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Autore: thewickedwitch    29/12/2020    1 recensioni
Estabilished relationship SwanQueen// ambientata in un tempo imprecisato dopo Neverland.
Potrà, l'ombra di un misterioso segreto, offuscare la luce del primo Natale della ormai riunita famiglia SwanMills?
Quando Henry dichiara di conoscerne uno, Regina arriva a temere il peggio.
Ma non c'é minaccia che possa sconfiggere il vero amore, e forse non tutti i segreti sono poi così terribili come sembrano.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regina era stata attirata in salotto, quella notte, da un misterioso scampanellio.
D'inizio, aveva creduto fosse stato uno spiffero a smuovere qualcuno dei, presenti in quantità a suo parere quasi spropositata, addobbi che pendevano dal camino, ma, risentendolo, si era convinta che qualcuno, ed era anche abbastanza certa di chi dovesse essere stato quel qualcuno, doveva aver lasciato una finestra aperta, come lei cosí tante volte si era raccomandata di non fare, non di notte quanto meno.
Così, non appena aveva terminato di lavare i piatti, aveva rinunciato al suo precedente programma di andare subito a letto, dove era certa di trovare già Emma, dileguatasi subito dopo aver messo a letto Henry, e si era diretta verso la stanza da cui credeva provenisse il rumore incriminato.
 
Era stata una magnifica serata, quella. Una magnifica giornata, in verità. Dopotutto, non c'era da meravigliarsi che Henry fosse stato stanco e avesse voluto andare a letto relativamente presto.
Avevano passato la mattinata a giocare sulla neve, il pomeriggio a costruire un enorme puzzle sul tavolino del soggiorno, poiché Regina aveva proibito ad Emma ed Henry di andare a rotolarsi nel ghiaccio con il cibo sullo stomaco, di sera erano usciti ancora sulla neve perché, a detta dei due, "aveva un colore diverso la sera" (e Regina aveva dovuto ammettere che sí, aveva un colore diverso, e sí, era davvero meravigliosa), per poi passare la restante serata e nottata a casa a cenare e a leggere intorno al camino dopo aver visto un disimpegnato film di natale.
Un tempo Regina non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivata a considerare una giornata di questo genere "magnifica", eppure ora sentiva di non desiderare nient'altro che quella tranquillità, quel divertimento, e quei due bambini da crescere che si ritrovava in casa.
Il solo pensare a loro la rendeva...felice.
Sí, felice.
 
E stava ancora sorridendo per quella felicità, quando fece il suo ingresso nel salotto e scoprí che no, non era stato il vento a provocare quello scampanellio.
Qualcosa di molto meno invisibile e leggiadro occupava il suo salotto.
Una figura stranamente familiare, vestita di rosso, con un grosso sacco di tela al seguito, si aggirava goffamente nelle ampie vesti producendo il fastidioso scampanellio a causa di un...grappolo di campanelle pendente dalla sua cintura.
E fu forse per quella felicità che, appena messa a fuoco realmente quella figura, Regina scoppiò a ridere.
Di un riso delicato e leggero, eppure colmo di sincero divertimento, al punto da far voltare la figura verso di lei, gli occhi sgranati come quelli di un cervo  nella luce dei fari, prima che essa la riconoscesse a sua volta e le donasse un sorriso spontaneo.
Un attimo dopo però, la redarguí.
"Shhh! Sveglierai Henry!"
Sussurrò, tornando presto alla sua precedente occupazione.
Regina si sforzò di placare le risate e si schiarí leggermente la voce riacquistando contegno, prima di fare qualche passo nella stanza.
"Si può sapere che diavolo stai facendo, Emma?"
E dovette sforzarsi per non ridere ancora, quando lei si girò nuovamente, guardandola come se avesse appena fatto la domanda più stupida del pianeta.
"Non é ovvio? Sto facendo quello che avevamo programmato, lascio i regali ad Henry."
Regina sollevò un sopracciglio senza smettere di sorridere.
"E posso sapere perché sei anche vestita da Babbo Natale, dal momento che lui non ti vedrà?"
Emma si strinse nelle spalle.
"Avevo comprato il costume, mi dispiaceva non usarlo. E poi... mi fa calare di più nella parte."
E bastò quella risposta a far ridere di nuovo Regina.
"Sei sicura di non aver bevuto troppo, stasera?"
Emma roteò gli occhi e si voltò, riprendendo a pescare pacchi dal sacco per poi disporli sotto l'albero.
"Qui quella che beve sei tu, non io. E abbassa la voce o Henry ci sentirà!" esclamò sussurrando.
Regina scosse lievemente la testa tra sé e sé,pur senza perdere mai il sorriso, chiedendosi, non per la prima volta, come mai avesse potuto accettare di stare con una tale idiota. Poi si avvicinò a lei, e tenendo le mani al caldo nelle tasche della giacca, si mise ad osservarla mentre cercava, goffamente, di portare a termine il suo lavoro, ostinandosi a tenere quel buffo completo addosso nonostante le impedisse terribilmente i movimenti.
"Sai dopotutto...é una mise alquanto azzeccata per te. Asseconda la tua goffaggine."
Emma le lanciò un'occhiataccia.
"Hey! Come ti permetti? L'anno prossimo Babbo Natale lo fai tu!"
E Regina sorrise ancora.
L'anno prossimo.
Già, ci sarebbe stato un "anno prossimo" a quanto diceva Emma. In cui sarebbero state ancora insieme, a quanto pareva dalle sue parole.
 
Si era trasferita a casa loro da quattro mesi ormai, ma vi si era già ambientata cosí tanto che ormai pareva fosse sempre stata casa sua quella.
E certo non era stato facile, per Regina, chiederglielo.
Per molto tempo erano rimaste in una scomoda situazione di stallo.
Pareva ad entrambe che il momento fosse ormai giunto, ma Emma non si sarebbe mai permessa di autoinvitarsi, e Regina non sapeva come chiederglielo. Insomma, non che fosse abituata a chiedere cose cosí!
Così, alla fine, era ricorsa al metodo che le veniva più naturale (e che era spesso il più efficace): glielo aveva ordinato.
Quando, per l'ennesima volta dopo aver passato la notte lí, Emma era dovuta andare via presto al mattino per recuperare la divisa da sceriffo che aveva dimenticato a casa sua, prima del lavoro, Regina si era dichiarata ufficialmente stanca.
E adesso ripensare allo sguardo che le aveva rivolto Emma a quell'affermazione la faceva persino ridere: puro terrore.
Perché, é chiaro, Emma aveva creduto fosse stanca di lei.
Ma si era affrettata a chiarirsi, Regina, dicendole che no, non era stanca di lei, ma del suo continuo fare la spola tra una casa e l'altra quando cinque giorni su sette mangiava dormiva e viveva lí.
Così le aveva detto di farla finita e trasferirsi una volta per tutte.
Ed era stato suo, lo sguardo spaventato quando Emma era rimasta in silenzio a fissarla.
Ma si era rilassata, poi, quando aveva ritrovato il suo sorriso contro le proprie labbra ed un "grazie" sussurrato aveva raggiunto le sue orecchie.
E non era più andata a lavorare Emma, quel giorno.
 
