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Autore: veronica85    24/12/2020    5 recensioni
Questa storia è legata alla mia long I will always be for you, alcune dinamiche quindi non saranno subito comprensibili, le spiegherò nelle note.. E' tracorso un anno dal momento in cui la storia si è fermata su EFP, e Henry, Ivy si godono i frutti dei loro sforzi.
[Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento 2020 di Fanwriter.it]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Tremaine, Henry Mills, Ivy Belfrey/Drizella Tremaine, Lucy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è legata alla mia long I will always be for you. Nonostante sia in pausa da quasi due anni, in questo periodo sto avendo una gran voglia di rirpenderla e in realtà... ho anche cominciato a lavorarci. Purtroppo, però, la vita reale pretende sempre maggiore attenzione, avere un lavoro fisso, una casa propria e una gattina arrivata da poco è bello, ma porta via tempo, che devo necessariamente sottrarre alla scrittura. Spero di riuscire a farmi perdonare con questo. Questa storia partecipa al calendario dell'avvento 2020 di fanwriter.it
 
Mancavano appena due giorni a Natale e per Henry il miracolo era già avvenuto: quell'anno non sarebbe stato solo. Ad onor del vero, neanche l'anno prima lo era stato ma... Quel Natale era il più bello che aveva trascorso da  quattro anni a quella parte. Finalmente aveva di nuovo una famiglia, che lui stesso aveva contribuito a riunire e che amava con tutte le sue forze: Ivy, Ana e Lucy erano quanto di meglio gli fosse capitato fino a quel momento. Certo, erano appena agli inizi, lui e Ivy si erano sposati in tutta fretta appena tre mesi prima (solo ed esclusivamente perché il tribunale non facesse storie e permettesse loro di tenere Lucy e Anastasia) e c'erano ancora un sacco di cose che ognuno doveva imparare sugli altri ma... Lui non poteva fare a meno di essere ottimista. Tutti loro avevano superato grandi prove nell'ultimo anno e ne erano usciti più forti che mai. E lo stesso si poteva dire dei loro sentimenti, che sembravano diventare più intensi ogni momento, rafforzando quel legame nato per caso che ora era per tutti loro la cosa più importante. Oh, non era facile, affatto, ma se erano riusciti a fare già due cose impossibili, perché non avrebbero potuto continuare? E lui, dal canto suo, ci avrebbe messo tutto l'impegno di cui era capace: l'anno prima era stato un delirio incomprensibile, se non fosse stato per Lucy le feste sarebbero trascorse senza che né lui né Ivy se ne rendessero conto, troppo presi a risolvere i misteri che li circondavano e a negare i propri sentimenti. Ma quest'anno no, quest'anno sarebbe stato molto diverso: le preoccupazioni non erano finite (Victoria del resto, era ancora in carcere, Jacinda non accennava a cambiare atteggiamento e ogni tanto Ana si svegliava urlando, preda di ricordi troppo dolorosi) ma tutti loro avevano stabilito di provare a gettarsele alle spalle. E cosa c'era di meglio che addobbare la loro nuova casa in vista del Natale? A questo scopo avevano organizzato più di un'uscita e ora un abete bianco, con un fiocco rosso in cima scintillava nel loro salotto, cosparso di palline e luci multicolori. Ognuno di loro aveva scelto diverse decorazioni e il risultato era stato assolutamente perfetto. Certo, avevano dovuto lottare un po', lui e Lucy, per convincere Ivy che girare per negozi poteva anche essere divertente e che era meglio fare le cose da soli piuttosto che attraverso lo schermo di un PC e un corriere, ma alla fine, grazie anche alla complicità di Anastasia, erano riusciti a spuntarla. Ivy si era prestata perfino a provare a farcire il tacchino, lei che sapeva cucinare giusto quelle due cose che le servivano a non morire di fame. Anche in questo, Anastasia era stata fondamentale: ricordava gli anni trascorsi con "l'altra famiglia" e le sere passate solo loro tre a cucinare qualsiasi cibo possibile tutti insieme (finalmente, aveva detto, ora comprendeva perché fossero stati tanto ossessionati dalla solitudine) e aveva elargito alla sorella dei consigli che si erano rivelati molto utili. L’aveva anche accompagnata a fare la spesa il giorno precedente ed Henry le aveva viste tornare sorridenti e rilassate, le borse della spesa in mano che poi avevano immediatamente scaricato in cucina. Sorrise ricordando come Anastasia desse istruzioni ad Ivy che per l’occasione si limitava ad eseguire senza fiatare. Forse la cena di quell’anno non sarebbe stata perfetta, magari sarebbe stata meno buona di quella dell’anno precedente ma non importava: erano tutti insieme e quella era l’unica cosa che contava. Ah, no: contava anche che, finalmente,era riuscito a trovare un regalo decente per Ivy. Quel pensiero gli dipinse un sorriso ancora più largo sul volto: le sarebbe piaciuto di certo, o almeno, lo sperava. E ormai, col Natale alle porte, non avrebbe dovuto aspettare più tanto per scoprirlo. Un sorriso gigante gli si dipinse in volto e istintivamente allungò il passo: non vedeva l’ora di essere a casa.
