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Autore: Kris    27/12/2020    1 recensioni
Sasuke l’aveva sempre tenuta d’occhio, e l’aveva cercata. Sakura si era aggrappata a quei momenti, alla sensazione della loro pelle a contatto, ai suoi occhi sempre più glaciali, come una falena si avvicina al fuoco prevedendo la propria morte.
L'ultima volta era stata il giorno prima del combattimento con Itachi.
[SasuSaku / Sakura PoV / Tempo: Naruto Shippuden / What if / Non AU ma non del tutto canon compliant]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Per capriccio

 

La prima volta che Sakura lo rivide fu durante una missione nel Paese del Tuono.
Dire che lo “vide” era una parola grossa, dato che era rimasto nell’ombra, ma le due macchie cremisi nella notte che aveva intravisto erano sicuramente i suoi occhi, e la voce che aveva sentito era mezzo tono più bassa di quella che ricordava, facendole capire con estrema certezza che erano già passati quasi due anni.
Due anni da quando Sasuke l’aveva lasciata su quella panchina. Due anni che lo sognava e lo rincorreva.
Stava tornando dall’officio del Raikage e si stava dirigendo verso la stanza d’albergo che le era stata assegnata. Ancora non avvezza alla pianta della città, si era persa ed era finita in una zona non illuminata ai bordi del villaggio, fin troppo simile a dei sobborghi a mala pena sopra il degrado.
- Sakura.
- Sasuke-kun!?
- Silenzio.
Sakura fece per girarsi, ma una mano la fermò. Sakura percepì quello che doveva essere un guanto di pelle e le dita del ragazzo sulla spalla: il tocco era fermo e deciso, la sua voce era imperiosa. Obbedendo ad entrambi gli ordini, chiuse la bocca e non si mosse.
Nonostante fosse stato lui a chiamarla, per un po’ non emise una parola. Il cuore di Sakura le batteva nella cassa toracica, fin troppo conscio della presa sulla sua spalla e della presenza del ragazzo dietro di lei.
- Sembri stare bene.
Cos’era quella frase? Era sollievo? Era ironia?
- Vorrei dire lo stesso, ma non ti vedo.
- Ed è giusto così.
- Cosa stai facendo, Sasuke-kun?
- Divento più forte. Quello che mi dicono stai facendo tu.
Sakura trattenne il respiro. La stava tenendo d’occhio? D’istinto voleva essere felice di quella nuova informazione, ma qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto.
- Tornerai al villaggio?
- No.
Sakura deglutì e spostò impercettibilmente il capo, quel che bastava per vedere con la coda dell’occhio la mano di Sasuke sulla spalla.
- Ci rivedremo?
La presa sulla spalla si allentò; con un movimento lento la mano del ragazzo indugiò sul resto del braccio, scorrendo lentamente fino al gomito. Un movimento quasi impercettibile, ma sicuro. Sembrava non volersene andare, o era la sua fantasia a parlare?
Non appena sentì il tocco allontanarsi da lei Sakura si voltò di scatto, ma Sasuke era già lontano nelle tenebre, due occhi cremisi nel nero.
Sakura voleva chiamarlo, ma la voce le si spezzò in gola quando sentì altre voci provenire dalla parte opposta della strada.
Era davvero lui, o la sua mente innamorata le stava dando le allucinazioni? E se era davvero lui, cosa ci faceva lì? Perché si era fatto vivo per poco più di un minuto?

Sembri stare bene.

Voleva accertarsi della sua salute? Perché?
Confusa si appoggiò al muro di fianco a lei; la spalla dove fino a poco prima aveva percepito la presenza di Sasuke sembrava improvvisamente fredda e nuda.
 

Non disse a nessuno di quell’incontro.
  