Si riscosse da quelle memorie ancora con un sorriso, stranamente presente molto più spesso sulle sue labbra, da quando la signorina Swan viveva lí, e scosse la testa.
"Non credo proprio signorina Swan. Ti sembro tanto poco raffinata da potermi mettere una cosa del genere? Sono una regina, ti ricordo."
Emma sbuffò, lasciando a terra l'ultimo pacchetto.
"Si, certo. "
Si rialzò e le andò di fronte.
Regina alzò un sopracciglio.
"Allora? Hai finito? Sai che domani mattina Henry vorrà alzarsi presto per aprire i regali, ti conviene andare a dormire. Non ho intenzione di sentirti lamentare e sbadigliare per tutta la mattinata, chiaro?"
Emma sorrise, quasi prendendola in giro, avvicinandosi a lei e avvolgendole le braccia intorno ai fianchi.
"Molto chiaro. Giuro che non mi lamenterò. Ma non credo di voler ancora andare a dormire."
Un ghigno si dipinse sul suo volto mentre la stringeva di più a sé.
Regina, ancora con le braccia incrociate al petto, la guardava scettica, cercando di trattenere il sorriso che lottava per impadronirsi ancora delle sue labbra.
"Se credi che otterrai qualcosa da me conciata cosí puoi anche rassegnarti a passare la nottata sul tappeto."
"Oh andiamo! Non é cosí male!" ribatté subito lei.
"E poi...conta quello che c'é sotto."
Sussurro, avvicinandosi per baciarla, ma l'altra si tirò indietro e le posò un dito sulle labbra.
"Non provare a corrompermi perché non ci casco. Parlavo sul serio, prima. É tardi e se non andrai a dormire ora domani ti lamenterai per tutto il giorno ed io dovrò sopportarti."
Emma sbuffò, roteando gli occhi, allontanandosi pur senza lasciarla andare.
"Non sono una bambina, Regina! Sono in grado di avere sonno senza lamentarmi." Un'occhiata ed un'alzata di sopracciglia eloquenti di Regina bastarono a ribattere che no, non era affatto cosí.
"Oltretutto..." riprese lei:" ...hai persino la barba. Credi davvero che otterrai di baciarmi con quella? "
Emma ghignò.
"Si."
"No!" esclamò, sempre a bassa voce, categorica, Regina.
Emma si strinse nelle spalle:" Sono Babbo Natale, per forza ho la barba!"
"Emma, sul serio, perché ti sei messa questa roba addosso?"
Emma distolse lo sguardo per un istante, parve quasi in imbarazzo.
"Io...l'ho fatto per Henry."
"Ma Henry non é qui!"
"Lo so! Ma...se si svegliasse, e dovesse vedermi...beh, vedrebbe Babbo Natale ed il suo sogno non finirebbe."
Udendo quelle parole l'espressione di Regina si addolcì all'istante.
"Davvero?" chiese, piano.
Emma annuí.
"Sai quando ero...quando ero piccola, tutti i bambini ricevevano una visita di Babbo Natale, ma non io, non noi delle case famiglia o degli orfanotrofi. Allora pensavo...pensavo che Babbo Natale andasse solo dai bambini che avevano una famiglia, i bambini che erano figli di qualcuno. Ma ho sempre desiderato poter custodire, un giorno, quel sogno.
E adesso sono grande ma...Henry non lo é, Henry ci crede ancora e...voglio che tenga stretto a sé quel sogno il più a lungo possibile."
"Ma...prima o poi capirà."
Emma annuí :" certo che si, ma non avverrà per colpa nostra. E poi...insomma, sono la figlia di Biancaneve! Perché non potrebbe esistere Babbo Natale?"
Regina rise leggermente:" questo é vero, te lo concedo."
Poi tornò seria e la guardò, nel profondo dei suoi occhi verdi. Un dolore sordo nel petto che aveva iniziato a conoscere ormai molto tempo prima, quando aveva incontrato Emma.
Poggiò la mano su di una delle sue guance accarezzandola leggermente:
"Mi dispiace...che tu abbia avuto un infanzia cosi. É colpa mia."
Ma Emma sorrise e scosse la testa.
"Non ha importanza."
Poggiò una mano sulla sua e se la portò alle labbra.
"Adesso ho te. Ed Henry. Ed onestamente" accennò una risata:" non avrei saputo davvero cosa chiedere a Babbo Natale, volevo praticamente tutto!"
Regina rise con lei e poi ritirò la mano.
"Avevo detto niente baci con la barba, Emma!"
Ma Emma pareva ora distratta, guardando l'albero. E non era abituata a vederla cosí, Regina. Non era lei quella che di solito perdeva il riso. Accadeva, ovviamente, ma non spesso, ed ogni volta lei non poteva fare a meno di preoccuparsi.
Realizzò che il Natale dovesse essere per Emma tanto occasione di divertimento quanto di ricordi, per la maggior parte tristi.
Sorrise tra sé e sé, allora, facendo una promessa.
Promise che, come Emma era stata in grado di rischiarare molte delle sue ombre e di riportare il sorriso in molti di quelli che erano i suoi momenti peggiori, lei avrebbe provato a riportarle i suoi, di sorrisi, in ogni occasione in cui rischiavano di oscurarsi o persino cancellarsi.
Così, portò le mani sul suo collo, sotto la barba finta,  cercando con delicatezza di girarle il volto.
"Hey..." disse dolcemente.
Emma riportò lo sguardo su di lei, gli occhi nei suoi, sperduta per un attimo.
Poi le sorrise.
Ma Regina non poté sostenere quello sguardo con qualcosa di spezzato all'interno un secondo di più, e decise di aver bisogno di vederla ridere. Si, ridere. Aveva bisogno della sua allegria, della  leggerezza che sosteneva i suoi passi ogni giorno. Semplicemente, aveva bisogno di averla lí con lei.
Così iniziò a sfiorarle leggermente il collo con le dita solleticandola, ed ebbe ciò che cercava.
Emma cercò di trattenere le risate, per non svegliare Henry, e, invano, di fermare le mani di Regina.
"Smettila!" esclamò. Ma Regina rise e non smise finché Emma non si concesse di ridere per un istante, per tornare a zittirsi un momento dopo.
Non smise di sorridere però, il dolore di pochi istanti prima ormai perso. La attirò nuovamente a sé tornando ad allacciare le braccia dietro alla sua schiena.
Avvicinò le labbra al suo orecchio:
" Sai che questa me la pagherai, vero?"
Regina non si scostò questa volta. Invece allacciò le braccia dietro al suo collo, stringendola a sua volta, respirando il suo profumo e sorridendo tra i suoi capelli, anch'essi nascosti e coperti di bianco.
"Davvero? Cosí conciata dubito sarai in grado di fare alcunché."
Emma si avvicinò di piú, solleticandola con la barba.
"Smettila di prendermi in giro." sussurrò.
Si fece poi indietro e guardò in alto.
"Invece guarda lassú."
Regina si scostò a sua volta e guardò in alto, vedendo un rametto di vischio volteggiare nell'aria su di loro.
Poi riportò lo sguardo su Emma, alzando le sopracciglia.
"Davvero, Emma?"
Lei ghignò.
"Dovresti baciarmi. O la sfortuna ti perseguirà."
Regina roteò gli occhi.
"La mia sfortuna sei tu."
"Mhmh." mugugnò Emma, lo sguardo già perso sulle sue labbra. "Infatti. Ti perseguiterò  finché non mi bacerai."
Eppure si avvicinò impercettibilmente, Regina.
"E a cosa é appeso questo vischio, esattamente? All'aria?"
Emma sorrise.
"Certo, all'aria! Sono Babbo Natale, la cosa ti meraviglia?"
Regina scosse la testa, incapace ormai di nascondere il suo sorriso.
"Sai usare la magia solo quando ti conviene."
Sussurrò, praticamente già sulle sue labbra.
L'altra si strinse nelle spalle.
"Beh, diciamo che imparo solo le cose utili."
La bruna si strinse di più a lei, ormai troppo distratta per replicare, ma prima di baciarla tirò giú leggermente la sua barba, liberando le sue labbra.
"Adesso puoi baciarmi."
E Emma sorrise, e senza dire un'altra parola si fiondò sulle sue labbra.
Regina si strinse a lei ancora di piú, come fosse fisicamente possibile, e quando chiusero gli occhi, assaporando il loro amore lentamente, si persero in quella dimensione che apparteneva solo a loro, escludendo tutto il mondo attorno.
Erano sempre meravigliosi, i baci di Emma, e la sua presa decisa ma rassicurante.
Ed erano sempre fantastiche, le labbra di Regina, morbide e dolci.
Ed era poi buffo, per Regina, pensare di star, a tutti gli effetti, baciando Babbo Natale.
La fece sorridere, ed Emma si allontanò a fatica, sorridendo a sua volta, dalle sue labbra contagiata. La guardò con occhi brillanti di amore, e non poté trattenersi dal baciarla nuovamente a fior di labbra.
"Cosa c'é?"
Regina scosse la testa.
"Nulla, stavo solo pensando."
Emma sospirò fin troppo drammaticamente.
"Adesso, se ancora vuoi, possiamo andare a dormire."
L'altra la guardò, uno sguardo ammonitore ma divertito.
"Faresti meglio, si."
La bionda roteò gli occhi e la lasciò andare, facendo per raccogliere il sacco di tela da terra quando, accovacciata, si fermò.
"Oppure no. C'é ancora una cosa da fare."
Regina tornò ad incrociare le braccia al petto, fissandola.
"E cosa? Sentiamo."
Emma risistemò la barba al suo posto, poi girò il capo verso di lei e sollevò lo sguardo.
"Beh, a Babbo Natale si lasciano sempre dei biscotti, se non mangerò i suoi, Henry potrebbe offendersi. Anche tu potresti offenderti, visto che li hai cucinati."
Ovviamente, Emma aveva ancora fame.
La bruna roteò gli occhi.
"Sta tranquilla, non mi offenderò. E non credo dovresti mangiarli dopo quanto hai mangiato stasera."
L'altra si strinse nelle spalle.
"Beh, per quanto ho mangiato, un paio di biscotti in più non faranno la differenza!"
"Sei impossibile."
Disse solo Regina. Ma Emma le sorrise e, presa la sua mano, la attirò a sedersi sul tappeto accanto a lei.
L'altra accettò, seppur roteando ancora gli occhi.
Rimasero per un po' in silenzio davanti all'albero, mentre Emma iniziava a rosicchiare i primi biscotti, fin quando non costrinse praticamente Regina a mangiarne uno.
Erano i suoi biscotti, certo che erano buoni, ma realmente Regina credeva che ingerire una sola briciola in più avrebbe fatto passare la nottata in bianco ad entrambe.
Tuttavia, alla fine, accettò di mangiarne uno - e solo uno!- se non altro per far stare zitta Emma e non sentirla dire che lei in realtà non aveva mangiato quasi niente a cena e tutte le sue solite stupidaggini, che quanto mangiava Regina era più che sufficiente per la forma che voleva tenere.
E, anche se le costò ammetterlo, trovò piacevole, dopotutto, lo stare seduta lí con lei sotto l'albero, davanti ai regali per loro figlio, mangiando biscotti nel silenzio della notte.
Poi, d'un tratto, Emma le fece una domanda. Non bisbigliata, come tutto quello che dicevano, ma sussurrata, quasi fosse un segreto timoroso di venire alla luce.
"Stai bene così?"
Regina si girò a guardarla, senza capire.
Batté le palpebre, poi le sorrise, vedendo che l'altra ancora evitava il suo sguardo.
Allungò una mano verso di lei e prese la sua, intrecciando le loro dita.
"Si." le disse soltanto, e vide cosí tanta paura negli occhi lucidi di Emma, quando si voltò verso di lei, che si chiese se davvero lei non potesse essere la sua cosa giusta da fare nella vita.
Ma poi lei la baciò di nuovo, con ancora più dolcezza di prima ed un vago sapore di cioccolata sulle labbra, e Regina non ebbe più alcun dubbio al riguardo.
                                