 
Ivy non aveva mai amato particolarmente il Natale e non ne aveva mai fatto mistero ma quell’anno era speciale:ora era Ivy Mills (le faceva ancora stranissimo pensarci, dopotutto erano passati appena tre mesi dal suo matrimonio) e aveva due ragazzine di cui prendersi cura, una delle quali aveva temuto di non rivedere mai più. Scosse la testa, scacciando quei ricordi: non c’era posto per il dolore, non in quei giorni, la priorità era godersi la loro famiglia e trascorrere le feste tutti insieme giocando, guardando la televisione, accompagnando le ragazze alla messa di mezzanotte (Ana aveva insistito tanto per andarci e alla fine lei ed Henry si erano convinti). O anche solo cucinando insieme come lei e Lucy stavano facendo in quel momento, sotto la supervisione di un’insegnante particolarmente severa.
«No, Luce, accidenti, non così! Guarda, ti faccio vedere» Anastasia afferrò una fetta di pane, cominciando a spezzettarla con le mani in piccoli pezzi. «Vedi? Devono essere più piccoli, tu li fai troppo grandi, poi si attaccano uno con l’altro e viene una poltiglia appiccicosa e insipida». Ivy non poté fare a meno di sorridere: avrebbe dovuto comportarsi da tutrice responsabile e frenare il battibecco che stava per nascere (specie perché Lucy aveva alzato gli occhi al cielo, segno che stava cominciando a perdere la pazienza) ma  vederle interagire in quel modo, soprattutto considerato ciò che Ana aveva passato e ancora passava, la faceva sentire felice e speranzosa: tutto sarebbe andato per il meglio, loro non avrebbero più permesso che accadesse diversamente. Era stata talmente concentrata che quando due braccia si avvolsero intorno alla sua vita quasi sobbalzò
«Ehi! Già di ritorno?» esclamò con un sorriso smagliante voltandosi in direzione di Henry e facendo incontrare le loro labbra in un bacio che li tenne impegnati per diversi secondi.
«Sì, oggi ho finito prima e poi… non sono mica l’unico tassista di Seattle, sono sicuro che la gente lì fuori non mi rimpiangerà. Vi state portando avanti con la cena?»
«Con la cena di domani, a dire la verità. Sto insegnando ad Ivy e Lucy a cucinare il tacchino ripieno: il mese scorso non è andata bene, magari stavolta saremo più fortunate» intervenne Anastasia, continuando a tritare il rosmarino. E pensare che le erano state necessarie settimane per fidarsi di lui! E ora gli parlava come se non avesse fatto altro nella vita. Henry non poteva evitare di stupirsi ogni volta che si soffermava su quei pensieri: il tempo aveva compiuto un vero e proprio miracolo, nel caso di quella ragazzina, l’aveva aiutata ad abituarsi a loro e a sciogliersi, a smettere di avere paura di tutto e, anche se ancora la vedeva esitare quando si trattava di uscire da sola o interagire con qualcuno al di fuori della loro piccola famiglia, ora era molto più serena e meno rigida.
