accanto a lui Minio, il più giovane del gruppo, agitarsi. Scambiò uno sguardo d’intesa con Vetio e Decio, poi incoccarono le frecce. I lunghi archi in solido legno frusciarono contro i rami secchi e per un momento i ragazzi si immobilizzarono. Poco dopo, i loro bersagli entrarono nella valle. Nevio ne contò quattordici e lanciò un’occhiata preoccupata a Vetio. Più di quanti ne avessero ipotizzati. Più di loro. Caricarono gli archi. Il legno scricchiolò e si oppose allo sforzo dei guerrieri. Attesero ancora un istante, poi, ad un segnale impercettibile, scoccarono.

Dalla valle sottostante, oltre la cortina di neve, giunsero grida di sorpresa e allarme. Nevio e i suoi caricarono e scoccarono di nuovo. Il vento sempre più intenso si infilava nella stretta valle, turbinando e alzando sbuffate di neve fresca. Anco diede un ordine che venne inghiottito dalla neve, mentre gli attaccanti tiravano una nuova ondata di frecce. Un grido agonizzante disse loro che almeno una era arrivata al bersaglio. Nevio diede il segnale altre due volte e il fruscio letale degli archi venne coperto dalle urla sottostanti di Anco che organizzava i suoi per coprire il fianco, mentre si affrettavano verso nord, dritti verso l’uscita della valle. Dritti verso Seku.

Fu questione di istanti, poi le grida si fecero più forti e l’inconfondibile rumore della battaglia riempì la gola. Nevio e gli altri tre si mossero rapidi in orizzontale lungo il pendio e sottovento. Ormai lo scontro era troppo intenso perché si potessero scoccare frecce senza il rischio di colpire i loro compagni, perciò Nevio diede il segnale e caricarono dall’alto. L’odore del sangue e del sudore aggredì le narici gelate di Nevio quando uno degli uomini avversari si voltò verso di lui. Il giovane sollevò il piccolo scudo in pelle per parare un colpo e nello stesso movimento aprì la guardia dell’avversario. Svantaggiato dal dislivello, l’uomo non riuscì a parare in tempo e la spada di Nevio trovò il morbido tra le placche di cuoio bollito e infine la carne del collo. Quando Nevio estrasse la lama, uno schizzo di sangue bollente gli sporcò il viso, ma il ragazzo lo sentì a mala pena. Attorno a lui, grida e sangue macchiavano la neve. Cercò Anco e si fece strada verso di lui. Si sentiva intoccabile, il tempo infinitamente lento mentre schivava, parava, contrattaccava, a volte feriva, forse uccideva. Sapeva di essere coperto di sangue e non era sicuro che non fosse il suo. Il cuore impazzito sotto la corazza, infine raggiunse il suo avversario. Anco stava ordinando ai suoi di compattarsi, gli scudi affiancati in una linea serrata.

Nevio richiamò Seku e gli altri e li sentì allinearsi accanto a lui in una formazione simile. Vide alcuni dei suoi feriti e coperti di sangue, altri non li vide affatto. Ne contò sette e gli si strinse il cuore. Dall’altra parte, tuttavia, gli avversari sembravano aver perso più uomini. Nevio e Seku, spalla a spalla, avanzarono in una linea compatta. Gli avversari arretrarono, le propaggini della Foresta sempre più vicine. Un fremito attraversò gli uomini di Anco, poi urlarono e caricarono. Gli Aufinati non si scomposero e assorbirono il colpo, e la battaglia ricominciò con lo stesso furore di prima. Nevio si trovò schiena contro schiena con Stetio mentre attorno a loro gli attaccanti si facevano sempre più numerosi. Da qualche parte oltre la linea nemica, Seku aveva ingaggiato lo scontro con Anco.

Nevio e Stetio, ormai accerchiati, lottarono come cinghiali messi all’angolo. Con il favore degli spiriti, quella sera avrebbero banchettato nelle sale oltre il sole, in compagnia degli antenati. Non avrebbero sfigurato. Nevio parò un colpo con la spada, ma si scoprì troppo e un colpo di taglio avversario colpì sull’avambraccio destro, rallentandolo. Arretrò cercando di coprirsi con il piccolo scudo in pelle e legno. Sul fianco sinistro un altro approfittò della guardia aperta e, colpito da un bruciore improvviso e lancinante, Nevio si accasciò a terra. La neve era ormai ridotta ad una poltiglia di fango e sangue. Sopra di lui, come un gigante delle leggende, Stetio torreggiava. Aveva perso lo scudo e ora nella mano sinistra impugnava un corto coltello con cui parava e affondava in disperata sincronia con la spada. Nevio premette una mano sul fianco, caldo e bagnato, nonostante il freddo pungente. L’altra mano era aggrappata alla spada. Da qualche parte oltre la selva impazzita di gambe e urla, Anco gridò qualcosa e i suoi uomini si ritirarono verso ovest, verso il margine della Foresta. Afferrando la mano tesa di Stetio, Nevio si alzò e gli parve che qualcuno gli avesse immerso del tizzoni ardenti nel fianco. Diede l’ordine di inseguire i nemici. Vide Anco voltarsi e sparire nel folto degli alberi. I suoi uomini esitarono, poi, incalzati da Seku, Vetio e Decio, seguirono il loro capo.

Nel giro di pochi istanti, le lunghe ombre della Foresta degli Spiriti inghiottirono ogni traccia di Anco e dei suoi. Che genere di capo porta i suoi compagni ad un destino peggiore della morte? Eppure, sul viso di Seku, Nevio poteva leggere la furia e l’indecisione.
“Seguiamoli, Nevio!” disse dopo un istante, incurante dei compagni caduti e feriti.
Nevio lo guardò, ormai completamente appoggiato a Stetio, a stento in grado di articolare pensieri “Ti rendi conto di dove siamo?”I contorni della realtà si facevano sempre più labili, le sue stesse parole gli arrivavano remote. Si sforzò di rimanere lucido, si aggrappò a quella discussione.
“Vorresti privarmi della mia vendetta?” Seku era una maschera animalesca.
“Gli spiriti di questo luogo maledetto si vendicheranno per te. Sii ragionevole”
“Lo sai che non è così che deve andare.” Seku si voltò verso la Foresta, pronto a versare con le sue stesse mani il sangue di Anco.

Dal nulla, un’unica freccia sibilò alle spalle del gruppo e si conficcò a terra, a pochi passi da Nevio e a tutti si gelò il sangue nelle vene.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Genziana_91