**********
 
Tutto cominciò la mattina di Natale.
Regina stava preparando la colazione ed Henry aspettava, seduto su uno sgabello alla penisola della cucina, facendo dondolare le gambe.
Certo, sarebbe stato meglio fare colazione tutti insieme la mattina di Natale, ma Emma, ovviamente, non si decideva ad alzarsi dal letto, ed Henry non poteva di certo fare colazione a metà mattinata, rovinandosi l'appetito per il pranzo, solo a causa sua, a parte il fatto che non vedeva l'ora di andare a scartare i regali che Babbo Natale gli aveva portato quella notte.
E Regina lo sapeva, lo aveva detto ad Emma che non sarebbe riuscita a svegliarsi la mattina dopo, ma lei l'aveva ignorata, come praticamente faceva sempre, e aveva insistito per restare ancora sul tappeto con lei a chiacchierare, dopo i biscotti; e poi ci aveva messo ore a togliersi di dosso tutto quel costume, e poi era andata a letto e Regina era ancora sveglia, e, parafrasando ciò che Emma aveva detto, il suo profumo era troppo buono ed intossicante per smettere di baciarla e di accarezzare la sua pelle e di...
Chiuse gli occhi per un attimo, Regina, bloccando i suoi pensieri prima che arrivassero ai dettagli "sconvenienti" di quella nottata, arrossendo leggermente.
Sapeva essere convincente, Emma, quando voleva. E alla fine aveva ottenuto quello che desiderava, come spesso accadeva.
L'odore del pancake nella padella la riportò alla realtà, e ringraziò in silenzio di essersi trovata di spalle a suo figlio, di modo che egli non avesse potuto vedere quel suo attimo di debolezza.
Mise il pancake nel piatto e glielo portò.
"Ecco qui, Henry. E qui c'é la frutta."
Henry però, non parve soddisfatto.
"Un solo pancake? Ma mamma! E dovrei mangiarlo con la frutta?"
Regina si accigliò.
"Con o senza frutta, l'importante é che mangi entrambi. Avevi abitudini alimentari molto piú salutari prima che arrivasse tua madre con la sua cattiva influenza. E si, Henry, avrai solo un pancake, perché hai mangiato tanto ieri sera e mangerai tanto domani a pranzo."
"Ne voglio due."
Disse lui, con un tono che non si era forse mai permesso di usare.
"Henry!" lo riprese lei, quasi scandalizzata.
"No! Lo faccio per il tuo bene, lo sai."
E si chiese, Regina, dove diamine fosse Emma quando aveva bisogno di lei. Doveva ammette che era piuttosto utile quando si trattava di convincere il ragazzino a fare qualcosa che  non voleva fare.
Ad ogni modo, adesso Emma non c'era, avrebbe dovuto convincerlo lei, senza ricorrere ai modi, forse un po' severi ma senz'altro giusti, che usava in passato.
Prese un profondo respiro passandosi una mano tra i capelli. Dopotutto, la mancanza di sonno stava pesando anche su di lei, anche se la affrontava in maniera molto più adulta dello stringersi la coperta al petto mugugnando e girandosi dall'altro lato quando qualcuno provava a svegliarla, come faceva Emma.
"Henry..." cominciò, con voce calma ma irremovibile.
Henry alzò lo sguardo su di lei, e fu allora che lo disse per la prima volta.
"Mamma, io so il tuo segreto."
Regina si zittì all'istante.
Il suo segreto?
"E se non mi farai mangiare due pancake lo dirò a mamma Emma."
La donna sgranò gli occhi. Davvero?
Davvero?
Suo figlio la stava ricattando?
"Henry, non ti permetto di parlarmi in questo modo. Non ho idea di cosa tu stia parlando e..."
Ma lui la interruppe.
"Ho visto cosa hai fatto, mamma. E sono sicura che Emma non sarebbe felice di saperlo."
Regina lo fissò per un paio di secondi senza parole. Poi strinse gli occhi, iniziando a credere che lui la stesse solo prendendo in giro inventandosi tutto.
"E si può sapere quale é questo segreto?"
Henry chiuse gli occhi, scuotendo la testa con aria solenne.
"No, altrimenti faresti di tutto per farmi credere di aver frainteso. So cosa ho visto, e prometto che non lo dirò, se mi darai un altro pancake."
"Henry, ma..."
Era scandalizzata, davvero scandalizzata, Regina.
Come era possibile che suo figlio, suo figlio, fosse diventato un tale manipolatore?
Colpa di Emma sicuramente.
Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di mantenere la calma, e cercando di pensare, mettendo in azione ogni singolo neurone, a quale potesse essere questo fantomatico segreto.
Lei non aveva segreti con Emma. Si costringeva a non averli, perché temeva avrebbero distrutto tutto quello che loro, insieme, stavano costruendo.
Eppure...
Eppure qualche segreto, piccolo piccolo, lo aveva, come li hanno tutti.
E insomma, non che contasse più di tanto su sé stessa nell'avere una condotta impeccabile.
Forse aveva fatto qualcosa, senza volerlo, intendendola certamente a fin di bene, che però per Henry aveva valore negativo.
E lo avrebbe avuto anche per Emma, a parer suo. E, ormai Regina lo aveva capito, avevano uno speciale grado di comprensione, Emma ed Henry, dunque se Henry diceva che ad Emma ciò che lei aveva fatto non sarebbe piaciuto, molto probabilmente era davvero cosí.
Certo, Henry era anche stato convinto che Emma dovesse combatterla e alla fine Emma si era innamorata di lei, ma quello non contava. Era un caso su mille.
Decise allora di riprovare a capire a cosa suo figlio alludesse.
"Non é un modo corretto di comportarsi questo, Henry, lo sai? Sono sicura ad Emma non piacerebbe neanche questo.
Se magari tu mi dicessi cosa ho fatto di tanto sbagliato potremmo parlarne e..."
Ma Henry iniziò a scuotere la testa prima ancora che lei finisse la frase.
"No mamma, ho detto che non te lo dico. Dobbiamo passare la mattinata a casa dei nonni, ti ricordo, non ti conviene litigare con Emma oggi. Allora, pancake?"
E, purtroppo, come spesso accadeva, suo figlio aveva ragione. Non le conveniva litigare con Emma proprio quel giorno. E oltre tutto, erano appena iniziate le vacanze di Natale, aspettavano loro i primi giorni in casa tutti insieme, come una famiglia, e Regina non voleva che venissero rovinati per colpa sua. Certo, tenere un segreto, e dare a suo figlio un tale potere, non era certo né educativo né positivo, ma quantomeno Regina era convinta di non aver fatto nulla di sbagliato quella volta, non volontariamente, e dunque non sarebbe accaduto nulla, se non un periodo natalizio felice, se avessero risolto la questione dopo.
Il punto, principalmente, era che Regina era consapevole di quanto frequentemente le cose nella sua vita prendessero una brutta piega, spesso a causa sua, non lo negava, ma spesso anche indipendentemente dalla sua volontà, e non voleva per nulla al mondo che questo accadesse anche con Emma e con Henry, almeno non subito.
Così, con un sospiro, pur certa di star facendo un grandissimo errore, diede le spalle ad Henry, portando con sé il piatto, e vi aggiunse un altro pancake. Quando glielo restituì, lui aveva un sorriso trionfante in viso.
"Che non diventi un'abitudine! Lo sto facendo solo perché..."
Ma non poté terminare la frase perché proprio in quel momento Emma entrò in cucina.
Arrivò alle spalle di Henry e gli scompigliò i capelli.
"Buongiorno, ragazzino!"
"Hey mamma!" fece lui voltandosi infastidito.
Poi Emme sollevó lo sguardo su di lei e le sorrise.
"Regina..."
Ma Regina riuscì solo a risponderle con un'occhiataccia in quel momento, sentendosi improvvisamente stanca come se, anziché solo per un'ora, fosse stata in attività per un giorno intero.
"Signorina Swan..." sibilò, visibilmente arrabbiata.
Emma le lanciò un sguardo di scuse.
Poi guardò nel piatto di Henry e sorrise.
"Addirittura due pancakes! La mamma deve essere particolarmente allegra stamattina!"
Esclamò, lanciandole un'occhiata maliziosa, ma tutto quello che ricevette in cambio furono le spalle di Regina che andò verso la macchinetta del caffe.
Tuttavia, Emma non la prese sul serio e invece chiese:
"Posso avere anch'io due pancakes?"
Ma tutto ciò che ottenne fu la risposta brusca di Regina.
"Prenditeli da sola, Emma."
E non seppe davvero cosa aveva fatto, Emma, per meritarsi quel trattamento a quell'ora del mattino.
 