«Sicuramente, in fondo, difficilmente una cosa viene bene al primo tentativo. Posso darvi una mano?» in realtà, non era un gran cuoco. Come Ivy, sapeva cucinare a malapena due cose, anzi, forse anche meno: avevano sempre cucinato per lui le educatrici della casa famiglia prima e Lauren poi e quando non aveva più avuto nessuno cui affidarsi aveva scoperto i cibi precotti e l’asporto: nessuno era più bravo di lui col microonde.
«No, ce la caviamo. Cambiati e rilassati,abbiamo tutto sotto controllo» rispose Ana, che quella sera sembrava posseduta dallo spirito della perfetta massaia.
«Ehi! Dovrei essere io a dirgli questo!» borbottò Ivy mettendo un finto broncio che fece sorridere tutti, poi continuò, rivolta a suo marito «Ha ragione Ana, va tutto bene: se vuoi scrivere un po’ prima di cena, vai, noi al momento stiamo a posto così. E siamo in perfetto orario».
«Va bene, allora, in effetti ho proprio in mente una scena che voglio buttare giù prima di dimenticarla. Ci vediamo a cena, signore»
 
La serata trascorse tranquilla e senza intoppi, la preparazione del ripieno del tacchino andò a buon fine e il giorno dopo, Ivy e le ragazze si dedicarono alla cottura («Quattro ore di cottura, incredibile, non mi era mai capitata una cosa simile!» borbottò la maggiore, affatto abituata a certe cose). Con l’aiuto di Ana tutto filò liscio e anche la sera della Vigilia giunse in un baleno. Quel giorno, tutti i membri della famiglia erano stati un po’ strani: Henry era preoccupato di nascondere bene l’ultimo regalo che aveva acquistato, per impedire che Ivy lo trovasse; quest’ultima, dal canto suo, smanettava col cellulare a più non posso. Aveva organizzato una certa cosa e voleva che venisse perfetta, soprattutto per qualcuno di particolare. Ana era tutta presa dalla cucina e l’allestimento della tavola, e Lucy, dal canto suo stava finendo di impacchettare il regalo che aveva scelto per Jacinda, che le avrebbero portato il giorno dopo. Proprio in quel momento, Ivy la raggiunse. «Hai bisogno di una mano?» propose, vedendo la ragazzina tentare di fare un ricciolo con le forbici. Il pacco era venuto sorprendentemente bene, ma la decorazione stava mettendo a dura prova la bambina.
«Volevo provare a fare da sola, voglio che la mamma ne sia fiera… ma questo stupido fiocco non collabora, uffa!» sbottò, sbuffando irritata.
«Beh…  non è obbligatorio che ci sia un nastro tutt’intorno, basta anche una coccarda. sai? E casualmente, ne ho qualcuna proprio qui» sorrise la donna, poggiando sul tavolo coccarde di diversi colori.
«Ma questa non l’ho fatta io, però, dici che alla mamma piacerà lo stesso?» si preoccupò la bambina.
«Sono sicura di sì, le basterà che sia tu a darglielo, lo sai che ti adora, no? Dai, scegline una e poi andiamo di là, è quasi pronto».
«D’accordo, allora… prendo questa!» decise Lucy afferrando una coccarda di media grandezza,rossa. «Il rosso è il colore preferito della mamma, le piacerà ancora di più»
Ivy sorrise, annuendo concorde. «Dai, mettila e andiamo di là».
Ed era infine giunto il momento della verità: una volta tornate in sala da pranzo, zia e nipote si accomodarono a tavola, dove Henry e Anastasia avevano provveduto a servire il tacchino. L’aspetto era meraviglioso, dorato e col ripieno che fuoriusciva, facendolo apparire ancora più invitante.
Quando tutti furono ai loro posti, Henry prese la parola. «Io credo che dovrebbe essere Ana a servirsi per prima, in fondo se non fosse stato per lei neanche avremmo potuto sperare di averlo, questo tacchino, che ne dite?» propose lo scrittore, ma prima che le altre riuscissero ad esprimersi, Anastasia scosse la testa.
