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Autore: coopercroft    29/12/2020    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuotono e mi sveglio intontito. C’è John vicino a me.

“Sherrinford è quasi ora di cena. Che dici ti svegli?”  Mi ricordo di Rosie, la vedo seduta che gioca, ma ogni tanto mi sbircia, come se mi aspettasse.

Mi alzo sistemo la poltrona, Sherlock e mio padre non ci sono, guardo interrogativo John.

“Sono usciti, tranquillo ceniamo tutti insieme. Mi dai una mano?”  Lo raggiungo e metto mano alla mia poca esperienza in cucina.  Apparecchio la tavola, stendo  la tovaglia fiorata, metto i posti assegnati ora c’è anche il mio.

John mi guarda premuroso. Vede la figlia che freme, mentre finge di giocare, è seduta sul tappeto piena di giocattoli e con i suoi amati libri.

“Come stai Sherrinford? È stata pesante la giornata.”  Mi si avvicina studiandomi, io lo tranquillizzo.

“Sto bene dottore, anche grazie a Rosie.”

“Che ti aspetta impaziente.”  Aggiunge divertito.   “Vuoi un consiglio giovane Holmes? Cerca di non farti travolgere da mia figlia.”

Lo so che ha ragione, ma lei è troppo impaziente. Finisco di aiutarlo e poi con un gesto di intesa, vado da Rosie.

“Sherrinford, papà ha detto che dovevo lasciarti dormire!”  Rosie increspa le labbra, scuote la testolina imbronciata.

Io mi siedo per terra con lei, cerco di convincerla.

“Rosie, sono un po' malandato e devo guarire. Il tuo papà ha ragione, ma quando ho tempo starò con te. Promesso.”  Rosie si rassicura, mi abbraccia e mi mette in mano i suoi giocattoli, gli occhi le luccicano.

Non mi accorgo nemmeno del tempo che passa, Rosie parla e parla, mi riempie di domande. Tanto che John a volte deve richiamarla.  Io un po' le rispondo e un po' glisso.

Vedo tornare mio padre e Sherlock, che parlottano, che si provocano, ma in modo bonario. Parlano di lavoro per quel poco che capisco. Lo zio si avvicina e cerca di prendere il braccio la piccola.

“Rosie oramai ti ha adottato, Sherrinford.”  Lei sgambetta, vuole scendere, così corre da suo padre e poi da Mycroft. Li afferra per le maniche e li porta vicino a me.

“Papà, zio Myc, quando sarò grande posso sposare Sherrinford?”  Ha il faccino serio, e gli occhi grandi che fissano entrambi.

Io tossisco imbarazzato, trattengo a stento il libro delle fate che vuole cadermi dalle mani.  Sherlock scuote la testa, si gira per nascondere che ride, Mycroft e John sono muti.

“Rosie, sarò troppo vecchio per te.”  Tento di darle una spiegazione, la prendo, la giro verso di me. “Piccola, comunque ci sarò sempre. Rosie sarò il tuo cugino prediletto.”  Rosie mi abbraccia, devo piantare i piedi per reggermi, poi mi guarda seria.

“Non morirai come la mamma vero? Me lo prometti?”  Rosie mi spiazza, trattengo il respiro, comincio a sudare, non so cosa rispondere e dubito, ho paura di deluderla. Poi balbetto innervosito.

“Farò di tutto Rosie, per stare con te. Tu però non mi lasciare.”  Le ultime due parole mi escono flebili.  Mio padre interviene, fa un cenno con il capo a John, vede che sono in affanno. Mentre distraggono Rosie, mi spinge via, finisco in camera cercando aria che non trovo. Ennesima crisi di panico. Dio sono un vero disastro!   

 Mi siedo sul letto ansimando.

 Mycroft è al mio fianco, mi massaggia la schiena, mi dice di calmarmi, mi fa respirare lentamente.

“Forza figliolo, superiamo anche questa, d’accordo?”

 Annuisco senza parlare, mi prendo la testa fra le mani. Ho voglia di piangere, ho voglia di scappare, mi sento un peso, un terribile peso anche per una bambina di pochi anni a cui non posso promettere nulla.

La mia mente si chiude, reagisco malamente, mi alzo di scatto, evito Sherlock sulla porta della stanza.   Scorgo Rosie con il padre, è girata, non mi vede.  Prendo velocemente la giacca appesa, mentre mio zio tenta di fermarmi. La mano mi afferra, ma lo schivo con rabbia e volo giù dalle scale. Sono rapidamente in strada. È buio e c’è traffico. La reazione al freddo mi fa sussultare. Barcollo  e devo riprendermi, ma poi scappo, me ne vado via.

Adesso basta! Non sono portato per fare il bravo ragazzo. Voglio tornare alla mia camera fredda dall’altra parte di Londra. Non mi giro, cammino rapido, e non mi importa se sto male, perché è una mia scelta, l’ho voluto io.

   
 
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