**********
 
Il pranzo a casa dei Charming, dopotutto, andò bene. Principalmente perché Emma diede a Regina un grande sostegno, dando risposte a sua madre ogni volta che faceva loro domande...scomode, stringendo la mano di Regina sotto il tavolo nel mentre, ed invitandola gentilmente a pensare agli affari propri quando si interessava fin troppo alla loro vita privata.
Per un po' Regina fu persino in grado di dimenticarsi quanto accaduto quella mattina.
 
Andò bene fino a dopo pranzo, quando Henry le chiese di uscire a giocare sulla neve.
Regina gli disse che no, non poteva, perché aveva appena finito di mangiare, ma lui non obbedì, come aveva fatto il giorno prima.
Invece, le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio:" ricorda, so il tuo segreto."
E cosí, ancora una volta per salvare quella famiglia nuova e senza dubbio...imprevista che le festeggiava attorno, Regina acconsentí a che lui uscisse, pur sapendo che non si poteva andare avanti a quel modo.
 
Nonostante tutto però, i giorni seguenti, quelle vacanze tanto attese e tanto intensamente vissute, furono per Regina di una felicità senza pari.
Emma le aveva regalato per Natale una macchina fotografica di quelle professionali, perché, da quando aveva scoperto la sua segreta passione per la fotografia, aveva trovato inaccettabile che lei continuasse a fare foto con una piccola macchina classica e ormai anche piuttosto datata.
Inoltre, aveva preso per tutti loro dei pigiami uguali, molto colorati e pieni di disegni natalizi, nei cui confronti Regina non aveva smesso per un istante di ostentare disprezzo, ma che in realtà le avevano riscaldato il cuore, quando li aveva visti loro indosso, mentre posavano per la fotografia che aveva inaugurato la nuova macchina.
Lei aveva invece regalato ad Emma una collana. Era una collana semplice, con un piccolo cigno brillante come pendente, e forse era persino troppo elegante per il suo stile, ma Regina non aveva mancato di notare come, da quando l'aveva ricevuta, Emma non l'avesse mai tolta se non per andare a dormire.
Ed Henry...beh, Henry aveva avuto da Babbo Natale e dalle sue mamme cosí tante cose che dire fosse stato felicissimo era alquanto superfluo.
Molto spesso, consentirgli cose che di solito gli avrebbe proibito, venne naturale a Regina, cosicché lui non ebbe bisogno di ricorrere spesso a quel suo ricatto.
A volte però accadde, ed ogni volta quel vuoto che lei percepiva nel cuore, causato dal non poter vivere serenamente, liberamente e con l'anima in pace a causa del suo passato, portava un'ombra sulla sua gioia, ma presto si sforzò, per il suo stesso bene, di non darci più cosí tanto peso.
E cosí, tra dolci, risate, regali e segreti sospiri, giunsero alla mattina del 31 Dicembre senza troppi incidenti di percorso e, soprattutto, quasi senza accorgersene.
 
Ma, quella mattina, quella calma si spezzò.
 
**********
 
Regina era in cucina, a preparare la colazione come sempre, non perché Emma la obbligasse a farlo, ma piuttosto perché si offriva di fare qualsiasi altra cosa pur di mangiare i pancakes "come li faceva lei", quando Henry arrivò, baldanzoso.
"Mamma, alcuni compagni di classe mi hanno invitato nel pomeriggio ad uscire con loro. Posso andare?"
Lei gli lanciò un'occhiata sospettosa da sopra la spalla.
"E cosa farete, esattamente?"
Lui esitò un momento.
"Hanno preso...sai, quelle cose che esplodono, e vorrebbero metterne un po' in giro, cosí per giocare. Posso?"
Regina si voltò del tutto a guardarlo, inorridita.
"Certo che no! I petardi non sono ammessi nella mia città, parlerò personalmente con i genitori di questi tuoi...compagni di classe. Fanno male alle persone e potrebbero far male a te, e non permetterò mai che avvenga una cosa del genere."
Henry, fissandola, era passato nel giro di pochi secondi dall'essere spaventato all'essere arrabbiato, e alla fine del suo discorso la guardò, quasi minacciandola.
"Non puoi! Cosí tutti crederanno sia colpa mia e non mi inviteranno più! E non puoi impedirmelo, io conosco il tuo segreto!"
"Adesso basta, Henry!" esclamò allora lei, battendo una mano sul ripiano di legno del tavolo.
"Devi smetterla con questa storia!"
Si era spinto troppo oltre ormai, stava diventando irriverente, persino viziato, come lei non lo aveva mai lasciato essere prima, quella storia doveva finire. E poi nessuna minaccia, per quanto grande, le avrebbe impedito di fare tutto ciò che era in suo potere per proteggere il suo bambino.
"Ti ho permesso di...ricattarmi in questo modo solo perché non volevo che il nostro Natale...il tuo primo Natale con tutta la tua famiglia, venisse rovinato da qualcosa che io avevo fatto, qualcosa di sbagliato, che tu non vuoi dirmi cosa sia, ma che io sono certa di non aver fatto volontariamente. Forse tu pensi che io di famiglia e di amore non sappia nulla, ma non é cosí. So per certo che alcune delle cose fondamentali, in una famiglia, sono l'onestà, la sincerità, l'amore, ed il sostenersi sempre l'uno con l'altro.
Per questo sono stata io a sbagliare al principio, permettendoti di iniziare tutta questa messinscena, ma ora non posso più permetterti di continuarla.
Vuoi rivelare questo "segreto" ad Emma? Ebbene fallo! Pagherò le conseguenze di ciò che ho fatto e risolveremo noi la questione. Ma non ti permetterò di farti del male o far del male agli altri solo perché tu mi obblighi a farlo!"
Terminò, e prese un profondo respiro, perché quelle urla l'avevano distrutta.
Raramente, aveva urlato ad Henry. Di solito, si limitava ad impedirgli le cose, porgli ostacoli materiali quando superava il limite o cercava di farlo, e fargli imparare la lezione in questo modo, ma con i segreti non aveva mai avuto un buon rapporto, Regina.
Era convinta fossero qualcosa che logorava lentamente chi li teneva ed i suoi rapporti con tutti gli altri, e soprattutto, era più che conscia del loro enorme potere.
Un segreto, poteva renderti invincibile.
Ed un segreto, poteva distruggere te e tutto ciò che amavi.
Non lo avrebbe più permesso.
Tirò leggermente sú col naso quando si accorse di avere un nodo in gola e gli occhi lucidi, passando poi velocemente una mano su di essi, ostentando indifferenza.
Henry la stava fissando in un misto di stupore, paura e tristezza, quando Emma, evidentemente attirata dalle voci alte, entrò cautamente nella stanza.
"Hey...tutto bene?" chiese, quasi timorosa di venire a sua volta coinvolta in quel duello.
Regina non rispose. Lanciò un'occhiata eloquente e spezzata ad Henry e poi diede loro le spalle, iniziando a lavare nervosamente alcune pentole.
Henry annuí quasi impercettibilmente.
"Si..." sussurro.
Emma, ben attenta a restare in silenzio, colta la gravità della situazione, si sedette accanto ad Henry e gli poggiò affettuosamente una mano sulla spalla.
Poi però consumò la sua colazione, perché era certa che qualsiasi problema sarebbe stato molto più semplice da affrontare, a stomaco pieno.
 