«No. Non riuscirò a mandare giù neanche un boccone se prima uno di voi non mi dice che ne pensa»
«D’accordo, vado io allora, sono troppo curioso» ghignò Henry sporgendosi verso il piatto con un’espressione da ladruncolo e afferrando un pezzo del volatile che avevano provveduto a tagliare. Non gli ci volle molto per emettere la sua sentenza: «Ragazze, giuro, è davvero buonissimo, siete state magnifiche!» Quello fu l’ok che tutte aspettavano: Anastasia si rilassò e tutte si riempirono il piatto, godendosi quell’atmosfera natalizia che tanto era mancata nelle loro vite. La cena terminò in tempo per permettere a tutti di prepararsi per la messa di mezzanotte e così, anche il desidero di Anastasia di vederne una per la prima volta, venne esaudito. Al ritorno, nonostante l’ora tarda, le due ragazzine non smettevano di chiacchierare di quanto fossero stati belli i canti e di quanto suggestiva fosse stata quella particolare atmosfera, dando l’impressione ad Henry e Ivy che quell’argomento non si sarebbe esaurito tanto presto.  E soprattutto che difficilmente quella notte si sarebbe andati a dormire ad un’ora decente. Proprio mentre Ivy era presa da quel pensiero, il suo cellulare squillò e lei lo afferrò, trovando il messaggio che aspettava. Sorrise, rispondendo al volo e dopo pochi istanti, qualcuno suonò alla porta.
«Ragazze, perché non andate a vedere chi è?» Non fece neanche in tempo a finire di dirlo: Lucy ed Ana avevano già attraversato l’ingresso e la sala da pranzo e spalancato la porta, dietro la quale era spuntato qualcuno di inconfondibile: aveva un vestito rosso, una lunga barba bianca e un sacco.
«Ohohohohoh, Buon Natale! I miei elfi mi hanno detto che qui c’erano due signorine veramente carine, dolci e disponibili e sono venuto a controllare. Perché, se è così, se siete davvero voi quelle che sto cercando.... allora credo proprio che questi siano per voi!» esclamò tirando giù il sacco, al cui interno erano contenuti tre pacchi. Lucy ed Anastasia non sapevano, letteralmente dove guardare: erano emozionatissime, era la prima volta in assoluto, per motivi diversi, che incontravano Babbo Natale e questo, unita alla sorpresa di tutti quei doni, le aveva letteralmente lasciate senza parole. Diversamente si sarebbero accorte che quel Babbo Natale aveva qualcosa di familiare: Ivy aveva chiesto un favore al detective Rogers e Michael aveva accettato volentieri, anche lui felice di poter portare un po’ di gioia a due ragazzine che avevano passato davvero di tutto.
E mentre le più piccole erano indaffarate coi loro pacchi, Ivy prese Henry da parte.
«Ho una cosa per te. In realtà, non è niente di che ma… mi hai detto che ti piaceva, e così…» si interruppe, porgendogli una specie di scatolone, che Henry scartó in un batter d’occhio, rivelando cinque libri di almeno mille pagine con la copertina rigida nera, con un simbolo di vari colori.
«A Song of Ice and Fire! Amore, grazie, è bellissimo!» esclamò stringendola e facendola ridere di cuore. «Anche io ho una cosa per te…aspetta…»  borbottò frugandosi nelle tasche. La sua ricerca ebbe termine qualche istante dopo, quando estrasse una scatolina di velluto inconfondibile facendo spalancare la bocca alla ragazza di fronte a lui.
«Non ti ho regalato un anello in occasione del nostro matrimonio, ma volevo che avessi qualcosa che ti ricordasse quanto ti amo. Sono immensamente felice che tu faccia parte della mia vita, amore» terminò, aprendola e rivelandone il contenuto: un anello d’oro bianco con una giada viola. Ivy si portò le mani alla bocca, in un gesto oltremodo sorpreso.
«Io…io… Henry, non so che dire è meraviglioso, davvero… grazie, lo adoro» mormorò, stringendosi a lui e coinvolgendo in un lungo bacio.
Nessuno di loro sapeva come sarebbe continuata la loro vita da lì in avanti ma una cosa era certa: loro avrebbe fatto del loro meglio per rendere quella degli altri la migliore possibile finché avessero avuto fiato in corpo.


   
 
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