***
 

La seconda volta fu al Villaggio della Sabbia. Era il tramonto e Sakura stava passando per il retro dell’ospedale dopo aver creato l’antidoto per il veleno di Sasori quando lo vide lì, nascosto nell’ombra all’angolo del palazzo. Per un attimo pensò di aver preso di nuovo un abbaglio: un ninja fuggitivo che se ne stava tranquillamente in centro Villaggio della Sabbia di giorno? Doveva essere davvero stanca, e il desiderio di rivedere Sasuke doveva averla resa definitivamente pazza.
Gli corse incontro per accertare che fosse lui, ma ancora una volta lo Sharingan e l’inconfondibile aura di solennità le confermò che sì, era Sasuke.
- Sakura.
- Cosa ci fai qui?
Le labbra di Sasuke si piegarono in un sorriso che Sakura non sapeva decidere se fosse divertito o semplicemente sadico.
- E io che pensavo ne saresti stata felice.
Gli occhi di Sakura vagarono sul ragazzo, finalmente in grado di vederlo: era più alto, i capelli erano più lunghi, i lineamenti erano più severi e gli occhi non tradivano nessuna emozione. Indossava degli abiti che ricordavano terribilmente lo stile di Orochimaru, con un’enorme corda viola a bloccargli l’ampia maglia bianca aperta sul davanti. Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie.
- Lo sono – ammise dopo un po’ – ma non capisco.
- Cosa fai ora?
- Sono un ninja medico. Ma probabilmente lo sapevi già, se ti trovi qui.
Quel sorriso sornione tornò sul viso del ragazzo, come se avesse avuto conferma di qualcosa.
L’occhio di Sakura cadde sul marchio maledetto, ancora ben visibile sulla clavicola del ragazzo.
- Tu sei ancora da Orochimaru, suppongo.
- Solo fino a quando mi renderà più forte.
- Sei solo interessato alla forza? Non ti interessa nient’altro?
- Forza, e vendetta. Mi pareva di avertelo già detto.
- Allora perché vieni a cercarmi?
Sakura notò come il sopracciglio di Sasuke fosse scattato alla parola “cercare”, e trattenne il fiato rimpiangendo la sua scelta di vocabolario.
Inaspettatamente con una mano le sfiorò il viso e lo alzò verso di sé, sollevandole il mento. La ragazza sapeva che lo sguardo che doveva essere fiero sicuramente tradiva ancora quell’insita debolezza che provava per lui.
- Mi dicono tu stia diventando molto forte.
Le dita di Sasuke che le bloccavano il mento bruciavano come fuoco; lo sguardo di Sakura si irrigidì.
- Se diventerò abbastanza forte per i tuoi canoni, tornerai al villaggio?
- Improbabile.
- Tornerai da me?
Nel dire quelle parole, Sakura posò una mano sul braccio che le teneva il viso e l’altra sul petto nudo del ragazzo, il quale non ebbe nessuna reazione percepibile. La ragazza sentì l’incavo del petto, i pettorali solidi, un corpo totalmente diverso da quello che ricordava di aver abbracciato un paio d’anni prima.

Cosa ti ha cambiato?

Non sapeva bene che cosa volesse confermare chiedendogli se sarebbe tornato da lei, ma lo sguardo interessato, forse di sfida che le stava lanciando non le dispiaceva. Era diventata discepola di Tsunade per far sì che la volta successiva sarebbero stati lui e Naruto a guardarle la schiena e ad ammirare la sua forza; se Sasuke le ammetteva di voler vedere fino a quanto potesse crescere, glielo avrebbe mostrato volentieri.
Sasuke avvicinò il viso a quello della ragazza, ancora intrappolato tra le sue dita; solo pochi centimetri li separavano: era sicura di aver intravisto indecisione in quelle iridi rosse, anche se solo per un istante. Sakura sentiva i loro respiri mescolarsi a quella distanza, rendendole ancora più difficile regolare il battito cardiaco.
- La prossima volta potrei non essere così gentile.
Con quell’ultimo sussurro la lasciò andare, e prima che Sakura potesse reagire il ragazzo era già svanito. In quello, un paio di infermiere girarono l’angolo e si avvicinarono ridendo di qualcosa che Sakura non registrò. Si ritrovò a pensare a cosa sarebbe successo se avessero avuto qualche secondo in più.
 

***
 

Sasuke era un uomo di parola: la volta successiva che si erano incontrati, poco tempo dopo al covo di Orochimaru, aveva perso anche quel poco di umanità che Sakura aveva intravisto nei suoi occhi.

Solo una cosa rimaneva sempre uguale.

- Sakura.