 
Quel giorno Regina si diede occupata in giardino per tutta la mattina. Il pranzo trascorse in silenzio ed in tensione, e subito dopo lei si chiuse nella loro stanza dicendo di aver bisogno di riposare e di non voler essere disturbata.
Trovatasi sola tra due porte chiuse, la sua e quella di Henry, Emma, perplessa piú che mai,  ritenne che disturbare Regina non fosse tra le opzioni contemplabili per chiarire quella questione a cui si trovava completamente estranea, ci teneva ancora alla sua vita, dopotutto;  al tempo stesso però, ritenne indispensabile capire quantomeno quali fossero le dimensioni del guaio in cui, inevitabilmente, prima o dopo sarebbe rimasta coinvolta.
Non che non avesse già altri "pensieri" piuttosto importanti, per quel giorno, ma...forse avrebbero dovuto aspettare, perché se le cose avrebbero continuato a stare in quel modo...lei si sarebbe dovuta adattare, posticipando i suoi progetti.
Così andò a bussare alla porta di Henry.
"Posso entrare, ragazzino?"
La raggiunse un debole "si", e lei non attese un secondo di più.
Entrò e si chiuse delicatamente la porta alle spalle.
 
Henry se ne stava seduto contro la testiera del letto, le ginocchia al petto e due grandi occhi tristi.
Emma gli si sedette accanto e poggiò una mano su un suo ginocchio.
"Hey...tutto ok?"
Lui scosse vigorosamente la testa.
"No."
"É per quello che é accaduto con la mamma stamattina, vero? Vuoi...dirmi di cosa si tratta? Lei non mi ha detto niente."
Henry deglutí, cercando di scacciare il nodo che gli occludeva la gola.
"Io...so un segreto della mamma, e...le ho detto che se non vuole che lo dica deve farmi fare quello che voglio."
Terminò in un sussurro e chinò lo sguardo.
"Henry!" esclamò Emma, scioccata.
Suo figlio, il figlio di Regina, aveva ricattato sua madre?
Sembrava una cosa impossibile, anche se forse non avrebbe dovuto stupirla cosí tanto.
Lui tuttavia non sollevava lo sguardo, probabilmente timoroso della sua reazione, ora che iniziava a capire di aver sbagliato, o forse solo troppo imbarazzato.
"Non é una cosa che si fa, Henry. Non a tua madre almeno."
Allora i suoi occhi guizzarono su di lei per un momento, ed Emma capí di non aver scelto forse le parole migliori.
Aveva un figlio da educare, ora, ancora molto giovane. Di certi sotterfugi utili a sopravvivere  gli avrebbe parlato in futuro.
"Per quanto tempo é andata avanti, Henry? Solo stamattina?"
Perché dopotutto aveva notato già da diversi giorni qualcosa di diverso tra i due, Emma, e forse adesso le cose iniziavano ad acquistare un senso.
Henry abbassò lo sguardo ancora di più,se fosse stato possibile.
"Da Natale..."
"Henry!" esclamò lei nuovamente, dandosi internamente della stupida e dell'incapace.
Tutto quel tempo, e lei non aveva capito che c'era qualcosa che non andava nella sua famiglia.
Prese un respiro profondo e deglutí.
Regina non era lí, non poteva insegnarle ad essere madre quella volta. Eppure, lei doveva esserlo più che mai: era il suo turno di insegnare una lezione di vita a suo figlio, quella volta. E sebbene non fosse certa di riuscirci, era certa di doverci quantomeno provare.
Sbuffò leggermente: Regina era molto più brava di lei in quelle cose.
Si sistemò meglio sul letto e cercò il suo sguardo alzandogli il viso, cercando le parole più adatte. Era certa infatti che altre urla non sarebbero servite a nulla.
"É una cosa sbagliata quella che hai fatto, Henry. Lo sai, vero?"
Henry annuí.
"Si insomma...credo di averlo capito ora. Io non volevo...ferire la mamma. Volevo solo avere qualche pancake in più o...poter giocare di più la sera. Però...non questo."
Emma sospirò ed annuí.
"Capisco. So che non lo hai fatto per cattiveria e che vuoi bene alla mamma, però vedi...non posso nasconderti che sia una cosa piuttosto grave, quella che hai fatto. É comprensibile che la mamma sia arrabbiata."
Esitò un momento, poi continuò.
"Vedi Henry, il ricatto non é mai una bella cosa, ma soprattutto non in famiglia. Poi...sai che la mamma ha...dei "problemi" con i segreti. Come li abbiamo tutti, d'altronde. É normale che la cosa la ferisca. Si é vista attaccata da te...di nuovo."
L'espressione di Henry si incupí ancora di piú e per un momento Emma si sentí quasi in colpa per quelle parole.
"Vuoi rivelarmi questo segreto? Cosí almeno non peserà più solo su voi due ma...lo manterrò anch'io con voi."
Lui scosse la testa.
"Non voglio che la mamma finisca nei guai per colpa mia."
Finire nei guai addirittura...Emma si chiese quale mai potesse essere quel segreto tanto grande che, a quanto pareva, sia Regina che Henry le stavano tenendo nascosto.
Ad ogni modo, comprese le ragioni di suo figlio ed annuí.
"Va bene, ma...qualsiasi segreto sia, avresti dovuto parlarne con lei, una volta scopertolo, non usarlo contro di lei, capisci? É questo che si fa, in una famiglia. E noi...lo siamo, non é vero?"
Gli chiese prendendogli la mano, un briciolo di incertezza nella voce.
Henry sollevò lo sguardo su di lei e sorrise,  stringendo a sua volta la sua mano:
"Certo che lo siamo."
Emma ricambiò il sorriso, sollevata, prima di vedere lui incupirsi nuovamente.
"Pensi che mi perdonerà mai?"
Il sorriso di Emma non vacillò.
"Io sono certa di si. Ti ama troppo per non farlo. Però...penso che non lo scoprirai se non chiedendole scusa."
Henry si morse il labbro, pensieroso, con un'espressione che ad Emma ricordò terribilmente l'altra madre di suo figlio.
"E come faccio? Lei é tanto arrabbiata con me!"
Lei si strinse nelle spalle.
"Beh, ragazzino, chiedere scusa non é mai semplice, ma devi avere il coraggio di farlo." 
Si zittí per pensare per qualche secondo al consiglio più adatto da dargli, a quel punto, ma poi le venne un'idea, perché dopotutto non aveva dubitato neanche per un momento che quel segreto, qualsiasi cosa fosse, potesse essere qualcosa di risolvibile.
Si era trovata ad amare Regina cosí tanto, da considerare ogni ostacolo allo stare con lei certamente superabile, almeno fino a quando fosse dipeso da lei stessa.
"Ascoltami, ragazzino. Tu dici che la mamma ha un segreto, ma...beh, anch'io le sto tenendo nascosto qualcosa. Se mi aiuterai...stasera potrò rivelarle il mio, cosí faremo in modo che lei mi riveli il suo. Tu non avrai più segreti da portare e dunque potrete chiarire tutto, e lei non avrà più motivo di essere arrabbiata con te. Ci stai?"
Lui annuí entusiasta.
"Ci sto!"
 
