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Autore: Magicwand    30/12/2020    0 recensioni
Emma Swan è un'agente sotto copertura all'inseguimento di una pericolosa banda di rapinatori. La sua ricerca la conduce a Storybrooke dove si troverà ad affrontare, in compagnia di un sindaco molto sexy, i famigerati Lost Boys.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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 Il Rabbit Hole era affollato (per quel tanto che poteva), comprensibile visto che era l’unico bar nel giro di 100km ed era l’ora di punta di un sabato sera.  Regina Mills, sindaco di Storybrooke, Maine, aveva appena finito una lunga riunione al municipio e non vedeva l’ora di bersi un drink...magari anche due. In quel momento si trovava seduta su uno sgabello al bancone e stava aspettando il suo ordine: un brandy liscio. Si guardò intorno, scorrendo velocemente i visi nel bar; vivendo in una cittadina con pochi abitanti, Regina conosceva quasi tutti, o meglio, aveva imparato ad associare i nomi con le varie facce. La sua vita sociale non era mai stata molto attiva, aveva sempre preferito concentrarsi prima sullo studio e poi sulla sua carriera, e perciò non aveva molti amici, quasi nessuno per la verità. Peccato che solo ora, all’età di 35 anni, si era resa conto che nella sua vita desiderava altro oltre a soldi ed un lavoro… Desiderava una famiglia, qualcuno (o qualcuna) con cui condividere la sua enorme casa, magari dei bambini che scorrazzano in giardino ed un cane che li insegue, ma Regina non aveva il tempo per costruire un’amicizia, figuriamoci una relazione; poche persone erano disponibili a rispettare i suoi orari e coraggiose abbastanza da sopportare il suo caratteraccio, il fatto che una di queste sia la sua segretaria dice già molto… Avendo perso entrambi i genitori (unici suoi parenti) anni prima, a Regina rimase solo sé stessa e il vuoto nell’anima che faceva finta di non avere. 

Mentre sorseggiava il suo brandy Regina notò una donna appena uscita dal bagno diretta verso uno sgabello poco distante da lei al bancone. Ordinò una birra, la seconda a giudicare dalla bottiglia vuota vicino alla giovane. Doveva avere pochi anni in meno di lei, aveva dei lunghi capelli biondi, acconciati per la serata con boccoli gonfi, del trucco leggero in viso; indossava un tubino rosso corallo, tacchi dello stesso colore ai piedi. Era bella, molto bella, di una bellezza che Regina avrebbe dovuto impegnarsi per non notare.

Che strano…non l’ho mai vista in città. 

La bionda aveva il telefono in mano e continuava, ogni due minuti, a controllare l’ora. 

Forse sta aspettando qualcuno? 

 

Emma Swan non era nel migliore degli umori. Era passata più di un’ora dal tempo stabilito per l’incontro con la sua informatrice che, a quanto pare, aveva avuto un contrattempo. Emma era arrivata da poco in città, lavorava nelle forze dell’ordine, agente sotto copertura, e in quel momento era sulle tracce di una banda di rapinatori che aveva fatto scalpore nello stato del Maine. Erano veloci, assetati di denaro e riuscivano sempre a sfuggire alla polizia. Emma li seguiva da più  di un mese ormai, ogni settimana colpivano una città diversa. Forse quella settimana era riuscita a precederli. Qualcuno sosteneva di averli visti dirigersi verso la piccola Storybrooke (che Emma sinceramente non sapeva neanche che fosse sulla cartina geografica), se davvero si trovavano lì, ancora non avevano fatto il loro colpo, quindi Emma aveva una chance di acciuffarli, se solo la sua informatrice del posto si fosse presentata in tempo all’appuntamento…Emma non conosceva per niente la città e quindi aveva bisogno di informazioni sui possibili luoghi e persone abbastanza importanti per essere derubati, infatti fino a quel momento la banda aveva rapinato solo soggetti di alto profilo.