La sua prima frase era sempre il suo nome. Nel riconoscerla, nel chiamarla, era come se stesse confermando la sua esistenza. Sakura si voltò sentendo il proprio nome: era in controluce, lo sguardo serio. Non c’era traccia del sarcasmo delle altre volte: era lo sguardo di un assassino – no, di un vendicatore.
Non lo vide muoversi quando arrivò di fianco a Naruto, un braccio appoggiato sulla sua spalla; il suo tono di voce beffardo era così diverso da quello di bonaria presa in giro a cui erano abituati.

Adesso intendeva davvero quello che diceva.

- Oggi perderai la vita, per un mio capriccio.

Sasuke aveva stordito Sai e Naruto con un Mille Falchi rilasciato da tutto il corpo, ed era stato il suo turno di provare a fermarlo.
Voleva vedere la sua forza? Gliel’avrebbe mostrata. Concentrò il chakra sul pugno, pronta a tramortirlo.
Il ragazzo la osservava con quei suoi occhi rossi macchiati di nero. Lo vide sfilare la spada e cambiare impugnatura, pronto a rispondere all’attacco: questa volta non c’era esitazione ad annebbiare il cremisi. Sakura strinse ancora di più il pugno, ignorando quello sguardo e il dolore lancinante che sentiva dentro di sé.
Ma Yamato si era messo in mezzo, e poi Orochimaru. Sakura lo vide svanire tra le fiamme, il suo Sharingan che ancora guardava lei e Naruto.
Dov’era finito il Sasuke che conoscevano?
Quella sera tornata nella solitudine della sua stanza, si ritrovò a pensare a quegli occhi che si trasformavano in fuoco, in quella pelle scoperta che qualche giorno prima aveva sfiorato.
Sapeva che dovevano riportare Sasuke alla ragione, che la priorità era fargli capire che qualsiasi fosse il suo piano non era quello che doveva fare… ma un lato di sé di cui si vergognava, quello innamorato, quello che desiderava la vicinanza di quel ragazzo, anelava solo a sfiorarlo, toccarlo, abbracciarlo.
Si sdraiò sul letto, cercando di ignorare da una parte la frustrazione dell’essere stata incapace di fermarlo, dall’altra il sentimento molto più vivido e forte che sentiva propagarsi nelle viscere.
 

***
 

Quando i cani ninja di Kakashi avevano confermato che l’odore di Sasuke si stava allontanando, qualcosa era scattato nella sua mente: anche se non era Sasuke, doveva essere per forza qualcuno di vicino a lui. Puntando un momento di solitudine nel bagno di un negozio creò una copia di se stessa e la mandò con i cani, decidendo di rimanere in città: se i membri del suo team erano lì, anche lui sarebbe tornato.
Rimase in attesa nascosta su un albero al bordo della città: non passarono molte ore prima che una figura vestita di nero uscisse dal retro dell’unico albergo del paese.
Era Sasuke.
Era bendato e non indossava il mantello, ma era sicuramente lui.
Lo sguardo del ragazzo si alzò sicuro e incrociò il suo, e Sakura vide un sorriso compiaciuto apparire sul suo viso. Il cuore di Sakura iniziò a battere ad un ritmo irregolare: era uscito perché sapeva della sua presenza? Eppure stava sopprimendo il chakra.
Sasuke si diresse verso la foresta, il passo lento e misurato; Sakura non capiva se era per le ferite o se fosse una scelta deliberata. Lo seguì dopo qualche minuto, accertandosi che nessuno li stesse seguendo.
Lo trovò seduto su una roccia, a cinquecento metri dal villaggio.
- Sakura.
Come sempre, la sua prima parola era il suo nome.
- Sasuke-kun.
- Mi stupisci. Tu che vai contro ordini diretti e ti allontani dal gruppo.
Sapeva della missione di recupero; probabilmente l’avevano avvisato i suoi compagni.
- Sei ferito.
- Sto bene.
Sakura fece scorrere gli occhi sulla benda che gli circondava la fronte – ferita alla testa, trauma cranico? – e il busto – deve aver combattuto con qualcuno. La maglia che indossava ora era senza maniche, lasciando alla sua vista anche le spalle e le braccia.
- Posso curarti.
- Non ce n’è bisogno. Ora guarisco in fretta.
- Dove stai andando?
- Ad uccidere mio fratello.
- Pensi di riuscirci?
- È una vita che mi preparo per questo momento.
Sasuke si alzò dal masso e si avvicinò a Sakura. I suoi occhi neri continuavano ad essere freddi come quella volta al covo di Orochimaru, la voce neutra. Involontariamente si trovò ad arretrare.
- Tu, piuttosto. Perché sei qui?
- Sei ricercato.
- Intendo qui, adesso, davanti a me.
Sakura sentì un albero dietro di sé – era con le spalle al muro – e Sasuke era troppo vicino.
- Non mi hai mai detto perché sei venuto a cercarmi. Perché dovrei dirlo io?
Sasuke alzò le sopracciglia a quella risposta orgogliosa, e di nuovo le sue labbra si piegarono in quel sorriso caustico che Sakura non capiva perché, ma la stordiva.
Tese la mano verso di lei come al villaggio della Sabbia, alzandole il mento a guardarlo in viso mentre la scrutava come se cercasse qualcosa. Sentì il viso andarle in fiamme, e Sasuke soffiò dal naso alla vista: era evidentemente quello che voleva vedere.
- Continui ad arrossire davanti a me, anche dopo tutti questi anni.