 
Alla fine, ad ogni modo, Regina uscí dalla loro stanza quel pomeriggio e, senza dire una parola a nessuno, si mise a cucinare per il cenone della sera.
Emma tuttavia, non mancò di notarla.
Aveva consolato suo figlio, certo, e aveva messo a punto con lui un piano che sperava tanto, per tutti loro, andasse a buon fine, ma non poteva accettare di vedere Regina cosí e  non far nulla a riguardo.
Così, appena Henry uscí a giocare in giardino, Emma la raggiunse in cucina.
Poteva vederlo dalla sua postura, che era sempre dritta, certo, ma quel pomeriggio era più rigida del solito, come si sentisse. Ormai aveva imparato a comprendere il linguaggio del suo corpo, a volte i suoi stessi pensieri da una singola piega delle sue labbra.
Così le si avvicinò, cauta, perché troppo spesso Regina somigliava ad una fiera, meravigliosa e ferina, da avvicinare con cautela.
Tuttavia, quel giorno Emma si sentiva intrepida, doveva esserlo per forza, o non avrebbe mai trovato il coraggio di fare ciò che aveva in programma per quella sera.
Dunque, quando fu a distanza sufficientemente ravvicinata, senza dire nulla, la avvolse in un abbraccio.
Regina, come era prevedibile, si sbrogliò dalla sua presa.
"Hey!" esclamò lei.
"Signorina Swan..." iniziò, certamente più dura di quanto non si sentisse in realtà.
Emma serrò la mascella.
"...non ho nessuna intenzione di sentirti difendere Henry cercando di convincermi a perdonarlo. Ho visto che eri in camera da lui, certamente avrai sentito la sua versione dei fatti e ora vorrai difenderlo perché é tuo figlio."
"Regina!" esclamò lei.
"Sai che non farei una cosa simile..."
Un'occhiata laterale di Regina ed il suo sopracciglio alzato furono sufficienti come risposta.
"Ok si, a volte lo faccio, ma...insomma non sono cose serie. Non cosí serie! Quello che ha fatto é sbagliato, non posso difenderlo."
Regina le lanciò un'altra occhiata, più calma, sebbene ancora guardinga.
"Volevo solo...parlare anche con te, ecco."
L'espressione dura sul volto della donna parve allora ammorbidirsi, seppur leggermente, ed un lieve sospiro che strinse il cuore di Emma, lasciò le sue labbra.
"So che Henry ha sbagliato, e...non sono brava con queste cose da madre, ma ho cercato di spiegarglielo e...credo proprio lo avesse capito anche da prima, sai, dopo il vostro...diverbio di stamattina. Ora...so che non puoi perdonarlo e basta perché non sarebbe educativo, però...insomma, lui é triste e sei triste anche tu, e a dir la verità ora lo sono anch'io, e non vedo perché non dovrebbe esserci un modo per risolvere la faccenda. Non voglio vi roviniate la serata, quindi magari...solo per un po', potremmo far finta che vada tutto bene e..."
"Henry ti ha detto del segreto, no?"
La interruppe Regina, la voce fredda e sbrigativa.
"Si..." rispose l'altra, con cautela.
"E come mai non sei arrabbiata, visto quanto terribile lui diceva che fosse?"
Emma si strinse nelle spalle.
"Beh perché non me lo ha detto. Ha solo detto che avevi questo segreto."
"E non temi ti stia nascondendo qualcosa di terribile?"
Emma sorrise.
"No, perché mi fido di te."
Regina si bloccò e si voltò a guardarla. E non poté impedire, allora, che un debole sorriso comparisse sul suo volto.
"Grazie." sussurrò.
Emma lo prese come un consenso per fare ciò in cui prima non era riuscita e tornò nuovamente a cingere i suoi fianchi con le braccia.
Le baciò la guancia e sorrise.
"Non devi ringraziarmi. É questo che si fa in una famiglia, no?"
Regina non aveva smesso di sorridere. Annuí, rilassandosi leggermente nella sua stretta.
"Sai...Henry non lo ha fatto con cattiveria o...perché non ti voglia. É solo un bambino, deve ancora imparare tante cose. Può capitargli di sbagliare."
L'altra abbassò lo sguardo e annuí.
"Lo so ma..."
"Fa male, lo so." completò Emma per lei:" ma Henry ti vuole bene. Già il fatto che ora sia cosí triste lo dimostra."
Tacquero entrambe, consapevoli che fosse vero, ed Emma le sfiorò appena il viso.
"Ti prometto che stasera rimedieremo, ok? Vedrai. Tu solo...cerca di non essere più cosí triste ed arrabbiata, ok?"
Regina fece per ribattere, ma l'altra le posò un dito sulle labbra.
"Ssh, ti fidi di me?"
Lei, nonostante tutto, annuí.
Emma sorrise.
"Bene."
Avvicinò le labbra al suo orecchio:
"Stasera vedrai se non avevo ragione. Se non ne sarà valsa la pena ne subirò le conseguenze. Qualsiasi conseguenza."
Ghignò, e Regina sorrise divertita dopo di lei.
"E qualunque cosa questo segreto sia..." riprese, ora più seria:" sono sicura che potremo chiarire tutto, ok? Stasera."
La bruna annuí.
"Stasera."
 