Aveva appena finito la sua birra quando avvertì la sensazione di essere osservata. Si girò alla sua destra e, infatti, vide forse una delle donne più belle che avesse mai visto. Occhi color cioccolato incontrarono i suoi verdi per un momento quasi impercettibile. Questa, colta sul fatto, si girò facendo finta di non aver passato l’ultimo quarto d’ora a fissare intensamente la bionda. Emma rise tra sé e sé, notando la leggera tinta di rosso comparsa sulle guance della donna. Aveva dei capelli castani che le ricadevano in morbide onde naturali sulle spalle. Le labbra carnose erano dipinte di rosso accesso. Indossava un completo elegante blu scuro, con sotto una camicia bianca leggermente sbottonata, i pantaloni attillati le facevano risaltare il fondo schiena seduto sullo sgabello. Lo sguardo di Emma volò sulle toniche gambe nude della mora, fino ad arrivare ai tacchi a spillo che portava ai piedi. Emma si sentì avvampare, non le capitava spesso di poter concedersi un momento per guardare una bella donna. Anche se sapeva che avrebbe dovuto concentrarsi sul suo lavoro, non riuscì a ignorare la sua curiosità, così afferrò le sue cose e si avvicinò alla mora. 

 

Regina cercò di calmare l’imbarazzo di essere stata scoperta. Forse se avesse trascorso i prossimi dieci minuti ad osservare intensamente il suo bicchiere di brandy come se fosse la cosa più interessante al mondo, la bionda non avrebbe fatto caso a lei. 

‘’Allora, ha intenzione di dirmelo con le buone o con le cattive?’’

Come non detto…

‘’Non ho idea di cosa lei stia parlando.’’ rispose Regina, incontrando lo sguardo indagatorio della bionda.

‘’Andiamo…sa benissimo che mi riferisco a come mi stesse fissando poco fa.’’ replicò lei con un sorriso malizioso e un sopracciglio alzato in segno di sfida.

‘’Credo che quelle due birre le hanno fatto male signorina…’’ 

‘’A quanto pare mi ha guardata abbastanza da notare che ho bevuto due birre.’’ rise la bionda, soddisfatta.

Cazzo.

‘’Comunque, sono Swan. Emma Swan.’’ continuò lei tendendole la mano.

‘’Regina Mills, piacere di conoscerla.’’ si presentò la mora, stringendo la mano offerta.

‘’Il piacere è mio.’’ le fece l’occhiolino Emma. 

Regina sorrise incuriosita.

‘’Non credo di averla mai vista nei paraggi, signorina Swan.’’ 

‘’Lasciamo stare i formalismi, chiamai pure Emma. E probabilmente è perché sono appena arrivata.’’ disse Emma, ora seduta sullo sgabello vicino alla mora. 

‘’E dimmi, Em-ma, cosa ci fai nella mia città?’’ chiese Regina, alzando un sopracciglio, per poi sorseggiare il suo brandy.

‘’La sua città?!’’ esclamò sorpresa la bionda.

‘’Sono il sindaco di Storybrooke.’’ spiegò la mora.

‘’Ahh adesso è chiaro…’’ rise Emma. 

Che faccio? Le dico che sono sotto copertura per trovare e arrestare una banda di ladri che molto probabilmente, in questo momento, si trovano nella sua città o faccio finta di niente? E’ il sindaco, deve sapere che Storybrooke potrebbe essere colpita.

‘’Non hai ancora risposto alla mia domanda..’’

‘’Vedi…io…ecco io sono qui per-‘’ 

Emma non poté finire la frase perché all’improvviso la musica nel locale cessò e delle persone incominciarono a urlare alla vista di armi da fuoco. Diede una veloce occhiata al locale, erano circondati da uomini vestiti di nero con maschere in viso per nascondere la propria identità. Le uscite erano bloccate. Erano loro.

Come ho potuto non accorgermi di nulla…

Un uomo con una pistola salì sopra un tavolino e alzò l’arma sui presenti, Emma concluse che doveva essere il capo della banda dalle parole che pronunciò dopo.

‘’Bene gente, se farete quello che dico nessuno si farà male! Noi siamo i Lost Boys, e questa è una rapina!’’ 

Merda, sono proprio loro. Ho una pistola nascosta sotto il vestito ma senza rinforzi non ho molte chance…troppe persone rischiano di farsi male…

‘’Adesso, TUTTI A TERRA!’’ 

La paura fece muovere velocemente le persone che si inginocchiarono per terra con le mani in alto, sotto istruzioni della banda. Gli sguardi di Emma e Regina si incontrarono, Emma vide una nota di paura negli occhi castani e così cerco di trasmetterle sicurezza in qualche modo. Una volta in ginocchio Emma si girò verso il barista, a cui avevano ordinato di posizionarsi davanti al bancone del bar. 