Sono gli occhi di un falco che ha puntato la sua preda.

Sakura strinse i denti e si preparò a colpirlo con un pugno – che cosa le aveva detto la testa per farla rimanere indietro ad incontrare Sasuke? Mettersi in una situazione del genere – ma il ragazzo fu più rapido: con la mano sinistra afferrò il polso destro di Sakura, fermando il suo attacco. Le sollevò il braccio, bloccandoglielo sopra la sua testa e di fatto impedendole di muoverlo ulteriormente.
I loro occhi si incontrarono ad una distanza irrisoria: Sakura sentiva l’elettricità sfrigolare tra di loro. Vide il sorriso sarcastico del ragazzo svanire dal suo viso per lasciare il posto ad uno sguardo che la ragazza non riusciva a tradurre; sentì anche la sua espressione arrabbiata sciogliersi mentre si specchiava in quel nero senza fine, lo stesso buio in cui il ragazzo si era gettato volontariamente anni addietro. Non sapeva cosa Sasuke stesse pensando o cosa volesse da lei, ma lì, in quel momento, alla sua mercé, Sakura sapeva cosa voleva lei da lui.

Confusamente, la sua mente pensò che le andava bene essere la preda.

Sasuke le passò il pollice della mano che sosteneva il mento sulle labbra, disegnandone la forma appena dischiusa, i suoi occhi ancora immersi in quelli verdi di Sakura.
Dopo qualche secondo le dita di Sasuke furono sostituite dalle sue stesse labbra e Sakura sbarrò gli occhi. La mano destra del ragazzo era scivolata sulla sua nuca e la tirava a sé. In un turbinio di emozioni – confusione e desiderio – Sakura riuscì a divincolare la mano dalla presa del ragazzo e gli prese il viso con entrambe le mani, come se da quel bacio dipendesse la propria vita.
Come se stesse solo aspettando quella reazione, Sasuke approfondì il bacio, mordendole il labbro inferiore; Sakura accolse la sua lingua con la propria e fece saltare gli ultimi freni che la sua mente le aveva posto.
In quel momento non le importava che lui fosse un criminale e lei incaricata di riportarlo a Konoha: quello era un evento che aveva immaginato, sognato, desiderato per anni. Quando sentì Sasuke premere il suo corpo contro il proprio e bloccarla all’albero sentì di nuovo quel calore al basso ventre risvegliarsi; il respiro che si faceva affannoso, Sakura lo strinse ancora di più a sé. Percepì le sue mani intrufolarsi sotto il mantello da viaggio e cercare la pelle scoperta delle sue braccia: le dita di Sasuke erano tiepide, ma le sembrava lasciassero tracce di fuoco dietro di sé.
Con un gesto rapido sganciò il bottone del suo mantello facendolo cadere ai suoi piedi, e come per ringraziare della gentilezza il ragazzo mosse le sue attenzioni sul collo finalmente lasciato libero, lasciando una traccia di baci sulla pelle candida di Sakura. Quando lo sentì morderla delicatamente alla base del collo si lasciò sfuggire un sospiro di sorpresa, una mano che si aggrappava al bicipite scoperto di Sasuke e l’altra che si perdeva nei capelli corvini.
- Sasuke-kun…
Voleva anche lei assaporare quella pelle con una disperazione che non le era abituale. Quando il ragazzo tornò a percorrerle il lato del viso fece per scendere sull’incavo del suo collo, ma lui si ritirò.
Insoddisfatta e frustrata da quel rifiuto fece per afferrargli la maglia, ma riuscì ad allontanarsi prima.
- Perché!? – chiese con un tono che rivelava tradimento e disperazione.
Sasuke, lo sguardo imperscrutabile, si sfiorò le labbra con una mano e la guardò.
- Un capriccio.
Fece per allontanarsi e tornare all’albergo, ma Sakura lo ricorse e lo fermò di nuovo. Le sue mani tremavano sull’avambraccio del ragazzo, tese per l’adrenalina e il desiderio ancora insoddisfatto.
- Torna dal tuo gruppo – le disse lui, il tono di nuovo neutro.
- Solo un capriccio? Per questo sei venuto fino al Villaggio della Sabbia? Per questo sei venuto qui fuori ora?
I loro sguardi si incrociarono di nuovo: insieme a quella luce da predatore che aveva visto prima e che le fece di nuovo saltare un battito c’era una nuova sfumatura, vaga e inconsistente, di un sentimento che Sakura non riusciva ad identificare.
Con lo stesso movimento di prima, le sfiorò le labbra con il pollice senza dire una parola, gli occhi fissi sulla sua bocca, come se fosse indeciso su cosa fare.
Infine le afferrò il polso e allontanò la sua mano dal proprio avambraccio: quella sfumatura che aveva intravisto era di nuovo svanita.
- Torna dal tuo gruppo – ripeté, e senza voltarsi tornò verso il villaggio.
Scossa, Sakura cadde in ginocchio, incapace di classificare quello che era appena successo.
 