**********
 
 
E cosí, quella sera, tutti si sforzarono di dare il loro meglio. Certo, un po' di tensione rimaneva, cosí come un po' di disagio, soprattutto da parte di Henry, che si congelava ad alcune occhiate che Regina non sapeva trattenere, utilizzate per lo più per mascherare la sua sofferenza, ma tutto sommato si comportarono civilmente l'uno con l'altro e a volte risero persino, quasi l'ironia della sorte volesse loro ricordare che meravigliosa famiglia fossero, senza problemi, e quanto tempo andasse perduto nelle stupide incomprensioni.
Ad Emma naturalmente un po' dispiacque che stessero perdendo cosí la loro prima vigilia di capodanno insieme, ma riponeva - forse eccessiva- fede in sé stessa, ed in come sarebbe riuscita a risollevare le sorti di quella serata proprio alla sua fine.
Così, quando ebbero finito di mangiare la torta di mele con sidro, ovviamente entrambi fatti da Regina, si mise in azione.
Chiamò Henry a sé e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Lui annuí e corse nell'altra stanza, per poi tornare subito dopo, pur restando un po' nell'ombra, in parte per timore, in parte per nascondere qualcosa che aveva in mano.
Emma lo guardò, lui le diede conferma con un cenno e lei iniziò.
"Regina...c'é una cosa che io ed Henry vorremmo dirti."
Regina, che pur essendosi accorta dei loro strani movimenti, in onore della promessa fatta ad Emma quel pomeriggio era rimasta indifferente, si girò e li squadrò entrambi con occhio critico e diffidente.
Poi incrociò le braccia al petto, per Emma evidente segno del suo disagio, e parlò.
"Ebbene..."
Emma sorrise, impacciata, sentendosi improvvisamente del tutto fuori luogo, ed inadatta, e molto molto stupida, quasi dimentica di ogni parola che aveva progettato di dire, ma poiché aveva giurato non sarebbe caduta in quel tranello della sua mente, si ostinò a non dar retta a quei pensieri. Deglutí ed annuí, quasi a farsi coraggio, mentre Regina la fissava sempre più sospettosa. Poi riprovò.
"Allora...a quanto pare, a quanto dice Henry..." gli lanciò un'occhiata e lui forzò un sorriso per non cedere sotto il cipiglio di sua madre.
"...c'é qualcosa che non mi hai detto e che mi farebbe, probabilmente, infuriare. Però vedi..."
Distolse lo sguardo, torturandosi le mani e forzando i suoi piedi a restare incollati al pavimento.
"...c'é anche qualcosa che io non ti ho ancora detto, e che ti farà probabilmente infuriare, ma...vorrei dirtela ora, e ti chiedo di essere paziente finché non avrò finito, ok?"
Regina, seppur evidentemente contrariata, si sforzò di annuire.
Emma annuí ancora una volta con lei, rincuorata.
Poi si schiarí la voce e cominciò.
"Ecco io..." lo sguardo le cadde sulla televisione con il muto. Improvvisamente la innervosí vedere tutti quei movimenti  concitati sullo sfondo, cosí raggiunse il telecomando con un movimento rapido e la spense.
"Emma..." iniziò Regina, già al limite della pazienza.
"No, no! Ok, ci sono, solo un attimo."
Corse nuovamente al suo posto e prese un altro respiro profondo.
"Io...non ho fatto niente!" esclamò d'improvviso, rispondendo in anticipo alla domanda che già vedeva stampata sul volto di Regina.
"Però...beh, niente tranne l'arrivare in questa città e rovinare la tua vita perfetta."
Regina roteò gli occhi.
"La mia vita non era perfetta Emma. E lo sai. Adesso mi vuoi dire quello devi dirmi o dobbiamo aspettare fino all'anno prossimo?"
E Regina intendeva letteralmente fino all'anno prossimo, visto che mancavano poco più di cinque minuti a mezzanotte.
Emma prese un altro respiro profondo.
"No, no. Ci sono. Questo é parte di quello che devo dire. "
Regina tornò a guardarla in silenzio
"Insomma...non é un mistero per nessuno che la prima volta che ti ho vista io abbia pensato tu fossi una ricca donna in carriera, snob, antipatica ed intransigente e che tu, da parte tua, mi abbia odiata sin da subito, probabilmente, si, molto probabilmente, ma..." deglutí, mentre lo sguardo scettico dell'altra non faceva nulla per farla sentire più a suo agio.
"...siamo andate molto avanti, da allora. Siamo arrivate ad accettarci, poi ad aiutarci, a salvarci la vita a vicenda, e poi l'isola che non c'é, e poi..."
Regina la interruppe.
"Emma, sei qui per farmi un riassunto degli ultimi tre anni? Perché credimi, li ricordo molto bene."
Emma questa volta scosse la testa. Non le rispose, riproponendosi di continuare imperterrita il suo discorso, e cosí fece.
"...e  poi noi. Ed io...io ho passato quel primo periodo qui infastidendoti di continuo, ronzandoti attorno per il semplice gusto di provocarti, rendendoti la vita impossibile e..."
"Ricordo piuttosto bene anche questo, Emma. Dove vuoi arrivare?"
Iniziava...no, forse aveva già iniziato da un po' a spazientirsi, Regina. Doveva sbrigarsi.
Ancora una volta continuò con il suo discorso.
"...e allora non avrei mai pensato che un giorno saremmo giunti a questo. Ad essere qui, a festeggiare il Natale e ad attendere la mezzanotte d'inizio di un nuovo anno, insieme
Ma...quello che davvero non ti ho mai detto, Regina..."
Allora Henry si mosse. Spense le luci, in silenzio, lasciando loro illuminate solo dalle decorazioni, in penombra.
Regina alzò lo sguardo, sorpresa da quel cambiamento, iniziando ad intuire che qualcosa di importante fosse nell'aria, ma non poté guardare più a lungo, né chiedere niente, perché la sua attenzione fu conquistata da Emma che, avvicinatasi con un passo, le prese la mano.
"Quello che non ti ho mai detto é che in realtà, sin da quel primo momento in cui ti ho vista, su quel vialetto umido dai residui della pioggia autunnale, ho pensato anche un'altra cosa. Ho pensato tu fossi la donna più bella e perfetta che io avessi mai visto. Ho pensato mio figlio fosse stato fortunato, fortunatissimo, ad aver trovato una madre cosí, come te, una madre che piangeva per la sua assenza, e per la prima volta, per un istante, ho smesso di sentirmi in colpa per averlo abbandonato. Hai dato sollievo al mio cuore sin dal primo momento in cui ti ho vista, Regina Mills, anche se, poco tempo dopo, lo hai nuovamente appesantito con il fardello di un amore che temevo non potesse mai essere corrisposto.
E sempre in quel momento, quello in cui mi hai chiesto se io fossi la madre biologica di Henry,  nel mio cuore é nato un desiderio..."
Ed erano annebbiati, gli occhi di Emma, e chiusa la sua gola, difficile parlare; dunque non poteva sapere se quel lucido strato che vedeva in quelli di Regina fosse davvero il loro o solo un riflesso del suo. Ma continuò, continuò lottando come si lotta per ciò a cui più si tiene nella vita, ormai troppo inoltrata sul sentiero, nel fitto della foresta.
"...il desiderio di trovare in voi due una famiglia, perché sai, spesso la mente ci dà illusioni sul più improbabile futuro, insieme alla piú lieve speranza nell'impensabile, e il desiderio di poter restare con te...con voi..."
si voltò rapidamente a guardare Henry, che le sorrise di rimando.
"...per sempre. E non posso credere di essere, ora, ad un passo dal realizzare quel desiderio.
Ma questo..."
Tirò su col naso, sentendosi già sull'orlo di lacrime di tensione e felicità.
Lasciò la sua mano per frugare in tasca, ed allora capí che quello, quell'esatto momento nel presente, a prescindere da ogni passato vissuto e da ogni futuro possibile, era il momento che avrebbe deciso cosa ne sarebbe stato di lei.
Non era un libro, non era una parola. Era un momento.
"...questo dipende solo da te."
E si inginocchiò allora, Emma, trovando sollievo in quell'abbandonarsi all'ineluttabilità del destino e alla volontà dell'unica regina del suo cuore.
Aprí la scatolina che aveva estratto, porse verso di lei un anello di diamante.
"Regina Mills, mi vuoi sposare?"
E per tutto quel tempo ogni singola fibra dell'essere di Emma era stata assorbita dall'idea di Regina, e di quello che significava per lei, e di quello che desiderava significasse da allora in avanti, ma non aveva guardato, Emma, il viso di Regina davanti a sé, non realmente, fino ad allora.
Non aveva visto l'impazienza farsi sorpresa, stupore, ed infine commozione, quando una lacrima aveva rigato il viso della bruna. Silenziosa, dignitosa come solo lei poteva essere, eppure profondamente toccata.
E non l'aveva vista perché lacrime bagnavano il suo viso, riempivano i suoi occhi, da piú tempo di quanto si fosse resa conto, e pur nel buio, le fioche luci delle decorazioni parevano abbaglianti.
Ma anche quando se ne accorse, Emma non riuscí a trovarvi sollievo, perché sapeva che, con Regina, poteva significare tutto e poteva significare niente, e che dunque solo le sue parole avrebbero potuto salvarla.
Fu in quel momento che Henry si fece finalmente avanti. Mostrò ciò che aveva tenuto nascosto, un ricco mazzo di rose rosse, e lo porse a sua madre con un timido sorriso.
"Questo é per te mamma. E scusa per...tutto, se puoi."
Terminò in un sussurro, abbassando lo sguardo.
Regina prese il mazzo di fiori con mani leggermente tremanti ed Emma si voltò, per un istante cosciente di qualcosa che non fosse la lama di quella risposta, pendente sulla sua testa, e sorrise a suo figlio, fiera di lui e soddisfatta dell'essere riuscita, con il coraggio dimostrato quella sera, ad ispirarlo.
Poi, entrambi, riportarono lo sguardo su Regina.
Regina che, immobile, li guardava. E piangeva.
E non pareva importarle che entrambi loro attendessero una sua parola come la sentenza del giudice, temendo la condanna a morte.
Così, dopo mezzo minuto di silenzio, quando il ginocchio ed il braccio di Emma iniziarono a far male ed i piedi di Henry iniziarono a muoversi nervosi, Emma si schiarí la voce.
"Senti, ti andrebbe di...darmi una risposta? O se hai bisogno di tempo per pensarci per me non c'é problema, posso aspettare, posso aspettarti per tutta la vita in realtà, possiamo..."
Ma fu il suo turno, allora, di rimanere in silenzio, quando Regina, un sorriso radioso sul volto a far brillare le sue lacrime, prese il suo polso e la tirò su.
"La risposta é si, idiota."
La attirò a sé lasciando collidere le loro labbra, mentre la sua mano si avvolgeva intorno a quella scatola contenente l'anello.
Non appena si fu ripresa dalla sorpresa, pur non realizzando ancora neppure lontanamente, Emma avvolse le braccia intorno a lei e la strinse, per non lasciarla mai più andare, ricambiando tutto il suo amore, e tutti i meravigliosi modi in cui aveva rinnovato la sua vita, in quel bacio.
E proprio nell'istante in cui le loro labbra si fusero il pendono suonò la mezzanotte.
Certamente quelle persone in televisione stavano danzando festose ed entusiaste, ma nulla poteva essere piú entusiasta dei loro cuori mentre un nuovo anno iniziava nel migliore dei modi.
Si allontanarono solo per guardarsi negli occhi per un istante.
"Certo che si."
Sussurrò Regina prima di abbracciarla nuovamente. E, lasciandosi stringere da Emma, guardò Henry, visibilmente sollevato, sorridente eppure ancora leggermente preoccupato.
Così si separò da lei, le accarezzò il viso e
"Buon anno, Regina" sentí uscire, lieve, dalle sue labbra.
"Buon anno, Emma" rispose lei, prima di guardare Henry ed invitarlo nel loro abbraccio.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e corse tra le loro braccia, augurando buon anno ad entrambe e baciando loro le guance.
Quando si sciolsero poi, mantenne il mazzo di rose che aveva dato a sua madre poco prima, ed ebbe l'onore, riservato a pochi, di vedere la sua altra madre, Emma, farle scivolare al dito il loro anello di fidanzamento, con occhi lucidi e mani tremanti, con tanto timore come se stesse maneggiando le piú fragili tra le porcellane, per poi sfiorarlo con le labbra sigillando quella promessa.
 