‘’Non c’è un modo per avvertire le forze dell’ordine?’’ bisbigliò Emma al barista. 

‘’Sì, un pulsante d’emergenza in collegamento con la stazione dello sceriffo…ma ero troppo lontano, mi avrebbero visto.’’ rispose questo. 

‘’Cazzo…’’ 

Alcuni dei Lost Boys incominciarono a camminare tra i presenti inginocchiati, cercando nelle tasche e sul corpo di ognuno oggetti di valore: portafogli, orologi, collane, anelli. 

‘’Molto bene…ora, abbiamo notizia che tra di voi, stasera, dovrebbe essere presente anche il sindaco di questa graziosa cittadina. La prego di alzare una mano.’’ annunciò il capo della banda.

Prima che Regina potesse muovere un muscolo, Emma la bloccò sotto voce: ‘’Non…ti…muovere…’’ 

‘’Devo farlo Emma…hai sentito cosa farà se non collaboriamo…’’ bisbigliò di rimando Regina. 

‘’Non hai pensato a cosa potrebbe farti se ti esponi ora?!’’ continuò Emma, cercando di nascondere la sua preoccupazione. 

Furono interrotte da uno sparo verso il soffitto, le persone urlarono spaventate. 

‘’Forse non sono stato abbastanza chiaro!’’ tuonò l’uomo mascherato. ‘’ Siamo sicuri della sua presenza qui, signor sindaco, quindi o lei si presenta oppure-’’ scese dal tavolino e puntò l’arma contro la testa di un cittadino, ‘’-qualcuno dovrà ripulire le cervella di quest’uomo dal pavimento stasera. Ha cinque secondi…Cinque-‘’

‘’Regina non farlo..-‘’

‘’Quattro.’’

‘’Devo, rischia la vita..’’

‘’Tre.’’

‘’E’ pericoloso!’’ 

‘’Due.’’

‘’E’ mio dovere..’’

‘’Uno..’’

‘’Regina!’’

‘’Sono qui!’’ urlò Regina, alzandosi in piedi, il mento tenuto regalmente in alto.

L’uomo si girò verso Regina, tolse il dito dal grilletto e incominciò ad avvicinarsi, aprendo le braccia come in segno di amicizia. 

‘’Ma che piacere!’’ esclamò divertito il capo. Una volta davanti a Regina, le afferrò la mano e fece il gesto di baciarla, nonostante la maschera in viso, inchinandosi leggermente. 

‘’Non posso dire lo stesso.’’ rispose sicura Regina, ritirando la mano. 

‘’Ahh, vedo che ha fuoco nelle vene! Mi è sempre piaciuta una donna con un..pizzico di pepe.’’ 

‘’E io ho sempre detestato i criminali nella mia città.’’

Emma ascoltò stupita Regina che sembrò aver perso la paura che aveva visto nei suoi occhi prima. 

L’uomo ridacchiò, per poi velocemente puntarle la pistola contro la tempia. ‘’ Signor sindaco, veda di non fare tanto la simpatica altrimenti prima ammazzo tutti i cittadini qui presenti e poi ammazzo lei. Le piace come idea?’’ 

Regina chiuse gli occhi e, sempre mantenendo la calma, rispose: ‘’No.’’ 

‘’Perfetto! Appena avremo finito qui-‘’ mentre parlava un membro della banda svuotò la borsa del sindaco in cerca di soldi, ‘’-lei ci porterà a casa sua e saccheggeremo anche quella…’’ 

‘’Non ho niente di valore in casa, io-‘’ provò a controbattere Regina.

Dopo un attimo di silenzio il capo si mise a ridere di gusto. All’improvviso si bloccò di colpo, afferrò violentemente Regina da dietro, tenendola per i polsi, e le puntò la pistola sotto il mento. 

‘’Lei crede di fregarmi, non è vero?!’’ urlò lui.

Emma cercò di mantenere la calma, non doveva fare mosse affrettate. Nonostante Regina fosse solo una sconosciuta per Emma, sentiva l’urgente bisogno di proteggerla e non si spiegava il perché…ma quello non era il momento per riflettere. Doveva aspettare il momento giusto per colpire.

‘’Vede, signor sindaco, io non sono un cretino! Lei mi vorrebbe far credere che a casa di un sindaco, in cui ci saranno già abbastanza oggetti preziosi, non ci sia una cassaforte piena di soldi?! RISPONDA!’’ urlò il capo, premendo dolorosamente la pistola contro la pelle del sindaco. 