Un capriccio.
 
Guardò il vuoto davanti a sé e un brivido freddo le percorse la schiena.
 
Torna vivo da questa battaglia, Sasuke-kun.
 

***
 

Aveva sperato che la volta successiva che lei e Sasuke si fossero rivisti sarebbe stato finalmente un incontro definitivo: Sasuke si sarebbe vendicato di suo fratello e sarebbe tornato alla Foglia da eroe, l’animo in pace, e loro avrebbero potuto esplorare quello che era successo nel bosco.
Come era già successo altre volte, però, quello che sperava e quello che la realtà le presentava non combaciavano.
Nemmeno un po’.
Lei aveva un kunai avvelenato sotto il mantello, e lui aveva tracce di lacrime di sangue su un viso ad un passo dalla follia.
- Sakura.
Era il suo nome, ma le suonava estraneo. Non era come l’aveva sempre chiamata.

È completamente diverso. Questo è… Sasuke-kun?

Non riusciva a capire. Il Sasuke che le stava parlando era lucido, eppure diceva cose che quello che conosceva lei non avrebbe mai detto. Più parlava, più il sangue le si gelava nelle vene.
Fino a quando Sasuke le chiese ciò che sapeva benissimo non avrebbe mai fatto, ciò che andava contro il suo giuramento medico. Lì si rese conto che quell’ombra di calore che aveva visto nei suoi occhi nella foresta era definitivamente morta, e si chiese perché l’avesse tenuta d’occhio in quei mesi se alla fine le stava chiedendo…
 

- Sei un ninja medico, giusto? Perfetto. Uccidila e prendine il posto.
 

 




 

Nota dell’Autrice
Questa fic è nata quasi per caso ispirata da un tweet che chiedeva "Com'è che nella scena al ponte Sasuke sa che Sakura è un ninja medico?".
È totalmente scollegata dalla mia altra fic a capitoli, ed è un esperimento per provare cose che non faccio di solito, che sono: 1) un Sasuke glaciale e una Sakura più “passionale”  (per poi riabbassare i toni della storia rispetto a quello che avevo pensato in origine perché mi sono ricordata della loro età...) 2) PoV fisso su Sakura c) provare uno stile di narrazione un po’ diverso dal solito.
Sono ancora indecisa se scrivere il corrispettivo PoV di Sasuke o lasciare il mistero sul perché Sasuke abbia agito così.
Quindi commenti (e critiche costruttive) sono ben accetti!
E… buone feste!
   
 
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