E cosí parve ad ognuno che tutto potesse finire nel migliore dei modi, ma c'era ancora un quesito da porre, ed una curiosità da soddisfare.
Emma stringeva ancora Regina, un braccio intorno alle sue spalle, il viso a respirare il profumo dei suoi capelli, gli occhi chiusi, arresi alle lacrime, la fronte contro la sua tempia, ad aspettare che qualcosa, qualsiasi cosa, la tirasse fuori da quella trance pacifica da cui non aveva alcuna intenzione di uscire da sola.
Regina poggiò per un momento a sua volta la fronte contro la sua, poi, riprendendo i fiori ed annusandoli, sorrise a suo figlio.
"Va tutto bene, Henry. Non ti preoccupare. Ti perdono, se prometti che non lo farai più."
Henry annuí vigorosamente.
"Lo prometto, mamma."
Lei sorrise, fiera di lui, e gli diede un bacio sulla fronte:" sarai sempre mio figlio e ti amerò sempre, ricordatelo tesoro."
E in effetti non avevano poi discusso cosí tanto quando Regina si sarebbe aspettata, e non c'era stato bisogno di speciali azioni o compromessi, per perdonare, perché poche volte nella vita Regina si era sentita cosí felice. E allora non le importava più di niente se non della famiglia meravigliosa che da quel giorno avrebbe, sperando per il meglio, sempre avuto accanto.
Eppure, improvvisamente, una curiosità la colse, e sebbene non volesse rovinare il momento, credette sarebbe stata anche la cosa migliore da fare risolvere quella questione in quell'esatto frangente.
Così deglutí, una leggerissima morsa di timore nel petto, e sorrise ad Henry.
"Allora, adesso che non ci sono più...incomprensioni tra di noi, ti va di dirmi qual'é questo segreto?"
Emma si allontanò e la guardò.
"Tu non lo sai?" chiese, stupita. Regina si strinse nelle spalle.
"No, pensavo lo avessi capito."
Ma no, Emma non lo aveva capito, e Regina realizzò che fosse proprio questo ciò che la rendeva cosí speciale: che Emma aveva saputo che lei le stava tenendo un segreto, ci aveva creduto, eppure mai, neanche una volta, le aveva chiesto di rivelarglielo. Lo aveva accettato e basta, cosí come accettava Regina tutta, senza se e senza ma.
E non poteva chiedere nulla di migliore o di diverso nella vita, Regina.
La baciò, in un improvviso eccesso d'amore che di sicuro ad Emma non dispiacque.
Poi riportò la sua attenzione su Henry.
"Allora..."
Lui distolse lo sguardo, arrossendo istantaneamente in imbarazzo. Fissò i propri piedi muoversi nervosi sul pavimento.
Poi sussurrò qualcosa, ed entrambe dovettero sforzarsi per udirlo.
"Io… la notte di Natale ho visto la mamma baciare Babbo Natale."
E, a quel punto, Emma scoppiò a ridere. E rise cosí tanto e con cosí tanto gusto che Regina dovette fare uno sforzo immenso per trattenersi dal seguirla a ruota, rilasciando solo piccoli accenni di risa a stento contenuti, mentre nuove lacrime si formarono nei suoi occhi, in parte per le risa trattenute, in parte per il sollievo.
Henry da parte sua, vedendo che entrambe le sue madri stavano prendendo la cosa piuttosto bene, si concesse di sorridere, seppure guardandole un tantino stranito dalla loro reazione.
Dopo un minuto trascorso nell'imbarazzo, per lui, e nel vano tentativo di trattenere le risate, per loro, riprovò a parlare rivolgendosi ad Emma.
"Mamma...la cosa...non ti disturba?"
Emma alzò appena gli occhi su di lui riprendendo fiato, poi scoppiò di nuovo a ridere, tornando a piegarsi su sé stessa. Regina invece, che bene o male era riuscita a ricomporsi, asciugandosi le lacrime, e ancora resistette al nuovo attacco di risa, di divertimento ma anche di felicità, che la sola risata di Emma le ispirava, capí di dover fare qualcosa, e capí anche di non poterla fare da sola. Insomma, dopotutto suo figlio meritava una risposta. Cosí, con un sorriso di plastica, tirò una gomitata decisamente poco gentile nel fianco di Emma che la fece smettere di ridere istantaneamente e, cogliendo il messaggio celato in essa, la spinse a ricomporsi.
La bionda si schiarí la voce, sebbene ancora non sembrasse essere del tutto in sé, venendo colta da nuovi scoppi di risa repentini che si sforzava di bloccare sul nascere, assumendo un colorito vicino a quello delle palline rosse sull'albero e riducendosi in lacrime ancora più di prima, e guardò Henry con l'espressione più seria che le fosse possibile assumere in quel momento.
"Henry..." iniziò Regina per lei, incerta se dovergli dire la verità o doversi inventare una scusa ed, in quel caso, non sapendo quale scusa inventarsi.
Optò infine per la prima opzione. Sarebbe stato un po' traumatico per lui, certo, ma dopotutto era abbastanza grande ormai, lo avrebbe superato.
Meglio che credere che sua madre tradisse la donna che aveva appena accettato di sposare con...Babbo Natale.
"Sai, Babbo Natale..." iniziò, ma Emma colse al volo i suoi propositi e la interruppe.
"Babbo Natale ti mette alla prova!" esclamò, guadagnandosi un'occhiataccia da Regina ed uno sguardo molto più interessato da Henry.
"Alla prova?" chiese lui.
Emma annuí.
"Già. Ti sei mai chiesto come faccia a sapere se sei buono o cattivo?"
Henry ci pensò per un istante.
"Non lo so." disse, cauto.
"Beh, pensaci. Se dovesse osservare tutti i bambini del mondo, dopo due secondi gli esploderebbe il cervello, splaf!"
Henry e Regina fecero la stessa espressione schifata.
"Ma..." riprese Emma:" ...per fortuna non é cosí. Lui ti mette alla prova, e in base a come tu superi queste prove sa se sei un bravo od un cattivo bambino. In questo caso, ti ha fatto vedere qualcosa che non esiste, un'illusione! Per vedere come ti saresti comportato sapendo un segreto."
Regina la fissò per un momento, e parve quasi ammirata di come lei stesse gestendo la situazione.
Emma si sentí molto più sicura di sé.
Henry però, allora sgranò gli occhi.
"Quindi ora crede che io sia un cattivo bambino?"
Nuovamente Regina le lanciò un'occhiataccia ed Emma resistette all'impulso di roteare gli occhi.
"Ma no, ragazzino! Certo che no. Le prove sono tante, ne hai fallita una, non vuol dire fallirai le altre. Hey, tu sei un bravissimo bambino, capito? Si, a volte fai cose che non dovresti fare ma...le fanno tutti, ok?"
Gli sorrise dolcemente.
"Non devi preoccuparti."
Henry sorrise a sua volta, seppure ancora non del tutto convinto.
"Quindi...quello che ho visto, la mamma che baciava Babbo Natale e che poi si fermava a mangiare i biscotti con lui...era tutto finto?"
"Tuuutto finto! Te lo posso assicurare!" confermò  Emma.
"La mamma era con me a letto, sicuro, stavamo proprio..."
Un'altra gomitata di Regina la zittí.
"Ahi!" esclamò lei, ricevendo in risposta solo un'occhiata laterale su un sorriso fin troppo falso.
Tornò a guardare Henry, massaggiandosi il fianco su cui di certo avrebbe trovato a breve un enorme livido.
"Ad ogni modo, non hai di che preoccuparti ragazzino, ok? La mamma non mi tradirebbe mai, soprattutto non con Babbo Natale."
Disse, prendendo nel mentre la mano di Regina e stringendola.
E, nonostante tutto, lei dovette ricambiare la stretta, perché non poté che sentirsi grata di una tale fiducia mista ad amore.
Poi, per alleggerire l'atmosfera, Emma aggiunse:
"Insomma, credo di battere in bellezza almeno un vecchietto millenario, o no?"
Henry rise annuendo ed anche Regina non si poté trattenere dal farlo.
"Per fortuna si. O di certo non starei per sposarti."
"Hey!" esclamò Emma, fingendosi risentita: "La bellezza é interiore!"
Regina alzò un sopracciglio:
"Si...forse. Non credo che la prima volta che mi hai messo gli occhi addosso sia stato per la mia bellezza "interiore", signorina Swan."
Fu il turno di Emma allora di darle una leggera gomitata, fingendosi la persona responsabile della situazione.
"Insomma, davanti a tuo figlio!"
Ma Henry non aveva fatto altro che ridere durante tutto quello scambio, e loro non poterono fare altro che sorridere, sinceramente, al loro bambino, che non perse l'occasione per abbracciarle nuovamente, assicurandosi di essere stato realmente perdonato.
"Grazie mamme…" sussurrò, tra le loro braccia.
E dopotutto, non importava più di tanto ad Henry se quello che aveva visto fosse stato vero o se invece fosse stata solo una prova di Babbo Natale: lui amava le sue mamme, e amava anche Babbo Natale, e fino a quando tutti loro avrebbero amato lui, lui non avrebbe avuto alcun problema.
Tutti gli altri segreti, erano roba da adulti.
 
 
 
I saw Mommy kissing Santa Claus
Underneath the mistletoe last night.
Not only were they kissing
They were drinking milk and eating cookies together!
 
 
 
 
//Salve a tutti e buone feste, tanto per cominciare!
Come molti avranno intuito, questa storia é ispirata alla canzone "I saw mommy kissing Santa Claus" , in particolare alla versione di Dolly Parton, che al primo ascolto mi ha fatto venire in mente questa simpatica scenetta tra loro.
Non ho riportato subito la citazione per lasciare un po' di mistero su quale fosse questo fantomatico "segreto".
E se vi state chiedendo come abbia fatto Henry a non riconoscere sua madre (si, me lo sono chiesto anch'ioXD) considerato per giunta che aveva la barba abbassata... beh, considerate che le abbia guardate per il tempo strettamente necessario, a distanza e con poca luce, per non essere scoperto. Magari non di profilo, eccoXD
Scusate la precisazione ma mi infastidisce lasciare i dettagli al caso (soprattutto visto che si tratta di un dettaglio importante!).

La storia é assolutamente senza pretese, volevo solo scrivere qualcosa perché ormai non é Natale senza loro, e quindi ecco qua.
Spero vi sia piaciuto e vi abbia trasmesso quel po' di leggerezza e di amore di cui tutti abbiamo bisogno.
Vi faccio a questo punto tanti auguri per l'anno nuovo.
Grazie per aver letto e grazie a chi commenterà.
Eleonora.
   
 
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