‘’Lei è uno stupido se crede che vi darò i soldi di questa città!’’ rispose con coraggio Regina. 

Questa risposta non piacque al criminale, che spinse Regina per terra e si posizionò in ginocchio sopra di lei. 

‘’Visto che mi ha fatto proprio incazzare, proporrei un cambio di programma. Ora la scoperò qui davanti a tutti e, quando sarò sazio, ci porterà da quella dannata cassaforte! Intesi?!’’ 

‘’Vi prego...lasciatemi stare..’’ Regina provò a muoversi ma il corpo sopra di lei era troppo pesante. Il cuore le finì in gola. 

‘’Silenzio troia!’’ urlò l’uomo colpendo la testa di Regina con il manico della pistola, facendole perdere momentaneamente i sensi.

Stronzo…

Emma con un movimento rapido si alzò dalla sua posizione in ginocchio e si lanciò sul capo della banda, spingendolo via da sopra Regina. I due rotolarono sul pavimento, l’uomo tirò una gomitata alle costole di Emma che perse un attimo la presa. Lui provò a rialzarsi ma Emma gli diede un calcio dietro un ginocchio che, con l’aggiunta del tacco, fece abbastanza male. L’uomo cadde di nuovo per terra e la bionda gli spinse la testa contro il pavimento. Mentre succedeva questo gli altri membri della banda provarono ad avvicinarsi per aiutare il loro capo, ma furono fermati da bottiglie di vetro lanciate dal barista e dai presenti che tutti insieme si lanciarono sugli uomini senza armi da fuoco. Emma riuscì a prendere la pistola che teneva nascosta sotto il vestito, con una cinghia attorno alla gamba, ma prima che potesse puntarla, l’uomo si tirò su di scatto, colpendo con la propria testa il viso di Emma a cui si annebbiò un attimo la vista dal dolore. Il capo della banda sparò due colpi in alto, facendo spaventare i presenti che si bloccarono, poi si girò e puntò la pistola verso la donna che lo aveva aggredito ma se la ritrovò davanti con la sua arma puntata decisa verso di lui. L’aria attorno a loro si fermò. Emma, con un taglio sul labbro, aveva gli occhi fissi su di lui. L’uomo con la mano libera si tolse la maschera, la buttò a terra e si pulì la faccia sporca di sangue dalla botta di prima. Emma lo studiò bene, aveva gli occhi chiari e un cenno di barba, capelli biondo scuro, le sembrava di averlo già visto prima….

‘’Allora…a chi ho il piacere di sparare questa sera?’’ disse l’uomo dopo aver sputato del sangue che aveva in bocca. 

Emma sapeva che non avrebbe sparato, almeno non in quel momento, voleva divertirsi con lei. Doveva trovare il modo di intrattenerlo per guadagnare un po’ di tempo, a costo di sacrificare la sua copertura.

‘’Emma Swan, agente di polizia di Boston, e lei è sotto arresto, insieme a tutta la sua banda.’’ 

Come Emma si aspettava, l’uomo e il resto della sua banda si mise a ridere per l’assurdità che aveva appena pronunciato. Aveva colto la loro curiosità…

‘’E mi dica, Emma Swan, come ha intenzione di farlo? Siamo 10 uomini contro una…biondina!’’ 

‘’Perché non lo scopriamo insieme?’’ replicò Emma con tono di sfida.

Proprio in quel momento Regina riprese i sensi e si tirò su, massaggiandosi la testa. Ciò che sorprese Emma più di tutto fu il fatto che la prima parola che pronunciò Regina fu il suo nome. 

‘’Emma…?’’ 

‘’Vedo che la signorina Swan conosce il sindaco…’’ 

‘’Non toccarla!’’ lo avvertì Emma, rendendosi conto troppo tardi che aveva appena commesso un grave errore: aveva dimostrato una sua debolezza. Il capo della banda sorrise.

‘’Altrimenti?’’

‘’Ti farò pentire di essere mai entrato in questo bar!’’ esclamò Emma, dimenticandosi delle formalità. 

‘’Le consiglio di calmarsi. Le ricordo che non siamo soli qui dentro, i miei uomini non aspetteranno a  spararle se prova a farmi qualcosa. Adesso da brava, butti via la pistola.’’ disse con calma l’uomo. 

‘’Non ci penso nemmeno.’’ 

‘’La butti o sparo alla sua Regina.’’ continuò l’uomo, puntando lentamente l’arma contro la mora. 

Merda…

Senza pensarci troppo Emma fece scivolare la pistola lontano da lei. Rimase in piedi con le mani alzate. 

‘’Molto bene…ora signor sindaco, si spogli.’’ disse il capo, come se fosse la cosa più normale al mondo.

‘’Io…non…’’ balbettò Regina. 

‘’Si spogli ho detto!’’ urlò l’uomo.

‘’Lo faccio io!’’ esclamò Emma.

‘’Come prego?’’ disse lui incuriosito. Per lui era tutto un gioco.

‘’Prendi me al suo posto. Lasciala stare…’’ 

Dopo un lungo minuto di silenzio, che sembrò interminabile, l’uomo acconsentì. 

‘’Emma no, non farlo!’’ provò a ribattere Regina. 

‘’Va tutto bene Regina.’’ 

‘’SILENZIO!’’ urlò il capo della banda. Fece un segno a un suo compagno di avvicinarsi e di tenere fermo il sindaco. 

‘’Lasciatemi!’’ si dimenò Regina, senza successo.

Il capo si avvicinò ad Emma, la fece girare e la spinse con il petto contro un tavolo. Emma cercò di pensare in fretta. Poche volte, nella sua carriera, le era capitata una situazione del genere. Sapeva che doveva mantenere i nervi saldi. Di certo non avrebbe lasciato che quel porco mettesse le mani addosso a Regina, la donna che era riuscita ad incantarla in pochi minuti, a costo di perdere la sua dignità. L’uomo aveva ancora in mano la pistola, con l’altra sollevò il vestito di Emma, ma ecco che da fuori suonarono le sirene di un’auto da polizia.

‘’Merda!’’ urlò l’uomo. 

Emma colse l’occasione di spingerlo via da sé, dandogli una gomitata; cercò di afferrargli la pistola dalle mani ma era troppo forte.

Uno sparo.

BANG.

‘’EMMA!!!’’

 

Tre mesi dopo…

Dopo mesi di terapia Regina aveva incominciato ad apprezzare quella stanza che il Dr. Hopper chiamava ‘’ suo ufficio ’’. Dopo l’aggressione subìta al bar, tre mesi prima, Regina soffriva di quello che molti chiamavano Stress Post Traumatico, anche se all’inizio cercò di negarlo, più che agli altri, a sé stessa. Non voleva dimostrarsi debole agli occhi dei suoi cittadini, ma coloro che erano stati presenti quella notte provavano compassione per lei, e le voci erano volate in fretta nel resto della città. Dopo diverse notti insonni causate da incubi costanti, Regina si rese conto che non poteva più cercare di ignorare gli eventi di quel sabato sera. Così decise di recarsi dall’unico psicologo presente a Storybrooke, il Dottor Hopper. All’inizio quell’ufficio non le piacque affatto. Era una stanza stretta, piena di libri e cartelle sparse ovunque, i mobili la riempivano completamente, le persiane rimanevano quasi sempre semichiuse; era claustrofobica e le ricordava l’impossibilità di scappare. Nella prima seduta Regina dovette uscire dopo soli cinque minuti. Lentamente il Dr. Hopper la aiutò a superare queste paure, a diminuire il senso di soffocamento che la pervadeva ogni volta che si trovava in una stanza chiusa, e l’ansia che le saliva quando era da sola o al buio. Con la terapia aveva scoperto che le sue preoccupazioni derivavano non tanto da quello che le era capitato, alla fine ne era uscita quasi illesa, ma dal senso di colpa di ciò che era successo e da come non sarebbe stata in grado di reagire se fosse capitato di nuovo. Quando incontrava qualcuno per strada (e in una cittadina così piccola si conoscevano davvero tutti) le facevano sempre notare di quanto era stata coraggiosa e di come si era messa in gioco per i suoi cittadini, ma Regina non si sentiva un’eroina, per niente. La vera eroina era stata quella donna, Emma Swan, che aveva rischiato così tanto per lei, una sconosciuta, per poi pagarne le conseguenze…

‘’Signor Sindaco? Mi sente?’’ 

La voce di Dr. Hopper interruppe i suoi pensieri, alzò lo sguardo su di lui, seduto su una poltrona davanti a lei, i piccoli occhiali rotondi sul naso; la stava guardando con aria preoccupata. 

‘’Va tutto bene?’’ continuò lui. 

‘’Lo sa che non mi piace più essere chiamata in quel modo…’’ sospirò Regina, cercando di non pensare alla voce di quel criminale nella testa.

‘’Ha ragione, mi scusi. Ho provato a chiamarla in tutti modi ma non rispondeva…’’ 

‘’Sì…ero persa nei miei pensieri…’’

‘’Lo sa che questo è un posto sicuro, siamo qui apposta. Se vuole dire qualcosa-‘’

‘’Niente di nuovo, credo. Sempre i soliti dubbi…però sto molto meglio.’’ 

‘’Argomenti.’’ la incitò lo psicologo. 

 ‘’Beh…non ho più paura di rimanere sola in ufficio e riesco a dormire con tutte le luci spente. Però ogni tanto ho ancora…’’

‘’Ancora?’’ chiese gentilmente lui.

‘’Ho ancora degli incubi...Non tutte le sere ma…ecco, ci sono ancora.’’ concluse Regina a testa bassa.

‘’E’ normale, nel tuo inconscio rimarrà sempre un ricordo di quello che è accaduto-‘’

‘’Sì ma sono stanca di avere paura! Sono stanca di sentirmi così..così..inutile! Quei criminali sono ancora là fuori, chissà dove, a pianificare il prossimo colpo e nessuno riesce ad arrestarli! Chi mi dice che non ritorneranno qui per finire ciò che hanno iniziato?!’’ urlò Regina, sempre più forte, perdendo un attimo la propria compostezza da sindaco.

‘’Capisco…ma non possiamo sapere cosa accadrà in futuro, dobbiamo preoccuparci dell’oggi. Qual è il nostro motto?’’

‘’Un giorno per volta…’’ rispose Regina alzando gli occhi al cielo, o meglio, al soffitto.

‘’Esatto! Un giorno per volta, un passo alla volta. Bene, per oggi il nostro tempo è finito. Come compito vorrei che ti concentrassi su qualcosa-‘’

‘’Il mio lavoro da sindaco non è abbastanza?’’ lo interruppe Regina sarcastica.

‘’-qualcosa di positivo! Un passatempo che ti dia gioia e che non ti faccia pensare al futuro.’’ 

‘’Vedrò che posso fare…’’ disse la mora, alzandosi dal divano di pelle su cui era seduta. 

Dopo essersi stretti la mano e auguratosi un buon weekend, Regina lasciò l’edificio dove si trovava l’ufficio, salì sulla sua auto e si diresse verso casa sua. Non aveva voglia di tornare al municipio e comunque avrebbe potuto finire di lavorare tranquillamente a casa sua.  Regina parcheggiò la sua auto e scese. Stava cercando le chiavi davanti alla porta di casa e pensando a cosa avrebbe potuto fare di piacevole quel pomeriggio quando sentì una voce dietro di sé. 

‘’Regina?’’

Quella voce…quel timbro femminile ma sicuro. L’aveva sognata molte notti, quella voce, e ogni volta si era svegliata da sola e delusa nel suo letto freddo.  L’aveva sentita poche volte, ma l’avrebbe riconosciuta ovunque… Regina si girò ed eccola lì, sul vialetto di casa sua, con una giacca di pelle rossa sopra una semplice canotta bianca, jeans blu e stivali. 

‘’Emma?’’ esclamò sorpresa Regina.

‘’In carne ed ossa.’’ sorrise lei timidamente. 

‘’Che…cosa ci fai qui?!’’

‘’Ieri sera mi avevi scritto che appena sarei tornata mi avresti offerto un bicchiere del tuo famoso sidro di mele…sto aspettando!’’ scherzò Emma.

‘’Non sarai venuta fin qui solo per un po’ di alcol spero?’’ 

‘’Devo dirti una cosa…ma preferirei parlarne lontano da occhi indiscreti.’’ ammise lei, indicando la porta dietro a Regina. 

‘’Certo…entriamo.’’ 

Regina cercò di calmare le sue mani tremolanti per inserire la chiave nella serratura. Non riusciva a credere che Emma era proprio lì, a Storybrooke! Si erano avvicinate molto in quegli ultimi mesi. Subito dopo…l’incidente…Emma era dovuta rimanere all’ospedale di Storybrooke per aspettare che fosse fuori pericolo: la pallottola non le aveva per poco sfiorato organi vitali. Regina all’inizio, soprattutto perché si era sentita in colpa, la andò a trovare tutti i giorni all’ospedale ed ebbero l’occasione di conoscersi meglio, nonostante le circostanze. Regina venne a conoscenza del fatto che Emma era un agente che seguiva da tempo quella banda e che l’avrebbe fatto finché non li avrebbe arrestati, dato che erano riusciti nuovamente a scappare. Appena Emma poté alzarsi dal letto d’ospedale, lasciò Storybrooke, ancora con la spalla fasciata, con la promessa che avrebbe tenuto Regina aggiornata, e così fu. Non solo, appena la bionda aveva tempo di riposarsi, invece che dormire scriveva a Regina tutta la notte che, grazie a lei, riusciva a calmarsi dopo una giornata stressante o dopo un incubo. Era anche grazie ad Emma se Regina stava superando lo shock di quella notte al Rabbit Hole. Per distrarsi parlavano delle loro vite, delle loro passioni, e si facevano domande sciocche come ‘’Che animale vorresti essere?’’. Il tempo così passò in fretta, e mentre Emma inseguiva quei banditi che avevano scosso le loro vite, Regina dovette ammettere che si stava innamorando di quella donna tanto turbolenta quanto dolce. 

Si ritrovarono così sedute sul divano dello studio di Regina, una accanto all’altra, con dei bicchieri  di sidro in mano. Emma bevve un sorso per poi posare il bicchiere sul tavolino da caffè e girare il proprio corpo verso Regina.

‘’Regina-‘’ ‘’Emma-‘’ 

Ruppero il silenzio nello stesso momento. Emma ridacchiò, per poi fare un gesto con la mano a Regina lasciandole la parola.

‘’Ecco…come va la spalla?’’ 

Ottimo inizio di discorso Regina, complimenti.

‘’Va meglio, grazie. Ogni tanto fa ancora un po’ male, ma in compenso ho guadagnato una cicatrice molto sexy!’’ scherzò la bionda. 

Regina arrossì, pensando a come potrebbe essere la cicatrice in questione, o meglio, al corpo di Emma senza vesti- 

A Regina le andò il sidro di traverso. 

Emma le colpì lievemente la schiena per farla riprendere. Anche dopo che ritornò a respirare normalmente, la mano di Emma non si mosse.

‘’Comunque…perché sei qui Emma? Non eri in Canada a seguire quei criminali?’’ chiese Regina, guardando l’altra donna negli occhi. Era successo qualcosa? Aveva mollato l’idea di prenderli? Si era arresa?

‘’Ero in Canada sì, ma ieri sera quando ci siamo scritte ero già su un aereo per venire qui da te. Volevo essere la prima a dirtelo…e di persona…’’

‘’Cosa? Cosa devi dirmi Emma?’’ 

‘’Ce l’ho fatta. Li ho presi Regina! Ho scoperto il luogo dove avrebbero fatto il prossimo colpo. Credevano che avevamo perso le loro tracce ma...diciamo che invece che dei soldi si sono ritrovati circondati da militari pronti a sparare se avessero provato a scappare. In questo momento, mentre parliamo, stanno aspettando la sentenza del giudice…Credimi, rimarranno dietro le sbarre per molto, molto tempo!’’ annunciò la bionda, con emozione e soddisfazione nella voce.

‘’Vuoi dire che…’’ Regina non riuscì a finire la domanda da quanto le batteva il cuore.

‘’Sì, è finita Regina. Non devi più avere paura.’’ la rassicurò dolcemente Emma. 

Regina non riuscì a crederci,  dopo mesi di incubi e paure, finalmente giustizia era stata fatta. Aveva ricevuto la chiusura di cui aveva bisogno. Si lanciò tra le braccia di Emma, abbracciandola più forte che poté. Emma rise e la strinse a sua volta. Le accarezzò la schiena e i capelli. Emma sapeva che se non fosse stato per gli incoraggiamenti della bruna e per la forza che le aveva dato giorno dopo giorno, probabilmente avrebbe lasciato il lavoro a qualcun altro. Quella però era diventata una questione personale. Una notte, dopo l’ennesimo incubo di Regina che l’aveva fatta svegliare urlando, Emma le aveva promesso che non si sarebbe fermata finché non avrebbe avuto di nuovo sonni tranquilli. Regina deve stare bene. Questo era il suo mantra.

‘’E’ stupendo Emma. Sono fiera di te.’’ disse Regina con le lacrime agli occhi, staccandosi leggermente dalla bionda.

‘’E’ anche merito suo, sai?’’ 

‘’Mio? Non ho fatto nulla…’’

‘’Non è vero! Regina…tu mi hai dato coraggio quando credevo che non ce l’avrei fatta, mi hai dato forza quando stavo per mollare, Regina mi hai dato qualcosa, qualcuno, per cui combattere. Senza di te…non ce l’avrei mai fatta.’’ concluse Emma, guardando la mora negli occhi.

Una lacrima scivolò sulla sua guancia ed Emma fu svelta ad asciugargliela con il suo pollice. La mano della bionda si posò sul viso di Regina, che chiuse gli occhi al tocco dolce della donna. Le dita dell’altra mano di Emma si intrecciarono con quelle di Regina e rimasero in quella posizione per un lungo attimo di silenzio. 

‘’Che cosa farai ora?’’ chiese Regina, riaprendo gli occhi, triste all’idea di dover salutare Emma di nuovo. 

‘’Beh…diciamo che ho molte ferie arretrate! Penso che mi prenderò una pausa…’’ rispose la bionda, sorridendole. 

‘’Oh…e dove andrai?’’

Emma allontanò la sua mano dalla guancia di Regina per prenderle l’altra mano. 

‘’Mhh…sai c’è un’adorabile cittadina costiera nel Maine che ha colto la mia curiosità…’’ 

‘’Davvero?’’ disse Regina alzando un sopracciglio e con un sorrisetto sulle labbra, cogliendo dove stava andando a parare la donna.

‘’Sì davvero! E una fonte mi ha detto che c’è un grazioso diner dove fanno gli hamburger più buoni della contea.’’ continuò Emma maliziosa, avvicinandosi lentamente alla mora.

‘’Mmh…deve essere molto informata la sua fonte..’’ ansimò Regina, mordendosi leggermente le labbra.

‘’Molto. E vuoi sapere un’informazione top secret?’’ chiese la bionda a bassa voce, abbassando lo sguardo sulle labbra della mora.

‘’Sentiamo…’’

‘’A quanto pare quella cittadina ha come sindaco una donna molto…molto…molto affascinante.’’ 

‘’Ahh…allora lo ammetta, signorina Swan, che non ci va solo per gli hamburger…’’ ormai la voce di Regina era diventata così bassa che sembrava le vibrasse la gola.

‘’Lo ammetto…sono colpevole.’’ 

‘’E cosa pensa di fare a riguardo?’’ 

‘’Me lo dica lei…’’

‘’Baciami, Em-ma.’’ 

Le loro bocche si trovarono violentemente in un bacio passionale. Baciarsi fu come prendere una boccata d’aria dopo tanto tempo senza, fu come bere dopo giorni di sete, fu come incominciare a vivere. Le mani di Regina si persero tra i lunghi capelli biondi di Emma che, invece, posò le sue mani sui fianchi della mora. Dopo minuti, che avrebbero potuto essere anche ore, le due si staccarono e si guardarono con occhi pieni di amore. 

‘’Non vedevo l’ora di farlo.’’ rise Emma, leggermente imbarazzata. 

‘’Anche io…’’ sorrise Regina. Presto però dei dubbi fecero irruzione nella sua testa. ‘’Finito il tuo tempo libero suppongo dovrai tornare a Boston…’’ disse tristemente.

‘’In realtà…’’ incominciò misteriosa la bionda.

‘’In realtà cosa?’’

‘’Ho visto che c’è un posto libero come vice sceriffo nella cittadine in questione…’’ 

‘’Lei è pazza, Emma Swan.’’ sorrise maliziosa Regina.

‘’Di lei, Regina Mills.’’ concluse Emma prima di baciarla nuovamente.

Dopo qualche ora passata insieme, semplicemente a godere della sola presenza dell’altra, le due furono interrotte dal brontolio dello stomaco di Emma. 

‘’Che dici di portarmi a quel diner di cui parlano tutti?’’ chiese la bionda affamata.

‘’Dico che morirai prematuramente con tutte le schifezze che mangi.’’ 

‘’Perfavoooooore!’’ 

‘’No.’’ 

‘’Tipregotipregotiprego.’’ 

Alla fine Regina acconsentì…                                                                                             Fin

 
   
 
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